"Da una parte, io e due zingare
dall'altra, il mondo intero"

VIII parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Miguel Martinez è stato diviso in dodici parti.

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Credo che la grande maggioranza degli italiani, di destra o di sinistra che siano, odi i Rom. Vorrebbe che non esistessero. La ziganofobia oggi è molto più forte e popolare di quanto sia mai stato l'antigiudaismo in Italia, almeno negli ultimi due secoli. Se domani il governo decretasse la deportazione di tutti i Rom dall'Italia, ci sarebbero solo le proteste, nobili ma isolate, delle persone volenterose di cui ho parlato nella sezione precedente. Insomma, sarebbe un provvedimento decisamente democratico.

Se un sentimento - giusto o sbagliato che sia - è condiviso da grandissime masse di persone, è evidente che non lo possiamo più giudicare moralisticamente, salvo se pensiamo che la maggioranza degli esseri umani sia marcia per natura. Ma allora la soluzione non è la politica, bensì il diluvio universale.



Due romnijà, nella visione di Gauguin. Forse le ha scambiate per tahitiane, o viceversa siamo noi che scambiamo le tahitiane per i quadri di Gauguin

Mi sembra che la ziganofobia abbia due aspetti, uno concreto e uno psicologico; e che l'elemento psicologico sia talmente forte da colorare tutto l'elemento concreto.

L'elemento concreto è presto spiegato: le comunità Rom hanno un discreto tasso di microcriminalità, che è quella che dà più fastidio alle persone che girano a piedi e non dispongono di guardie private. Chi torna a casa e trova che gli hanno rubato il televisore non si consola pensando che, in qualunque quartiere di Napoli, i delinquenti sono più numerosi e soprattutto molto più feroci che in un campo Rom.

Né tantomeno può interessargli la storia: Patrick Colquhon, autore di un Treatise on the Police of the Metropolis, stimava nel 1797 che a Londra, 115.000 persone - un londinese su otto - appartenevano alla "classe criminale". I loro discendenti sono i compassati anglosassoni di oggi, che gli italiani da generazioni elogiano come una sorta di razza superiore. Da un po' di tempo, gli italiani si sentono meglio perché pavoneggiano davanti agli arabi, ma nemmeno tanti anni fa, gli italiani si prostravano di fronte agli inglesi: quelli sì che possono avere una vera democrazia, non sono gentaglia come noi che ha bisogno della frusta, si diceva.

Ma la microcriminalità non spiega tutto. Milioni di italiani, compreso chi scrive, non hanno mai subito alcun danno dalla microcriminalità Rom. Altre volte danni realmente subiti vengono attribuiti ai Rom in base ai più labili indizi - un furto nel mio stesso condominio è stato attribuito ai Rom perché "hanno rubato anche le lenzuola", che secondo chi sa quale leggenda dovrebbe essere una sorta di marchio etnico. Neanche il numero di arresti ci dice molto: siccome la stragrande maggioranza dei piccoli reati resta impunita, le statistiche non ci dicono quanti furbi commettono reati, ma solo quanti fessi si fanno beccare.

Ci sono grossi comuni dell'hinterland milanese dove bande di origine calabrese fanno il bello e il cattivo tempo da diverse generazioni. Ma non si sentono sui calabresi gli stessi discorsi che si sentono sui Rom. Non si dice che i calabresi rubino i bambini, non si sostiene che sia una razza di criminali per natura, non si organizzano fiaccolate in piazza per impedire a una famiglia calabrese di stabilirsi nel proprio quartiere.

Tutti però siamo stati oggetto di questua da parte di Rom, in particolare da parte di donne Rom. E credo che la richiesta di elemosina, la manghela, sia molto più importante della microcriminalità nel creare tensione tra i Rom e i non Rom.

Le regole di cortesia cui siamo stati educati ci dicono di chiedere solo cose di cui abbiamo veramente bisogno. Ad esempio, un passaggio in macchina all'ospedale quando ci sentiamo male. Le richieste che violano questa regola sono moleste.

E infatti, mi danno fastidio le signorine bella presenza nei supermercati che mi accostano per spacciarmi le ultime offerte. Mi danno un fastidio ancora maggiore quelli della comunità Lautari che mi chiedono un'improbabile "firma contro la droga" e finiscono per farmi sentire in colpa se non do loro decine di euro (e se do loro decine di euro, è la prova che sono un ricco cui si possono spillare ancora più soldi).

I mendicanti Rom (ci sono anche molti Rom che non fanno i mendicanti) danno ancora più fastidio, perché fanno un appello diretto alle nostre emozioni. Dire di no a un venditore in giacca e cravatta è un conto, dire di no a una persona evidentemente malconcia, che afferma di vivere in una situazione di orrori inimmaginabili, è molto più difficile.

Per dire di no, dobbiamo convincerci che sono dei truffatori che stanno cercando di fregarci. Per mettere a tacere la nostra emozione di compassione, dobbiamo crearci un'emozione altrettanto intensa di sospetto, di disprezzo o addirittura di odio. Ecco la velocità con cui girano le voci secondo cui "tutti gli zingari girano in Mercedes" e così via, o che i bambini che a volte si vedono sono "schiavi" cui non bisogna dare soldi per non "alimentare l'industria dell'accattonaggio". Perché a un bambino affamato non si può dire di no, mentre si può dire di no a una "industria dell'accattonaggio".

Appena ci autoconvinciamo di questo, la richiesta di elemosina ci esaspera ancora di più. I Rom, mendicando, cercano di suscitare le nostre emozioni. E, tragicamente, ci riescono; solo che sono le emozioni sbagliate.

Nella mia esperienza, è molto difficile giudicare la realtà dietro i Rom che fanno manghela, senza conoscere la singola situazione. A volte si "fa manghela" semplicemente perché si devono tirare su i soldi per un matrimonio; che poi a noi sembra uno spreco folle di risorse, mentre per loro è il fondamento della vita sociale. Ma molto spesso si fa per una catena di motivi davvero complessi. Nel lato tenebroso del mondo ci sono davvero famiglie che dormono all'addiaccio, senza alcuna esistenza legale, con troppi bambini vivi e troppi bambini malati o morti negli incendi, parenti di gente dispersa in massacri che vanno dal Kosovo alla Romania, e in carceri che vanno dalla Turchia fino al Belgio.

Ma colui - o, in genere, colei - che cerca di suscitare le nostre emozioni tocca una nostra leva umana, e allo stesso tempo si presenta con segni alieni: il colore della pelle, l'accento, l'abbigliamento, i denti spesso d'oro. Se non somiglia a noi, allora non può essere come noi; e comunque non vuole essere come noi.

La manghela crea un falso contatto umano. Dei marocchini, ad esempio, non sappiamo praticamente nulla. Non interferiscono nella nostra vita; e quando veniamo per caso a conoscerli personalmente, ci diventano spesso simpatici. Con i Rom, invece, possiamo dire di aver interagito tutti, pur non avendo mai conosciuto un Rom in vita nostra.

Questo vuol dire che per suscitare odio verso i marocchini, ci vogliono innumerevoli telegiornali e la Fallaci. È un odio quindi strumentale, creato dall'alto. Mentre l'odio per i Rom è secolare e radicato, anche se forse non ha mai raggiunto i livelli attuali.

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