Beautiful Oriana
seconda puntata
 



Di Sherif El Sebaie. Tratto dal sito aljazira.it Sherif El Sebaie è un egiziano che vive in Italia e che cura un interessante blog.

Alla prima puntata
Alla puntata successiva

Questo articolo fa parte di un'antologia di articoli critici su Oriana Fallaci.




lunedì, 13 settembre 2004

Dietro agli scritti della Fallaci c'è davvero una missione "messianica" per salvare l'Occidente oppure un miserabile progetto politico-commerciale atto a sostenere le linee politiche di determinati partiti, a sanare i bilanci di alcune case editrici e a mantenere il tenore di vita della Fallaci, ben lontana dalla miseria che ci descrive?

La prima puntata

Un giorno, Joseph Pulitzer disse : “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Di fronte al colossale inganno rappresentato dai libri "fallaci", già dimostrato in altri articoli, e dalla stampa che li elogia, parlare è un obbligo morale. Perfino il cugino della Fallaci, Marcello Fallaci - firmandosi “Cugino suo malgrado” - ha parlato, con un articolo intitolato “Quanto sei fallace, Oriana!!”. “Quanto sei falsa con te stessa! O forse ti si è atrofizzata la memoria?”, le dice Marcello. “Ti devo confessare che se la tua saggezza è poca, il tuo nome è tanto”  e poi le ricorda che “tuo cugino, il figlio di tuo zio Mario, è sempre rimasto dalla parte degli ultimi (come ha scritto tua sorella Neera), si è messo in mezzo a loro. (…) Per loro, e specialmente per gli immigrati senegalesi, ha letto poesia al megafono durante lo sciopero della fame portato avanti per vari giorni in Piazza del Duomo”. Ma dietro agli scritti della Fallaci non ci sono né “gli ultimi”, né gli immigrati, e tanto meno quella missione messianico-patriottica, condita di slogan tipo “scriverlo era il mio dovere”, la cui forza evocativa tanto piace alla “moribonda” e ai suoi sostenitori.

Alla Fallaci piace molto parlare della sua “gravissima” malattia descritta come un alieno non intenzionato ad andarsene se non con la sua morte, una morte che - descritta così - sembra aspettarla all’angolo della strada. Ne parla nelle interviste, nei discorsi, nei libri, fino a diventare un’ossessione che ha monopolizzato tutto il suo ultimo libricino, descritto addirittura come testamento. E secondo molti lo fa apposta, quale espediente teatrale, affinché diventi impossibile pensare che quella povera anziana moribonda sia interessata ai soldi. O atto a far gridare al miracolo, a guarigione avvenuta. Non è forse vero che la Fallaci ha asserito che il suo caso era ancora, dopo ben undici anni, “Un fenomeno interessante” e che “I medici dovrebbero studiarlo”  perché la sua testa è ancora in funzione nonostante i problemi del corpo? Non è forse lei stessa ad affermare, in un’intervista a Panorama: “Trovo mostruoso che alcuni lo definiscano "malattia inguaribile". Perché inguaribile? Non è vero che è inguaribile! Si può guarire eccome! È una malattia come le altre. Come l'epatite virale, la polmonite, o il mal di cuore”, oppure nel suo primo libro: “Non sguazzo nella salute, è vero, ma i malatucci del mio tipo finiscono spesso col sotterrare gli altri” ? Ed è proprio quello che fa, dal centro di Manhattan dove vive…sotterra di cause legali qualsiasi pubblicazione giudicata abusiva dei suoi scritti, perfino sul web, e - peggio ancora - chiunque osi criticarla.

Si tace sul fatto che gli avvocati della Fallaci hanno scatenato una furibonda aggressione legale per sopprimere, in Italia e nel mondo, la “spontanea diffusione” del suo primo articolo. E che il motivo di quella persecuzione immotivata (visto che si tratta solo di un’opinione politica che ha scatenato un dibattito e che tutti avevano diritto di leggere) è dichiaratamente materia di denaro. Dal giorno in cui ha pubblicato la rabbia e l’orgoglio sul Corriere, i legali della Oriana Fallaci non fanno altro che inviare diffide a tutti quelli che hanno osato riproporlo online. “L’avv. F.B., quale procuratore speciale della sig.ra ORIANA FALLACI, e l’avv. A. G., quale procuratore speciale della RCS EDITORI S.p.A. DIFFIDANO e INTIMANO, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, a rimuovere immediatamente dal sito internet (…) il testo dell’opera “La rabbia e l'orgoglio” di Oriana Fallaci, ivi compresi eventuali collegamenti (link) con altri siti ove tale testo è riprodotto, riservandosi ogni più opportuna azione per ottenere la corresponsione di ogni compenso e/o indennizzo per diritti d’autore, nonché il risarcimento dei danni subiti e subendi” Questo dicevano le lettere giunte a chi ha pubblicato quel articolo in assoluta buona fede. E scommetto che se avessero potuto rintracciarla, quella signora che “a Milano fece dozzine di fotocopie e le distribuì nel medesimo modo" (cioè ai passanti per strada), episodio descritto dalla Fallaci come “commovente”, scommetto che una lettera simile l’avrebbe ricevuta anche lei. Non è forse vero che anche Simonetta Zandiri, gestore del sito sistemidigitali.it, si è beccata la diffida per aver voluto “fare un tributo alla Fallaci”  pubblicando il suo articolo? E che cosa ci guadagnò? Ha dovuto togliere l’articolo e si è messa a scrivere lettere aperte in cui piangeva il suo gesto. “Io trovo vergognoso che nel nostro Paese sia consentito promuovere un'azione legale con questi presupposti, accusandomi di avere violato i diritti d'autore e provocato un danno economico per un articolo pubblicato su un quotidiano a diffusione nazionale che, trasformato in un libro, ha generato un volume di affari superiore ai 7 milioni di Euro (14 miliardi di Lire). Qual è il limite economico oltre il quale un autore (ed il suo editore) può ritenersi economicamente (oltre che umanamente) soddisfatto, e concedere la libera diffusione di parte o tutta l'opera?”. Signora Zandiri… la prossima volta eviti di fare tributi alla Fallaci. Ma questo credo che l’abbia già imparato.

I legali però non sono riusciti a impedire la diffusione del pezzo (cosa che mi auguro quanto loro) e sono passati, su istigazione della Fallaci, alle cause per “calunnia e diffamazione” all’indirizzo di vari giornali e scrittori che hanno osato criticare i suoi libri, con richieste di risarcimento pari a un milione di euro (alla faccia della libertà di opinione da lei tanto decantata). All’epoca, Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana (uno dei tanti querelati che poi si salvò con una sentenza che obbligava la Fallaci a pagare 20.000 euro di multa e di spese processuali),  protestò con questi termini: “Ma qui si parla di diritto di critica e questo dovrebbe coinvolgerci tutti! Eppure pare che sia normale che chi è ricco, celebre e famoso possa permettersi di tutto, noi nullità invece…”.  Massimo Fini, invece, giornalista de Il Giorno, al quale la Fallaci ha chiesto un milione e mezzo di euro, commentò dicendo  “Il cittadino ha diritto a non veder intaccata la propria onorabilità. E sappiamo bene che il sistema dei mass media può far strame di una persona. La querela penale o l'azione civile di risarcimento danni per diffamazione hanno quindi un senso. Ma questo vale quando oggetto della possibile diffamazione è il cittadino comune, il Mario Rossi della situazione, che non ha altri mezzi per difendersi. Il fatto è che mai, o quasi mai, è Mario Rossi a ricorrere al giudice, ma sono i potenti, si tratti di politici, di personaggi dello star system, di scrittori famosi i quali possono trovare tutto lo spazio che vogliono per replicare. Le continue azioni, penali e molto più spesso civili, di costoro, con richieste di risarcimento miliardari, diventano una pesante intimidazione e un oggettivo attentato alla libertà di stampa e di opinione” .

E dire che sul Corriere della Sera, si era perfino affermato che l'autrice “non ha voluto una lira, un euro, un dollaro” per le sue produzioni e che su Panorama venne definita “non comprabile col denaro e anzi sprezzante dei soldi”. Si tocca il limite del ridicolo quando si afferma “Severamente vive. Niente lussi e, al posto dei lussi, abitudini quasi spartane. Severamente disprezza il denaro”. La contraddizione è vistosa, e lo diventerà ancora di più una volta arrivati alla fine di questo articolo. La mancanza di qualsiasi chiarimento o spiegazione è, a dir poco, ambigua. Ma non è l’unica contraddizione. Nella sua ultima pubblicazione ce n’è un’altra che forse ci aiuta a capire la personalità della Fallaci. Quest’ultima per esempio afferma sulle pagine dello stesso libro sulla cui controcopertina troneggia - come su tutti i suoi libri d’altronde - la sua famosa e severa fotografia risalente a chissà quanti anni fa (è cosi raro in effetti trovarne una foto recente): “Non mi piace nemmeno offrire il volto ai fotografi, ai cameramen, alla curiosità della gente. Mi dolgo di averlo fatto in passato, e ogni volta che rivedo quelle dannate fotografie, sbuffo. Anche se stanno sulla controcopertina di un libro”. Perché allora non si è risparmiata la foto sulla controcopertina del suo ultimo volume? È ormai stranoto che la Fallaci ha l’ultima parola sui propri progetti editoriali! Vedasi in merito ciò che Carlo Rossella e Lucia Annunziata, intervistandola, scrissero su Panorama: “Individuò subito da lontano, la copertina rossa con le lettere in oro. L'aveva fatta lei, voluta lei, che anche nelle copertine dei suoi libri è precisa in ogni dettaglio, attenta ad ogni sfumatura”. La ragione ce la fornisce Santo L. Aricò, autore di una sua biografia quando dice “Questa donna è riuscita a creare il proprio mito. Trasforma ogni suo gesto in spettacolo. Adora essere sotto i proiettori. È la propria superstar”. La  sua grande stima di sé l’ha spinta perfino ad affermare in un’intervista alla sorella Paola su Oggi “Ti dirò di più: io credo di aver dato al giornalismo più di quanto il giornalismo abbia dato a me. Senza false modestie credo di averlo nobilitato, onorato”. Perfino la guerra è un pretesto per vivere un’avventura personale: “Guerra nel Golfo? Ma io non ci sono mica andata per il giornalismo. Ci sono andata per egoismo personale, cioè per vivere l’avventura, per non annoiarmi. Alle guerre non ci si può mica andare come turisti o privati cittadini. Ci vuole il pretesto, l’ombrello di un giornale”. E proprio durante la guerra del Golfo si trovò davanti a quattro iracheni malconci. Si arrendono, come si arrendevano migliaia di soldati scalzi, all’epoca. Ma per la Fallaci era una grande impresa: “Senza zaino catturai nel deserto quattro prigionieri iracheni. Cosa che mi divertì moltissimo perché la vecchiaia rafforza il senso di ironia. Anzi di autoironia”. Peccato che durante quella “vacanza” si sia trovata in mezzo alla nuvola nera degli incendi dei pozzi petroliferi a cui oggi attribuisce oggi il suo cancro (le sigarette che fuma voracemente però no: “Fumare-disinfetta-i-polmoni” dice la Fallaci). Ma oltre ad intendersi di medicina, la Fallaci se ne intende anche di calcio. Forse non tanto… Vedete, quando scrive a Totti: “Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate”, mentre tutti sanno che una partita dura al massimo 90 minuti, potrei essere tentato di dubitare delle sue qualità quale opinionista sportiva. Proprio per questo nessuno si è meravigliato vedendo la sua auto-intervista. Qualcuno addirittura commentò “Tanto si sa…La Fallaci ha sempre parlato di sé. E il suo libro, "Un uomo", dovrebbe essere più giustamente intitolato "Una donna" ”. Una donna ricca però...e se volete scoprire quanto, andate alla Terza puntata !

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