Sinistra e Destra
Tradizione, identità, appartenenza, esaurimento, superamento
III parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve è stato diviso in sette parti, più un'introduzione.

All'introduzione

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Messo in guardia il lettore dall’uso di parametri inutili, bisogna però pur sempre utilizzare dei parametri. Devo ammettere che non ne conosco di veramente soddisfacenti. Qualunque parametro venga scelto, anziché distinguere con chiarezza destra e sinistra, taglia diagonalmente sia il campo delle destre che il campo delle sinistre. E’ infatti questa una buona ragione per consigliare l’abbandono della dicotomia, ormai di tipo rigidamente identitario. In modo del tutto provvisorio userò qui solo due coppie classificative. Per quanto concerne la sinistra, distinguerò fra sinistra dell’immanenza sociale e sinistra del trascendimento sociale. Per quanto riguarda la destra, distinguerò fra destra capitalistica e destra tradizionalistica. Ma sia chiaro che anche questi parametri sono del tutto insoddisfacenti.

  • Dal 1871 al 1914 si costituisce la sinistra nel senso contemporaneo del termine. Sarà poi la guerra del 1914-1918 a dividerla fra socialisti e comunisti, perché sono sempre e solo le guerre i veri "momenti della verità" in cui chiacchiere e traccheggiamenti non sono più possibili, ed allora o si è per o si è contro. Lo stesso atteggiamento verso la rivoluzione russa del 1917 è in un certo senso una derivazione secondaria di un precedente atteggiamento verso la guerra. Chi ha imparato ad odiare veramente il capitalismo è stato poi anche psicologicamente incline ad accettare la rottura del comunismo. Chi invece non aveva consumato psicologicamente questa rottura è rimasto quasi sempre socialista.

    Gli anni 1871-1914 non sono stati soltanto gli anni del marxismo della Seconda Internazionale (fondata nel 1889, cento anni esatti prima della caduta del muro di Berlino). Sono stati anche gli anni in cui si è costituita la sinistra intellettuale radicale, attraverso le battaglie del caso Dreyfus in Francia, attraverso l’antimilitarismo soprattutto tedesco, ed infine attraverso le prime critiche al colonialismo ed al razzismo.

    In questo contesto è emerso a mio avviso quel dualismo che intendo connotare con le mie espressioni (forse un po’ improprie) di sinistra dell’immanenza sociale e sinistra del trascendimento sociale. La sinistra dell’immanenza sociale si adatta all’integrazione della nuova società capitalistica della seconda rivoluzione industriale, esalta le conquiste salariali e normative che le lotte sindacali effettivamente riescono a conseguire per i lavoratori dei campi e delle officine, ed accompagna gradualmente l’uscita dei lavoratori da quella miseria nera che prima ne scandiva le dure condizioni di vita.

    Questa sinistra dell’immanenza sociale adotta una filosofia gradualistica del progresso del tutto fasulla ed inesistente, che però rispecchia con ideologica esattezza la propria natura compromissoria.

    La politica estera non gli interessa, se non come sorgente di tasse e di leve militari. I popoli colonizzati gli interessano poco, e così finisce con il condividere i pregiudizi razzisti degli stessi piccoli coloni europei. La cultura le interessa soltanto come divulgazione popolare e come strumento di promozione sociale. Tutti gli elementi della sua futura subalternità sono già massicciamente presenti. Questo "terzo stato" marcia verso i futuri supermercati e verso futuri stadi di calcio e non se ne accorge nemmeno.

    La sinistra del trascendimento sociale si rende invece perfettamente conto del fatto che nessuna conquista sotto il capitalismo è irreversibile e garantita. Non si tratta dunque di semplice massimalismo o di semplice populismo. Si tratta invece di un lodevole sforzo per comprendere l’insieme dei rapporti sociali, e di qui nasce quella critica all’imperialismo che a mio avviso è il punto più alto ed il massimo contributo di questa sinistra nel periodo 1871-1914.

    Vorrei insistere su questo punto per il fatto che oggi siamo di fronte allo stesso problema di allora, con la differenza (in peggio) che la maggior parte della cosiddetta sinistra istituzionale e parlamentare (D’Alema, Rutelli, Jospin, Blair, Schroeder, ed in più tutti gli scagnozzi ex-comunisti dell’Est addomesticato) è ormai schierata a fianco del nuovo imperialismo, e con la differenza (in meglio) che questo fatto scandaloso comporta un rimescolamento benefico delle categorie di sinistra e di destra che annuncia un periodo storico del tutto nuovo, duro e faticoso ma anche promettente.





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