Quando gli amici di Introvigne si dedicavano alla "deprogrammazione" 

di Miguel Martinez


Introvigne spesso cerca di dimostrare la propria tesi principale - che non si dovrebbero prendere misure legali contro i culti - citando il fatto che i tribunali italiani hanno deciso che la legge contro il plagio non possa essere applicata per la sua eccessiva genericità. Anzi, una delle battute preferite di Introvigne si riferisce a un errore tipografico nel rapporto del parlamento francese: 

"Nella parte legale del rapporto si menziona 'l'esistenza in Italia del delitto di 'piaggio' [sic], o lavaggio del cervello. 'Piaggio' è una ben nota marca italiana di ciclomotori. Il delitto di plagio - simile al lavaggio del cervello - è stato creato durante il regime fascista ed è stato eliminato dal codice penale già da molti anni - nel 1981 - dalla Corte Costituzionale come contrario alla Costituzione italiana." 
 
(Giovanni Cantoni, M. Introvigne, Libertà religiosa, 'sètte' e 'diritto di persecuzione', ed. Cristianità, Piacenza, 1996, p. 124) 
 


Prudentemente, Introvigne però non racconta di come i tribunali italiani siano arrivati a tale decisione. Il lettore dovrebbe ricordare che questa affermazione fatta da Introvigne compare in un libro il cui coautore è il "reggente" di Alleanza Cattolica, un libro pubblicato da Cristianità nella piccola cittadina di Piacenza, dove si trova la sede nazionale di AC. Una posizione geografica non casuale. 

Negli anni Sessanta, infatti, due giovani fratelli di Piacenza caddero sotto l'influsso di Aldo Braibanti, omosessuale, marxista e ateo dichiarato. Agostino Sanfratello, il fratello maggiore, divenne un militante di sinistra, ma fu poi richiamato al servizio militare. Questa rottura del contatto con Braibanti gli avrebbe permesso di riconquistare la propria autonomia. 

Il fratello minore, Giovanni, andò invece a vivere con Braibanti. I genitori, assai preoccupati, assieme ad Agostino, rintracciarono il luogo in cui vivevano. Presero Giovanni, lo gettarono dentro una macchina in corsa e lo fecero rinchiudere in una clinica psichiatrica (il 2 novembre del 1964). 

I documenti del tribunale riferiscono la testimonianza di uno dei rapitori: 

"Riuscimmo a trascinare Giovanni sino in fondo all scale… Durante il viaggio Giovanni continuò ad agitarsi dicendo anche, riferendosi a noi e a Braibanti, 'Quattro contro uno' […]. Braibanti cominciò ad avere quindi crisi isteriche, urlando 'Giovanni non andare'. Io tenni fermo Braibanti e a un certo punto gli caddero gli occhiali". 
 
(citato in Moravia, Eco, et. al., Sotto il nome di plagio, Bompiani, Milano, 1969, p. 45)
 


Insomma, una classica deprogrammazione; come avrebbe scritto Introvigne anni dopo e con spirito assai critico: 

"I 'deprogrammatori', su istruzioni in genere dei genitori dell'adepto (e a loro spese: una 'deprogrammazione' costa oggi dai venti ai quaranta milioni), rapiscono il membro del nuovo culto, lo tengono recluso in un luogo isolato e utilizzano una serie di metodi - dalle lusinghe alle minacce, senza escludere talora la violenza fisica - finché il soggetto non 'cede' e abiura la sua appartenenza al culto." 
 
(Massimo Introvigne, I nuovi culti: dagli Hare Krishna alla Scientologia, Oscar Mondadori, Milano, 1990, p. 194)
 


A questa deprogrammazione fece seguito un processo contro Braibanti, accusato di plagio e condannato da quello che era certamente un tribunale assai parziale, pieno di cattolici e di anticomunisti. Il processo, nel 1968, fu un momento di grande mobilitazione contro la legge da parte degli intellettuali. 

L'aspetto però affascinante del caso è che Agostino Sanfratello fondò Alleanza Cattolica nella scia del processo - lo stesso movimento di cui Introvigne si dichiara fiero di essere un 'consultore' è stato fondato in base a un episodio di deprogrammazione. Anzi, quasi l'unica deprogrammazione nella storia italiana. 

Durante il processo gli schieramenti furono netti: da una parte, i cattolici conservatori e anticomunisti, dall'altra parte proprio quei "laicisti" che secondo Introvigne vorrebbero la deprogrammazione.  

Anche se Sanfratello lasciò poi l'organizzazione per diventare brevemente un seminarista lefevriano, la sede nazionale si trova ancora a Piacenza. 


   



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