Il Vaticano benedice l'Impero
terza parte
 

di Miguel Martinez




Questo è il terzo di una serie di articoli sulla svolta filoamericana del Vaticano. In cui si sondano le basi sociali e teologiche, la manovre dietro le quinte, i precedenti… se il discorso si fa complesso e lungo, portate pazienza.

Al primo articolo
All'articolo successivo





"Ma quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?"

Primo Levi, La Tregua

La benedizione vaticana sull'invasione dell'Iraq, con tutto ciò che implica - la fine della legalità internazionale, il diritto illimitato di rapina e di devastazione concesso all'Impero, la negazione di ogni diritto alla resistenza - è un evento di enorme importanza, che sembra aver attirato poca attenzione.

Forse perché appartiene alla sfera del dominio più che a quella del potere.

È una distinzione importante.

Il potere ha una sua tecnica.

I trucchi con cui Berlusconi si assicura le rendite di tre reti TV, o con cui una più modesta cooperativa industriale di sinistra si garantisce l'appalto di un comune, sono noti a tutti, perché costituiscono la maggior parte dei grandi scandali che ci offrono il quotidiano Libero per il Polo, o il quotidiano Repubblica per l'Ulivo.

È la cronaca, insomma, delle miserie umane. Piena di segreti; ma quei segreti, una volta svelati, sono facili da capire.

Ma esiste anche la tecnica del dominio, e qui le cose sono molto meno chiare. La tecnica del dominio riguarda, ad esempio, la creazione dei luoghi comuni. Le parole d'ordine che nessuno può criticare, senza essere completamente emarginato (o magari ricadere sotto qualche legge speciale): L'Occidente, la civiltà giudaico-cristiana, l'economia di mercato, il terrorismo ci minaccia, il dovere di portare la democrazia nel mondo, l'integrazione di chi è disposto a rispettare i nostri costumi

"Il processo cui viene sottoposto un testo letterario, se non già nella previsione automatica dell'autore, in ogni caso dello staff di lettori, curatori, revisori, ghost writers, dentro e fuori dagli uffici editoriali, supera in compiutezza qualunque censura. Rendere completamente superflue le funzioni di quest'ultima sembra […] l'ambizione del sistema educativo".

Horckheimer e Adorno (Dialettica dell'illuminismo, Einaudi, 1997, p. 5) si riferivano al mondo dei libri. Ma basta pensare ai vari talk-show dove tante persone possono parlare, in diretta e senza censura; eppure nessuno viola mai i confini interiorizzati del dominio. Tutti sono sempre d'accordo con i presupposti fondanti.

I luoghi comuni nascono un po' per generazione spontanea, ma sono anche in gran parte creazioni deliberate di quelli che possiamo chiamare i tecnici del dominio.

Il luogo comune vivente, sappiamo, è Oriana Fallaci. Eppure Oriana Fallaci non sarebbe rinata, se non ci fosse stato tutto l'apparato della RCS a trasformarla in un prodotto industriale. Con un contorno di innumerevoli strani personaggi. Prendiamo ad esempio un certo Alessandro Corneli, di cui difficilmente avrete sentito parlare, ma che sembra un uomo infinitamente più colto e intelligente dell'ammiratore medio della Fallaci. Insegna in un corso di giornalismo all'università LUISS di Roma, tiene corsi alla scuola del SISDE e del SISMI e alla SSAI (Scuola superiore amministrazione interno) del Viminale. Collabora con Il Sole 24 ore, Il Foglio di Ferrara e Per Aspera ad Veritatem, la rivista ufficiale del SISDE. E dirige un'enigmatica agenzia che si chiama Global Research & Reports Group.

Ora, cosa suggerisce Corneli ai suoi allievi, futuri esperti di sicurezza oppure di giornalismo? Gente che scriverà articoli, oppure indirizzerà le decisioni dello stato italiano con le informazioni che fornisce.

Su un sito significativamente intitolato "Pagine di Difesa", Corneli afferma:

"Il Corriere della Sera (3 aprile) ha pubblicato un estratto del nuovo libro di Oriana Fallaci "La forza della ragione". Ne raccomandiamo a tutti la lettura. Lo stesso giorno, l'editoriale, di Piero Ostellino, ha fissato alcuni punti."

Infatti, accanto alla retorica di Oriana Fallaci, troviamo il suo più serio (e importante) compare Piero Ostellino, che fissa le regole per "combattere" il "terrorismo globale" e per imporre agli immigrati di "rispettare le regole" del nostro mondo: Ostellino capisce abbastanza bene il meccanismo del capitalismo per capire che di immigrati non si può fare a meno; ma si pone il problema di come sottometterli.

Ostellino, Corneli e Oriana Fallaci sono - in maniera diversa - imprenditori del luogo comune e tecnici del dominio.

I tecnici del dominio lavorano a stretto contatto con uomini d'affari, politici e militari, e certamente guadagnano molti soldi, ma sono un'altra cosa, perché sono al servizio di tutto il sistema nel suo insieme. Individualmente, possono fare molti mestieri, dal docente universitario al giornalista, o più semplicemente il consulente, cioè il tecnico del dominio a tempo pieno.

Negli Stati Uniti, i tecnici del dominio si riuniscono da decenni nei laboratori del dominio, comunemente noti come think tank, che vengono finanziati dalle fondazioni. Cioè da emanazioni non tassabili delle più grandi imprese del mondo. Nelle fondazioni esistono commissioni molto ristrette che decidono a chi dare milioni di dollari e a chi no. E in queste commissioni troviamo quasi sempre gli stessi nomi, che poi sono quelli dei principali neoconservatori.

I laboratori del dominio forniscono analisi, informazioni e linee guida alle imprese, al governo, ai media, al complesso militare. Sempre, a prescindere se al potere sia la "destra" o la "sinistra" (per usare le categorie europee).

I laboratori del dominio sono soprattutto americani, ma hanno propaggini sempre più diffuse nel mondo.

Su questo sito abbiamo parlato dell'Acton Institute, un laboratorio del dominio che ha pensato bene di aprire una sede a Roma per essere al posto giusto quando Karol Wojtyla finirà di viaggiare per il mondo.

papamobile giovanni paolo II



L'Acton Institute ha un'impronta decisamente di destra. L'Aspen Institute è più ampiamente imperiale: ne fanno parte Margaret Thatcher, Jimmy Carter e Condoleezza Rice. Nei suoi seminari si formano i potenti del mondo, dai dirigenti della Rockefeller Foundation ai giornalisti del New York Times.

È un organismo che abbiamo incontrato poco fa, nella persona di Marta Dassù, che ha firmato assieme a Giuliano Ferrara, Piero Ostellino e Vittorio Emanuele Parsi un appello a sostegno dell'intervento europeo a fianco degli americani, nell'invasione dell'Iraq.

L'Aspen Institute ha sedi in vari paesi, e ha anche una fiorente filiale italiana, con sede in Piazza Santi Apostoli 49 a Roma. A leggere le sue dichiarazioni ufficiali, sembra che sia una fabbrica tritanuvole: cosa mai vuol dire che

"L'Aspen Institute Italia è un'associazione internazionale non-profit dedicata alla discussione, all'approfondimento e allo scambio di conoscenze, informazioni e valori."
Questa vaghezza assoluta di fini non sembra scoraggiare i suoi finanziatori. La lista completa si trova sul sito dell'Istituto, e sono talmente importanti che è difficile fare una selezione. Citiamo a caso e solo dalla lettera "A", Alcatel Alitalia Assicurazioni Generali Autostrade SpA

Chi gestisce questi finanziamenti?

Il presidente mondiale è Walter Isaacson. Tutti conosciamo la CNN, pochi conoscono l'Aspen Institute. Eppure Isaacson ha rinunciato al proprio ruolo di presidente della CNN pur di passare all'Aspen: evidentemente lo sentiva come una specie di promozione.

Gianni De Michelis è stato il presidente della sezione italiana dal 1985 al 1992. L'organigramma attuale è:

Presidenti Onorari

Cesare Romiti, (presidente della RCS) Carlo Scognamiglio



carlo scognamiglio al pentagono

Carlo Scognamiglio su uno sfondo significativo


Presidente

Giulio Tremonti (casualmente membro anche della Fondazione Res Publica e della Fondazione Liberal)

Vice Presidenti

John Elkann, Enrico Letta, Paolo Savona (Vicario), Lucio Stanca (Tesoriere)

matrimonio elkann borromeo

Un'amica ci ha inviato questa foto del matrimonio di John Elkann con Lavinia Borromeo. La torta aveva la forma della sede della FIAT sormontata dal simbolo dei Borromeo. Gli impiegati FIAT al matrimonio erano preoccupati di quale reparto sarebbe caduto per primo sotto i colpi del coltello impugnato dagli sposi.

Segretario Generale

Giuseppe Cattaneo

Presidente degli Amici di Aspen

Ennio Presutti

Direttore Generale - Programmi Internazionali
Direttore Aspenia

Marta Dassù

Direttore Generale - Programmi Nazionali

Giovanna Launo

Direttore Amministrativo

Adelia Lovati

Alla faccia di tutti coloro che maledicono il neoduce Berlusconi, o al contrario temono il comunista Prodi, Panorama ci rivela che Tremonti - bersaglio di tanti attacchi da parte della sinistra - ha già scelto il proprio successore. È l'ulivista Enrico Letta

E così la rivista Aspenia, diretta da Marta Dassù, che proviene dal Cespi (Centro Studi di Politica Internazionale), ha come direttore responsabile e assidua collaboratrice Lucia Annunziata, che gli ingenui ancora considerano "di sinistra".

Una dettagliata biografia di Lucia Annunziata racconta la storia di questa signora, formatasi nella redazione del Manifesto, ex-compagna di Luigi Manconi dei Verdi, passata al Corriere della Sera a lavorare sotto il suo amico, l'ex-militante di Potere Operaio Paolo Mieli; mentre lavora al Corriere, fa amicizia con Gianfranco Fini e con Maurizio Gasparri.

"Nell'88 sposa Daniel Williams, giornalista del "Washington Post", con una grande festa in un club esclusivo newyorchese e 250 invitati. Anche Andreotti le invia un mazzo di fiori alto tre metri."

Passa poi a Raitre dove lavora con Letizia Moratti; poi grazie a Massimo D'Alema diventa direttore del Tg3, con l'appoggio, si dice, di Gianfranco Fini. Dopo la Rai, passa a lavorare per Il Foglio di Giuliano Ferrara. Aderisce all'USA Day di Ferrara e su Panorama dell'ottobre 2001 esalta Oriana Fallaci. E approda alla presidenza della Rai grazie al sostegno di D'Alema e di Casini.

Questa trasversalità la ritroviamo ancora in un pranzo che l'Aspen ha organizzato per festeggiare l'ex-ambasciatore USA in Italia, Richard Gardner, militante del partito democratico, nel settembre del 2004: tra gli ospiti Piero Fassino, Furio Colombo ("non in qualità di direttore dell'Unità bensì come ex-presidente di Fiat America"), Francesco Cossiga, Tonino Maccanico, Mario Sarcinelli e Lucia Annunziata, Carlo Scognamiglio, Giorgio La Malfa, Ferdinando Salleo (oggi, consulente di Capitalia) e Mario Pirani.

Un quadretto del futuro che ci attende se ci libereremo da Berlusconi e una spiegazione spero sufficiente del motivo per cui non voto. Nel nostro futuro, polista e ulivista, c'è poi un incubo tutto particolare: i 69 "Aspen Junior Fellows" che si affacciano alla conquista dei mercati,

"un network internazionale di giovani ad alto potenziale formato dai ragazzi che hanno preso parte ai progetti "Aspen per la Nuova Leadership."
Questo gruppo di ambiziosetti cresce sotto la tutela del ministro Lucio Stanca.

Alla festicciola per l'ex-proconsole americano, c'era anche Gianni Letta (la cui moglie è Gianna Fregonara, giornalista del Corriere della Sera). Ora, secondo i pettegoli, Berlusconi lo starebbe preparando per il ruolo di prossimo presidente della Repubblica.

Suo nipote, Enrico, invece, mirerebbe a dirigere non solo l'Aspen Institute, ma tutta la sinistra: il suo proclama, "il centrosinistra non si faccia del male chiedendo il ritiro delle truppe", sarebbe, si dice, una maniera per mettersi in luce presso l'Impero come concorrente a Prodi. Così ci potremmo trovare lo zio al Quirinale e il nipote a Palazzo Chigi.

O forse non succederà nulla di tutto ciò. Ma qualunque cosa succederà, succederà più o meno all'interno del mondo Aspen.

Potrei continuare con una lunga lista di interessi incrociati dello stesso tipo. Siccome non intendo scrivere un elenco telefonico, preferisco cercare di tirare qualche conclusione.

Prima di tutto, i laboratori del dominio sono un argomento di cui non parlano né i politici né i giornalisti, visto che loro stessi o ne fanno parte, o sognano di farne parte.

Tra le poche persone che hanno invece il coraggio di parlarne, molte tendono a commettere, a mio avviso, un errore perfettamente comprensibile. Credono che l'Aspen - o i Bilderberg, o altre simili confraternite - siano mele marce, corpi estranei che agiscono in proprio, per imporre al mondo qualche ideologia. Appena lo dicono, vengono brutalmente stroncati come "complottisti".

Direi che la cosa è più semplice: organismi come l'Aspen, o l'Acton Institute, sono veramente importanti, ma sono un ingranaggio fondamentale di un enorme sistema sociale. Sono un'emanazione dei miliardari che li finanziano, e a loro volta permettono ai miliardari riuniti insieme di dettare la linea alle istituzioni dello stato, ai media, al mondo militare, alla culturale, alla cosiddetta "opinione pubblica".

E di farlo con qualunque governo ci sia al potere. Che scegliamo Gianni Letta o Enrico Letta, ci troveremo sempre qualcuno del giro dell'Aspen.

Un altro punto interessante è che tutti i laboratori del dominio, in Italia, fanno riferimento agli Stati Uniti, che si tratti di laboratori transnazionali come la Aspen o di laboratori indigeni, ma filoamericani, come la Fondazione Liberal. Gianni Letta ed Enrico Letta hanno uno spazio enorme in Italia, ma rendono sempre conto agli Stati Uniti. Come Fassino e l'Annunziata.

Infine esiste tutta una rete di persone che per i motivi più vari veglia in Italia affinché ogni contestazione allo stato di cose rimanga rigorosamente divisa. L'anno scorso, circa 2000 persone hanno firmato un appello a sostegno del popolo iracheno che resisteva contro l'invasione. Tra i firmatari, sette o otto furono identificati come "fascisti". Tutte persone prive di qualunque peso politico o economico e che non avevano mai fatto male a nessuno. Su questa sciocchezza, fu costruita una delle più feroci campagne di linciaggio della storia recente d'Italia, all'insegna della lotta contro il "fronte rosso-bruno" o contro il "grande complotto islamonazicomunista".

Questa campagna fu condotta da una curiosa coalizione che andava da Fulvio Grimaldi, rancoroso estremista di sinistra, a Magdi Allam e dal settimanale storico dell'estrema destra liberista americana, National Review a certi centri sociali.

Contro l'immaginario "fronte rosso-bruno" sorse così il vero fronte rosso-azzurro, se per azzurro intendiamo Forza Italia, gli USA e Israele. Ma la cosa suscitò poco sdegno.

Eppure gli azzurri di oggi sono infinitamente più pericolosi e potenti dei bruni. Mentre i bruni possono scrivere articoli apologetici su Benito Mussolini su qualche microscopica mailing list, gli azzurri sono in grado di decidere lo smantellamento dei servizi sociali, gli omicidi di massa che chiamiamo guerre, il saccheggio di terre lontane.

E la loro alleanza con i "rossi" (o i rosa pallido) - non solo con gli ex come Ferrara o Bondi, ma con chi ancora oggi si proclama "di sinistra", come Fassino o Lucia Annunziata - assicura la fine della democrazia.

La cultura italiana ama discutere delle grandi astrazioni. "Destra e sinistra sono sempre concetti validi?", ad esempio.

Io non lo so se lo sono. Ma non lo sono certamente per la comitiva che festeggiava l'ex ambasciatore Gardner.




All'articolo successivo





Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori




e-mail


Visitate anche il blog di Kelebek

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca