Il Vaticano benedice l'Impero
settima parte
 

di Miguel Martinez




Questo è il settimo di una serie di articoli sulla svolta filoamericana del Vaticano. In cui si sondano le basi sociali e teologiche, la manovre dietro le quinte, i precedenti… se il discorso si fa complesso e lungo, portate pazienza.

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Dieci anni fa, Padre Richard John Neuhaus riuscì a far sottoscrivere un importante documento, intitolato "Evangelici e cattolici insieme", (versione italiana su Fisicamente) ad alcuni importanti esponenti evangelici e cattolici. Tra i cattolici, Avery Dulles, non ancora cardinale, Ralph Martin, uno dei fondatori del cosiddetto "rinnovamento" carismatico, l'allora arcivescovo di Denver Francis Stafford, attualmente a Roma quale presidente del Pontificio Consiglio per i laici, Francis George, che in seguito è diventato arcivescovo di Chicago e il cardinale John O'Connor, arcivescovo di New York.

Significative anche le adesioni di parte evangelica: Charles Colson, un consigliere di Nixon finito in carcere ai tempi del Watergate e autore di un notevole romanzo apocalittico sulla costruzione del Terzo Tempio a Gerusalemme; Jesse Mirando delle Assemblee di Dio; Pat Robertson, telepredicatore, proprietario di miniere di diamanti che vive in un'immensa villa in cima a una montagna, con un aeroporto privato, che farebbe l'invidia della SPECTRE di James Bond. Un altro firmatario era Bill Bright, oggi defunto, fondatore del Campus Crusade, un'organizzazione con 26,000 dipendenti a tempo pieno e 225,000 volontari (ci permettiamo qualche dubbio sulla pretesa secondo cui il suo film sulla vita di Gesù sarebbe stato visto da 4,1 miliardi di persone). Ma guardando le immagini in fondo alla pagina, si capirà meglio.

Il gruppo di dialogo organizzato da Neuhaus aveva aperto i lavori con una cena a New York, con la partecipazione e un intervento del cardinale Edward I. Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani.

La dichiarazione sottolinea le differenze teologiche tra evangelici e cattolici ("Forse queste divergenze non saranno mai risolte fino alla venuta del Regno"), ma anche la necessità di lavorare insieme per alcuni obiettivi molto concreti. Ad esempio, i missionari evangelici e cattolici hanno in comune un problema:

"L'Islam, che in molti casi nega la libertà di testimoniare il Vangelo, deve costituire una crescente preoccupazione per coloro che hanno a cuore la libertà della religione e della missione cristiana."
Non si nega il diritto di evangelici e cattolici di proselitizzarsi a vicenda; ma i firmatari sottolineano la praticità di una sorta di tacito accordo di non concorrenza:
"considerando il gran numero di non cristiani che ci sono nel mondo e l'enorme sfida che questo rappresenta per il nostro comune impegno di evangelizzazione, non è teologicamente legittimo, né costituisce un uso prudente delle risorse di una comunità cristiana, concentrarsi sul proselitismo tra i membri attivi e praticanti di un'altra comunità cristiana." "Così come siamo legati insieme da Cristo e dalla sua causa, così siamo legati insieme dall'impegno di batterci contro tutto quanto si oppone a Cristo e alla sua causa."
Infatti, se la teologia divide, la politica - e la missione americana - unisce:
"Con i fondatori dell'esperimento americano, affermiamo che questo ordine costituzionale non è composto solo da regole e procedure ma è anzitutto un esperimento morale. Con loro manteniamo fermo che solo un popolo virtuoso può essere libero e giusto, e che la virtù è garantita dalla religione."
Ci si batte innanzitutto insieme per la "libertà religiosa". Come la "libertà d'impresa", questo termine ha molti significati: può riferirsi al diritto di ognuno di preservare i propri costumi e la propria libertà di coscienza, ma può anche riferirsi al diritto di una potente "chiesa elettronica" statunitense di entrare in qualunque paese del mondo, a caccia di anime. Negli Stati Uniti, significa in larga misura il diritto delle chiese di continuare a non pagare le tasse pur raccogliendo fondi per campagne politiche, sempre a sostegno del partito repubblicano.

Ci si batte poi contro l'aborto, il punto fondamentale che unisce da oltre trent'anni i conservatori di tutte le religioni.

Interessante è il riferimento alla scuola, che deve trasmettere

"alle generazioni future la nostra eredità culturale, che è inseparabile dall'influenza formativa della religione, specialmente ebraica e cristiana".
E deve farlo attraverso una politica che permetta ai genitori "di scegliere il tipo di scuola che considerano migliore per i loro figli". Una politica che ci troviamo, un decennio dopo, anche in Italia con la riforma scolastica di Luigi Berlinguer prima e di Letizia Moratti dopo.

Arriviamo poi ad alcuni punti cruciali:

"Affermiamo l'importanza di una libera economia non solo perché è più efficiente, ma perché si accorda meglio con la comprensione cristiana della libertà.[…]

Ci battiamo insieme per un rinnovato apprezzamento della cultura occidentale. […] Siamo ben consapevoli -- e grati -- del ruolo del cristianesimo nel formare e sostenere la cultura occidentale di cui siamo parte. Come avviene in generale nella storia, questa cultura è ferita dal peccato umano. Pressoché sola tra le culture del mondo, tuttavia, l'Occidente ha coltivato un atteggiamento di autocritica e di desiderio di imparare dalle altre culture. Quello che viene chiamato multiculturalismo può significare un'attenzione rispettosa alle differenze umane. Oggi tuttavia più spesso la parola "multiculturalismo" viene usata per affermare i valori di tutte le culture tranne la nostra. Mentre diamo il benvenuto ai contributi di altre culture e siamo sempre più attenti ai limiti della nostra, riceviamo la cultura occidentale come la nostra eredità e la assumiamo come un compito per trasmetterla in dono alle future generazioni."

E chi deve rappresentare la "cultura occidentale" se non l'esercito degli Stati Uniti? Infatti:
"Ci battiamo infine per una comprensione realistica e responsabile del ruolo dell'America negli affari internazionali. Il realismo e la responsabilità ci chiedono di evitare sia l'illusione di un potere illimitato che non sbaglia mai, sia la timidezza e l'egoismo dell'isolazionismo. La politica estera degli Stati Uniti deve riflettere una preoccupazione per la difesa della democrazia e -- dove è prudente e possibile -- per la promozione e il miglioramento dei diritti umani, fra cui ha un posto speciale la libertà religiosa.

[…] Siamo profondamente consapevoli che l'esperimento americano è stato tutto sommato -- una benedizione per il mondo e una benedizione per noi cristiani evangelici e cattolici. Siamo decisi ad assumere in pieno la nostra parte di responsabilità per questa "nazione unita sotto Dio", intendendo con questo che si tratta di una nazione che si trova sottoposta al giudizio, alla misericordia e alla provvidenza del Signore delle nazioni."

Un secolo fa, il Vaticano condannò il cosiddetto americanismo, una modesta eresia che sosteneva la separazione di chiesa e stato. Oggi un americanismo conclamato e armato ottiene la benedizione del Vaticano.





Tre immagini riguardanti Bill Bright ci dicono tutto sulla "religione americana":

religione americana come spettacolo

la religione americana come spettacolo:
manifestazione del Campus Crusade for Christ.
Notare lo sfruttamento congiunto di motivi della controcultura anni sessanta con il saccheggio imperiale dei costumi del popolo hawaiiano, sottomesso e mercificato



la religione americana come impresa:
Bill Bright, con il piglio deciso dell'uomo d'affari, fondatore del Campus Crusade for Christ, riceve il "premio Templeton per il progresso nella religione", valore un milione di dollari



la religione americana come autompiacimento democratico:
in evidente contrasto con l'immagine austera e lontana del papa, il predicatore - come il presidente degli Stati Uniti e come Superman - è uno proprio come noi. Solo molto più ricco.





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