La deriva neoconservatrice della destra cattolica

III parte
 

di Luigi Copertino
pubblicato qui marzo 2005



Per agevolare la lettura, questo articolo di Luigi Copertino è stato diviso in cinque parti più l'introduzione di Miguel Martinez.

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All'introduzione





Premessa

Il Potere Globale (ossia il Mistero di Iniquità) ed i suoi “utili idioti” cattolici.

Dopo il fallimento storico della modernità nella sua versione “socialista”, nella fase postmoderna del processo di scristianizzazione si svela, senza più maschere umanitarie, l’oscuro messianismo luciferino, ispiratore di tale processo, e del quale il fondamentalismo protestante della destra repubblicana americana, con la sua fede ancestralmente puritana nella missione che Dio avrebbe affidato all’America nella lotta del Bene contro l’impero del male (ieri il comunismo, oggi l’islamismo), è l’espressione più ridicola ma anche più tragicamente pericolosa.

La destra cattolica europea, nella sua più vasta parte, si è accodata a questa prospettiva, erroneamente ritenuta provvidenziale, nella segreta speranza di convertire l’America al Cattolicesimo. I cattolici tradizionalisti europei, scopertisi all’improvviso cattolici neocon, intravedono nella dottrina Wolfowitz/Rumsfeld/Rice della guerra preventiva l’aggiornamento della dottrina patristica sulla “guerra giusta”, laddove invece la dottrina dell’Amministrazione Bush manifesta non solo l’antico unilateralismo americano ma anche un retaggio filosofico prometeicamente nichilista.

La tradizionale dottrina cattolica del bellum iustum, che si richiama immediatamente allo ius e quindi al diritto e solo successivamente, come istanza ultima, rimanda anche alla giustizia in senso etico, presuppone alcune condizioni, quali quelle dell’extrema ratio, del “male minore” e dell’Autorità internazionalmente riconosciuta che la sancisca e la delimiti per negare agli Stati contendenti la possibilità di proclamarsi giudici in causa sua.

Queste condizioni sono del tutto mancanti nel “National Security Strategy of United State of America”, il documento con il quale l’Amministrazione Bush ha proclamato il diritto storico dell’America di usare preventivamente la sua ineguagliata superiorità militare senza alcun limite legale e contro qualunque (ed è bene sottolineare quel “qualunque”) Stato od organizzazione che ne minacci gli interessi e la supremazia mondiale.

La dottrina cattolica della guerra giusta prevede la possibilità di fare guerra in difesa dei diritti di altri ma, al di là di questo caso particolare, essa concepisce la guerra per lo più come legittima difesa da un’ingiusta aggressione. La dottrina neoconservatrice della guerra preventiva invece afferma semplicemente il diritto del più forte a discapito della forza del diritto, tradendo tutto il decisionismo hobbesiano del quod placuit princeps habet vigorem legis, che tale dottrina sottende.

La dottrina della guerra preventiva ha scardinato quel che rimaneva dell’ordine di legalità interstatuale, che per secoli ha governato le relazioni internazionali tra gli Stati, sancito, a conclusione della Guerra dei Trent’anni, nel 1648 con la Pace di Westfalia. Alla fine della Guerra dei Trent’anni, al momento del sorgere degli Stati nazionali, l’Europa inaugurò, con la pace di Westfalia, quel sistema di relazioni internazionali pre-globale, conosciuto come jus publicum europaeum, fondato sul principio di sovranità nazionale, che gli Stati rispettavano reciprocamente.

Nell’ambito di tale sistema gius-internazionale, la guerra, ultima ratio in quel tipo di diritto internazionale, venne concepita alla stregua di un duello tra contendenti statuali in posizione di formale parità giuridica. La contesa bellica, in tale contesto giuridico, era legittima soltanto se effettuata tra Stati, con esclusione quindi di qualsiasi soggetto non statuale (imprese, clan, eserciti mercenari o privati, etc.). Inoltre, nessuna motivazione di nessun tipo, etico o economico, poteva porre uno dei duellanti in posizione di supremazia giuridica rispetto all’altro e nessuno di essi poteva invocare per sé una legittimità d’azione negata all’altro e tanto meno pensare di ergersi a giudice del vinto imputandolo di “crimini”, come succederà con la comparsa del diritto internazionale umanitario globale.

Contemporaneamente, allo scopo di regolare ed umanizzare la guerra, resa più violenta dalle nuove armi da fuoco, veniva elaborato nel XVII secolo un diritto bellico che imponeva ai contendenti un tipo di guerra (la cd. guerre en forme) ritualizzata mediante operazioni “geometriche” sul campo di battaglia nel rispetto di precise norme militari finalizzate alla salvaguardia del maggior numero possibile di vite umane, al rispetto dei prigionieri di guerra e del territorio di occupazione nonché dei suoi abitanti. Questo tipo di diritto internazionale, sebbene chiudeva il periodo delle guerre di religione sancendo di fatto la protestantizzazione di mezz’Europa e il disconoscimento della Chiesa come superiore Autorità internazionalmente riconosciuta, aveva, tuttavia, il suo presupposto teorico più autentico nella concezione euro-cristiana del diritto internazionale elaborata dagli scolastici della scuola di Salamanca, dei quali Grozio è stato soltanto un succedaneo, debitore e corruttore. Esso venne meno nel corso della prima metà del XX secolo a seguito dei due conflitti mondiali e a causa del graduale tentativo, oggi ormai quasi completamente concretizzato, di superare, per l’unificazione politico-economica globale, il concetto di sovranità nazionale e la forma politica dello Stato nazionale.

Nacque così il diritto internazionale umanitario o globale, presupposto del quale è l’esistenza di un Potere Umanitario Mondiale sovraordinato ai singoli Stati e capace di imporre ad essi la kantiana “pace perpetua”, che poi è l’ordine mascherato del più forte a tutela dei propri interessi. In tal modo le relazioni internazionali tra Potere Umanitario Mondiale e Stati nazionali si sono conformate al modello del rapporto esistente, all’interno dei singoli Stati, tra il “poliziotto”, detentore di un potere legale, ed il trasgressore destinatario della sanzione penale.

Nella concezione euro-cristiana della guerra, come elaborata dai teologi di Salamanca, all’Autorità internazionalmente riconosciuta era attribuita soltanto la funzione di sancire chi tra i contendenti fosse nel giusto etico e giuridico, e fino a che punto lo fosse o lo rimanesse, e quella di arbitrare tra torti e ragioni, ripartendoli equamente, lasciando poi ai contendenti stessi la risoluzione convenzionale, diplomatica o bellica della controversia.

Secondo il sistema di diritto internazionale umanitario globale, invece, la guerra diventa “azione penale” e non a caso le guerre dell’ultimo quindicennio sono state puntualmente definite “operazioni di polizia internazionale”. Si tratta del peggior tipo di guerra possibile, perché punitiva, repressiva, nella quale i contendenti non hanno formale parità giuridica internazionale e che, di fatto, serve alla tutela degli interessi del più forte mascherandoli dietro motivazioni umanitarie e “democratiche”.

Dopo il 1918 ed il 1945 si è creduto di individuare il Potere Umanitario Mondiale, presupposto dal diritto internazionale globale, prima nella Società delle Nazioni e poi nell’Onu. Ma tali organismi non hanno ben funzionato. Di fronte a questo fallimento e al cambiamento dello scenario geo-politico post-guerra fredda, conseguente alla fine della potenza sovietica, la “dottrina unilateralista della guerra preventiva”, nella quale si esprime tutto il millenarismo del fondamentalismo protestante dell’Amministrazione Bush, affermando che la politica internazionale degli Usa non è vincolata dalle decisioni dell’Onu, fa assurgere gli Stati Uniti d’America al rango di quel Potere Umanitario Mondiale necessario all’applicazione del diritto internazionale globale e quindi al duplice ruolo di giudice e di poliziotto mondiale.

Sono gli Usa, unilateralmente, a decidere quale deve essere l’ordine mondiale e chi abbia infranto la legalità internazionale. Ogni altro Stato è quindi in perenne pericolo di essere dichiarato “Stato canaglia” da un Potere Umanitario Mondiale certamente più efficace di quello dell’Onu ma anche, orwellianamente, totalitario con la sua legge globale. Di fronte a tale tipo di Potere Umanitario Mondiale, politico, militare e finanziario, come quello che gli Stati Uniti d’America oggi esercitano senza più ostacoli, tornano irresistibilmente alla memoria le inquietanti parole di un’antica profezia:

“… le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L’adorarono tutti gli abitanti della terra…Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio…” (Ap. 13, 7-8; 13, 16-17).
In passato, intelligenze, in tutto o in parte, cattoliche, come Donoso Cortés e Carl Schmitt, hanno intravisto scenari scristianizzati di unificazione mondiale dell’umanità mediante il telegrafo o mediante la realizzazione del sogno leniniano dell’elettrificazione socialista globale della terra. Ma esse non potevano affatto immaginare quel che invece è oggi sotto i nostri increduli occhi.

Se, come sappiamo dalla Rivelazione, quello dell’Anticristo sarà un regno mondiale “cristomimetico”, l’Occidente globale americanocentrico, filosoficamente fondato sulla riduzione umanitaria del Cristianesimo e che abbiamo visto nascere come aborto matricida della Cristianità medioevale, non ha le chiare parvenze di un’anticristica parusia?

Ed in tal caso dove individuare, nello scenario mondiale attuale, oltre che nella Chiesa cattolica, la presenza del Katéchon capace di resistere e di opporsi al manifestarsi del mistero d’iniquità?

La globalizzazione va riducendo il mondo intero all’unica officina di sansimoniana memoria e di fronte al potere transnazionale finanziario ed economico delle multinazionali e delle banche d’affari anglo-americane, la destra cattolica neocon non spiega come sia possibile simpatizzare con l’Amministrazione Bush, solo perché anti-abortista, e come, inavvertiti ascari di quel potere, ci si possa trastullare con discorsi magniloquenti sul “diritto naturale” e sulla “tradizione europea nei valori del Nuovo Mondo” mentre sull’intero pianeta si dispiega, umanamente irresistibile, la forza del mistero d’iniquità.

Ai cattolici neocon, secondo i quali la Chiesa dovrebbe diventare il puntello teologico dell’unilateralismo di Bush e gli Stati Uniti dovrebbero assurgere al ruolo di braccio secolare della sua Autorità spirituale, è bene ricordare che, grazie a Dio, la Chiesa non si è piegata nella sua lunga storia a nessun potere mondano e che il Papato non ha mai accettato il ruolo, blasfemo, di cappellano di corte neanche degli imperatori e dei re quando essi si proclamavano cristiani e cattolici.

Dobbiamo, in proposito, richiamare una bellissima pagina di quel grande giurista cattolico che fu Alvaro d’Ors:

“…la Chiesa è una società santa universale, cattolica. Ma si può dire di più: è l’unica società universale realmente santa. Le altre società che pretendono di essere universali … finiscono, di fatto con l’essere contrarie alla volontà di Dio, e, per ciò, compiono peccato, precisamente un peccato d’orgoglio.

Questo è molto grave, perché vuol dire che l’unità, per se stessa, non è sempre buona, ma che può essere riconosciuta come dannosa,(…)

A sua volta, la non-unità, che potremmo chiamare pluralismo, non è sempre biasimevole per se stessa, ma può essere voluta da Dio. (…). L’idea di uno Stato universale sembra contraria non solo alla naturalezza delle cose imposte da Dio, ma anche in quanto è utopica.

Per ciò, l’ambizione ad un potere totale del mondo si prospetta oggi come il predominio di un controllo economico nascosto, mantenendo l’apparenza di un pluralismo politico universale. (…). L’unità forzata di uno Stato universale sarebbe contraria alla libertà e, per ciò, alla morale cristiana.

Ma nemmeno sembra essere conforme alla volontà di Dio, poiché attenta ugualmente contro il dogma della Potestà regia di Gesù Cristo, l’unità universale che pretende conseguire il governo sinarchico … anzi, questo potere universale segreto, il cui fine è il dominio universale per il controllo economico, è essenzialmente anticristiano; presenta rischi chiaramente satanici, imitare l’unità universale della Chiesa di Cristo e nascondersi come autorità clandestina fingendo che i popoli siano liberi di eleggere altre podestà; effettivamente, la menzogna, che si manifesta nell’imitazione grottesca del divino e nel travestimento davanti agli uomini, è proprio del demonio, padre della menzogna e necessariamente nemico, pertanto, della verità, che è lo stesso Gesù Cristo.

Come abbiamo detto, l’unica unità universale positivamente voluta da Dio è la Chiesa, e sembra conforme a questa stessa volontà il fatto che esistano diverse podestà nell’ordine politico, adattate alle differenze naturali delle nazioni: all’unità della Chiesa corrisponde la pluralità del mondo secolare, e l’unità politica del mondo secolare, in cambio, attenta sempre contro l’unità santa della Chiesa. (…).

Tutta l’organizzazione politica del mondo deve partire dalla pluralità politica come qualcosa voluto da Dio, a differenza dell’unità della sua Chiesa. Tutta la pretesa di unificare il governo del mondo, sia chiaramente, in forma di Stato universale o altra forma di organizzazione con podestà unica su tutti i popoli, sia in maniera occulta a modo della Sinarchia economica, è contraria alla volontà di Dio e non merita di essere accettata come potere costituito.” (11)

NOTE


10) Mary Ann Glendon, “La Chiesa” (colloquio di Paolo Mastrolilli) in Terzo Millennio. Le grandi interviste della Fondazione Liberal, supplemento al numero 3/2000 di FL, bimestrale della Fondazione Liberal, p. 98.

11) A. d’Ors, La violenza e l’ordine, Marco Editore, Lungro (CS) 2003, pp. 105-142.



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