Il Vaticano benedice l'Impero
quinta parte
 

di Miguel Martinez




Questo è il quinto di una serie di articoli sulla svolta filoamericana del Vaticano. In cui si sondano le basi sociali e teologiche, la manovre dietro le quinte, i precedenti… se il discorso si fa complesso e lungo, portate pazienza.

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Negli Stati Uniti esistono migliaia di denominazioni religiose. Eppure la grande maggioranza sono sorprendentemente simili tra di loro, tanto che Harold Bloom ha potuto dedicare un libro alla "Religione americana". La religione americana è un argomento che è stato trattato altrove su questo sito; ma qui interessa dire qualcosa sul rapporto tra la religione americana e la chiesa cattolica.

Gli Stati Uniti sono nati come un esperimento religioso fondamentalista e protestante, che si basava sul rifiuto di quanto vi fosse ancora di cattolico nel mondo anglosassone.

minaccia papista in vignetta americana

La "minaccia papista" in una vignetta di fine Ottocento

Un rifiuto rafforzato proprio dall'arrivo di migliaia di cattolici irlandesi, italiani, tedeschi e slavi, destinati a costituire per decenni un proletariato disprezzato, e accusati di costituire la quinta colonna di una diabolica monarchia straniera - il Vaticano - in terra americana.

Se le cose cambiano, è perché i cattolici hanno acquistato un peso sociale sempre maggiore, magari attraverso politici irlandesi senza scrupoli o mafiosi italiani, ma quello che conta è che molti cattolici oggi possiedono soldi e potere, e con essi, rispettabilità. E tendono, negli ultimi anni, ad abbandonare il loro partito etnico, quello dei democratici, per il partito repubblicano. Per riportarli a casa, il candidato democratico Kerry è costretto a vantarsi non solo di essere stato un serial killer di vietnamiti, ma anche di aver fatto il chierichetto in una parrocchia cattolica.

L'ecumenismo è sempre stato associato a quella che potremmo chiamare sommariamente l'ala "sinistra" della Chiesa. Ma esiste anche un ecumenismo proprio della destra più aggressiva: in questo sito parliamo a lungo di Tradizione, Famiglia e Proprietà, un gruppo brasiliano che sogna un ritorno quasi letterale al Medioevo, ma non esita a lavorare in stretto contatto con evangelici americani.

Per molti evangelici, il destino di tutti i cattolici sono le fiamme eterne dell'inferno, alla pari di ebrei, indù, musulmani e seguaci della New Age. Ma l'americanismo riesce a fare miracoli. Stiamo parlando infatti di quelli che si autodefiniscono "conservatori", ma che non sono per nulla persone inflessibili.

Il sedicente conservatore è spesso una persona autenticamente religiosa, e in molti casi cerca di vivere secondo canoni morali relativamente rigorosi. Ma è altrettanto buon conservatore colui che ritiene che il vero maschio possa andare a donne, ma debba farsi vedere in chiesa la domenica. A modo loro, anche i sodomizzatori di Abu Ghraib sono conservatori.

Per il resto, quello che viene spacciato per "conservatorismo" è l'adesione al credo più rivoluzionario di tutti i tempi. È la fede cieca nella lotteria del capitale, che oggi arricchisce il Nevada e domani riduce alla miseria la Corea; è l'abolizione di ogni forma di comunicazione e di conoscenza e la sua sostituzione con spettacoli di orrore, di sesso, di qualunque cosa stimoli il consumatore a pagare. È piena identificazione in guerre infinite, in saccheggi che trasformano milioni e milioni di uomini in esseri sradicati. È fede nell'incessante, travolgente divenire, nel flusso del denaro che tutto travolge - ghiacciai dell'Alaska, foreste dell'Amazzonia, bonobo del Congo, operai di Chicago, montanari dell'Afghanistan. Una rielaborazione del mondo che nemmeno il più fantasioso commissario sovietico avrebbe mai potuto immaginare.

Ora, il problema di questa rivoluzione è che è la rivoluzione della totale disuguaglianza, che abolisce ogni forma di garanzia per i deboli, che si tratti di nazioni o di individui.

Una rivoluzione in cui ha giocato la sua parte anche Karol Wojtyla, stando almeno a quello che dice uno degli uomini più autenticamente malvagi degli ultimi decenni, l'economista Milton Friedman. Intervistato da Paolo Mastrolilli (che abbiamo già incontrato nel ruolo di intervistatore/portavoce del cardinale Sodano), Friedman offre a Wojtyla una "promozione a pieni voti":

"Karol Wojtyla ha spostato la Chiesa cattolica da una concezione prevalentemente collettivista dell'economia, a una personalista. In sostanza, ha detto ai fedeli che l'economia di mercato non è congenitamente cattiva, anzi. La libera iniziativa imprenditoriale degli individui riflette e asseconda la generale libertà dell'uomo"
Nella linguistica orwelliana, "collettivismo" non significa solo il comunismo, ma persino le moderatissime idee cattoliche sulla responsabilità sociale. La Rerum novarum di Leone XIII non era certo un testo socialista, ma sosteneva comunque che il salario del lavoratore non era una merce come le altre, soggetta solo alla legge di domanda e offerta. Perché l'essere umano è comunque più importante del denaro. Il contrario di questa idea, cioè la tesi secondo cui il denaro deve decidere dell'essere umano, viene chiamato "personalismo" da Friedman.

Ne vediamo un esempio in una predica di padre Robert Sirico dell'Acton Institute, che sostiene la natura anticristiana di ogni misura sociale a difesa dei lavoratori, anzi, persino di liberi contributi da parte degli imprenditori a cause sociali, perché questi sminuirebbero l'unico elemento che conta: l'adesione tutta individuale dell'imprenditore ai "valori etici giudaico-cristiani".



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