Santini ecologisti
L'invenzione del "discorso" del Capo Seattle
Seconda parte

 

di Sandra Busatta



Per agevolare la lettura, questo articolo di Sandra Busatta, tratto da Hako Magazine, è stato diviso in diverse parti.

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Alla bibliografia

Si veda anche l'articolo di Flavia Busatta, Sciamani di plastica: Indiani d'America e New Age




I verbali del consiglio per il Trattato di Point Elliot del 1855, conservati negli Archivi Nazionali, secondo molti l'occasione in cui Seattle pronunciò la sua orazione, contengono due dichiarazioni rivolte al governatore Stevens. Il 22 gennaio disse:

"Ti considero mio padre, io e il resto ti considera tale. Tutti gli indiani hanno gli stessi buoni sentimenti verso di te e lo manderanno a dire sulla carta al Grande Padre. Tutti gli uomini, i vecchi, le donne e i bambini sono contenti che lui ti abbia inviato a prendersi cura di loro. La mia mente è come la tua, non voglio dire di più. Il mio cuore è molto buono verso il dr. Maynard. Voglio prendere sempre le medicine da lui".
Stevens si affrettò ad assicurargli che avrebbero avuto un medico e chiese e ottenne tre urrà per ratificare l'accordo. Il giorno dopo Stevens distribuì dei doni e Capo Seattle, a nome suo e degli altri capi portò una bandiera bianca e la donò dicendo:
"Ora con questo siamo amici e mettiamo via tutti i cattivi sentimenti se mai ne abbiamo avuti. Siamo amici degli Americani. Tutti gli indiani sono della stessa idea. Guardiamo a te come a un Padre. Non cambieremo mai idea, ma dato che sei venuto a trovarci saremo sempre gli stessi. Ora! Ora, invia questa carta dei nostri cuori al Grande Capo. Questo è tutto quello che ho da dire" (Furtwangler, 1997:57- 58). "Il tono e il soggetto di entrambi i discorsi sono decisamente differenti da quello popolarizzato di recente",
osserva Kaiser (1999:509). La più antica documentazione che abbiamo del "discorso'' è un articolo su un giornaletto locale, il Seattle Sunday Star, pubblicato nel 1887 da un medico, tale dr. Henry A. Smith, come n. 10 di una serie di Reminiscenze dei primi pionieri, con il titolo "Ritagli da un diario -- Capo Seattle -- un gentiluomo per istinto -- la sua eloquenza nativa, ecc.". L'orazione è fatta precedere da una breve introduzione che crea l'evento mitico: durante il ricevimento in onore di Stevens di fronte all'ufficio del dr. Maynard in Main Street (e non durante il trattato, cui Smith non partecipò neppure secondo i resoconti), il 12 gennaio 1854:
"Capo Seattle si alzò con tutta la dignità di un senatore, che porta la responsabilità di una grande nazione sulle sue spalle. Ponendo una mano sulla testa del governatore e puntando lentamente verso il cielo il dito indice con l'altra, cominciò il suo memorabile discorso in toni solenni e imponenti''
e conclude
"Altri oratori seguirono, ma io non presi appunti. La replica del governatore fu breve. Promise semplicemente di incontrarli in un consiglio generale in qualche futura occasione per discutere il trattato proposto. Capo Seattle promise di aderire al trattato, se ne veniva ratificato uno, da osservare alla lettera, perché egli era sempre il saldo e fedele amico dell'uomo bianco. Quanto sopra è solo un frammento del suo discorso e manca di tutto il fascino prestatogli dalla grazia e dall'ardore del bruno vecchio oratore e dell'occasione".
Da un lato vi è quindi il Nobile Selvaggio, alto, dignitoso, vestito semplicemente, che parla con sonoro eloquio, nella descrizione di Smith "un titano tra i lillipuziani e la sua minima parola era legge", le cui parole "uscivano dalle sue labbra come gli incessanti tuoni di cateratte che sgorgano da inesauste fontane", la cui "voce dal tono di tromba rollava sull'immensa moltitudine come il sorprendente battito di un tamburo", dall'altra un Meschino Burocrate, basso di statura, che usa "uno stile semplice, diretto, discorsivo", ma privo di spessore, sullo sfondo di una terra vergine, la foresta immensa di cedri in procinto di essere tagliata dagli invasori bianchi (Furtwangler, 1997). E questo è il testo completo della versione Smith: "Lassù il cielo che ha pianto lacrime di compassione sui nostri padri per secoli innominati e che, a noi, sembra eterno, può cambiare. Oggi è bello , domani può essere coperto di nubi.Le mie parole sono come le stelle che non tramontano mai. Ciò che Seattle dice il Grande Padre Washington - (Gli indiani all'inizio pensavano che Washington fosse ancora vivo. Sapevano che quello era il nome di un presidente,e quando sentivano del presidente a Washington, scambiavano il nome della città con quello del capo regnante. Pensavano anche che Re Giorgio fosse ancora il re d'Inghilterra, perché i commercianti dell'Hudson's Bay chiamavano se stessi "gli uomini di Re Giorgio''. Questo inganno innocente la Compagnia era abbastanza astuta da non divulgare, perché gli indiani avevano più rispetto per loro di quantone avrebbero avuto,se avessero saputo che l'Inghilterra era governata da una donna [la regina Vittoria]. Qualcuno di noi sa come va il mondo) - può contarci con altretanta certezza di come i nostri fratelli dal volto bruno fanno conto sul ritorno delle stagioni. Il figlio del capo bianco dice che suo padre ci manda saluti di benessere e benevolenza. È gentile, perché sappiamo che ha poco bisogno della nostra amicizia in cambio, perché la sua gente è numerosa. Sono come l'erba che copre le vaste praterie, mentre la mia gente è scarsa e assomiglia agli alberi sparsi di una pianura battuta dalle tempeste. Il grande ,e presumo anche buono, capo bianco ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra ma è disposto a concederci di conservarne abbastanza da viverci confortevolmente. Questo in verità appare generoso, perché l'uomo rosso non ha più diritti che e gli abbia la necessità di rispettare e l'offerta può anche essere saggia perché non abbiamo più bisogno di un grande paese. Cè stato un tempo in cui il nostro popolo copriva l'intera terra,come le onde di un mare agitato dal vento coprono il suo pavimento di conchiglie. Ma quel tempo è assai lungi trascorso e la grandezza delle tribù ora è quasi dimenticata. Non piangerò sulla nostra decadenza prematura né rimprovererò i nostri fratelli dal volto pallido per averla affrettata, perché anche noi forse siamo da biasimare Quando nostri giovani s'infuriano per qualche torto reale o immaginario e sfigurano le loro facce con la pittura nera, anche i loro cuori sono sfigurati e diventano neri e allora la loro crudeltà è sfrenata e non conosce confini e i nostri vecchi non sono in grado di frenarli. Ma speriamo che l'ostilità tra l'uomo rosso e suoi fratelli volti pallidi non possa mai tornare. Avremmo tutto da perdere e nulla da guadagnare. E' vero, quella vendetta, tra i nostri giovani guerrieri, è considerata guadagno, anche a costo della loro vita, ma i vecchi che stanno a casa in tempo di guerra e le vecchie che hanno figli da perdere, sanno come va il mondo. Il nostro grande padre Washington, perché suppongo che ora sia nostro padre, com'è il vostro, da quando Giorgio ha trasferito suoi confini a nord; il nostro grande padre dico, ci manda a dire tramite suo figlio, che , senza dubbio, è un grande capo tra la sua gente, che se facciamo come desidera, ci proteggerà. I suoi eserciti coraggiosi saranno per noi un rigido muro di forza e le sue grandi navi da guerra riempiranno i nostri porti sicché nostri antichi nemici laggiù a nord, Tsimshiane gli Haida, non spaventeranno più le nostre donne e i vecchi. Allora egli sarà nostro padre e noi suoi figli. Ma potrà mai essere così? Il vostro Dio ama il vostro popolo e odia il mio; allarga il braccio amoroso intorno all'uomo bianco come un padre fa con il suo fantolino, ma ha abbandonato suoi figli rossi; fa crescere la vostra gente più forte ogni giorno e presto riempirà la terra; mentre il mio popolo sta recedendo come una veloce bassa marea, che non tornerà più a salire. Il Dio dell'uomo bianco non può amare i suoi figli rossi o li proteggerebbe. Essi sembrano orfani e non possono volgersi da nessuna parte per avere aiuto.Come possiamo allora diventare fratelli?Come può vostro padre diventare nostro padre e portarci prosperità e risvegliare in noi sogni di nuova grandezza? Il vostro Dio ci sembra parziale. Venne con l'uomo bianco. Noi non Lo vedemmo mai; non udimmo mai la Sua voce. Egli diede al bianco leggi ma non ebbe una parola per i Suoi figli rossi i cui brulicanti milioni riempivano questo vasto continente come le stelle riempiono il firmamento. No, noi siamo due razze distinte e dobbiamo rimanere sempre così. C'è poco in comune tra noi.Le ceneri dei nostri antenati sono sacre e il loro finale luogo di riposo è sacra terra, mentre voi vi allontanate dalle tombe dei vostri padri senza apparente rimpianto. La vostra religione fu scritta su tavole di pietra con dito di ferro da un Dio furioso, per tema che le dimenticaste. L'uomo rosso non potrebbe mai ricordarle né comprenderle. La nostra religione è fatta delle tradizioni degli antenati, dei sogni dei nostri vecchi, donati loro dal Grande Spirito,e delle visioni dei nostri sachem ed è scritta nei cuori della nostra gente. I vostri morti cessano di amare voi e la casa della loro nascita non appena oltrepassano la porta della tomba. Vagano lontano oltre le stelle, presto sono dimenticati e non tornano mai. nostri morti non dimenticano mai il bel mondo che diede loro esistenza. Amano ancora suoi fiumi tortuosi, le sue grandi montagne e le valli secluse e sospirano sempre di tenerissimo affetto per i vivi dal cuore solo e spesso ritornano a visitarli e confortarli. Giorno e notte non possono abitare insieme. L'uomo rosso ha sempre fuggito l'avvicinarsi del bianco,come la mutevole bruma sui monti fugge di fronte al fiammeggiante sole del mattino. Comunque la tua proposta sembra giusta e io penso che la mia gente la accetterà e si ritirerà nella riserva che offri loro e noi vivremo separati e in pace , perché le parole del grande capo bianco sembrano la voce della natura che parla al mio popolo dalla spessa oscurità e si sta radunando intorno a loro come una densa nebbia fluttua verso terra da un mare di mezzanotte. Importa poco dove passeremo il resto dei nostri giorni. Non sono molti. Lanotte dell'indiano promette di essere scura. Nessuna stella lucente brilla all'orizzonte . Venti dalla voce triste si lamentano lontano. Qualche accigliata Nemesi della nostra razza sta sul sentiero dell'uomo rosso e dovunque andrà sentirà i passi saldi del crudele distruttore che si avvicinano e si appresta a incontrare il suo fato,come fa la cerva morente quando ode appropinquarsi i passi del cacciatore. Qualche altra luna, qualche altro inverno e nessuno di tutti i potenti ospiti che un tempo riempivano quest'ampia terra o che vagavano in bande frammentarie attraverso queste vaste solitudini resterà a piangere sulle tombe di un popolo un tempo tanto potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovremmo lamentarci? Perché dovrei protestare per il fato del mio popolo? Le tribù sono fatte di individui e non sono migliori di loro. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Una lacrima, un tamanawus [cerimonia indiana in gergo chinook], un canto funebre ed essi se ne sono andati lontano dai nostri occhi bramosi per sempre Anche l'uomo bianco, il cui Dio ha camminato e ha parlato con lui, non è esente dal comune destino. Noi possiamo essere fratelli dopo tutto. Vedremo. Pondereremo la vostra proposta e quando avremo deciso ve lo diremo. Ma se dovessimo accettarla io qui e ora faccio questa prima condizione, che non ci sarà negato il privile gio, senza molestia, di visitare a piacere le tombe dei nostri antenati e amici. Ogni parte di questo paese è sacra al mio popolo. Ogni fianco di collina, ogni valle, ogni piano e boschetto è stato santificato da qualche cara memoria e triste esperienza della mia tribù. Anche le rocce che sembrano giacere mute e accaldate sotto il sole lungo la riva silente del mare in solenne grandezza vibrano alle memorie degli eventi passati connessi con il fato del mio popoloe la stessa polvere sotto i vostri piedi risponde con più amore ai nostri passi che ai vostri, perché è ceneri dei nostri antenati e i nostri piedi nudi sono consapevoli del suo tocco affettuoso, perché il suolo è ricco della vita della nostra stirpe I bruni guerrieri e le madri amorevoli e le fanciulle dal cuore gaio e i bambinetti che vivono e gioiscono qui e i cui stessi nomi sono ora dimenticati, amano ancora queste solitudini e i loro profondi rifugi al vespro diventano ombrosi per la presenza di spiriti oscuri. E quando l'ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra e la sua memoria tra bianchi sarà diventata un mito, queste spiagge brulicheranno degli invisibili morti della mia tribù,e quando i figli dei vostri figli penseranno di essere soli nel campo, nel magazzino, nella bottega, sulla strada maestra o nel silenzio dei boschi non saranno soli. In tutta la terra non vi è luogo dedicato alla solitudine . Di notte, quando le strade delle vostre città e dei vostri villaggi saranno silenziose e voi le crederete deserte , esse saranno affollate dagli spiriti di quelli che un tempo riempivano e ancora amano questa bella terra. L'uomo bianco non sarà mai solo.Che sia giusto e tratti gentilmente il mio popolo perché i morti non sono del tutto impotenti".



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