La fine della scuola:
Il mondo dell’impresa e la Confindustria



di Roberto Renzetti




Questo è il quarto di una serie di articoli sulla mercificazione della scuola e la "riforma scolastica".

Alla nota introduttiva

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Ai documenti e alle conclusioni



Anche in Italia l’Impresa vuole di più e lo chiede con un documento del 1999 dal titolo accattivante"Scuola libera! Appunti per la nascita di un movimento(23), che ha come firmatari: Ferdinando Adornato, Dario Antiseri, Antonio Augenti, Paolo Blasi, Carlo Bo, Dino Boffo, Pellegrino Capaldo, Innocenzo Cipolletta, Emma Marcegaglia, Antonio Martino, Letizia Moratti, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Cesare Romiti, Giorgio Rumi, Paolo Savona, Lorenzo Strik Lievers, Marco Tronchetti Provera, Stefano Versari, Giorgio Vittadini, Sergio Zaninelli.

In tale documento si sostiene che la scuola non deve più essere un monopolio dello Stato ma una entità in cui gli istituti siano indotti a una emulazione per proporre la migliore offerta formativa possibile. Una nuova scuola italiana, libera, potrà affermarsi e realizzarsi solo grazie al concorso di passioni, intelligenze e culture laiche e cattoliche. Il documento immagina

una nuova scuola nella quale:

1) lo Stato finanzi ma non gestisca l'istruzione di tutti i cittadini;

2) si affermi una pluralità di offerte e istituti formativi, statali e non, e una pluralità di opzioni possibili per il cittadino;

3) viga la pari dignità tra le diverse scuole e quindi l'assoluta irrilevanza del fattore economico nella scelta da parte dei cittadini ;

4) si giunga all'abolizione del valore legale del titolo di studio,necessaria conseguenza di tale nuovo assetto;

5) A tal fine lo Stato deve fissare quanto intende spendere annualmente per la formazione di ciascun cittadino;<

6) deve disporsi poi a riconoscere quella somma, diversificata a seconda del grado di istruzione, alla famiglia di ciascun alunno, utilizzando appositi bonus o altri analoghi strumenti;

7) si può infine prevedere che gli alunni iscritti a scuole non statali gravino sulle casse dello Stato per un 10% in meno di quelli che scelgono la scuola statale. C'è infatti da calcolare una serie di spese fisse che lo Stato è comunque chiamato a sostenere, ad esempio nei piccoli centri a scarsa popolazione scolastica e dove però l'istruzione va comunque garantita. C'è per converso da pensare che altri sussidi, familiari, di enti privati e imprese possano giungere alla scuola non statale.”

Si devono prevedere dei percorsi formativi individuali ed un rafforzamento della formazione professionale per legare il mondo della scuola a quello dell’impresa. Saranno i genitori a garantire le libertà di scelte educative. Dove trovare le risorse?

L'impresa deve trovare proficuo e vantaggioso investire nella scuola. Da questo punto di vista gli Stati Uniti possono insegnarci qualcosa. Particolarmente per le scuole professionali ..”.
Ed anche qui si arriva ad una medesima conclusione con una possibile aggravante: che si richiami il Paese in cui ogni tecnica privatistica è stata utilizzata può essere naturale, ma far finta di non sapere che proprio negli Usa si sta ripensando tutto, compresi i buoni scuola, si sono avute clamorose bocciature di Bush in Senato, sono state bocciate in vari Stati leggi per il finanziamento pubblico di scuole private, ... beh, sembra davvero esagerato.

Ed anche Confindustria si mostra particolarmente attiva in prima persona. Inizia con un documento del 1998 (mentre si sta varando la Riforma Berlinguer), Verso la scuola del 2000 (24), nel quale si denuncia e reclama tutto ciò che abbiamo già incontrato: troppe nozioni, troppi insegnanti, troppe scuole, costo esagerato [con confronti assolutamente disomogenei, ndr], ... comprese le conclusioni dei rapporti Delors e Cresson. Nessuna novità rispetto a quanto rivendicato dall’ERT e da altri gruppi imprenditoriali di pressione. Al momento del varo della Riforma Berlinguer la stessa Confindustria darà il suo parere molto favorevole. Certo si poteva fare di più ... (25)

L’organizzazione degli imprenditori italiana si coordina anche con altre 6 organizzazioni europee simili per varare un documento, Per una scuola di qualità (Londra 2000) (26) che compendia tutto ciò che l’impresa vuole dalla scuola: autonomia organizzativa, didattica e gestionale [nella Riforma Berlinguer i pochi soldi arrivavano dal MIUR, sostenere l’autonomia gestionale vuol dire sostenere la privatizzazione della scuola pubblica, ndr]; standard nazionali di conoscenze e competenze; un ente indipendente per la valutazione di ogni singola scuola e del complesso; finanziamento pubblico guidato dalla domanda; competizione; tecnologie informatiche e multimediali; saper fare; flessibilità del lavoro docente; docenti estremamente preparati ed in continua formazione; maggior ruolo per il dirigente; integrazione scuola impresa con l’impresa che indirizza gli studenti, con stage aziendali e per studenti e per insegnanti.

Concludendo ...

Credo che siamo oggi ad un punto di possibile non ritorno. La scuola pubblica, sommo bene da molte generazioni, quella che ha permesso l’emancipazione di tutti e ciascuno di noi è oggi a rischio. Si sta smontando, destrutturando, regionalizzando, ... per far scendere i prezzi ed immetterla sul mercato. Occorre molta maggiore attenzione a questa vicenda da parte dei cittadini tutti. Quando si avanzasse ancora su questa strada sarà impossibile tornare indietro. E, in quel momento, ogni recriminazione sarà vana. Non ci si accorge di come si sta bene fino a che non si perde quel bene.






NOTE

(1) Regards sur l'éducation. Les indicateurs de l'Ocde, Paris 1997.

(2) Hans Peter Martin, Harald Schumann - Die Globalisierungsfalle. Der Angriff auf Demokratie und Wohlstand - Reinbeck bei Hamburg 1998. In italiano: La trappola della globalizzazione - Raetia, 1988.

(3) L'Ert, fondata nel 1983 con il sostegno determinante dell'allora Commissario Europeo all'Industria Etienne Davignon e dell'ex Ministro francese François Xavier Ortoli, , riunisce i maggiori gruppi industriali e finanziari europei, con interessi nei più diversi settori: Air Liquide, BP, Bertelsmann, British Telecom, Cofide-Cir, Ericsson, Fiat, General Electric, Lufthansa, Nestlé, Petrol Fina, Philips, Renault, Rhône-Poulenc, Siemens, Société générale du Belgique, Suez- Lyonnais des eaux, Telefonica, Volvo, ... con gli italiani Romiti, Tronchetti Provera, Marzotto, De Benedetti, ...). Con la Presidenza della UE di Jacques Delors (dal 1985 al 1994) e successivamente con Santer, l'ERT si è consolidato come gruppo privilegiato d'influenza, partecipando ad ogni incontro che progettasse il futuro della UE.

Le cose che dirò in questo primo paragrafo prendono spunto da:

Gérard de Selys - La scuola, grande affare del XXI secolo - Le Monde Diplomatique, 16 giugno 1998.

N. Hirtt - All'ombra della Tavola Rotonda degli industriali - Extrait de Cahiers d'Europe, n° 3, inverno 2000 e, in italiano, http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/poledue.html.

N. Hirtt - L'Europa, la scuola, il profitto - http://users.skynet.be/apedù e, in italiano, http://www.edscuola.it/archivio/ped/europa_scuola_profitto.htm .

(4) ERT, Education et compétence en Europe, Etude de la Table Ronde Européenne sur l'Education et la Formation en Europe, Bruxelles, Février 1989.

(5) Commission of the European Communities, White Paper on growth, competitiveness, and employment - The challenges and ways forward into the 21st century, COM (93) 700 final, Brussels, 5 December 1993 (chapitre 3, emploi).

(6) ERT, Une éducation européenne, Vers une société qui apprend. Un rapport de la Table Ronde des Industriels européens, Bruxelles, Février 1995.

(7) ERT, Investir dans la connaissance. L'intégration de la technologie dans l'éducation européenne, Bruxelles, Février 1997.

(8) Commission des Communautés Européennes, Livre Blanc sur l'Education et la formation. Enseigner et apprendre; vers la société cognitive, 29 novembre 1995.

(9) OCSE, Adult Learning and Technology in Oecd Countries, Paris, 1996

(10) Commissione UE, L’insegnamento a distanza nel diritto economico e nel diritto dei consumi sul mercato interno, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità Europee, Lussemburgo, 1996.

(11) OCSE, Internationalisation of Higher Education, Paris, 1996.

(12) Mark Murphy, Capital, class and adult education: the international political economy of lifelong learning in the European Union, Northern Illinois University, USA, 1997

(13) L'educazione e la formazione a distanza, Sec (90) 479, 7 marzo 1990.

(14) Rapporto sull'insegnamento superiore aperto e a distanza nella comunità europea, Sec(91), 388 finale, 24 maggio 1991.

(15) J. Delors, L'Education un trésor est caché dedans, Paris 1996. In italiano: Nell'Educazione un tesoro. Rapporto all'UNESCO della Commissione Internazionale sull'Educazione per il Ventunesimo Secolo - Armando Editore, Roma 1997.

(16) UE, Libro Bianco sull'istruzione e la formazione. Insegnare ed apprendere: verso la società cognitiva. COM (95) 590 finale.

(16 bis) Vedi anche il “Manifesto dei 500” su: http://manifesto500.altervista.org/. Sul progetto “Buonsenso” vedi http://www.edscuola.it/archivio/ped/buonsenso.htm.

(17) E' estremamente utile, a questo punto, leggere il bel lavoro di Chiara Nappi (Autonomia locale e scuole pubbliche - Sapere, Ottobre 1999) dove si traccia un quadro di grande interesse della scuola pubblica USA con la sua autonomia. Un resoconto dettagliato del livello deplorevole della scuola negli USA si può trovare in: OCSE, Education in a Glange: Oecd Indicators 1998, Paris 1998. Una storia succinta e documentata della scuola USA fino al disastro si trova al Cap. 8 di: C. Lash, La ribelline delle élite, Feltrinelli, Milano 2001.

(18) Stati Uniti: l'impresa privata all'assalto della scuola, Classe Struggle n° 26, gennaio-febbraio 2000. In questo articolo della rivista USA, si possono trovare anche dei dati sulla scuola USA.

(19) N. Klein, No Logo, Cap. IV, Baldini & Castoldi, Milano 2001.

(20) Banca Mondiale, L’educazione nel mondo che cambia, 1999.

(21) Lamy Adresses Need for New WTO Round, 8 maggio 2000.

(22) La Legge 59/97, integrata successivamente con il D.P.R. 233/8 ed il D.I. 44/01.

(23) http://www.agesc.it/Liberal.htm

(24) Confindustria - Verso la scuola del 2000 - Documenti Confindustria, 1998.

(25) Confindustria - Legge quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione. Il parere di Confindustria - Documenti Confindustria, 1999. Si veda anche l’intervista di Attilio Oliva (responsabile Confindustria per l’Educazione a R. Bassoli (Espresso, 17 febbraio 2000).

(26) VOI (Austria), DA (Danimarca), MEDEF (Francia), BDA (Germania), CONFINDUSTRIA (Italia), VNO-NCW (Paesi Bassi), CBI (Regno Unito) - Per una scuola di qualità - Documenti Confindustria, 2000.




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