Se credevate di vivere
in un paese sovrano...
Seconda parte
 



Questo articolo di Maria Lina Veca è apparso per la prima volta sul mensile Italicum, maggio-giugno 2003, sotto il titolo, Se pensavata di vivere in un paese sovrano.... Abbiamo riadattato il titolo per farlo coincidere con quello di un altro articolo che ne costituisce in qualche modo una puntata precedente. Questo articolo approfondisce la questione dei trattati segreti, e della strage di Cermis.

Gli eserciti possono piacere o meno, come possono piacere o meno gli stati nazione. Fatto sta che i primi dovrebbero servire per garantire l'indipendenza dei secondi.

Maria Lina Veca, con una grande mole di documenti, mostra che l'esercito italiano non solo non serve per difendere l'indipendenza nazionale, ma obbedisce agli ordini di una potenza straniera, che occupa il suolo italiano. Non so se esistono in Italia altre persone che facciano altrettanto bene questo coraggioso lavoro di controinformazione.

Si veda anche l'intervista con Falco Accame, "Basi NATO: nuovi piani di colonizzazione".

Il lavoro di Maria Lina Veca ha suscitato lreazioni isteriche. A dimostrazione di quanto l'imbecillità sia trasversale, ecco due commenti al suo precedente articolo. Il primo è di un pilota militare:

ho letto il farneticante articolo che mi hai mandato, non senza alcuni moti di intolleranza. Chi l'ha scritto è del tipo "Agnoletto e Casarin", persone che io avrei da subito messo in galera e tolto dal nuocere alla società tutta che ha bisogno di tranquillità, di certezze e di pace, soprattutto interiore, e non di arroganti e provocatori individui privi di coscienza e di buon gusto.
Non saprei che cosa rispondere, tanti sono gli argomenti trattati e tante le documentazioni a cui si fa riferimento.

Insomma, non sa cosa rispondere ma vorrebbe vedere l'autrice in carcere lo stesso.

Il secondo commento è apparso un newsgroup, dove leggiamo:

in http://www.kelebekler.com/occ/veca.htm si riporta un articolo "Decisamente un ottimo lavoro di ricerca su un argomento fondamentale. ", IMHO demenziale, tratto da http://www.centroitalicum.it/. Chi siano questi signori si puo' riassumere in: luridi fascisti antisemiti.

Tempo fa, abbiamo trovato in rete una bellissima frase, a firma Walter A. Aprile, che risponde propio a questi due commenti:

se mi danno sia del fascista che del comunista, c'è il caso che abbia ragione io.
 


Maria Lina Veca

Il vincolo di segretezza intorno ai trattati che disciplinano l'uso delle basi militari americane in Italia. [N.d.R. Qui potete vedere un dettagliato elenco delle basi militari USA in Italia].

Nel marzo del 1999 i rapporti politici e militari tra Italia e Stati Uniti sembrarono subire una scossa: in un solenne discorso alla Camera, per commentare l'assoluzione del pilota americano che guidava l'aereo della strage del Cermis, il presidente del Consiglio italiano dell'epoca, D'Alema, ipotizzò una revisione del Trattato di Londra del 1951 che regola la giurisdizione cui sono sottoposti i militari della Nato stazionati all'estero, annunciando l'abolizione del segreto sul trattato bilaterale italo-americano del 1954 e sull'accordo-quadro aggiuntivo del 1995.

"Il Governo - disse D'Alema alla Camera - ha stabilito di fronte alle richieste della Procura militare di Padova che indaga sulle eventuali responsabilità del comando italiano della base, e della Procura della Repubblica di Trento di accedere al testo dell'Accordo quadro bilaterale Italia-Usa del 20 ottobre 1954, di porre tali documenti a disposizione di quell'autorità giudiziaria. Si tratta dell'Accordo, finora secretato, che ha disciplinato, anche in virtù di successive integrazioni, l'uso da parte delle forze armate statunitensi delle infrastrutture concesse loro in uso nel nostro territorio. Noi non solo non opporremo il segreto, ma metteremo tali documenti a disposizione dell'autorità giudiziaria".

aereo militare americano


Nonostante questa dichiarazione d'intenti, il documento in questione non ha mai ottenuto il "via libera" americano, le venti vittime del Cermis sono state "barattate" in cambio dell'impunità dei top-gun americani, del trasferimento in Italia della Baraldini, e di un congruo indennizzo alle famiglie delle vittime. L'Accordo è rimasto segreto.

E' invece già giunto alla Commissione difesa della Camera il documento successivo, il cosiddetto "Shell Agreement", o accordo quadro, datato 2 febbraio 1995. Si tratta di un memorandum politico siglato per l'Italia dall'allora sottocapo di stato maggiore della Difesa generale Francesco Cervoni e dal vicecomandante delle forze armate statunitensi in Europa, generale Charles Boyd. E tuttavia, anche se non contiene novità clamorose, la sua lettura consente di vedere "dall'interno" i rapporti nelle basi Usa nel nostro paese, o più precisamente quelli che dovranno essere nel prossimo futuro: perché, anche se porta la data del '95, il memorandum non è stato ancora applicato, vanno ancora stipulati dei protocolli d'intesa base per base. Finora la stessa esistenza del dossier era stato tenuta segreta. "Non ne sapevamo nulla - disse Valdo Spini, allora presidente della commissione Difesa che ottenne il memorandum dal governo - anche perchè nemmeno Andreatta, all' indomani della tragedia del Cermis, nel riferirne alla Camera fece cenno all'accordo esistente".

Il testo consiste di cinque articoli e di due allegati: il primo è un modello per futuri accordi "tecnici" base per base sull'uso delle installazioni, una specie di formulario prestampato con spazi in bianco per gli elementi specifici di ogni base; il secondo prevede la procedura per la restituzione delle installazioni o delle infrastrutture.

L'aggressione atlantica alla Jugoslavia, e poi quella all'Iraq, hanno riproposto la realtà dell'Italia come "paese a sovranità limitata", testimoniata dalla presenza delle basi americane in Italia, dal perdurare di accordi segreti per l'uso di tali basi, sconosciuti persino al Parlamento.

Le gravissime violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario hanno provocato una ferita insanabile all'ordinamento giuridico internazionale ed una definitiva perdita di credibilità delle Nazioni Unite.

In base alla criminale "dottrina" della "guerra preventiva", che costituisce il fulcro della nuova strategia di sicurezza nazionale americana, il governo degli Stati Uniti si riserva il diritto di tutelare i propri interessi nazionali, facendo ricorso unilateralmente all'uso della forza nei confronti dei cosiddetti Stati-canaglia.

Alla luce della risoluzione 3314 (dic. 1974) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite l'azione militare anglo-americana in Iraq si qualifica come "guerra di aggressione" e "crimine contro la pace".

Tornando al problema della concessione delle basi militari, ricordiamo che è stata attuata, durante la guerra d'aggressione contro l'Iraq, la partenza da una installazione militare veneta di truppe d'élite statunitensi dirette nel Kurdistan iraqeno. Il movimento di truppe è stato deciso sulla base di indirizzi espressi dal Consiglio supremo di difesa: secondo tale ipocrita indirizzo di comportamento, l'uso delle installazioni non sarebbe stato consentito per attacchi diretti all'Iraq, ma solo per il transito e le attività logistiche e di sorvolo.

La questione presenta rilevanti riflessi di natura costituzionale ed internazionale. Per quanto riguarda gli aspetti legati alla nostra Costituzione, basta richiamare l'art. 11 che, ripudiando la guerra, implicitamente esclude che la concessione delle basi possa considerarsi costituzionalmente legittimo, se il loro uso è finalizzato a supporto di una guerra di aggressione. Per quanto attiene, invece, agli aspetti più propriamente internazionalistici si ritorna alla natura dei famosi patti bilaterali : l'accordo bilaterale Italia-Usa sulle infrastrutture del 1954 (segreto) e il "memorandum bilaterale d'intesa" che ne attua le disposizioni (1995).

Il memorandum d'intesa prevede una giurisdizione italiana sulla installazione e il personale italiano, e statunitense sul personale americano. L'ufficiale americano ha l'obbligo di notificare all'ufficiale italiano (che deve approvarli) "gli aumenti temporanei di personale militare". Inoltre, "…gli aumenti temporanei di personale associati ad operazioni già approvate dal governo italiano saranno coordinate con il comando italiano". (annesso A, titolo VI, artt. 3 e 4).

Secondo il governo italiano, le autorità americane avrebbero fornito assicurazioni sulla natura solo "umanitaria" dei compiti assegnati ai paracadutisti USA; è inutile dire che abbiamo visto ormai troppe volte quale sia l'interpretazione della parola "umanitario" in sede atlantica. In genere la parola "umanitario" si traduce con aggressione a popolazioni civili, bombe cluster, bombe all'uranio, "danni collaterali", "effetti indesiderati", che, secondo una traduzione più accurata, si risolvono in massacri, devastazioni, distruzioni. Ecco quindi configurarsi, sia nel caso della Serbia che nel caso dell'Iraq, la responsabilità internazionale dell'Italia per complicità con gli Stati Uniti nella commissione di un fatto illecito internazionale.


Esaminiamo nel dettaglio gli accordi che ci legano alla Nato:

NATO - Il 4 aprile 1949 veniva firmato a Washington il patto atlantico (North Atalantic Trade Organization ) e tra i firmatari di quel patto c'è anche l'Italia. Il patto entrò in vigore il primo agosto del 1949.

LE BASI - il trattato Italia-USA del 1954 resta tuttora segreto. Nel marzo 1999 fu divulgato un altro accordo tra Italia e Stati Uniti che riguarda le basi Usa su territorio italiano. Lo "shell-agreement" (accordo-conchiglia), datato 2 febbraio 1995 sancisce poteri precisi del comandante italiano della base, mentre il comando operativo spetta a quello americano. Un'altra considerazione riguarda lo spazio aereo, il controllo del traffico aereo si svolge secondo le regole e le modalità stabilite dalle autorità italiane. L'intesa stabilisce che le installazioni sono poste "sotto il comando italiano" anche se il comando Usa esercita "il controllo pieno sul personale, l'equipaggiamento e le operazioni statunitensi". Il vertice americano deve quindi preventivamente informare il comando italiano "in merito a tutte le attività di rilievo, con particolare riferimento alle attività operative e di addestramento nonché agli avvenimenti o inconvenienti che dovessero verificarsi".

PATTI SEGRETI - Il trattato Italia-Usa del 1954, invece, continua a essere segreto come ha confermato il colonnello Karrol, responsabile delle basi di supporto logistico, la scorsa settimana al parlamentare dei Verdi Paolo Cento che ha visitato la base americana di Camp Darby. Proprio per questo, dopo la visita del deputato italiano lo stesso ha chiesto al Parlamento la convocazione "segreta" come impone l'articolo 64 della Costituzione italiana "affinché i ministri della Difesa e degli Esteri e gli stessi presidenti del Consiglio che si sono succeduti dal 1954 a oggi ci spieghino il perché del silenzio sulle armi nucleari e su quelle all'uranio impoverito". "Non dimentichiamo – ha concluso Cento – che Camp Darby è una delle sei basi americana in tutto il mondo utilizzata non solo come deposito, ma anche per predisporre e movimentare il materiale bellico".


MARTEDì 30 GENNAIO 2001
XIII LEGISLATURA
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI

Commissione parlamentare d'inchiesta sulle responsabilità relative alla tragedia del Cermis

PARTE I
IL FATTO E LE REAZIONI DEGLI ORGANI ISTITUZIONALI ITALIANI
1. L'evento
1.1. Contesto operativo: Bosnia, Jugoslavia e ruolo operativo della NATO e dell'Italia

"Per consentire una più completa comprensione dei fatti che hanno determinato la tragedia del Cermis, è opportuno ricostruire sinteticamente il contesto nel quale si è svolto il volo incriminato. Considerata la situazione nell'ex Jugoslavia, nel dicembre '95 il Consiglio del Nord Atlantico ha autorizzato l'operazione Joint Endeavour, affidando ad una forza multinazionale di 60.000 uomini (IFOR), diretta dalla NATO, il compito di assicurare l'attuazione degli aspetti militari degli accordi di pace di Dayton, che ufficialmente hanno segnato la fine della guerra (Parigi, 14 dicembre '95). Successivamente, nel dicembre '96 l'IFOR è stata sostituita da una forza di stabilizzazione (SFOR) composta da circa 30.000 unità. Dall'estate del '98 la stessa SFOR adotterà una strategia di transizione che porterà a una riduzione graduale e progressiva della struttura per permettere la realizzazione dei profili civili degli accordi, strategia fatta propria dall'Alleanza Atlantica nel dicembre dello stesso anno. Già dal gennaio '98, però, la tensione nell'area balcanica si è spostata, o meglio, si è accentuata nel Kosovo, fino ad indurre la NATO alla decisione di effettuare missioni aeree d'attacco su obiettivi predeterminati della ex Jugoslavia a partire dal 24 marzo 1999.

Al riguardo, si ricorda più in dettaglio che l'operazione SFOR, denominata «Deliberate Guard (DG)», operazione di controllo e monitoraggio della situazione bosniaca nel dopo Dayton, è subentrata all'operazione IFOR «Joint Endeavour», che a sua volta aveva sostituito «Deny Flight» (operazione militare sul territorio dell'ex Jugoslavia precedente gli accordi di Dayton, che dal 12 aprile '93 al 20 dicembre '95 aveva accumulato complessivamente circa centomila missioni, tra voli operativi e addestrativi, svolti prevalentemente nei cieli della Bosnia). L'operazione «Deliberate Guard» avrebbe dovuto concludersi nel luglio '97, ma si decise di prolungarla di un altro anno, vista la precarietà della situazione bosniaca. In totale, come asserito dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, gen. Arpino, le Forze aeree dell'Alleanza hanno effettuato circa duecentomila missioni. Per quel che riguarda la «Deliberate Guard», dal 22 agosto '97 al 3 febbraio '98, giorno dell'incidente, il Gruppo di volo VMAQ-2 ha effettuato 254 sortite totali, di cui 164 in ambito operativo, 69 addestrative di squadriglia e 21 voli funzionali di controllo.

La tragedia del Cermis si colloca in questo contesto: quando è avvenuto il fatto, la NATO stava trasformando una forza di peace enforcing in forza di peace keaping in Bosnia.

Per consentire alla NATO di svolgere con la richiesta efficacia le missioni aeree nei Balcani, l'Italia, considerata la sua collocazione geografica, ha concesso la disponibilità dell'uso delle basi aeree esistenti sul territorio, con il relativo supporto tecnico-logistico, a tutti i reparti dei Paesi partecipanti. Nella base di Aviano, già sede del 31o FW dell'USAF (Fighter Wing, cacciabombardiere, dotato di velivoli F16), si sono rischierati, per periodi a rotazione, velivoli spagnoli, inglesi e anche statunitensi dell'US Marine Corps, con gruppi di aerei F18 e EA-6B Prowler.

Le attività operative di questi ultimi, e quelle addestrative propedeutiche, concernenti le missioni NATO sulla Bosnia, erano gestite, dal punto di vista dell'impiego dei mezzi assegnati e del loro controllo tattico, direttamente dal CAOC (Combined Air Operation Centre) della V ATAF di Vicenza (Allied Tactical Air Force). Diversamente, le attività addestrative degli stessi gruppi, relative, però, ad altre esigenze (a carattere nazionale, quali eventuali voli funzionali o di prove tecniche, di riqualificazione/ riabilitazione degli equipaggi) venivano notificate alle autorità italiane tramite il comando del 31o FW, che provvedeva all'elaborazione del piano giornaliero dei voli (PVG) e ne curava l'inoltro alla competente agenzia, per l'autorizzazione.

1.2. Descrizione del volo del 3 febbraio 1998, impatto e conseguenze

Il programma di volo del gruppo VMAQ-2 (Marine Tactical Electronic Warfare Squadron 2), del 3 febbraio 1998, predisposto il giorno precedente, prevedeva come secondo evento un volo addestrativo a bassissima quota, con nominativo di missione EASY 01, lungo il percorso denominato AV047 (piano di volo standard a bassa quota del 31o FW USAF di stanza ad Aviano, approvato dalle competenti autorità dell'Aeronautica Militare italiana) con un tempo di volo previsto di un'ora e trenta minuti. Tale volo addestrativo non è attribuibile alla NATO, si trattava, infatti, di una missione nazionale USA, come confermato dal gen. Clark, comandante in capo delle forze americane in Europa, nel respingere la richiesta italiana di rinunciare alla giurisdizione prioritaria.

(...)

Data l'impossibilità materiale di tenere sotto controllo positivo radar i velivoli che volano a BBQ in aree montagnose, solo a seguito delle indagini e degli accertamenti effettuati, è stato possibile individuare tre fasi della rotta durante le quali sono state commesse delle palesi violazioni alle regolamentazioni relative al volo a BBQ. In sintesi: nella prima fase, da Aviano a Ponte di Legno, non è stata rispettata né la quota, né la velocità, né, talvolta, la prua; nella seconda tratta, il sorvolo della pianura Padana, come noto densamente popolata e con numerosissimi centri abitati, è stato effettuato a tratti a quote inferiori a quelle autorizzate e fino a cento metri d'altezza; la terza fase, tra l'imbocco della Val di Fiemme, dal lago di Stramentizzo, fino al Cermis, è durata non più di un minuto. L'aereo è entrato in Val di Fiemme ad una quota oscillante tra i 260 e i 300 metri, per abbassarsi, poi, fino a circa 110 metri nel punto d'impatto, percorrendo lo spazio che mancava per raggiungere la funivia con punte di velocità intorno ai 540 nodi. Inoltre, nel tratto Riva del Garda- punto dell'incidente, lo scostamento dal percorso previsto dal piano di volo è stato di 8 miglia, chiaramente superiore alle tolleranze ammesse (5 miglia), in quanto il pilota ha seguito l'andamento delle vallate, anziché la rotta prevista al di sopra di esse.

Alle ore 14,13 del 3 febbraio '98, il velivolo ha impattato e strappato le funi portante e traente zavorra della funivia del Cermis, presumibilmente in virata a sinistra, con una traiettoria verso il basso. La cabina in discesa si trovava a circa 300 metri dalla stazione d'arrivo. Il punto d'impatto è stato stimato a circa 40/50 metri di distanza dalla cabina, a valle della stessa. La cabina è precipitata al suolo, sbattendo prima sul crinale della montagna e, quindi, roteando e ricadendo capovolta.

Sono morti gli italiani: Marcello Vanzo, di Cavalese (Trento), manovratore della cabina in discesa, 57 anni, Edeltrand Zanon, nata a Innsbruck, 56 anni, residente a Bressanone e Maria Steiner, 61 anni, di Bressanone; i polacchi: Ewa Strzelczyk, 38 anni, e il figlio Filip, 13 anni, di Gliwice; i belgi: Rosemarie Ian Paul Eyskens, 25 anni di Kalmthout, Sebastian Van den Heede, 27 anni di Brugge, Hadewich Anthonissen, 25 anni di Vechelderzande, Stefaan Vermander, 28 anni di Assebroek, Stefan Bekaert, 38 anni di Leuven; l'olandese Ada Jannetje Elena Groenleer, 21 anni di Apeldoorn; l'austriaco Anton Voglsang, 38 anni di Vienna; i tedeschi: Sonja Weinhofer, 24 anni, nata a Monaco e domiciliata a Vienna, Annelie Wessig, 41 anni, Harald Urban, 41 anni, Michael Poetschke 24 anni, Dieter Frank Blumenfeld, 47 anni, Egon Uwe Renkewitz, 47 anni, Marina Mandy Renkewitz, 24 anni, tutti residenti a Burgstadt e Juergen Wunderlich, 44 anni di Hartmannsdorf. Restò gravemente compromesso a livello psichico e impossibilitato a condurre una vita normale il manovratore della cabina in salita, Marino Costa, rimasto cinquanta minuti nel vuoto, prima dell'arrivo dei soccorsi.

Dopo l'impatto l'aereo si è portato in quota e ha proseguito il volo in condizioni di emergenza. La collisione ha causato danni alla struttura della semiala destra ed alla parte superiore dello stabilizzatore verticale. è risultato gravemente danneggiato anche il contenitore del radiodisturbatore (POP). La missione «EASY 01» ha ripreso il contatto radio con la torre di Aviano alle 14,18',10" a 10 miglia nautiche ad ovest del campo, sulla radiale 245o, ha dichiarato emergenza ed è atterrato, ingaggiando la prima barriera d'arresto, alle 14,26',40". L'equipaggio ha spento i motori ed ha effettuato l'abbandono rapido del velivolo. In tale frangente il cap. Raney si è fratturato una caviglia (prognosi trenta giorni). Il cap. Ashby e il cap. Schweitzer hanno abbandonato il velivolo per ultimi.

1.3. Le reazioni del Parlamento, del Governo e delle amministrazioni locali.

A partire dai giorni successivi alla tragedia, l'attività parlamentare di sindacato ispettivo ha registrato interventi da parte di tutte le forze politiche, talmente numerosi da non poter trovare spazio in questa sintesi. La loro qualità, l'incisività dei contenuti e l'attenzione con cui l'intera classe politica italiana ha partecipato al dramma consumato il 3 febbraio 1998 a Cavalese ha determinato numerose dichiarazioni da parte dei Governi succedutisi dal '98. Si è trattato di risposte ad interpellanze ed interrogazioni, non sempre condivise dai richiedenti ma che rimangono comunque come precise prese di posizione del Presidente del Consiglio, dei Ministri e dei Sottosegretari, a partire dalla prima comunicazione, presentata alle Commissioni Difesa riunite di Camera e Senato dall'allora Ministro della Difesa, Beniamino Andreatta, il 5 febbraio 1998.

Dopo aver dichiarato, in apertura del discorso, che «nessun pericolo sarebbe derivato se il velivolo si fosse attenuto alle norme cui era obbligato attenersi e che erano state regolarmente comunicate ai responsabili dell'aviazione alleata su Aviano» e smentito l'esistenza di qualsiasi avaria a bordo dell'EA-6B prima dell'impatto con la funivia, il Ministro Andreatta ha annunciato l'intenzione di costituire un gruppo di lavoro che, in concertazione coi Ministeri dei Trasporti, dell'Interno, delle Finanze e di Grazia e Giustizia, elaborasse un apposito schema di disegno di legge a garanzia della convivenza tra operazioni aeree e salvaguardia della popolazione civile dal rumore. Nello specifico il Ministro Andreatta ha segnalato la necessità di una «suddivisione del territorio italiano in zone in cui vengono effettuati sorvoli a quote minime variabili, in funzione della densità della popolazione; la diminuzione generale dei voli a bassa quota, in relazione alla progressiva introduzione di armamenti laser e delle nuove tattiche di volo; lo spostamento sul mare o all'estero di buona parte dell'attività aerea più rumorosa; la continua e capillare sensibilizzazione del personale di volo presso i reparti; la rinuncia a forme d'addestramento importanti, ma non indispensabili, per la formazione del personale navigante (ad esempio la rinuncia alla maggior parte dei voli notturni estivi d'addestramento)». Lo stesso Ministro ha ricordato che sia il Segretario di Stato della Marina statunitense, sia il Segretario alla Difesa Cohen, hanno assicurato il «massimo impegno ad agire con rapidità ed energia per un esauriente accertamento delle cause e per la conseguente adozione dei più appropriati provvedimenti preventivi» ed ha confermato che gli Stati Uniti hanno sospeso immediatamente tutti i voli a bassissima quota dei reparti statunitensi rischierati in Italia. Il Ministro Andreatta ha preannunciato «ulteriori riduzioni dell'attività addestrativa basica a bassissima quota dei reparti alleati in modo rotativo comunque rischierati sul territorio nazionale. Ciò è ottenibile inserendo chiaramente negli accordi con i paesi alleati che l'unica attività a bassissima quota autorizzata è quella addestrativa avanzata (con esclusione di quelle di mantenimento delle capacità basiche) finalizzata all'esecuzione delle missioni in Bosnia» ed ha annunciato d'aver disposto che «le forze armate incrementino le attività specialistiche di educazione e formazione di appositi quadri, attività che dovrà essere seguita dal personale navigante e da quello di diretto supporto alle attività aeree in tutte le fasi d'addestramento». Quanto alla NATO, in nessun modo si deve invocare l'allontanamento delle forze alleate dal nostro Paese perché «finiremmo col rinazionalizzare la nostra sicurezza e la nostra difesa, con tutte le disastrose conseguenze politiche ed economiche che ne deriverebbero». L'intervento del Ministro si è concluso con un accenno alle intenzioni statunitensi di procedere ad una prima liquidazione dei danni immediata, incoraggiate dal Governo, con la riconferma dell'attribuzione della giurisdizione al Paese di appartenenza dell'equipaggio dell'aereo che ha causato il disastro e con l'osservazione che «la rinazionalizzazione della politica della sicurezza richiederebbe profonde revisioni e forte impegno da parte dello Stato italiano per quanto concerne le dimensioni e l'equipaggiamento del suo modello militare e porterebbe, in una fase in cui i rischi si concentrano nell'area meridionale dell'Europa , un profondo indebolimento della sicurezza nazionale».

(...)

Sempre per conto del Ministero della Difesa, in data 31 marzo 1998, il Sottosegretario Giovanni Rivera, riconfermando i contatti in corso con gli Stati Uniti per il risarcimento danni alla comunità locale, ha ricordato che »lo stesso Presidente Clinton, in una pubblica dichiarazione, ha affermato che sarà fatta giustizia in tempi brevi. Per la disponibilità dimostrata dalle autorità americane e per la valenza politica da attribuire alle dichiarazioni del Presidente non si è reputato opportuno inoltrare formali note di protesta al Governo americano'.

L'attività di sindacato ispettivo aveva coinvolto, oltre al Ministero della Difesa, anche quello di Grazia e Giustizia. In data 19 febbraio 1998 l'allora Ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Maria Flick, in merito alle questioni sollevate in materia di giurisdizione, ha sottolineato che, sentiti i Ministri degli Affari Esteri e della Difesa, «è irrilevante, ai fini dell'individuazione della norma applicabile sul punto della giurisdizione, la circostanza relativa al carattere nazionale statunitense ovvero al carattere NATO del volo di addestramento del velivolo coinvolto nell'incidente». .

...

«Il Governo ha stabilito, di fronte alle richieste della Procura militare di Padova che indaga sulle eventuali responsabilità del comando italiano della base, e della Procura della Repubblica di Trento di accedere al testo dell'Accordo quadro bilaterale Italia-Usa del 20 ottobre 1954, di porre tali documenti a disposizione di quell'autorità giudiziaria. Si tratta dell'Accordo, finora secretato, che ha disciplinato, anche in virtù di successive integrazioni, l'uso da parte delle forze armate statunitensi delle infrastrutture concesse loro in uso nel nostro territorio. Noi non solo non opporremo il segreto, ma metteremo tali documenti a disposizione dell'autorità giudiziaria. è di fatto l'impegno comune ad aggiornare gli accordi particolari tra Italia e Stati Uniti per quanto attiene agli aspetti operativi del funzionamento delle basi presenti sul territorio italiano. Aggiornamento del resto già avviato con il Memorandum d'intesa firmato dai Ministri della Difesa italiano e statunitense nel febbraio del 1995 (denominato »Shell agreement«), e che introduceva nuove normative e vincoli per ogni singola base presente sul nostro territorio. Tale documento, coperto fino a questo momento da riservatezza, il Governo ha deciso di mettere a disposizione del Parlamento e, cioè, delle Commissioni Difesa del Parlamento, perché possano prenderne piena conoscenza». Ed ha concluso con precise indicazioni sugli Accordi NATO del 1951: «In questo quadro sarà necessario aprire una riflessione all'interno dell'Alleanza sulle modalità con cui gli Accordi del 1951 trovano oggi applicazione. Ho visto che in questo senso si è espresso anche il Parlamento Europeo in un documento approvato proprio oggi. Ho parlato di modalità con cui quegli Accordi trovano applicazione. è evidente infatti che, pur rimanendo fermi i principi della giurisdizione così come sono formulati in quegli Accordi, è possibile in primo luogo che nella pratica se ne pretenda l'applicazione soltanto in casi straordinari; in secondo luogo, che quando la giurisdizione venga attuata dal Paese che invia possano esservi determinate garanzie per il Paese nel quale è avvenuto il presunto reato, compresa quella di potersi costituire in giudizio. Vorrei aggiungere che è del tutto evidente che- se alla fine dei procedimenti penali in corso negli Stati Uniti- le responsabilità della tragedia di Cavalese non venissero accertate, (e questo ho detto con assoluta franchezza al Presidente degli Stati Uniti e, ancora in queste ore, al Segretario Generale della NATO, che ha voluto chiamarmi ed esprimermi la sua solidarietà) tanto più si accentuerebbe la necessità non solo di una discussione circa le modalità di attuazione di quegli Accordi ma la necessità di un adattamento e di un aggiornamento degli accordi stessi perché risulterebbe evidente la loro inadeguatezza».

Il 12 marzo 1999 il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, Sergio Mattarella, riconfermando quanto già espresso dal presidente, è intervenuto per sottolineare il ruolo della NATO e quello dell'Italia all'interno dell'Alleanza Atlantica. «La NATO è, probabilmente, la struttura internazionale che, dopo la fine della guerra fredda, ha, con maggior prontezza, adeguato finalità e strumenti al nuovo contesto internazionale, svolgendo un ruolo chiave per fronteggiare i nuovi rischi per la pace e la sicurezza nel continente europeo. L'Italia, va sottolineato, non ha in alcun modo subito tale trasformazione ma, al contrario, ha svolto al riguardo un ruolo di rilievo contribuendo, tra l'altro, in modo assai significativo alle missioni di pace promosse dall'Alleanza. Nell'ambito della NATO, inoltre, è all'ordine del giorno, come è noto, la costruzione di una forte identità europea nel quadro dell'Alleanza, al fine di realizzare, al contempo, una maggiore integrazione politica e militare e una assunzione di responsabilità superiore, più alta, da parte dei paesi europei. Identificare nella NATO un'espressione dell'egemonia americana risulta, anche sotto questo aspetto, decisamente anacronistico».

Il lavoro della nostra Commissione ha portato poi ad altre importanti prese di posizione da parte del Governo italiano. Nell'audizione del 1o marzo 2000 il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti, di cui si è già trattato nella Parte I, ha dichiarato: «Penso -su questo vi è un'iniziativa concreta e diretta da parte del Governo italiano- che quei trattati (cioè quello di Londra del 1951 e il BIA del 1954) vadano modificati soprattutto in un punto, cioè in quello della perseguibilità, anche nel territorio in cui si è concretamente operativi, di fronte ad evidenti, palesi ed immotivate trasgressioni». Ed ha aggiunto: «La revisione del trattato di Londra del 1951 »può«- e lo dico tra virgolette- dare una risposta alla nostra sete di giustizia, ma deve essere attentamente valutata al fine di non creare difficoltà ai militari italiani impegnati in operazioni della NATO». Il Sottosegretario Minniti ha anche sottolineato che «vi è una parte relativa al governo delle singole basi che ha bisogno di una nota aggiuntiva riguardante la specificità di ogni singola base» e ricordato «il significativo passo avanti che si sta facendo, perché passiamo da regolamenti classificati segreti a regolamenti che noi auspichiamo siano il più possibile declassificati, soprattutto per quanto riguarda l'interrelazione tra la base e l'ambiente circostante».

PARTE II
IL QUADRO GENERALE DELL'ATTIVITà DI INCHIESTA DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE
1. L'attività della Commissione parlamentare. Audizioni e missioni.

La Commissione ha iniziato i suoi lavori procedendo, in primo luogo, all'acquisizione della documentazione relativa ai procedimenti svolti in seguito alla sciagura, e precisamente: le tre indagini giudiziarie italiane, le due inchieste amministrative militari, italiana ed americana, ed i processi tenutisi negli Stati Uniti, presso la Corte marziale di Camp Lejeune. Ha quindi avviato un fitto programma di audizioni e missioni, per avere il quadro completo dei fatti e dei provvedimenti presi e per approfondire le principali questioni emerse dallo studio della documentazione.

Sono stati ascoltati, in primo luogo, i rappresentanti del pubblico ministero che hanno sostenuto l'accusa davanti al tribunale penale di Trento ed ai tribunali militari di Padova e Bari. Tali audizioni hanno permesso di sentire dalla viva voce dei protagonisti i criteri seguiti nello svolgimento delle indagini, le difficoltà incontrate, le principali questioni emerse e le impressioni che hanno ricavato dall'incontro con i militari coinvolti a diverso titolo nei fatti. è stata poi l'occasione per risolvere alcuni dubbi in merito all'esito dei processi ed al percorso logico-giuridico seguito. Successivamente la Commissione ha sentito in audizione i rappresentanti del Governo, nelle persone del Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio e del Ministro della Difesa, che hanno contribuito alla comprensione del quadro di accordi che vincolano il nostro Paese sul piano internazionale, in relazione agli obblighi derivanti dall'Alleanza atlantica, nonché del processo di revisione di tali accordi.

(...)

In data 29 marzo 2000 è stato audito il Ministro della Difesa Sergio Mattarella, che ha evidenziato i seguenti punti:

la NATO ha svolto un ruolo essenziale nel superamento del confronto est- ovest in cui l'Italia ha sempre avuto una posizione strategica ed è ora impegnata in un processo di sviluppo, contribuendo alla creazione di un nuovo sistema di sicurezza comune in Europa. Pertanto il problema non riguarda l'eliminazione delle forze alleate, in particolare statunitensi, sul nostro territorio, che comunque non può essere intesa come limitativa della sovranità nazionale, bensì una sempre più appropriata regolamentazione delle forme e dei modi che caratterizzano questa presenza;

(...)

In data 5 aprile 2000 è stato audito il comandante dell'aeroporto militare di Aviano, Col. Alessandro Tudini, che ha evidenziato i seguenti punti:

il compito del comandante di Aviano è fondamentalmente quello di sovrintendere alla puntuale e corretta applicazione degli accordi bilaterali in vigore, che sanciscono i limiti ed i vincoli della presenza americana nella base. I settori di intervento sono l'attività di volo in generale, i servizi del traffico aereo (per i quali il comandante italiano è il primo responsabile), il controllo della presenza numerica del personale civile e militare americano stanziale e in presenza temporanea, la difesa locale e la sicurezza delle installazioni, i rapporti con le autorità civili e militari della zona e l'applicazione delle direttive particolari che vengono emanate da una superiore autorità;

dopo il tragico evento sono state raddoppiate le altitudini minime per la condizione del volo a bassa quota; è stata creata una zona di divieto di sorvolo sino a 13 mila piedi nei dintorni di Cavalese per un raggio di 30 chilometri; è stata sottolineata la necessita del contatto radar positivo, dove è possibile per la condizione del terreno, durante tutta la conduzione della missione; è stata sancita l'obbligatorietà per la pianificazione dell'uso di carte italiane; è stato stabilito che qualsiasi gruppo si rischieri sul suolo nazionale debba ricevere un briefing sulle regole che sovrintendono la conduzione del volo a bassa quota in Italia da personale competente dell'Aeronautica Militare italiana.

(...)

Il 21 novembre la Commissione ha incontrato il vice Capo di Stato maggiore della difesa (Joint Chiefs of Staff) Richard Myers che ha ribadito il ruolo essenziale svolto dall'Italia nell'ambito della NATO, come ha evidenziato la recente vicenda del Kosovo. Ha quindi sottolineato, come aviatore, il suo dolore per l'incidente del Cermis, e si è impegnato a fornire in tempi rapidi le risposte alle richieste della Commissione, tenuto anche conto dei tempi ristretti derivanti dalla imminente conclusione della legislatura.

Con lettera del 14 dicembre 2000, l'Ambasciatore americano Thomas Foglietta ha comunicato la risposta del suo Governo alle richieste formulate a Washington. Rinnovando la piena disponibilità a garantire l'assistenza tecnica e legale per l'esame della documentazione già trasmessa alla Commissione, ha escluso l'eventualità di fornire altra documentazione, ostandovi la legislazione americana, in particolare quella in materia di protezione dei dati personali. Ugualmente ha escluso la possibilità di svolgere un'inchiesta sulla sicurezza del volo a norma dell'accordo di standardizzazione NATO (STANAG 3531), visto che si era già valutata questa possibilità e si era poi deciso di condurre un'indagine che permettesse la partecipazione italiana ai lavori. Quindi, a parere del Governo americano, non sarebbe produttivo svolgere ora questo tipo di indagine.

(...)

APPENDICE
1. Contesto normativo.
Contesto normativo per la regolamentazione delle operazioni, riguardanti le presenze militari straniere della NATO sul territorio italiano e in particolare degli Stati Uniti e per la concessione di Basi ed Infrastrutture alle Forze statunitensi in Italia.

Trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington nel 1949 e ratificato con la legge del 1 agosto 1949 n. 465. Prevede la creazione di una organizzazione militare di difesa fra tutti i Pesi aderenti

Convenzione sullo Statuto delle forze (SOFA), firmata a Londra nel 1951 e ratificata dall'Italia nel 1955 (trattato NATO SOFA). Stabilisce le norme generali relative alla presenza di personale di uno o più paesi Nato sul territorio di un altro paese dell'Alleanza.

Accordo tecnico aereo Italia Usa del 30 giugno 1954. Definisce i limiti delle attività operative, addestrative, logistiche e di supporto che i velivoli americani possono effettuare sul territorio italiano.

Accordo bilaterale italo-americano (BIA) sulle infrastrutture, stipulato il 20 ottobre 1954. Regola le modalità per l'utilizzo delle basi concesse in uso alle Forze USA sul territorio nazionale ed è generalmente conosciuto come «Accordo Ombrello». In conformità al BIA sono stati approvati, nel corso degli anni, vari Memorandum d'intesa, tecnici e locali per regolamentare diversi aspetti connessi all'uso delle singole basi. Con riferimento in particolare alla base di Aviano, sono stati stipulati un Memorandum d'uso nel 1956, ed uno successivo il 30 novembre 1993, unitamente al relativo accordo tecnico dell'11 aprile 1994.

Allo scopo di procedere alla revisione degli Accordi Tecnici è stato approvato il Memorandum di intesa (MOU) noto come «Shell agreement» del 2 febbraio 1995, in attuazione del BIA del '54, relativo alle installazioni ed infrastrutture concesse in uso alle Forza statunitensi in Italia. Esso prevede la stesura e la revisione del Technical Agreement (Accordo tecnico - TA) per ciascuna base utilizzata.

d'intesa del 15 dicembre 1995. Si tratta di un accordo stipulato tra il Ministero della Difesa italiano ed il Comando Supremo delle Forze Alleate in Europa (SHAPE), riguardante la fornitura di supporto logistico alle Forze esterne in transito o temporaneamente stanziate sul territorio italiano in applicazione del piano «Joint Endeavour» di SACEUR. Derivanti da questo MOU, reiterato ed applicato nel tempo a copertura delle operazioni in Bosnia e in Kosovo, sono stati elaborati tre sottoaccordi, da stipulare e firmare da parte delle tre Forze armate, che sono stati sottoscritti per l'Esercito e la Marina."


Se non avevate capito di vivere in un paese a "sovranità limitata"...ricordiamo che proprio in questi giorni il Ministro della Difesa Antonio Martino [NdR: membro della Fondazione Liberal] ha ribadito, a fronte di un'interrogazione dei deputati Cento, Deiana e Pisa, il diniego di rendere noti al Parlamento e al popolo italiano gli accordi segreti contenuti nel trattato bilaterale Italia - USA. Alla domanda su chi oggi sia custode e abbia accesso ai trattati bilaterali, non è stata data alcuna risposta.



Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori




e-mail


Visitate anche il blog di Kelebek

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca