Maschera e volto di Leo Strauss
 

Ritratto di Leo Strauss

di Emmanuel Ratier

Tratto dal n. 169 (1/15 marzo 2004) di "Faits & Documents. Lettre d'informations confidentielles d'Emmanuel Ratier" (BP 254-09, 75424 Paris cedex 09, France. Tel./Fax: 01.40.16.80.92).
Traduzione italiana su Alfa e Omega, marzo-aprile 2005.
pubblicato qui agosto 2005






All'introduzione di Miguel Martinez
All'articolo di Matteo D'Amico, Maschera e volto di Leo Strauss


Leo Strauss neocon

Leo Strauss



In Francia non lo conosceva praticamente nessuno.

Morto nel 1973, egli è tuttavia la principale fonte d'ispirazione dei falchi neoconservatori sionisti americani, che costituiscono i pretoriani di George W. Bush.

Ciò che Vanity Fair chiama " la giunta intellettuale dei falchi neoconservatori". Il New York Times (4 maggio 2003) ha consacrato un lunghissimo articolo in ricordo di questo filosofo tedescoamericano, discepolo di Carl Schmitt, di Friedrich Nietzsche, di Martin Heidegger, ma anche dei cabalisti e filosofi esoterici ebrei, come Maimonide. In A Classicist's Legacy: New Empire Builders, il giornalista James Atlas scrive:

"Per i teorici della cospirazione intellettuale, la politica estera dell'amministrazione Bush è interamente una creazione straussiana. Paul Wolfowitz, vicesegretario alla Difesa, è stato identificato come un discepolo di Strauss; Wiliam Kristol, fondatore del Weekly Standard, molto letto alla Casa Bianca, si considera uno straussiano. Gary Schmitt, direttore del Progetto per il nuovo secolo americano, influente gruppo di politica estera creato da W. Kristol, è stabilmente nel campo straussiano".
Presentato come di destra o di sinistra, secondo gli articoli, Strauss, in realtà, a detta della sua migliore specialista, Shadia Drury, professoressa all'Università di Calgary e autrice di due volumi su Strauss,
"non era né liberale né democratico. L'inganno perpetuo dei cittadini da parte dei dirigenti al potere è indispensabile (secondo Strauss) giacché i primi hanno bisogno di essere diretti e hanno bisogno di autorità forti che indichino lor ciò che è meglio per essi […] Sono adatti alla direzione coloro che si sono resi conto che non esiste moralità e che non esiste che un solo diritto naturale, quello del superiore a guidare l'inferiore […] Si vuole una popolazione malleabile che si possa modellare come del mastice".
Ecco il primo studio dettagliato uscito in Francia sul maître à penser dei neoconservatori americani per i quali è la "guerra perpetua" e non la "pace perpetua" che guida il mondo e i popoli.

BIOGRAFIA Fin dal 1994, il New York Times assicurò che il principale ispiratore, il "padre", del Contract with America, il programma del Partito Repubblicano, era morto da vent'anni… Era un illustre sconosciuto, un certo Leo Strauss, un emigrato ebreo tedesco. In effetti, nessuno più di lui ha dato al neoconservatorismo (che non ha in senso stretto nulla a che vedere con il conservatorismo americano classico) le sue peculiarità: sentimento della crisi, avversione per il liberalismo, rigetto del pluralismo, inquietudine per il nichilismo, insistenza sul nazionalismo, populismo, fondamentalismo religioso, ruolo primario di Israele nel concerto delle nazioni, ecc. Leo Strauss nacque in una famiglia di ebrei ortodossi in Germania nel 1899. Razionalista liberale ed ateo quando era studente, riteneva che l'antisemitismo non potesse che sparire in una società liberaldemocratica. All'Università di Marbourg, fu allievo di Hermann Cohen, un filosofo che intendeva riconciliare i princìpi etici di Kant e quelli morali dell'ebraismo, visto come il precursore della democrazia. È senz'altro da lui che attinse qull'idea di un "insegnamento segreto". Alla prima lettura la maggior parte dei libri di Stauss non sembra contenere che banalità. In realtà, Strauss selezionava, durante i suoi corsi, dei "giovani ragazzi intelligenti", ammaliati dagli obiter dicto, quelle osservazioni frammentarie quasi sempre fuori luogo, per fornire loro un insegnamento privato ed iniziarli a ciò che chiamava "il Regno Segreto".

Secondo la sua biografia, Shadia Drury, non dava lo stesso insegnamento a tutti, da cui una famosa controversia tra due suoi allievi, Thomas Pangle e Harry Jaffa, che ebbe luogo sulla "Clairmont Review" nel 1984-1985. Ai veri iniziati, Strauss inculcava una versione giudaizzata del pensiero di Nietzsche, con un nuovo "superuomo" (tema ripreso anche da Zeev Jabotinsky, il fondatore del Bétar), capace di sopportare la verità, cioè che non esiste alcuna moralità, né bene né male, e che la storia umana è insignificante di fronte all'universo. E inoltre che per far camminare l'umanità, bisogna convincerla dell'esistenza di un "padre fustigatore" cosmico. Il suo stile è spesso ampolloso, le sue idee piuttosto misteriose e incomprensibili. Per lui, il filosofo deve comunicare in modo sobrio, segreto e penetrante con il piccolo numero di allievi atti a ricevere il suo messaggio. Il filosofo deve essere celato per sfuggire alla persecuzione (o al ridicolo!) ed anche perché la verità ha degli esiti pericolosi, vale a dire distruttivi, per la società. Le idee di Leo Strauss non sono quindi democratiche, ma radicalmente elitistiche e gnostiche, ponendo, come si vedrà, le loro origini nel cabalismo. Come scrive "Alias" (luglio 2003),

"sono questi "preti atei" moderni, bugiardi patentati, che formano attorno a Bush il principale vivaio dei neoconservatori […] di cui il caporione è il vicesegretario alla Difesa, Paul Wolfowitz, soprannominato "il Principe delle tenebre"".
Da più di trent'anni, questa piccola cerchia ha lavorato al fine di tessere dei legami nelle diverse sfere della vita politica americana: mezzi di comunicazione, informazione, giustizia, Senato, ecc. La combinazione degli avvenimenti dell'11 settembre 2001 e di un'amministrazione conservatrice diretta da un presidente totalmente incolto e ignorante in politica estera, le ha consentito di accedere al potere.

A partire dal 1920, in ragione della crisi interna tedesca della Repubblica di Weimar, Strauss fu disilluso dal liberalismo e seguì gli insegnamenti di Schmitt e di Heidegger (che sempre ritenne si trattasse del più grande filosofo del XX secolo, nonostante la sua adesione al nazionalsocialismo) a Friburgo. Dovette lasciare la Germania per la Francia, dove studiò i filosofi ebrei e islamici del Medio Evo, beneficiando di una borsa di studio Rockefeller. Partì per Londra nel 1943, poi emigrò negli Stati Uniti, dove risiedette fino alla morte, nel 1973. Insegnò filosofia politica dal 1938 al 1948 alla New York's New School of Social Research, poi all'Università di Chicago fino alla fine degli anni '60. Avrebbe scritto di Platone, Aristofane, Alfarabi, Maïmonide Averroé, Machiavelli, Hobbes, Locke…

Molti suoi allevi divennero personalità influenti, come il filosofo Stanley Rosen, che insegna ancora all'Università di Boston, lo storico Harry Jaffa, che fu il principale redattore dei discorsi del candidato conservatore Barry Goldwater, Allan Bloom, il cui best-seller, The Closing of American Mind, nel 1987, svelò Strauss al grande pubblico, Robert Goldwin, che diresse la campagna del candidato repubblicano nell'Illinois Charles Percy, ecc.

Allan Bloom, che era stato minacciato fisicamente dalle "Pantere nere", dovette traslocare all'Università di Toronto (Canada), che costituisce oggi il principale nucleo straussiano, con insegnanti come Walter Berns, Clifford Orwin, Thomas Pangle, Gorge F. Will, ecc. Citeremo anche Edward Shifts, che fece arrivare Bloom dall'Università di Cornell a quella di Chicago e fu un carissimo amico di Saul Bellow, che vi diresse il "Comitato per il pensiero sociale" (e doveva ricreare il personaggio di Leo Strauss nel suo famoso romanzo a chiave, Ravelstein), il matematico Albert Wohlstetter, che si orientò di conseguenza verso la strategia nucleare, che ebbe come allievi Paul Wolfowitz e Zalma Khalilzad, inviato di Bush in Iraq e coordinatore dell'opposizione irachena prima della caduta di Saddam Hussein, Francis Fukuyama, vecchio allievo di Bloom, che profetizzò "la fine della storia".

I DISCEPOLI DI STRAUSS

Lo storico Gordon S. Wood considera l'impatto di Strauss sulla vita intellettuale americana come il "più ampio movimento accademico del XX secolo". Dal 1987 gli straussiani dominano gli storici, benché essi non lo siano, nell'ambito del dibattito aperto per il 200° anniversario della Costituzione americana e la nuova visione imperiale dell'America. I discepoli di Strauss si rivolgono al passato dell'America per comprenderne il presente e foggiarne il domani.

Non sono storici, poiché gli straussiani, a differenza degli altri conservatori, negano che la storia sia la fonte della verità. Divisi sulla natura fondamentale del retaggio americano, convengono nel dichiarare l'America, cioè il mondo, in crisi, e a fare appello all'antica saggezza per arrestare la marcia del liberalismo. Le voci sono appunto per questo complesse: Harry V. Jaffa nega che l'America sia moderna, ritrovando le radici della sua politica nella grande tradizione, in particolare quella dei Greci e dei Romani.

Per Bloom, autore di The Closing of American Mind , voler fare dell'America l'incarnazione della modernità conduce a una situazione tragica e senza speranza. Quanto a Willmoore Kendall (che difende McCarthy e la caccia ai comunisti), che ha in ampia misura formato William Buckley, questi rifiuta la demoralizzazione e cerca di ottenere il miglior vantaggio dalla situazione. Tale approccio pragmatico, con le varianti offerte da Joseph Cropsey, Martin Diamond e Thomas Pangle, condurrà al trionfo del Neoconservatorismo.

Ma per tutti, la Costituzione può essere cambiata, ma dal Congresso e dal potere legislativo, e non dai giudici. È così che si è potuto modificare lo statuto degli schiavi, a dispetto del carattere sacro della proprietà. Quando Oliver North vende armamenti all'Iran per finanziare la guerriglia dei Contras contro il governo sandinista, si tratta di un'operazione contraria alla legislazione fissata dal Congresso; pertanto Jaffa rimprovera Reagan di non averlo sostenuto con risolutezza. Jaffa giustifica i metodi illegali da parte di un potere convinto del suo buon diritto.

Già nel 1964, Jaffa, per sostenere la campagna del senatore Barry Goldwater, dichiarò: "L'estremismo per la difesa della libertà non è un vizio. La moderazione per stabilire la giustizia non è una virtù".

I discepoli di Strauss occupano già delle importanti posizioni nell'amministrazione Reagan e Bush padre, così come nel Partito Repubblicano: Paul Wolfowitz, ambasciatore in Indonesia, Set Cropsey, portavoce di Caspar Weinberger, John T. Agresto, vicedirettore del "National Endowment for the Humanities", Carnes Lord, del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Alan Keyes, vicesegretario dell'" International Organization Affairs", i giudici della Corte Suprema Robert Bork e Clarence Thomas, William Bennet, ex segretario all'Istruzione e William Kristol, Capo di Stato Maggiore del vicepresidente Dan Quayle.

Seymour Hersch, nel The New Yorker, precisa che Abraham Shulsky,

"direttore dell'attuazione dei progetti speciali [n.d.a.: l'"informazione selettiva") è un universitario specializzato nelle opere di Leo Strauss […] L'ufficio progetti è supervisionato dal sottosegretario alla Difesa William Luti, anch'egli straussiano".
È lui che doveva trasmettere notizie contraffatte di pseudo-agenzie d'informazioni estere come il Congresso nazionale iracheno di Ahmed Chalabi per giustificare l'intervento americano in Iraq. È sullo stesso modello straussiano che Paul Wolfowitz dichiara che l'invenzione delle armi di distruzione di massa non era che "un pretesto burocratico".
"Come Wolfowitz, Shulsky - scrive Hersh - è stato un discepolo di Strauss all'Università di Chicago ed entrambi hanno ottenuto il dottorato presso di lui nel 1972".
William Kristol scrive
"Uno dei principali insegnamenti [di Strauss] è che tutte le politiche sono limitate e che nessuna si basa realmente sulla verità. Esiste dunque una disposizione filosofica che pone una distanza in rapporto a queste lotte politiche […] Non si prende così seriamente se stessi, né le cause che si difendono, come si farebbe se si ritenessero attendibili al 100%. I movimenti politici sono sempre pieni di partigiani combattenti per le proprie opinioni. Ma ciò è assai diverso dalla "verità". Tale "verità" non è sicuramente accessibile se non per un minuto gruppo di iniziati".
Nel corso di un suo colloquio con Inter Presse, Drury afferma inoltre:
"[Strauss] ritiene che in assenza di minaccia esterna, bisogna inventarne una. […] Secondo Strauss, si deve lottare costantemente. In questo senso, è molto spartano. La pace porta alla decadenza. La guerra perpetua [n.d.a.: espressione ripresa testualmente da Gorge W. Bush] e non la pace perpetua, ecco ciò in cui credono gli straussiani".
Ciò che è interessante e rimarchevole è comprendere come questo pensiero, divenuto il pensiero dominante dei teorici della Casa Bianca, totalmente impregnati di giudaismo rabbinico, sia riuscito ad allearsi con la destra cristiana. Irving Kristol (padre di William Kristol) si allinea a Srauss sulla necessità della religione per governare.

Per questo, sostiene la "Moral Majority" di Jerry Falwell e la "Christian Coalition" di Pat Robertson e Ralph Reed. Quest'ultima, forte di 1,6 milioni di attivisti, ha promosso il "Contract with America" del 1994, anno in cui assicura la metà dei guadagni realizzati al Congresso dal Partito Repubblicano. Essa ha sostenuto la candidatura di Robert Dole nel 1996, reclamando la preghiera nelle scuole, la denuncia dell'aborto, il rifiuto dei diritti civici agli omosessuali… Il sostegno ebraico è paradossale, quando si pensa che Pat Robertson (The New World Order) denuncia la cospirazione giudaicomassonica.

Ma i fondamentalisti cristiani non sono solo i difensori dell'ordine per strada, nella famiglia o nella scuola: essi vogliono a tutti i costi salvare lo stato di Israele, la cui sopravvivenza è la premessa storica necessaria alla conversione degli ebrei al Cristianesimo. La nuova destra americana reagisce contro il New Deal e l'assistenzialismo. Il neoconservatorismo amalgama l'economia capitalista e la politica sociale conservatrice: respinge l'intervento dello stato in economia, ma ne mantiene il controllo nel dominio sociale (scuola, arti, media e pubblicazioni).

Irving Kristol aveva appoggiato Richard Nixon nel 1972. Ma l'ora dei conservatori non giunge realmente che sotto la presidenza di Ronald Reagan, con le nomine di Jeane Kirkpatrick come ambasciatore all'Onu, Michael Novak alla Commissione per i Diritti dell'Uomo, Norman Podhoretz, editore di "Commentary", come consigliere per le relazioni internazionali, William Bennet come segretario all'Istruzione, Gertrude Himmelfarb, moglie di Irving Kristol, al "National Endowment for the Humanities". La campagna del 1996 in favore di Dole e di Jack Kemp è un modello di impegno neoconservatore. Con Dole, è il conservatorismo sociale e la sua nostalgia del passato, con l'accento posto sul controllo di sé e sul sacrificio, il primato della virtù sulla felicità; con Kemp, è la fede nel mercato, la difesa dei privilegi delle "corporations" come strumenti della prosperità nazionale.

IL DOPPIO INSEGNAMENTO DI STRAUSS: DA UNA PARTE IL LATO UFFICIALE E PUBBLICO, DALL'ALTRA IL "REGNO SEGRETO"

L'opera divulgativa più importante dedicata a Strauss, non tradotta in francese, è Leo Strauss (1899-1973) e la Destra americana (St. Martin's Press, 1999) di Shadia B. Drury, docente di politica all'Università di Calgary (Canada), che in precedenza aveva in particolare firmato The Esoteric Philosophy of Leo Straus ("Political Theory", n. 13, 1985), così come The Political Ideas of Leo Strauss (St. Martin's Press, 1988). Il primo capitolo dell'opera di Drury verte sul pensiero politico generale di Strauss, sul suo rapporto con il liberalismo e il conservatorismo.

Ossessionato dall'esperienza del nazismo, Strauss rigetta il liberalismo americano che, secondo lui, può sfociare, come la Repubblica di Weimar, in un'esperienza totalitaria. Egli esprime qui la sua paura del nichilismo, l'importanza della religione e il ruolo spettante agli intellettuali. Il secondo capitolo è consacrato all'esperienza straussiana della vita in America, in quanto ebreo, la convinzione che l'assimilazione sia impossibile e sgradita, l'elogio del nazionalismo ebraico, il rifiuto della saggezza dei Lumi, e l'adozione della religione come strumento politico. Il terzo capitolo esamina il debito contratto da Strauss nei confronti di Martin Heidegger e Carl Schmitt, vicini al nazionalsocialismo. Il quarto capitolo verte sull'applicazione delle idee straussiane alla storia e alla politica americane. Secondo lui, l'America è considerata come raffigurante il declino della civilizzazione occidentale. Per evitare il disastro è necessario agire; è la strada aperta al neoconservatorismo, divenuto ideologia dominante del Partito Repubblicano.

Strauss sostiene che le idee edificano il mondo. Esse derivano dalla modernità, dal liberalismo e dal razionalismo dei Lumi. La tendenza deve essere invertita e sarà questa l'opera degli intellettuali da lui formati. Un centinaio tra loro afferrerà l'opportunità offerta dalla presidenza di Reagan. L'America deve essere spogliata della sua modernità in modo dolce e impercettibile, senza violenza né traumi. E dato che si tratta di un'attività massimamente "antiamericana", c'è bisogno del massimo tatto, cioè del segreto. Per sradicare il liberalismo, occorre un'élite che "nobiliti" la democrazia, e la dissoci dal liberalismo. La democrazia è il governo del popolo, o in suo nome: questa regola può condurre alla tirannia della maggioranza. Il liberalismo è incaricato di assicurare la maggiore libertà possibile agli individui, cosa che può essere fatta da una monarchia costituzionale, e non necessariamente da una democrazia. Purtroppo, i due termini sono ordinariamente associati. Strauss propone il rimedio del populismo per cercare di minare l'attaccamento degli americani al liberalismo.

L'inconveniente con i neoconservatori è il fariseismo del loro atteggiamento elitario. Questo atteggiamento è una mistificatoria miscela di Platone e Nietzsche. Strauss, che rifiuta ogni idea di trascendenza, sostiene che cultura e moralità siano un prodotto umano dei filosofi e di altri ingegni per la protezione del branco. Presenta un particolare tipo di sapiente, a immagine del superuomo di Nietzsche: è il filosofo legislatore. Dal momento che la verità è oscura e sordida, essa deve essere riservata all'élite. Ma in pubblico, il filosofo deve fingere di credere ai miti e alle illusioni, orditi ad uso delle moltitudini. Deve diventare un paladino dell'immutabilità della verità, dell'universatilità della giustizia, della bontà disinteressata, anche se segretamente insegna ai suoi adepti che la verità è costruita, la giustizia favorevole all'amico e avversa al nemico, e che il solo bene è l'appagamento. Tutti i grandi filosofi sono stati degli scrittori esoterici, con un doppio messaggio, uno di salvezza per la massa, uno di potere per la minoranza.

La dissertazione di Strauss è quindi sempre duplice: un percorso riservato al grande pubblico e l'altro all'élite. È esattamente la differenza tra il pensiero rivelato e la gnosi. L'errore sarebbe quindi quello di presentarla come "di sinistra" o "di destra". È altrimenti impossibile comprendere la straordinaria attrattiva che ha esercitato presso intellettuali di sinistra, o di estrema sinistra, che hanno largamente fondato il neoconservatorismo (proprio come è un vecchio maoista, Denis Kessler, vecchio amico di Dominique Strauss-Kahn, divenuto successivamente il n. 2 del Medef, che è all'origine dell'adozione dello straordinario piano di distruzione di tutti i vantaggi sociali acquisiti in Francia negli ultimi dieci anni).

In Thinking about Neoconservatism, Kevin MacDonald riferisce:

"I neoconservatori trovano la loro origine intellettuale nei "New York Intellectuals", un gruppo strutturato attorno a Marx Schachtman, un teorico trotskysta degli anni trenta, e che scrisse su alcune riviste come la "Partisan review" o "Commentary" (che è, infatti, edita dall'"American Jewish Committee"). […] Sono cambiati nel momento in cui hanno combattuto contro l'antisemitismo in Unione Sovietica. Tutte le figure chiave vengono dalla sinistra radicale come il filosofo Sydney Hook o Elliot Cohen, direttore di "Commentary", come Hook, Irving Kristol, Norman Podhoretz, Nathan Glazer o Seymour Martin Lipset. […] La maggior parte ha lavorato strettamente con le organizzazioni attivistiche ebraiche. Dopo gli anni '50, sono rimasti delusi dalla sinistra e il loro principale scopo è diventato lo sviluppo di Israele. Negli anni '70, i neoconservatori hanno lanciato campagne contro l'Urss, vista come un bastione dell'antisemitismo e dell'opposizione ad Israele. Richard Perle fu il principale responsabile della decisione del Congresso nel 1974 (n.d.a.: emendamento Jackson-Vanik) che legò il commercio bilaterale all'emigrazione ebraica russa".
ASPETTI ESOTERICI E CABALISTICI DEL PENSIERO DI STRAUSS

Strauss è nutrito da idee tanto ebraiche quanto tedesche. Erudito biblico e medievista, ha studiato Maimonide, Alfarabi, Averroè e Abravanel. Cosa che non manca di sottolineare Maurice Ruben- Hayoun, conferenziere e dignitario del B'nai B'rith ("Il guru segreto di Bush?", Le Figaro, 6 settembre 2003). Ma è anche un intellettuale segnato da Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e Karl Schmitt. Dall'ebraismo Strauss eredita un'attitudine di rassegnazione nei confronti dell'ingiustizia e della tragedia della vita. Dalla filosofia tedesca, adotta un romanticismo politico che gli ha trasmesso l'avversione per la modernità liberale.

Per lui la questione ebraica non può essere risolta. È però essenziale. Dichiarò nel 1962, all'epoca di un corso alla Hillel House:

"Credo, se posso dirlo, senza esagerazioni, che dopo un momento molto, molto lungo, il tema principale ["main theme"] delle mie riflessioni è stato ciò che si usa definire "questione giudaica"".
Il problema ebraico è definitivo. L'odio e la persecuzione contro gli ebrei sono per Leo Strauss la più semplice "illustrazione del problema umano". Se gli ebrei sono il "popolo eletto", essi sono scelti per chiarire il carattere implacabile della storia umana e l'impossibilità di una redenzione. I pogrom, le crociate e i campi di concentramento rimarranno quanto l'umanità. Chi la pensa diversamente è un sognatore, ingannato dal mito del progresso.

Strauss respinge ogni "soluzione" al problema ebraico. Assimilazione, democrazia liberale o sionismo politico non sono che tranelli e manifestazioni della modernità. Al posto della soluzione sionista, consiglia un nazionalismo giudaico assoluto. Una forma di ebraismo completamente anti-modernista. I lavori di Strauss sono dunque pieni di invettive contro la modernità, prima responsabile dell'olocausto. I tedeschi non aderivano alla modernità; quest'ultima è un fenomeno francese (cosa che spiega ampiamente come i neoconservatori facciano sistematicamente cadere la colpa sulla Francia nella vicenda irachena…), che condusse alla sconfitta e all'umiliazione dell'esercito prussiano nel 1806. I nazionalsocialisti identificavano gli ebrei con la modernità e, conseguentemente, con l'umiliazione della Germania. Strauss viene in soccorso agli ebrei, non difendendone la modernità contro lo sciovinismo tedesco, ma negando l'identificazione degli ebrei con la modernità. La modernità è laica, commerciale e storicista e non ha dunque niente a che vedere con gli ebrei.

Il popolo ebraico giudaico è religioso; rifiuta il lassismo e le inclinazioni che la libertà del commercio induce; è a-storico, non dipendendo la sua esperienza dalla storia. Il popolo ebraico è smarrito e senza dimora nel mondo moderno. L'assimilazione è stata sempre la soluzione più attraente del problema ebraico. Ma se è riuscita per qualche individuo, non è sviluppabile per l'insieme degli ebrei. La sola via onorevole è quella di restare ebrei. Ora, la democrazia liberale propone una nuova forma di assimilazione, separando politica e religione, consentendo a tutti gli stessi diritti davanti alla legge. Essendo la religione fonte d'odio e di conflitto, la soluzione è quella di uno stato laico, senza distinzioni tra ebrei e cristiani. Spinoza fu il primo a raccomandare la società liberale come soluzione alla questione ebraica. Strauss gli contrappone tre argomenti:

  • 1) Essendo la libertà garantita a tutti, la sfera privata è protetta dalla legge. Per questo, permette, protegge ed anche incoraggia la discriminazione contro gli ebrei da parte di individui e di gruppi. La società americana sedicente liberale per gli individui, è in effetti, fondata su di una gerarchia razziale rigorosa: in cima gli anglosassoni, in fondo i negri, e gli ebrei "appena al di sopra dei negri".

  • 2) Il liberalismo uccide lo spirito di comunità. Le rivoluzioni americana e francese hanno distrutto la società civile con le sue associazioni, corporazioni e privilegi, lasciando una marea spezzettata di individui isolati. Per Strauss, come per Karl Marx, la società americana è il modello dell'egoismo liberale. Strauss però rigetta il sogno marxista della comunità universale: la comunità universale è irrealizzabile perché la società è per natura esclusiva. Strauss non crede che il senso della giustizia sia un attributo universale dell'umanità, che non ha in comune che il desiderio di sopravvivenza, l'attitudine e l'aspirazione alla sicurezza.

  • 3) Il laicismo ha un effetto erosivo sulla società; solo la religione può mantenere il sentimento d'appartenenza a un gruppo e la solidarietà necessaria alla tutela della società. Il liberalismo ostacola ogni verità che si fa autorità; Strauss lo respinge, perché distrugge la comunità, ivi compresa la comunità giudaica, e si volge verso un nazionalismo ebraico. Dopo aver sostenuto il sionismo come soluzione politica per una comunità delusa dal fallimento dell'assimilazione, Strauss lo rifiuta, perché la nazione ebraica non è una nazione come le altre. Il sionismo politico conduce ad un'altra assimilazione, quella dello stato ebraico nell'ambito internazionale. Dio non ha scelto gli ebrei per occupare un territorio, ma per soffrire per gli altri. È questa eroica sofferenza che consacra il popolo ebraico a "qualcosa d'infinitamente superiore". Strauss fa della persecuzione la base dell'identità ebraica. Egli ritiene la persecuzione una cosa buona perché evita la piaga dell'uguaglianza con le altre nazioni. Il liberalismo minaccia il carattere unico del popolo ebraico e rischia di vederlo dissolto nel melting pot.

L'omaggio di Strauss alla religione e all'ebraismo in particolare è una patina ad uso politico. La sua invocazione ai Saggi dell'antichità è un'interpretazione personale. Il caso di Maimonide è una di queste. Di questi egli recupera l'idea del doppio linguaggio. Questo filosofo e medico, stimato da Riccardo Cuor di Leone e dal Saladino, di cui fu viceré in Egitto, redasse la Mishneh Torah e La Guida dei perplessi, che gli valsero la reputazione di maggior filosofo ebreo del Medioevo, riverito come un secondo Mosè ma anche vilipeso come eretico e traditore allo stesso tempo.

Strauss intuisce che Maimonide utilizza un linguaggio codificato e non può essere compreso che da … lui stesso. Per lui, tutto è dominato da un conflitto insormontabile, quello tra ragione e verità rivelata, tra Atene e Gerusalemme, tra la filosofia e lo stato. I moderni respingono la religione, fonte di paura e di pregiudizi, per rifiuto di ogni consolazione e volontà di affrontare la realtà. Strauss replica che la ragione riconosce i suoi limiti e li cede alla verità rivelata. Non è però l'effetto di una verità o di una moralità superiore, ma perché quest'ultima è necessaria alla collettività.

I cabalisti e i talmudisti medievali, come Maimonide, non credono rivelazione propriamente detta. La legge e la filosofia mirano alla felicità dell'uomo. Se vi è conflitto tra la ragione e la legge, il filosofo è autorizzato ad interpretare la legge. È libero di respingere il senso letterale valido per le masse, e di dargli un senso figurato. Deve d'altronde celare la sua interpretazione alla folla. Ci sono due verità, una per i filosofi, l'altra per il pubblico. I filosofi sono esenti dalla legge, a condizione di non discreditarla pubblicamente. Strauss non nega le accuse di ateismo e apostasia, ma nega invece che Maimonide abbia tradito la fede, spiegando che, cosciente delle sue responsabilità, doveva mantenere un linguaggio esoterico ed allontanare il popolo da ogni razionalismo. Non bisogna confondere le verità della ragione e quelle della rivelazione, né pensare che esse entrino in conflitto: la ragione non può rifiutare la rivelazione e quest'ultima non si appoggia sulla ragione. La rivelazione non fornisce verità, ma leggi. Il punto di contatto tra queste verità è il profeta.

La rivelazione non è un atto miracoloso di Dio, non può compiersi che attraverso il profeta. Quindi il profeta è un legislatore, è colui che sa quali tipi di verità siano buoni per la società. Il profeta è caratterizzato dalla perfezione del suo intelletto, dalla sua immaginazione, dalla divinazione e dallo spirito inventivo. Non potendo conoscere Dio, deve inventarlo. Così, dall'interpretazione di Strauss, Maimonide emerge quale ateo, eretico, consacrato alla conservazione e alla protezione del giudaismo, per ragioni politiche.

In realtà, Strauss reinterpreta Maimonide a suo modo. Questi stesso riconosceva che La guida dei perplessi è colma di allusioni, equivoci e contraddizioni. La ragione si trova nella difficoltà e oscurità del soggetto trattato, che necessita di una prima spiegazione, più vaga e dunque meno precisa, che bisognerà in seguito approfondire in termini più completi e più esatti. Bisogna anche palesare alcune cose e nasconderne altre. Ma le ragioni non sono quelle addotte da Strauss. Ci sono due correnti nell'ebraismo: una rabbinica, innestata sul Talmud e le sue leggi, l'altra mistica, fondata sullo Zohar. Il misticismo riguarda l'unione spirituale con Dio, in un'intima relazione. Vi è quindi conflitto con una religione che presenta un Dio così grande e potente che l'uomo non può osare pronunciare il suo nome né stabilire un'intimità con lui. La tradizione mistica ebraica fa riferimento alla Cabala, saggezza segreta trasmessa oralmente.

L'intimità con l'Onnipotente minacciava l'autorità rabbinica, incoraggiando un grado di libertà incompatibile con il governo teocratico della diaspora. I mistici pretendevano di non diffondere la propria scienza occulta se non a una minoranza capace di vedere Dio senza perdere lo spirito.

Strauss ammira Maimonide perché non minaccia la tradizione rabbinica. È interessato soltanto ai vantaggi politici della religione, di cui ignora la dimensione interna. Apprezza solamente la sua capacità di creare l'ordine investendo l'autorità di una santità sovrumana e non vede nella Rivelazione che una gigantesca truffa storica, realizzata dai filosofi-profeti la cui legge e autorità costituiscono la sola redenzione. Strauss distorce anche il pensiero di Platone, che distingue la menzogna verbale, quella nobile e quella dell'anima. La prima mira naturalmente a celare qualcosa; la seconda è una protezione al servizio dello stato o di un'esigenza morale superiore. La terza è disprezzo della verità, di colui che mente e di colui al quale si mente.

Per Strauss la moralità non gioca un ruolo significativo e la menzogna è una necessità politica.

Anche se il soggetto è raramente trattato, Strauss è sovente considerato come un cabalista, a causa della natura segreta della sua opera. Pur non essendo in nessun caso un mistico religioso, il suo pensiero è interpretato quale versione laica del misticismo ebraico. Di fatto, egli separa il metodo d'interpretazione, il segreto e l'esoterismo dei Cabalisti. Questi ultimi, di fronte alla persecuzione intesa come una punizione divina, pretendono di proporre un sistema di studio approfondito della Torah con lo Zohar ed il senso cifrato delle lettere. Analogamente, Strauss analizza approfonditamente i filosofi, cercando indizi, sfumature, allusioni, contraddizioni apparenti ed anche dettagli insignificanti. La numerologia deve permettere di decifrare i testi, cosa che cerca di fare con Il Principe di Machiavelli e i Due Trattati di Locke.

Strauss, alla stregua dei cabalisti, vede nella conoscenza qualcosa di pericoloso e di erotico. Il segreto si giustifica contemporaneamente per evitare la persecuzione, per non far adirare i rabbini e per non turbare le persone con una conoscenza troppo pericolosa per essere compresa. La conoscenza ha per i cabalisti un senso erotico. L'ascetismo sessuale non ha mai fatto parte della tradizione ebraica; al contrario, il desiderio di unione con Dio si esprime in genere in termini sessuali. In più, i cabalisti vedono in Dio una figura sia maschile sia femminile. La Bibbia ebraica usa del resto la stessa parola per nominare la conoscenza e le relazioni sessuali. Strauss afferma che la filosofia è una manifestazione dell'eros, identificato con la natura. Come lei, Eros è nemico della società, del matrimonio e della stabilità. È compito pericoloso ed erotico del filosofo di scoprire il segreto nascosto della vita. Si osserva, a questo proposito, che gli staussiani condannano il lesbismo (ma non la pederastia, che ha avuto fra i suoi adepti grandi filosofi).

Vi è d'altronde un'altra somiglianza tra il filosofo-profeta di Strauss ed il Messia secondo Sabbatai Zevi (vedi le opere di Gershon Sholem). Questi, essendosi proclamato il Messia, abiurò e si convertì all'islam per evitare la decapitazione. I suoi successori, con Nathan di Gaza, giustificano l'apostasia come una necessaria discesa agli inferi precedente la redenzione. La concezione del peccato salutare fa loro abbandonare ogni freno morale. La dottrina della santificazione del peccato è nata (cfr. l'episodio Monica Lewisky con scuse in diretta da Bill Clinton).

APPLICAZIONE ALLA POLITICA AMERICANA

La si ritrova nella morale straussiana: il profeta-filosofo è un messia laico che trascende la legge e si colloca al di là del bene e del male. È il redentore dell'umanità e le sue falsità sono santificate dalla legge, perché sono necessarie. È esattamente il pensiero politico che determina l'attuale politica americana. L'opera di Shadia B. Drury, scritta nel 1997 e riedita nel 1999, è perfettamente illustrata dall'intervento americano in Iraq, nel 2003. Tutti gli ingredienti della filosofia politica di Leo Strauss vi si ritrovano posti in atto sul terreno dalla Casa Bianca:

  • - Utilizzazione di una catastrofe (gli eventi dell'11 settembre 2001) per saldare la popolazione americana, mettere a tacere tutte le critiche ed interrompere il conteggio dei voti dell'elezione presidenziale (in cui si sa oggi che Bush era perdente).

  • - Dottrina militare interventista, "ovunque gli interessi americani possano essere minacciati"; internazionalizzazione delle crisi.

  • - Menzogne sulla collusione tra Saddam Hussein e Al Qaeda, e sulle armi di distruzione di massa fabbricate dall'Iraq; la storia inventata di un attacco all'antrace proveniente in realtà dai laboratori militari americani.

  • - Demonizzazione del nemico con l'espressione "Asse del Male" (axis of evil), tratto dal linguaggio religioso; demonizzazione dei paesi critici come la Francia, con la richiesta di campagne di boicottaggio.

  • - Sfruttamento politico del patriottismo e del sentimento religioso ai fini della propaganda.

  • - Mascheramento degli interessi finanziari delle grandi società americane attraverso un discorso sull'esportazione della democrazia.

Ma anche, e soprattutto, manipolazione della Casa Bianca da parte dei discepoli di Strauss, tutti collocati nell'ombra, dietro a Bush (totalmente incompetente, inesperto e ignorante in materia di politica estera), Cheney et Rumsfeld. Sono questi "filosofi" che hanno messo in piedi il piano di ristrutturazione del Medio Oriente, in unione con Israele, e preparato gli animi, da una decina d'anni a questa parte, attraverso una propaganda di articoli e opere molteplici, per spiegare la necessità per l'America di attaccare l'Iraq.

Imperialisti, essi mobilitano la potenza americana, per legarla alla difesa prioritaria degli interessi di Israele.

Bibliografia: Tra le biografie "politiche" di Strauss, si segnala Leo Strauss, the Straussians and the American Regime di Kenneth L. Deutsch e John A. Murley (Roman & Litlefield, 1999). Esiste una sola biografia in francese, Leo Strauss, une biographie intellectuelle, di Daniel Tanguay (Grasset, 2003) - d'interresse non trascurabile, ma che insiste tuttavia più volentieri sull'aspetto profondamente religioso del suo insegnamento, sottostimando il suo lato esoterico e nascosto -, ma una notevole bibliografia in francese di 51 pagine (libri, articoli, biografie, ecc.) è stata organizzata da Jean-Pierre Delange.



All'introduzione di Miguel Martinez
All'articolo di Matteo D'Amico, Maschera e volto di Leo Strauss





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