Satana in Italia

Demonologi e musicisti






Miguel Martínez

Questo lungo articolo è uscito su Lettera Internazionale, n. 70, quarto trimestre 2001.

Per agevolare la lettura, è stato diviso in sei parti.

Nel frattempo sono successe molte cose, ma ho preferito non inserire aggiornamenti. I problemi, e le follie, sono sempre quelli...



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Satana è ricomparso nell'immaginario mediatico l'estate scorsa, quando uno dei suoi principali avversari, Monsignor Milingo, è caduto nella trappola tesagli abilmente dalla multinazionale del miliardario coreano, Sun Myung Moon. Con consumata abilità, il cardinale Giovanni Cheli, intervistato dal telegiornale nazionale in qualità di rappresentante e amico dell'irreperibile prelato africano, ha confidato ad alcuni milioni di spettatori che Milingo una volta gli aveva detto, "Temo che un giorno il demonio mi farà pagare tutto quello che gli ho fatto!", trasformando così una situazione imbarazzante in un segno di merito.



milingo

Matrimonio Milingo

Satana è comparso anche con la riapertura dell'inchiesta sul cosiddetto Mostro di Firenze.

"Dietro i delitti delle coppiette una setta satanica", spiegava ai suoi lettori il titolista della Nazione di Firenze. Un'interpretazione tutt'altro che esatta.

Ma Satana è stato il protagonista anche di altri eventi meno clamorosi, come è successo nella cittadina siciliana di Modica: "La invito a revocare con effetto immediato l'autorizzazione a tener il concerto allo Stadio V. Barone di Modica per sabato 30 p.v., essendo uno spettacolo che sicuramente determinerebbe non solo problemi di ordine pubblico ma soprattutto riflessioni negative sul piano dell'immagine della nostra città". Così il sindaco di Modica, l'avvocato Carmelo Ruta, attento alle riflessioni sull'immagine della sua città, ordinava lo scorso 26 giugno di vietare il concerto del gruppo heavy metal, Death SS. Il giornalista della Sicilia presentava così l'accaduto: "C'è un gruppo che canta testi con riti satanici e omicidi di bambini". [1]

Demonologi e musicisti

Ci siamo incontrati a Firenze con il capo della band oggetto della condanna dell'avvocato Ruta. Si tratta di Steve Sylvester, al secolo Stefano Silvestri (donde le ambigue iniziali "SS" nel nome del gruppo). È vestito interamente di nero, ma somiglia poco alle foto dei suoi spettacoli, in cui compare abbigliato da demonio, con tanto di lenti deformanti che fanno sembrare caprini i suoi occhi.





Steve Sylvester

Steve Sylvester è il primo in Italia ad aver portato sul palcoscenico le strutture grandguignolesche dei film dell'horror. Giocando con vernice rossa e interiora comperate in macelleria, inscena sul palco lo squartamento, a opera dell'Inquisizione, di una giovane donna: un episodio che è stato letto dai critici come il sacrificio di un feto a Satana, forse l'origine della straordinaria fantasia del sindaco di Modica a proposito di "omicidi di bambini".

La lettura cristiana e biblica forza violentemente la comprensione dei dati: se le libertarie maschere caprine di Sylvester evocano Satana, allora la donna sviscerata sul palco deve essere la vittima di un "sacrificio". Anzi, deve essere il feto/bambino, proprio come nelle gare di adorazione che contrapponevano Yahvè a Moloch. E Satana deve essere un falso dio, che però come quello vero, esige il "sangue del figlio".

Da adolescente, Sylvester amava leggere i fumetti dell'horror, e per vincere la paura passava a volte la notte in un cimitero.

I genitori finirono per portarlo da un "esorcista laico", che cercò di impressionare il giovane tatuato, dai capelli lunghi e con giubbotto di pelle, dicendo "vedo droga e moto". Steve, in realtà, è sempre stato contrario alla droga, e all'epoca, non possedeva una moto. Per un certo periodo, ha fatto parte dell'Ordo Templi Orientis, l'organismo fondato da Aleister Crowley, il controverso gentiluomo inglese la cui filosofia Sylvester riassume (in maniera forse troppo assolutoria) nel concetto, "fa ciò che vuoti, purché non faccia male agli altri". Oggi Sylvester rimane vicino all'OTO. ma non partecipa più attivamente, dopo aver visto liti per la presunta successione al fondatore e una ritualità esasperata. Egli dichiara di interessarsi genericamente di esoterismo e di aver iniziato una collaborazione con il bizzarro e geniale regista cileno Alejandro Jodorowski.

Da persona lucida e ironica, considera i propri travestimenti diabolici sul palcoscenico semplicemente una forma di spettacolo; ma, chiaramente, una parte almeno del suo successo è dovuta al fatto di aver toccato certi tasti sensibili, presentandosi sistematicamente come seguace di Satana.

Steve Sylvester è autore di un intervista con Monsignor Corrado Balducci, demonologo della congregazione per l'evangelizzazione dei popoli,[2] peraltro molto amato dagli ufologi per aver ipotizzato una sorta di teologia per extraterrestri. Monsignor Balducci viene intervistato nella sua qualità di autore del libro Adoratori del diavolo e rock satanico[3] scritto per mettere in guardia "genitori, educatori, quanti presiedono all'ordine pubblico, ogni autorità costituita". Steve Sylvester gli chiede quali sono i gruppi trash che conosce. "Non saprei, non ho molta familiarità con il settore... Più che altro ho letto ed ho ascoltato alcune cose". Egli ammette di non aver mai capito la differenza tra hard rock e heavy metal, ne di sapere cosa sia il hardcore.

In realtà, il testo di Balducci non è altro che un riassunto pieno di errori del libro di un predicatore evangelico canadese. "Pur volendo verificare le notizie, me ne è mancato il tempo", si scusa il demonologo, "visto che mi ero impegnato a terminare la composizione entro una certa data".[4]

Negli Stati Uniti, da alcuni decenni, i fondamentalisti evangelici, seguiti a ruota dall'alto clero cattolico, conducono una delirante campana contro l'hard rock, simbolo della Controultura degli Anni Sessanta e Settanta, e "strumento privilegiato della congiura satanica per dominare e sfruttare l'emotività giovanile."

"Nell'hard rock - scrive Roberto Giammanco - sono nascosti i messaggi di Satana mediati dagli esecutori, spesso tramiti innocenti del demoniaco, per ispirazione occulta o grazie alle nuove tecniche elettroniche di amplificazione e diversificazione del suono. Gli ascoltatori arrivano a poco a poco a decifrare il codice diabolico per via subliminale. Ai cristiani, dicono i predicatori, bisogna rivelare che nel ritmo hard rock c'è la cifra criptica del Maligno (666) con cui si scandisce il tempo della dannazione. Satana sigilla così il patto con i suoi discepoli..."

"Il Card. John O'Connor, la voce più autorevole della Chiesa cattolica americana almeno per quanto riguarda la presenza nei mass media, dice:

È musica che aiuta in modo determinante il lavoro del diavolo. Grazie a essa la violenza istigata dalle forze sataniche è in aumento". "Sempre dal pulpito della cattedrale di St. Patrick di New York, il cardinale rendeva noto che erano state esorcizzate con successo due persone affette da vere possessioni diaboliche dovute all'ascolto della Metal Rock music" (The New York Times, 11 e 24 marzo 1990)".

"In un opuscolo cattolico sulla persuasione subliminale adottata da Satana c'è una lista di esempi. Se si suona a ritroso la canzone dei Beatles Number Nine, Number Nine si sente 'Turn me on, dead man....' (allusione alla presunta morte di Paul). In uno dei ritmi dei Rolling Stones si trova la frase 'I love you, said the Devil' (Ti amo - ha detto il diavolo) e nell'album Houses of the Holy dei Led Zeppelin, sempre suonato a ritroso, appare 'Satan is really Lord' (Satana è proprio il Signore!)".[5]

Per una visione quasi opposta della questione, si veda l'articolo di Paolo Baroni che abbiamo inserito su questo sito, Iron Maiden: citazionisti o qualcosa di più?



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NOTE

[1] Giorgio Buscema, "Quel concerto non s'ha da fare", La Sicilia, 30 giugno 2001.

[2] Metal Shock, n. 107,nov. 1991.

[3] 1991, Piemme.

[4] Andrea Menegotto, carismatico, militante di Alleanza Cattolica e studioso del CESNUR, sostiene invece che il rock non può essere satanico nel suo complesso perché esiste il "rock cristiano", uno "strumento di evangelizzazione rivolto soprattutto ai più giovani".

[5] Roberto Giammanco, Immagini, vignette, visioni. Comics americani nel postmoderno, Firenze, 1991, pp.139,146.



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