F Zingare rapimento di bambini caso di Lecco IV  
"Da una parte, io e due zingare
dall'altra, il mondo intero"

IV parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Miguel Martinez è stato diviso in dodici parti.

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La nuvoletta e il sole

In Italia, ci sono circa 120.000 persone, dalle origini più varie, che possiamo etichettare come Rom o "zingari" (incidentalmente, per la maggior parte cittadini italiani); e qualcuno azzarda la cifra di otto milioni in tutta Europa. E sopra ogni luogo in cui risiedono gruppi consistenti di Rom, si accampa anche una fantozziana nuvoletta di malasorte. In questo senso non è sbagliato, né offensivo, parlare di un "problema Rom".

Io non credo che il "problema Rom" consista esclusivamente nel razzismo degli italiani. Sostenerlo non solo è semplicistico - è anche un po' arrogante, perché ci rende onnipotenti: come dire, siamo così importanti che se ci manca il buon cuore, anche il sole va a velarsi dietro le nuvole.

Credo che la questione abbia almeno quattro aspetti:

  • ci sono i Rom stessi, innanzitutto.

  • ci sono gli italiani invece - pochi ma attivi - che cercano di fare qualcosa per i Rom.

  • ci sono gli italiani che ritengono che i Rom rapiscano i bambini.

  • c'è poi il dominio: non solo i politici, ma l'immenso complesso di interessi, luoghi comuni, poteri di ogni sorta, linguaggio che indirizza inesorabilmente la società in cui viviamo sia noi che i Rom.

La nuvoletta nasce dall'interazione tra tutti e quattro questi elementi.

Prima di tutto, esistono i Rom. Con una piccola premessa: i Rom sono esseri umani come noi, ognuno con il suo carattere, i suoi sogni e le sue paure. Il fatto che una premessa così banale da sfiorare l'idiozia sia necessaria, e magari susciterà anche reazioni indispettite, dimostra fino a che punto esiste un problema Rom, o meglio un problema attorno ai Rom.

Guerre umanitarie e culture

Io non sono uno ziganologo. Il mio interesse per i Rom è nato quando gli aerei partivano dall'Italia, con il consenso di Massimo D'Alema, per bombardare il Kosovo. E nella grande ipocrisia della "guerra umanitaria", ho scoperto la tragedia dei profughi Rom.

Conosco poco la letteratura specialistica in materia, e quel poco che ho letto mi colpisce per la presenza di affermazioni perfettamente inconciliabili tra di loro in studi diversi. Non frequento associazioni che si occupano dei Rom. Perciò le riflessioni che seguono sono semplicemente tentativi, ipotesi, congetture, che potrebbero essere tutte sbagliate. Ogni frase che scrivo qui dovrebbe essere preceduta dalle parole, "in questo momento, mi sembra che...".

Le "culture" sono sempre concetti difficili da afferrare. Rischiano poi di diventare astrazioni, che ci fanno perdere di vista che, senza persone, le culture non esistono più; e le persone cambiano continuamente.

Per questo, qualcuno preferisce non parlare per niente della cultura dei Rom, solamente dei diritti dei singoli Rom come cittadini. Eppure il problema Rom è legato alla cultura Rom. E la cultura Rom certamente esiste. È molto più autentica delle varie "identità" che vanno di moda oggi, perché non è costruita con arrampicate sugli specchi in storia e geografia. Anzi, i Rom non hanno storia, non hanno libri sacri e non hanno miti: vivono semplicemente così. Azzarderei che i Rom sono l'unica cultura veramente "diversa" del nostro continente, perché l'operaio padanista di Vigevano, il professore sionista di Bruxelles, il punk alternativo di Stoccolma hanno tutti costruito una propria identità-fantasia su una realtà da ceto medio post-borghese che è uguale per tutti.

I Rom che fanno i Rom - perché ci sono anche tanti Rom che non fanno i Rom -, nonostante vivano con i televisori perennemente accesi sui prodotti infimi dell'industria culturale, invece vivono una vita davvero diversa. Il turista americano che gira a Firenze per gli stessi negozi che troverebbe a casa sua, non immagina che attorno alla periferia della città che sta visitando, si trova un anello di luoghi infinitamente esotici: ma non lo sa nemmeno il fiorentino.

Gli ziganofobi tendono a spiegarsi questa diversità in maniera molto confusa, anche perché sentenziano su qualcosa che ignorano totalmente. Ma la vaghezza permette una doppia condanna.

Da una parte, i Rom vogliono vivere così, "non si vogliono integrare". Quindi "andare a rubare" sarebbe una loro precisa, cosciente scelta, rigorosamente punibile.

Allo stesso tempo, contraddittoriamente, i Rom sono geneticamente così, e quindi sono irrecuperabili.

Vedremo dopo dove porta questa doppia condanna, ma non credo che sia vera né l'una l'altra affermazione. Gli zingari sono felici e liberi solo nelle canzonette: si tratta di una comunità che nel complesso vive una vita terrificante, in mezzo a fughe, deportazioni, malattie, ricatti, fango, rottami, topi, incendi, carcere, un senso angoscioso e permanente di impotenza di fronte al destino, una paura costante dei non Rom e non pochi problemi con altri Rom. Dire che qualcuno preferisce vivere così perché è la sua filosofia di vita è un'emerita sciocchezza.

Escludo la spiegazione genetica non perché sia razzista, ma più semplicemente perché è falsa: la condizione dei Rom somiglia molto a quella dei neri americani. I neri negli Stati Uniti sono quelli che vivono nelle condizioni peggiori, che non ce la fanno a finire la scuola, che popolano le carceri. I razzisti hanno gioco facile nel dire che i neri sono quindi davvero diversi e inferiori; ma vediamo poi che in una situazione diversa, come quella italiana, gli immigrati dai paesi africani sono tra quelli che hanno meno problemi e che sono meglio accettati. La condizione dei neri americani dimostra quindi l'esatto contrario di ciò che affermano i razzisti - non sono i neri a essere "intrinsecamente inferiori", ma è un'intera società che è strutturata in modo tale da annientarli. E badate che parlo della società, non di un inesistente "malvagio uomo bianco".

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