Perché il CESNUR non ama i critici dei culti  

di Miguel Martinez


La TFP (Tradizione, Famiglia e Proprietà) ha eccellenti motivi per non amare i critici dei culti. Basta leggere le seguenti affermazioni fatte da due critici per capire perché Massimo Introvigne dedica tanto tempo e tanti sforzi ad attaccare ciò che egli chiama i "movimenti anti-sètte". Entrambe le affermazioni provengono dalla Spagna, dove la TFP si fa chiamare 'Covadonga', in onore di una vittoria cristiana sui musulmani: 

"Almeno in Brasile, la sètta TFP mantiene una struttura paramilitare di monaci-guerrieri, chiamati le 'sentinelle dell'Occidente', che passano attraverso un duro addestramento paramilitare e indossano un abito con una catena come cintura (imparano a usarla come arma), alti stivaloni militari, fanno voti di silenzio e praticano regolarmente la flagellazione. Questo 'esercito' è composto da giovani piuttosto fanatici e violenti." 
 
("El poder de las sectas", Pepe Rodríguez, 1989, Ediciones B. pp. 233, 245, 246)
 
 

"Carlos Manuel Arbues, ventidue anni, è figlio di una vedova e suo nonno materno è stato un dirigente comunista durante la Repubblica [spagnola]. 

A casa, venivo sempre nutrito di antimilitarismo, ateismo e anticonformismo; ecco perché a quindici anni mi affascinavano le uniformi, le medaglie e tutto il resto. Eravamo quattro amici, teppistelli, piccoli capi nel nostro rione e amavamo far vedere la nostra forza. Un giorno, arrivò nelle nostre strade un gruppo di giovani con stendardi, che cantava inni e gridava ad alta voce. Ci permisero di andare con loro. Si stavano recando a una manifestazione e portavano catene e molti libri e volantini propagandistici; sì, il rosario ci avrebbe salvati, sì, la Massoneria e il comunismo erano la corruzione… non ci importava in cosa credevano, eravamo interessati ai simboli dell'organizzazione e alle risse in cui si facevano coinvolgere quotidianamente. 

Ma non ti rendevi conto che stavi entrando in un'organizzazione completamente fascista? 

A casa mi dissero così; mia madre mi lascio senza la paghetta, i miei altri amici ci prendevano in giro, ma ciò servì soltanto per aumentare il nostro appetito. Ci siamo arruolati e abbiamo cominciato a frequentare le riunioni. 

'Per i giovani, Covadonga organizza regolarmente settimane di studio e una formazione specializzata anticomunista (SEFAC) che consiste in conferenze, gruppi di studio, spettacoli teatrali, visite ai monumenti storici dell'epoca gloriosa della Spagna; si fanno gite in montagna e karate, oltre a escursioni e campeggi ricreativi' [questa citazione sembra provenire da un dépliant ufficiale di Covadonga]. 

Va bene, non mi sembra tanto male. 

Era così all'inizio, ma ci sentivamo molto virili, con i nostri ranghi e insegne, ma dopo un po', non eravamo più noi stessi, non pensavamo ad altro che a ciò che ci dicevano i nostri capi, ci tenevano sotto controllo finché un giorno… 

Va' avanti, cosa è successo? 

Ci mandarono a 'provocare' un raduno del Partito Comunista a Casa de Campo. Non entrerò nei dettagli, perché la cosa mi sconvolge; colpii una ragazza nell'occhio con una catena e vidi il sangue uscire; i miei camerati colpivano le persone e ridevano e io scappai via. Quando tornai a casa, ci fu una scena drammatica: la ragazza era figlia di una mia cugina, e aveva perso l'occhio. Li lasciai, ma dovetti lasciare anche il quartiere e la famiglia, e non sono più me stesso. Li odio e mi attirano allo stesso tempo. È come essere presi dalla droga." 
 

("Las sectas", Pilar Salarrullana, 1990. Ediciones Temas de Hoy. pp. 98, 100)
 

Non ho idea di quanto ci sia di vero in queste storie; anche se ci fosse molto, ci sono probabilmente altrettanti elementi lasciati fuori. Entrambe soffrono dei limiti della semplificazione giornalistica, anche se non sono certo peggiori del tipo di testimonianze che Cristianità soleva pubblicare sulle "atrocità" comuniste o palestinesi. Però riusciamo a capire perché Introvigne ama dare spiegazioni tranquillizzanti delle "narrative degli apostati". La ragazza, possiamo immaginare, ha perso l'occhio perché Carlos Manuel Arbues è stato "socializzato in una sottostruttura anti-sètte".

Che le teorie di Introvigne a proposito degli "apostati" abbiano una finalità diversa dalla "sociologia" non è una cosa che dico io. È qualcosa che Introvigne stesso ha scritto, per quanto un avvocato possa scrivere in maniera diretta, in una sua critica al libro di Gordon Urquhart, L'armata del papa, uno studio critico ma ben documentato dell'Opus Dei, dei focolarini e dei neocatecumenali, e dei ricordi di María Carmen Tapia a proposito della propria vita nell'Opus Dei. L'articolo è stato ovviamente scritto su Cristianità, che ha una tiratura talmente limitata che Introvigne probabilmente sperava di mantenere il segreto in famiglia. Perché bisogna rifiutare la testimonianza degli "apostati" (Gordon Urquhart aveva fondato il movimento dei focolarini nel Regno Unito)? 

"Se si vuole risalire, al di là degli argomenti di circostanza, al cuore del problema, occorre quindi mettere in discussione le premesse stesse da cui partono libri come quelli di Gordon Urquhart o di María del Carmen Tapia. Naturalmente vi è un prezzo da pagare: una volta rifiutata l'accettazione acritica di quanto raccontano gli 'ex', le teorie del 'lavaggio del cervello' e la definizione quantitativa di 'sètta' a proposito dei Focolarini, dell'Opus Dei o delle suore di Madre Teresa di Calcutta, non sarà più possibile utilizzare le stesse teorie neppure per criticare i Testimoni di Geova o i seguaci del reverendo Moon. Forse non è un gran male: anche nei confronti di questi gruppi anni di esperienza insegnano che le critiche quantitative e non religiose lasciano il tempo che trovano, mentre soltanto prendendo sul serio le dottrine dei nuovi movimenti religiosi e criticandole sul piano, appunto, religioso è possibile difendere seriamente la fede cattolica." 
 
(Massimo Introvigne, "'Sètte cattoliche': l'equivoco continua", in Cristianità, n. 260, dicembre 1996, p. 5)
 


In chiaro, ciò significa che lo scopo di Introvigne è di "difendere seriamente la fede cattolica"; per farlo occorre difendere ogni gruppo cattolico discusso. È facile cogliere qui un appello implicito alla solidarietà di tutti i gruppi cattolici con la TFP (Tradizione Famiglia e Proprietà).

Ciò implica l'esclusione della "accettazione acritica di quanto raccontano gli 'ex'" (ma la nostra esperienza ci dimostra che Introvigne esclude ogni accettazione di ciò), anche se ciò significa che "non sarà più possibile utilizzare le stesse teorie neppure per criticare" sètte non cattoliche. Per 'critica quantitativa', il "sociologo" Introvigne intende le interpretazioni appunto sociologiche, che dovranno essere sostituite esclusivamente dalla "critica religiosa delle dottrine"; ad esempio, una discussione sui thetan con lo staff di vendita di Scientology, o di cicli storici con i dirigenti delle fabbriche di Moon.

Senza nulla togliere al valore delle conversioni, la critica teologica è impossibile finché non esiste un linguaggio e dei valori in comune; mentre cioè si potrebbe ipotizzare una discussione con un Testimone di Geova a proposito del significato di un brano biblico, comunque accettato come fondante da entrambi i partecipanti, non esistono le basi per discussioni teologiche con chi invece non condivide i punti di partenza. Solo il dato umano e non il dato culturale accomuna ad esempio un sacerdote cattolico e il seguace di un gruppo esoterico; e quindi il territorio comune non è teologico, ma consiste nella comprensione della situazione della persona che si ha di fronte, di ciò che umanamente (e quindi sociologicamente e psicologicamente) lo lega al suo gruppo, delle sue dipendenze. Un dialogo teologico potrà nascere solo in seguito, quando nasce un soggetto in grado di fare scelte proprie.

Massimo Introvigne, come ci rivela il suo collega di CESNUR e di AC Ermanno Pavesi (uno psichiatra!) in un articolo di 14 pagine su Cristianità, l'organo di Alleanza Cattolica ("La psichiatria e i movimenti anti-sètte", Cristianitภmarzo 1997, p. 13, che cita M. Introvigne, Autoguarigione e autoredenzione, in AA.VV., Salute e salvezza: prospettive interdisciplinari, a cura di Ermanno Pavesi, Di Giovanni, San Giuliano Milanese, 1994, p. 66; vale la pena di notare come tutto questo numero di Cristianità contenga un solo altro articolo), offre questo modo per distinguere tra gruppi:
 
 

"Una tipologia di carattere dottrinale che distingue diverse ondate di nuove religioni, a seconda del loro rapporto con la visione del mondo cattolica e con i suoi elementi caratteristici: la Chiesa, il ruolo unico di Gesù Cristo, Dio, il senso religioso come modo specifico di porsi in rapporto con il sacro"
 

Un approccio certamente legittimo per un sacerdote cattolico, ma che non ha alcun rapporto con la sociologia. Questa negazione della sociologia ovviamente toglie elegantemente l'Opus Dei e altre organizzazioni simili (e cioè la TFP) da sotto i riflettori: la loro dottrina essendo più o meno quella cattolica, qualunque contadino brasiliano che si trovi in conflitto con la TFP potrà soltanto discutere della Trinità.

Mentre non intendo qui esprimere alcuna opinione sull'Opus Dei o altre organizzazioni, è chiaro che un simile atteggiamento non mancherà di far guadagnare alla TFP molti amici piuttosto potenti che hanno problemi simili.


Nota: sul rapporto tra Introvigne e i Testimoni di Geova, si veda anche "La Società Torre di Guardia smercia i libri di Introvigne".



  



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