La deriva neoconservatrice della destra cattolica

V e ultima parte
 

di Luigi Copertino
pubblicato qui marzo 2005



Per agevolare la lettura, questo articolo di Luigi Copertino è stato diviso in cinque parti più l'introduzione di Miguel Martinez.


All'introduzione





Premessa

In tal senso Augusto Del Noce, intuendo la portata nichilista di tale processo storico, denunziava il nuovo totalitarismo della dissoluzione, ritenendolo molto più capace di dominio assoluto che non i precedenti hitleriani e staliniani, ed individuava in esso l’anima profonda della società permissiva neoborghese di massa nata dalla contestazione giovanile di importazione americana e di impostazione libertaria del ’68, anno nel quale la mutazione antropologica dell’uomo occidentale si manifestò con tutta la sua virulenza e nel quale il pensiero neoliberale, sia nella sua forma liberalconservatrice che in quella liberalprogressista, recentemente ricongiuntesi nella forma dell’anarcoliberismo neoconservatore statunitense, iniziò la sua parabola verso l’egemonia di cui oggi gode.

Furono quelli gli stessi anni in cui anche la Chiesa venne squassata dalle tempeste postconciliari delle quali Paolo VI lamentava la sorpresa per coloro che, come inizialmente egli stesso, si aspettavano invece una “nuova pentecoste” o una primavera per la cristianità.

Ma se il fumo di Satana era penetrato nel tempio da qualche fessura, sempre per restare alle limpide parole di Papa Montini, la gerarchia ecclesiale avrebbe dovuto chiedersi di quale fessura si trattasse ed avrebbe dovuto dare un’occhiata ai documenti di attuazione del Concilio e ai nuovi canoni liturgici per verificare se le crepe del Bastione, del Katéchon, non fossero lì. Ma sembra che essa, salve rare eccezioni (come i cardinali Siri, Ratzinger, Biffi), a tutt’oggi non abbia affatto intenzione di effettuare alcuna verifica. La Chiesa sembrava in quegli anni dimentica del discorso escatologico di Cristo che preannunziava, con lo scorrere dei secoli, il trionfo dell’errore ed il raffreddamento dell’amore di molti, e delle ammonizioni di san Paolo sul mistero di iniquità e sul suo futuro momentaneo trionfo.

Essa, preda in quegli anni di un insensato ottimismo di sapore pelagiano e gioachimita, sembrava dimentica del destino di passione e martirio cui, secondo quanto ha profetizzato il suo Fondatore, è destinata, nonché dimentica del fatto che la Parusìa sarà preceduta dalla manifestazione del “figlio della perdizione”, ossia dell’Anticristo.

Anche in Italia le sconfitte cattoliche su divorzio ed aborto dimostrarono quanto la secolarizzazione avesse inciso in profondità nei cuori umani e nel tessuto sociale. Si consumò così la débâcle del maritainismo e dei sogni sulla “nuova cristianità” e lo stesso Maritain, dopo aver girovagato per tutte le più eterodosse esperienze alla sequela del tanfo gnostico di un Bloy, finì per ammettere e ritrattare i propri errori nell’ultima sua opera, Le paysan de la Garonne, e per dichiarare pubblicamente che dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa si era inginocchiata al mondo.

Fine del cattolicesimo democratico e del suo trionfalismo di segno progressista.

Ed inizio, in quegli stessi anni, del nuovo inganno “neoconservatore” nel quale va cadendo, proprio quando il cattolicesimo progressista si dichiara ormai storicamente sconfitto, il laicato cattolico di estrazione “tradizionalista”, a dimostrazione che in effetti la dicotomia destra/sinistra, interna e propria della logica moderna, è la trappola nella quale con troppa facilità cadono i cattolici, a seconda del clima epocale in cui si trovano a vivere, nel loro insensato rincorrere il mondo ormai da secoli sulla via del rifiuto di Cristo e della sua Chiesa cattolica.



All'introduzione




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