La bellezza come arma politica

Tre in uno: jazzista, scrittore e attivista
una conversazione con Gilad Atzmon

seconda parte
 




di Manuel Talens


Per agevolare la lettura, questa intervista è stata divisa in più parti.

Alla nota introduttiva
Alla parte successiva

MT: Insisto: sei pronto ad accettare che questi antisionisti ebrei, che secondo te sono semplicemente criptosionisti, potrebbero comunque essere ottimi esseri umani e per nulla razzisti?

GA: Vedi, tutti abbiamo una "coscienza razziale", ma essere "razzisti" è tutt'altra faccenda. Voglio essere molto chiaro. Essere un ebreo laico, ma fare della propria ebraicità una qualità primaria, è una chiara manifestazione di una tendenza razzista. Molti ebrei antisionisti semplicemente non si rendono conto dei problemi che comporta il loro approccio razziale. Ecco perché ho cercato di dialogare con loro e di spingerli a rendersi meglio conto dei loro errati obiettivi razziali. Li invito a lasciarsi indietro il loro approccio antisionista razzialmente esclusivo, e a partecipare invece a una chiamata universale. Ovviamente, molti ebrei se ne accorgono da soli. Io sostengo che, se il sionismo è categoricamente errato secondo quelli che lo combattono, allora la propria appartenenza razziale o etnica diventa irrilevante.

MT: Se ho ben capito, il bersaglio dei tuoi proiettili retorici sono solo alcuni individui ebrei (a essere precisi, alcuni individui ebrei che appartengono alla terza categoria) e non il popolo ebraico in quanto gruppo.

GA: La risposta è sì. Io non facci una critica inclusiva a un gruppo, perché gli ebrei non sono né un gruppo né un "popolo". Comunque, è importante precisare che la terza categoria non è un mucchio casuale di individui. In pratica, la terza categoria ha un'identità molto solida con scopi globali chiari. Io sostengo che dentro la terza categoria, troverai polarizzazioni politiche e anche un'opposizione metafisica. Vedrai che ci sono coloni sionisti duri da Brooklyn, come un marxista rivoluzionario ebreo di Londra. Non possiamo criticare gli ebrei come gruppo, perché essi non costituiscono un popolo, una continuità razziale e nemmeno un'entità etnica o culturale. Le differenze culturali tra ebrei sefarditi e ashkenaziti sono ovvie, ma la cosa va oltre. Gli antropologi ci diranno che gli ebrei non sono una razza: infatti, gli studi genetici hanno recentemente dimostrato che, mentre gli ebrei sefarditi e i palestinesi condividono una comune origine cananea, gli ashkenaziti, o comunque la grande maggioranza di loro, non hanno nulla a che vedere con Canaan…

MT: Scusami, ma alcuni lettori si potrebbero perdere se non torni alle cose più elementari, e ci spieghi la differenza tra ebrei sefarditi ed ebrei ashkenaziti.

GA: Tradizionalmente, gli ebrei sefarditi (Sephardi in ebraico significa Spagna) sono associati con quella che si chiama un'origine orientale (Medio Oriente, Mediterraneo, i Balcani, l'Arabia, ecc.). Il termine ashkenazita si riferisce invece soprattutto agli ebrei di discendenza europea. Ma la faccenda è ancora più complessa, perché, come molti sanno, gli ebrei ashkenaziti sono in realtà khazari. I loro antenati si sono convertiti al giudaismo attorno al nono secolo. Questo fatto è piuttosto imbarazzante per i sionisti perché se le cose stanno così, allora per la maggior parte degli ebrei ashkenaziti, "casa" significa la terra del vecchio regno dei khazari (da qualche parte tra il Mar Caspio e il Mar Nero). Le loro origini geografiche non hanno nulla a che vedere con la Palestina. Tra parentesi, si tratta di una questione interessante. Io tendo a credere che tutti gli ashkenaziti siano khazari. Tempo fa, Marcel Charbonnier mi mandò un pezzo tradotto da lui sulle origini dello yiddish. Secondo questo dettagliatissimo studio accademico, lo yiddish è in realtà strutturato come la lingua dei khazari. Ma non vogliamo divagare troppo, e poi io sono tutt'altro che esperto in materia.

MT: Per curiosità, tu sei di origine ashkenazita?

GA: Mio padre è sicuramente un ebreo ashkenazita. Quindi sono probabilmente di origine khazara.

MT: Vabbene, andiamo avanti.

GA: Eppure, anche se gli ebrei non costituiscono una razza, gli ebrei della terza categoria sono motivati razzialmente. È la motivazione razziale a cui mi oppongo. Come sai, perché conosci molto bene i miei scritti, io sono l'ultimo a giudicare le persone per la loro appartenenza razziale, anzi sono totalmente contrario a un simile approccio. Non c'è un solo riferimento razziale nei miei scritti critici. In pratica, la mia critica degli ebrei e dell'ebraicità si concentra sull' "identità" della terza categoria. Come forse sai, la maggioranza del popolo ebraica è attratta dalla filosofia della terza categoria. I sionisti si trovano ovviamente al centro stesso della percezione suprematista, ma gli "ebrei antisionisti" sono appena più distanti.

MT: Sono contento che tu abbia chiarito la questione, perché dal mio punto di vista di un gentile perplesso, è davvero intrigante vedere come tu, Gilad Atzmon - un essere umano che è casualmente di estrazione ebraica, per citare le tue stesse parole, che confessa la propria simpatia per gli ebrei religiosi e aborrisce il razzismo - vieni furiosamente attaccato da sionisti e da alcuni difensori a oltranza di Israele, con l'accusa di essere un razzista, un antisemita e un ebreo odiatore di sé. Che senso ha tutto ciò? Non si tratta forse di una guerra di propaganda che adopera la parola "razzista", volutamente privandola del suo significato semantico originario?

GA: Certamente, è una cosa voluta e anche ben congegnata. L'identità ebraica contemporanea consiste in tre elementi principale: quello religioso, quello nazionalista e quello razzista. I sionisti hanno interesse a confondere il più possibile i tre elementi, e questo costituisce una truffa intellettuale. Quando attacchi la loro politica nazionalista, ti accusano di essere razzista; se attacchi le loro tendenze razziste, pretendono che è tutto semplicemente il frutto della loro innocente religione. Il mio modello della "terza categoria" suggerisce un modo di attaccare il sionismo oltre all'ebraicità, in quanto visione tribale, esclusiva e suprematista del mondo.

MT: E adesso due domande a bruciapelo per risolvere questa faccenda e per collocarti in maniera definitiva. Per favore, rispondi solo sì o no. Sei antisemita?

GA: Certamente no. Io sostengo che una volta che Israele si è stabilito esplicitamente come lo stato del popolo ebraico, e lo ha fatto a spese dei nativi palestinesi, ogni atto di guerra contro gli ebrei può essere inteso in termini di "lotta politica". Questo non vuol dire che un tale atto sia legittimo.

MT: Sei antisionista?

GA: Certamente sì. Ma io tendo ad allargare la definizione di sionismo. Per me, ogni ebreo della terza categoria o è un sionista o è un criptosionista, qualunque cosa di diverso possa pretendere. La mia posizione costituisce chiaramente una sfida seria all'identità ebraica. Ho letto molte cose che hanno scritto contro di me, ma non ho mai trovato un argomento contrario che stesse in piedi. Comincio a chiedermi se un tale argomento esiste. Se non esiste, è più che probabile che non avrò molto più da dire in futuro su questo tema. Forse comincerò a scrivere a proposito dei fiori e degli uccelli.

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