Sora Oriana va a Pontida
 



Di Alessandro Robecchi




Questo articolo fa parte di un'antologia di articoli critici su Oriana Fallaci.






CONTRORDINE

ALESSANDRO ROBECCHI


In molti film americani c'è un tipo classico: sceriffo, ignorante, razzista e vicino al klu klux klan. Senza essere americani, ce l'abbiamo anche noi, e fa il ministro della giustizia. Proprio l'altro giorno, con una lettera a Repubblica, lanciava il suo appello: «Intellettuali di destra, non lasciate sola la Fallaci!». Capirete la sorpresa quando - due giorni dopo l'appello del ministro - le edicole italiane sono state invase da un gustosissimo libello con la Fallaci che intervista la Fallaci, lasciata talmente sola che si è dovuta intervistare da sé, massima forma di contraddittorio concessa al lettore. Diciamolo subito: niente ironie e niente polemiche, il libro è gustoso e lancia un nuovo genere letterario, che incrocia freddure alla Woodehouse, raffinati nonsense alla Jerome K. Jerome, conditi con un concentrato di banalità e qualunquismi da fila alla posta, un perfetto manuale per i tempi morti ai raduni di Pontida. E anche un'inedita visione geopolitica: di qui c'è l'Occidente, impersonato dalla Fallaci intervistata e dall'altra Fallaci che la intervista; di là, il resto del mondo, pavidi e cretini, inetti, assassini e naturalmente musulmani terroristi e puzzoni, oltre che comunisti, bolscevichi e tutto il cascame schifoso di quei sei miliardi di esseri umani che non si chiamano Oriana, poveretti loro.







Ma la prudenza non è mai troppa e persino di fronte all'Oriana Fallaci che fa le domande, l'Oriana Fallaci che dà le risposte vuol stare sulle sue. Chiede la prima: ci diamo del tu? Risponde la seconda: per carità diamoci del lei, «non amo indulgere a mode giacobine». Perbacco.

Vita vissuta: Oriana compra i fagioli e il verduraio glieli regala. Oriana prega tre operai dell'Enel di issarle sul balcone un'asta con la bandiera italiana. Oriana compra la rete per il pollaio (ma quella gliela fanno pagare, damn!).

Tutte attenzioni che le due Oriane, intervistata e intervistatrice, interpretano in modo inequivoco: lei dice quello che la gente pensa ma non ha il coraggio di dire, e quindi è vero, e ciò fa di lei un'eroina indomita. Tesi peraltro sostenuta anche nelle pagine e pagine pubblicitarie che il Corriere della Sera ha dedicato all'evento del librino e rilanciate dall'Oriana (non so quale delle due): comprando il libro «gli italiani hanno dato voce finalmente a se stessi, hanno rotto il silenzio». E ancora: «Dico quello che penso e quello che penso è ciò che la gente pensa e quasi mai dice». E qui casca l'asino. Già, perché a leggere l'autointervista fallaciana, invece, si ha esattamente la sensazione opposta. E cioè che lei dica cose che molta gente (purtroppo) pensa e che (purtroppo) dice, e che anche molti dei politici dell'attuale governo dicono e pensano, e che i loro giornali a tassametro scrivono ogni giorno. Dire una cosa banale sottolineando che nessuno la dice è un vecchio trucco retorico e come tutti i trucchi retorici dovrebbe essere un po' più sfumato, se non altro per questioni di prudenza. Tuona Oriana: «il fottutissimo euro». Alzi la mano chi non l'ha già sentito dire sull'autobus, per la strada, in coda al mercato. Si imbizzarrisce Oriana: «Carne che non è più carne, pesce che non è più pesce, verdura che non è più verdura, parmigiano che non è più parmigiano, latte che non è più latte, vino che non è più vino...». Se devo essere sincero, lei dirà cose che la gente pensa e non dice, ma ognuno di noi ha una zia Pina che lo dice, lo ripete alla nausea e che ci mette di mezzo pure le stagioni, che non sono più quelle di una volta, e che la Fallaci inopinatamente dimentica.

Alla fine, a parte alcuni gustosi passaggi, l'autointervista delle due Oriane è proprio il contrario di quel che dice di essere. Non una realtà spaventosa che tutti pensano e nessuno dice, ma una sequela di banalità ed analisi elementari che molti, moltissimi dicono (probabilmente prima di pensare). Ecco qui alcuni scampoli, tanto per capire: «Chi si ribella, oggi, allo straniero che spadroneggia nel nostro paese?!? Chi si indigna, oggi, per il marocchino che infrangendo il Codice Penale tiene due o tre mogli e vorrebbe mettere il burkah anche a me?» E via così l'albanese sfrutta la prostituzione, il sudanese piscia sui monumenti e spaccia, i cinesi invadono Prato, eccetera eccetera. Di bene in meglio: «Ovunque vi sia antiamericanismo v'è antioccidentalismo. Ovunque vi sia antioccidentalismo v'è filoislamismo. E ovunque vi sia antioccidentalismo quindi filoislamismo v'è antisemitismo». Oddio, e queste sarebbero le famose cose che nessuno dice? Suvvia, sora Oriana, basta leggere la Padania, o il quotidiano Libero, basta sentire l'elegante eloquio di un Castelli o di un Calderoli e tutto questo già si sa, si dice fin troppo. Di tali scemenze c'è addirittura l'inflazione. Appartengono a quella sublime passione per il luogo comune, impastato con l'ignoranza e fortificato dalla paura che è, oggi, il terreno preferito del qualunquismo di destra. Non è vero che nessuno lo dice, lo dicono anzi in molti, in troppi. E ora, in apoteosi, lo dice anche la Fallaci. Anzi, le due Fallaci, che si danno del lei per non indulgere a mode giacobine (ci mancherebbe!), ma che arrivano buone ultime, a chiosare con vezzoso birignao toscano l'ottusità dei tempi che corrono.







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