Cogliere l'occasione
 



Ancora un furto dal blog di Lia: gli altri due riguardavano il "velo" o foulard islamico.

Questa volta però ammetto di essere stato veramente colpito. Lia riesce a raccontare quello che io non ho mai scritto - l'effetto che ha avuto su di me, quattordici anni fa, l'impatto diretto con la realtà del Vicino Oriente.

Inutile che io aggiunga altro: l'autrice descrive in maniera brillante quella che fu la mia stessa esperienza. Oppure, per dirla diversamente, Lia spiega, senza volerlo, perché esiste questo sito.

Lia frequenta l'Egitto da circa otto anni e, a luglio dello scorso anno, ci si è trasferita stabilmente. Insegna Italiano in un'universita dell'Alto Egitto. Attualmente abita al Cairo.

Il blog di Lia - Haramlik - che descrive la quotidianità egiziana è certamente il migliore antidoto contro il contagio da psicosi di "scontro di civiltà", assieme al libro di William Dalrymple, Dalla montagna sacra.





24 marzo 2004.

Mentre mezzo mondo si scervella sui modi più efficaci per combattere il terrorismo su scala planetaria, io mi pongo la stessa, identica domanda.

In piccolo.

E, visto che la gente che gira sui blog -persino sui blog grandissimi- ha poca influenza su scala planetaria, perchè non cogliere l'occasione per farsi venire una buona idea su uno scenario più ridotto?

Penso soprattutto a quelli che, quando si tratta di pensare in grande -in enorme, anzi- sembrano avere le idee chiarissime.

Mi spiego.

Io ho i miei cento giovani arabi, provenienti dalla zona più difficile dell'Egitto, che vivono -molto intensamente- il loro spirito di partecipazione sociale su un filo che va dalla Palestina all'Iraq.

Ragionando in termini del tutto astratti, non mi pare statisticamente impossibile che, in questi giorni, qualcuno di loro si stia sentendo seriamente tentato di trasformare questo spirito in un impegno concreto.

E nemmeno mi pare così impossibile che il passare alle vie di fatto (arruolandosi in Iraq, armandosi altrove o cose simili) sia una delle opzioni che possano saltare in mente a un ragazzo.

Queste cose succedono e, in passato, sono già successe. Anche lì.

Ora: io voglio bene ai miei ragazzi.

Li rispetto anche molto, ché è gente che studia e che riesce a conciliare perfettamente un'enorme passionalità e vitalità con un comportamento in classe che definire esemplare è dire poco.

Ogni cosa che fanno è un prepararsi alla vita, e non ho nessuna voglia di vederli farsi del male. Proprio nessuna.

La mia domanda, quindi, è tutt'altro che retorica.

E' proprio autentica, sentita e desiderosa di una risposta percorribile.

Ed è questa: ma io quale alternativa potrei proporre, a un ipotetico studente che mi manifestasse simili intenzioni?

Vorrei anticipare qualche possibile risposta.

1. "Lotta per la democrazia, piuttosto."

Già, ma come?

L'Egitto, per esempio, come altri paesi arabi dall'imperfetto sistema democratico, è sponsorizzato da USA e Arabia Saudita felicemente alleati. Si rischia il paradosso di dover lottare per la democrazia contro gli USA che lottano per la democrazia, e torniamo al punto di partenza. Sarebbe un consiglio abbastanza sovversivo, ecco.

Perchè, poi, questi ragazzi la vogliono eccome, la democrazia. Per decidere, democraticamente, di correre in soccorso della Palestina e per decidere, altrettanto democraticamente, cosa farsene delle proprie risorse (tipo il petrolio) e dei relativi proventi.

Io non riesco proprio a convincerli, del fatto che la democrazia sia fare un po' più di sesso e poco altro.

Per loro, 'democrazia' è un governo che rappresenti la volontà della maggioranza del paese.

Prendi l'Iraq, per esempio: da me, studenti e professori ritengono poco probabile che gli iracheni possano democraticamente decidere di vendere agli USA, a soli 4 dollari, un barile di petrolio che ne vale 38, se ricordo bene. In Iraq, per loro, c'è quindi un paese che ne sta derubando, a mano armata, un altro. Punto.

"Lottare per la democrazia", di conseguenza, da queste parti ha un significato concreto che finirebbe per dare ragione all'ipotetico studente che io, invece, vorrei dissuadere.

2. "Lascia perdere i destini del mondo, adesso. Pensa a te stesso e alla tua vita e, quando sarai ricco e influente, potrai svolgere un ruolo sociale ben più utile."

Questo è uno di quei discorsi che possono fare presa, in effetti.

Però, ancora, come?

Questo paese ha subito una svalutazione impressionante, la disoccupazione è alle stelle, la corruzione foraggiata da noi simpaticoni è altissima. Per tornare al nostro caso concreto, l'Italia non dà borse di studio agli studenti egiziani e la Spagna, con Aznar, le ha dimezzate.

Rimarrebbe l'emigrazione, ma le ambasciate occidentali non concedono visti e credo che, dalle vostre parti, si cerchi di sparare a chi tenta di arrivare facendone a meno. Io non ho molta voglia di dire belle parole retoriche, al mio ipotetico studente.

3. "Convinciti: USA e Israele hanno ragione, voi siete dei fanatici integralisti, i palestinesi non dovrebbero essere lì ed è giusto che l'Iraq venga indirizzato a suon di bombe. Collabora, piuttosto."

Sto cercando di immaginare che faccia farebbero TUTTI i miei studenti se gli facessi un discorso simile.

Penserebbero che, da brava occidentale, faccio colazione con la fiaschetta di Chianti.

4. "Abbi paura. Loro sono più forti. Subisci in silenzio, non puoi fare nulla."

Ecco.

Sapete che, questa, è l'unica cosa onesta che io potrei dirgli, al mio ipotetico studente?

Solo che non serve.

Un ragazzo di vent'anni (un tipo che studia, tosto, pieno di ideali e di voglia di giustizia ecc.) non lo convinci, con un discorso simile. Tutt'altro, temo.

Rimane il fatto che a me potrebbe pure capitare, di dover dire qualcosa a qualcuno. E, giuro su quello che ho di più caro, io non desidero altro che trovare qualcosa di efficace da dire.

Può darsi che, da qui, le circostanze mi stiano impedendo di vedere gli argomenti giusti.

Se qualcuno ne ha, si faccia pure avanti.

Gliene sarò grata.


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