Note critiche sul trotzkismo:

Contributi per una discussione da proseguire

IV parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Praxis è stato diviso in cinque parti.

Alla prima parte
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16. La teoria della degenerazione burocratica dell'Unione Sovietica sotto Stalin, il capo carismatico dei burocrati, è un pezzo forte della teoria del trotzkismo. Trotzky ragiona sistematicamente sulla base dell'analogia storica (metodo ingannevole per eccellenza), ed assimila i bolscevichi leninisti ai giacobini francesi, e gli staliniani ai termidoriani. Questa analogia è assolutamente fuorviante, perchè la concettualizzazione di contraddizioni del tutto nuove e storicamente inedite costruita mediante un'operazione analogica (i giacobini, i termidoriani, il bonapartismo, eccetera) ha di fatto un effetto di oscuramento sulla dinamica concreta dei fatti contemporanei. Nello stesso tempo questa analogia ingannatoria è del tutto obbligata, se si ragiona in termini di soggettivizzazione di classi (borghesia, proletariato, nobiltà, eccetera) anzichè sulla ben più corretta (ma difficile) base della ricostruzione anonima ed impersonale di funzioni sociali oggettive, e non di "maschere" soggettive.

La degenerazione sociale e politica dell'URSS dopo il 1924 è ricondotta da Trotzky alla formazione di un nuovo ceto parassitario (la burocrazia, appunto), creatosi a causa del basso livello delle forze produttive, che ha trovato in Stalin il suo capo carismatico ed il suo centro politico unificatore. Questa burocrazia è un ceto e non una classe, e pertanto non si può parlare di una vera "restaurazione del capitalismo", ma solo di un pericolo di possibile restaurazione. Contro questo nuovo ceto parassitario, che fa dell'URSS e dei paesi a modello sociale similare degli "stati operai degenerati" è necessaria una rivoluzione politica. Uno dei presupposti di questa rivoluzione politica è il ristabilimento di un partito di tipo leninista con possibilità di costituzione garantita di correnti politiche diverse al suo interno (ma non però di un pluralismo politico esterno, che i trotzkisti vedono come qualcosa di borghese e non di proletario). Insomma, pluralismo politico, ma solo pluralismo di tendenze all'interno del solo diritto di organizzazione politica per il proletariato e non per la borghesia.

17. Il primo a studiare sistematicamente i fenomeni di burocratizzazione all'interno dei partiti socialdemocratici della Seconda Internazionale fu Roberto Michels, ed a distanza di un secolo le sue analisi sono ancora talmente fresche che sembrano scritte solo ieri, e sembra di vedere schizzare fuori dalle sue pagine Massimo D'Alema, Piero Fassino, Armando Cossutta, Fausto Bertinotti, eccetera. Alle spalle di Michels, tuttavia, ci stanno i ben più solidi presupposti sociali di Max Weber, da sempre convinto che il socialismo come autogoverno politico ed autogestione economica integrali fosse impossibile, e che pertanto i socialisti potessero certamente andare al governo, ma il socialismo non avrebbe mai potuto andare al potere. Anche il fatto che lo stesso marxismo, nella versione datagli da Kautsky, fosse solo una sapiente copertura ideologica di legittimazione "scientifica" dell'opportunismo burocratico era già perfettamente noto (cfr. E. Matthias, Kautsky e il kautskismo, De Donato, Bari 1971).

Alfred Loisy scrisse in quegli anni che "...Gesù aveva annunciato il Regno di Dio, ed al suo posto era venuta la Chiesa". Una formulazione assolutamente impeccabile. Una formulazione che Kautsky aveva ripreso nella sua importante opera sulle origini del Cristianesimo (cfr. K. Kautsky, L'origine del cristianesimo, Samonà e Savelli, Roma 1970, p. 414), chiedendosi in modo profetico se "...il comunismo non avrebbe sviluppato la stessa dialettica del cristianesimo, mutandosi anch'esso in un nuovo organismo di sfruttamento e di dominio". A questa domanda di esorcizzazione preventiva, posta nel 1908, Kautsky rispondeva in modo rassicurante che questo non sarebbe successo, a causa del famoso sviluppo benefico delle forze produttive (pp. 420-426).

Come si vede, la teoria della burocrazia di Trotzky è assolutamente interna ai parametri di Loisy, di Michels e di Kautsky. La sua "applicazione" allo stalinismo è dunque un fenomeno teorico derivato, non primario.

18. In modo assolutamente provocatorio, e solo apparentemente idiota, vorrei sostenere che la burocrazia nel senso di Trotzky semplicemente non esiste. Spieghiamoci meglio, in modo che non sembri che abbia battuto la testa contro uno stipite ed abbia del tutto perso il senno. È evidente che in senso sociologico e politico, e cioè di aggregato sociologico e di ceto politico professionale la burocrazia esiste, eccome!! Essa si riproduce mediante la riproduzione di gruppi sociali legati alla gestione del partito e dello stato, e comprende uno strato di persone che traggono i propri privilegi non dalla proprietà privata capitalistica dei mezzi di produzione giuridicamente trasmissibile per testamento, ma dal possesso stabile e rinnovato della disposizione concreta dell'uso di questi mezzi di produzione attraverso i meccanismi del monopolio politico, della pianificazione economica e dell'ideologia ateo-religiosa. In questo senso, è chiaro che la burocrazia esiste.

L'esistenza empirico-sociologica di questa burocrazia non può essere messa seriamente in discussione. Si tratta di un fatto innegabile da cui partire. Il problema nasce sulla base della precisa definizione della sua natura di classe, ed allora il problema della burocrazia diventa solo un caso particolare della nostra concezione di classe sociale (consiglio qui, per cominciare, A. Illuminati, Sociologia e classi sociali, Einaudi, Torino 1967; L. Tomasetta, Stratificazione e classi sociali. Sociologia e marxismo, Il Saggiatore, Milano 1974; N. Poulantzas, Classi sociali e capitalismo oggi, Etas Libri, Milano 1975).

Ma, allora, perchè insisto nel dire che la burocrazia non esiste? Semplice. Perchè la burocrazia è certamente una categoria empirico-sociologica, politico-parassitaria, eccetera, ma non è una categoria storica e teorica, perchè in Trotzky sta al posto di un'altra cosa, da Trotzky presupposta, data per scontata e mai dimostrata, e cioè la capacità strutturale inter-modale della classe operaia e proletaria di riuscire a mettere in atto l'autogoverno politico e l'autogestione economica. Del tutto ignaro che per Marx il soggetto rivoluzionario non è affatto la classe operaia e proletaria, ma semmai il lavoratore collettivo cooperativo associato, dal direttore di fabbrica all'ultimo manovale, espressione sociale politicamente organizzabile del cosiddetto general intellect, Trotzky è costretto a costruirsi un fattore negativo demonologico, la burocrazia appunto, per spiegarsi e spiegare ai suoi seguaci il perchè la classe operaia e proletaria non riesce mai ad autogovernarsi politicamente e ad autogestirsi economicamente. E se non potesse strutturalmente farlo senza delegare tutto questo ad un ceto separato, che a questo punto non la "espropria", ma semplicemente supplisce alla sua macroscopica incapacità storica e sociale?

Un simile dubbio sarebbe diabolico per il marxista ortodosso e per il buon trotzkista medio. Egli deve dunque scacciarlo, e ricorrere alla burocrazia, esattamente come il credente deve ricorrere al Peccato Originale per potersi spiegare il prevalere del male nel mondo. Si tratta di analoghe rimozioni religiose, che i gruppetti fondamentalisti marxisti hanno in comune con i gruppetti fondamentalisti come i Testimoni di Geova. La mia preferenza per i trotzkisti è comunque dovuta al loro razionalismo illuministico, che li porta ad accettare correttamente le trasfusioni del sangue. Ma a parte questo pur importante particolare, l'analogia è purtroppo impressionante.

Secondo l'impostazione del grande epistemologo americano Kuhn, che io qui adotto apertamente, la teoria trotzkista della burocrazia (così come la teoria fisica dell'etere e quella chimica del flogisto) rappresenta un classico tentativo di affrontare una crisi scientifica e nello stesso tempo di impedire una vera rivoluzione scientifica attraverso degli accorgimenti che Kuhn chiama "aggiunte ad hoc" o "eccezioni". Il marxismo, cui riconosco lo statuto epistemologico di scienza della storia e quello filosofico di pensiero dell'emancipazione, è in evidente crisi scientifica da quando almeno è evidente che la classe operaia e proletaria non è in grado di funzionare storicamente come "classe generale" anticapitalistica globale del mondo. Tuttavia, anzichè affrontare questa crisi scientifica con un mutamento coraggioso di paradigma, cioè di modello interpretativo, il che porterebbe ad una possibile rivoluzione scientifica di cui abbiamo bisogno come il pane (e senza la quale le fughe in avanti virtuali alla Toni Negri non cesseranno mai), il trotzkismo ritarda indefinitamente questa rivoluzione con i suoi concetti posticci (la rivoluzione permanente come etere, la burocrazia come flogisto, eccetera). Secondo la corretta definizione di Daniel Lindenberg, il trotzkismo è una tipica teoria di "media portata" (middle range theory), che prende bensì in considerazione le anomalie, ma non intende portare fino in fondo la messa in discussione del modello, si ferma a metà strada, ed in questo modo è un fattore di ostacolo e di impedimento ad una vera rivoluzione scientifica.

19. A partire del 1938, data di fondazione della Quarta Internazionale, il trotzkismo è impegnato in una gigantesca lotta teorica per calibrare in modo esatto lo statuto teorico della sua centrale categoria di burocrazia. Contro Burnham ed i teorici della "rivoluzione dei tecnici" rifiuta la teoria dell'avvento di una nuova classe gestionale tecnocratica al di là della differenza fra capitalismo e socialismo (ed a mio avviso ha avuto pienamente ragione). Contro la Arendt ed i suoi numerosi seguaci si è sempre battuto contro la generica categoria di "totalitarismo" (ed a mio avviso ha avuto pienamente ragione). Contro le sue stesse dissidenze interne (Tony Cliff ed altri) si è sempre battuto contro la categoria di semplice capitalismo di stato (ed a mio avviso ha avuto sostanzialmente ragione). Infine, contro il nuovo maoismo teorico europeo degli anni Sessanta e Settanta, ha sempre sostenuto che la burocrazia dei paesi socialisti era solo un ceto politico parassitario, non una nuova organica classe sfruttatrice. Su questo punto a mio avviso ha avuto torto (mentre gli do ragione nei tre precedenti casi di Burnham, Arendt e Cliff). Ed il perchè ha avuto torto è questione di cruciale importanza.

La conoscenza dei modi di produzione antico-orientale (Egitto, Mesopotamia, eccetera) ed asiatico (Cina, India, eccetera) ci dice in modo inequivocabile che l'esistenza delle classi sfruttatrici non è legata alla proprietà privata dei mezzi di produzione personale e giuridicamente trasmissibile per contratto e testamento, ma è legata alla disposizione reale sui mezzi di produzione stessi, che possono anche essere (e sono) di proprietà collettiva, statale e religiosa. Perchè ci siano le classi, dunque, non è necessario che ci siano anche commercialisti e notai. Questo il maoismo lo capisce, ma il trotzkismo no. Ed il perchè è relativamente semplice. Il trotzkismo è una forma di marxismo classico, fortemente eurocentrico e fortemente ortodosso in senso secondinternazionalista. Questo marxismo pensa la proprietà in termini di sviluppo del diritto romano. Il maoismo invece, almeno nelle sue versioni migliori, accetta lo schema dell'evoluzione multilineare e non unilineare dello sviluppo storico, e questa mossa strategica decisiva gli permette di capire ciò che per il trotzkismo è incomprensibile, e cioè che la questione delle classi sociali antagonistiche deve essere metodologicamente separata dalla questione della proprietà privata giuridicamente trasmissibile dei mezzi di produzione.

20. Dal paragrafo 10 al paragrafo 19 ho svolto una sintetica analisi critica del trotzkismo sulla base dei suoi tre concetti teorici fondamentali. Ho invece trascurato importanti questioni di carattere tattico-politico (il fronte unico alla base, il fronte popolare, la militanza dentro i sindacati riformisti, il cosiddetto "entrismo" nei partiti socialisti e comunisti, eccetera) perchè non era questo l'oggetto del mio contributo. L'oggetto era sempre e solo il "fondamento ultimo" di una teoria, il suo modello conoscitivo permanente. Sono consapevole del fatto che se un trotzkista leggerà queste pagine, si irriterà e le respingerà frettolosamente, e questo è un peccato, perchè in questo modo ciascuno si chiude autoreferenzialmente in sè stesso ed una discussione non può neppure avviarsi. Ma tutto questo non è in mio potere.

21. Non è oggetto di questo contributo la ricostruzione storica delle vicende della Quarta Internazionale trotzkista fondata nel 1938. Essa ha avuto molte vittime sia per la repressione stalinista che per quella nazifascista (cfr. J. J. Marie, Il trotzkismo, Mursia, Milano 1971). Personalmente, ho avuto l'onore ed il piacere di conoscere alcuni dei principali dirigenti trotzkisti europei. Ho conosciuto Livio Maitan, vecchio e notissimo dirigente trotzkista italiano, quando visitavo (senza alcun potere reale di direzione politica) la Direzione Nazionale di Democrazia Proletaria dal 1988 al 1991, data dello scioglimento contrattato di questo partitino nel partito della Rifondazione Comunista con riciclaggio parlamentare contrattato di una cordata dei suoi dirigenti. Ho conosciuto ad Atene nel 1991 Pablo (Michalis Raptis), mitico dirigente della prima fase del dopoguerra della Quarta Internazionale, teorico di improbabili "secoli di dominazione burocratica" e figura rispettata della sinistra greca. Ho conosciuto a Parigi nel 1988 Ernest Mandel in occasione delle cerimonie per il cinquantenario della Quarta Internazionale, ed ho sempre imparato molto dai suoi scritti, in particolare dal suo mitico Trattato di economia marxista in due volumi pubblicato negli anni Sessanta in Italia dalla Samonà e Savelli. Potrei continuare a citare delle persone per bene che ho conosciuto e che conosco, ma non è questa la sede. Se però ho voluto fare un piccolo intermezzo personale, è solo per ricordare ancora una volta che non pratico e non ho mai praticato l'anti-trotzkismo, e che mi si potrà accusare di tutto, ma non di essere in malafede. La mia critica al trotzkismo, che è decisa e radicale, è integralmente teorica, ed è sprovvista di ogni astio, anche perchè non sono un ex-trotzkista, e non ho dunque nessun bisogno di fare quelle atroci e ridicole rese dei conti tipiche degli ex che devono chiudere conti personali.

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