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Acqua




 
 
Assieme a suo marito, la giovane donna aveva attraversato l'Adriatico su uno scafo dei mafiosi montenegrini. Lui lo aveva già fatto quattro volte e per quattro volte era stato rimandato indietro. Questa volta finirono a Foggia, nel campo di Borgo Mezzanone.  

Era di sera, e una jeep dei carabinieri correva veloce per il campo. Lo prese in pieno: il carabiniere alla guida, appena un ragazzo, tirò il freno a mano e la vettura, impazzita, passò tre volte sul corpo. I Rom che corsero sul posto videro lo scempio di quel corpo fatto a pezzi e la disperazione del carabiniere che sembrava volesse suicidarsi. 

E lei? Due bambini, il mare alle spalle e nulla davanti a sé… 
 

Un'altra donna stringe a sé il bambino su uno scafo che sfida le alte onde. Tutti i Rom si pongono la stessa domanda: cosa farebbero se un loro bambino morisse in mezzo al mare? A lei è successo. Lei lo sa cosa vuol dire tenere in braccio un cadavere, ma fa finta di niente, perché è certa che lo scafista non esiterebbe un istante a gettare il corpo in acqua. E quando sbarcano, lei scende come gli altri, per poi allontanarsi da sola. Scava una buca tra la sabbia e la ghiaia e ci seppellisce suo figlio. Quando arriva la Guardia di Finanza, sarà denunciata per occultamento di cadavere. 

L'Adriatico è un mare pauroso… a volte di un pallido grigio, a volte rosso come il vino come il sangue… rottami di navi dei greci, dei romani, dei veneziani, dei saraceni, degli ottomani… flotte sommerse e teschi allineati sott'acqua… alghe sui fenici, alghe sui crani dei pirati illirici.  

I profughi albanesi avevano attraversato l'Adriatico sulle grandi navi della marina italiana; ma per i profughi Rom c'è solo la mafia montenegrina.  

Nemici su nemici. Lo Stato più potente del mondo con le sue portaerei, i radar, i grandi aerei assassini, i raggi della morte… gli assassini non hanno mai visto i Balcani, loro che abitano  belle case con il prato davanti in una terra così lontana di cui i Rom non possono immaginare neppure la distanza… 
 

 

Come può salvarsi un Rom dallo sterminio visto che non esiste? Il popolo invisibile, inutile, esercito di nessuno, strumento di nessuno.  

Reska che si vorrebbe innamorare, Reska cui fanno la corte mentre lava i panni… Reska che scrive poesie d'amore in italiano e conserva i quaderni nei sacchetti della spesa - sarà Reska a sfidare tutti i mostri del mondo.  

Prima, bisogna trovare i soldi. 

Fratelli Rom a fratelli Rom, prestiti al dieci per cento al mese. 

Chiedi loro dieci milioni, darai loro un milione ogni mese e così non avrai mai dieci milioni per ripagarli. Schiavo a vita per salvare una vita: è il Debito, e puoi sentire la maiuscola mentre lo dicono. A differenza di altri, loro hanno fortuna: restano senza nulla, proprio mentre Bajram non viene più chiamato a lavorare, ma solo una piccola parte degli otto milioni che riescono a mettere insieme sarà costituito da Debito. 

Reska, piccola come una farfalla, parte da sola, saltando sulle stampelle, afferrandosi alle ringhiere, per andare a sud va a nord, Austria e poi Ungheria e giù a Belgrado. 

Reska va e va fino a Nish, tra i bambini nudi con i capelli chiari e sporchi. 

Prende su Lulzim e i suoi, e via sul pullman per il Montenegro… insenature di pirati… Cetinje che un secolo fa si agghindava, in festa, con le teste dei musulmani sulla punta delle lance.  

Pelle scura di Rom. Quanto è forte e chiaro l'odore di chi ha bisogno. Attira gli uomini come il sangue attira le mosche.  

E subito li circondano i mercanti che non conoscono frontiere: montenegrini, napoletani, calabresi, i rom stessi. 

Passando dalle lire ai marchi, la vita della piccola Xhevrija ottiene uno sconto. 

Schiacciati gli uni addosso agli altri, adulti e bambini ora volano sulle onde. Il mare si fa furente e la barca va alla deriva. Improvvisamente si accorgono che si stanno avvicinando all'Albania: morire d'Albania o morire d'acqua? Gli scafisti si decidono: se nessuno li denuncerà, chiameranno i soccorsi. È notte tra le onde e arriva un elicottero con un gran fascio di luce; dalla barca piccole voci inascoltate gridano, un ragazzo prende una torcia elettrica, un'onda immensa gliela spazza via dalle mani… l'elicottero si allontana. Per ore e ore, la piccolissima Xhevrija, nata in una notte di bombe su Prishtina, piange, ma le onde altissime la fanno balzare in aria e non può essere allattata. Allora, piccola cosa in un mondo immenso, si succhia il dito. Finalmente, il mare si calma e l'Italia si avvicina. 
 

 








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