Per un bilancio categoriale marxista della storia del comunismo storico novecentesco

(1917-1991)

II parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Praxis è stato diviso in dieci parti.

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5. Fra poco sarà passato un secolo dalla rivoluzione russa del 1917, ma evidentemente essa non è stata ancora "digerita" né dai suoi amici né dai suoi nemici. I suoi amici vogliono ad ogni costo che da essa si possa dedurre linearmente la storia provvidenziale della costruzione prima del socialismo e poi del comunismo, mentre a mio avviso essa si legittima ampiamente da sola, come risposta sacrosanta e pertanto più che giustificata allo scatenamento della prima guerra mondiale imperialistica del 1914. I suoi nemici, ovviamente, continuano ad odiarla ed a considerarla folle, utopistica, violenta ed illegittima quasi un secolo dopo. Trovo assolutamente normale che essa non gli sia mai andata giù, perché in effetti il 1917 dimostrò che una rivoluzione sociale radicale è possibile, e non resta confinata nella testa di alcuni intellettuali utopisti. Se è avvenuta una volta, potrebbe avvenire anche una seconda, e per esorcizzare questa possibilità è necessario mettere in azione una gamma di comportamenti, che vanno da un polo che definirò "pensiero forte" ad un polo che definirò "pensiero debole". I due pensieri, ovviamente, sono del tutto convergenti, e formano quella simpatica coincidenza degli opposti che tutti i sostenitori del pensiero dialettico cercano sempre di dimostrare logicamente senza riuscirci mai. In loro onore, ne daremo nel prossimo paragrafo una concisa segnalazione.

6. Il primo polo dell'esorcizzazione di ogni possibilità di rivoluzione comunista è appunto il "pensiero forte". Con questo termine indico il ricorso a tutti i mezzi per poter impedire questa calamità, con la sospensione conclamata di ogni riserva etica e religiosa e con una sorta di emergenzialismo proclamato. In altre parole, il diritto al macello. Io conosco nella storia del Novecento tre grandi macelli proclamati di comunisti che hanno apertamente sospeso ogni morale ed ogni religione, quello avvenuto in Spagna fra il 1936 ed il 1941, quello avvenuto in Indonesia fra il 1965 ed il 1967, ed infine quello avvenuto in Argentina fra il 1976 ed il 1979. In Spagna si continuano a trovare le fosse comuni di Franco, ed in Argentina si viene a sapere che Kissinger ne era perfettamente a conoscenza, e si raccomandava soltanto di fare tutto presto e bene. La chiesa cattolica ne era perfettamente a conoscenza in tutti e tre i casi, anche se nel caso dell'Indonesia la manovalanza musulmana fu maggioritaria nel macello (ma non mancò neppure quella cristiana a Bali e nelle Molucche). Il papa ha chiesto scusa a tutti, ebrei e popoli indigeni, ma ai comunisti no. Evidentemente se la erano voluta. Quando gli africani cominciarono cautamente anche loro a fare un po' di comunismo (Angola e Mozambico 1975, Etiopia 1976, eccetera), gli scatenarono contro armatissime bande tribali che distrussero quel poco che c'era di economia nazionale. Cuba non fu mai perdonata, e le fu imposto un embargo feroce. Per impedire il comunismo in Afghanistan non bastò la mobilitazione dell'americano Rambo, ma ci volle anche quella del saudita Bin Laden, che fu demonizzato solo quando cominciò a colpire i suoi precedenti alleati, mentre quando colpiva i cattivi comunisti era giustificato in tutto quanto faceva. Il "pensiero forte" giustificò sempre tutto, sulla base della lunga tradizione per cui i macelli fatti per una causa giusta diventano giusti essi stessi.

Il secondo polo dell'esorcizzazione di ogni possibilità di rivoluzione comunista è invece il "pensiero debole". Essi sono assolutamente complementari, come il whisky e la soda, la bistecca e le patatine, le feci e la carta igienica. Il comunismo non deve essere intrapreso, perché si tratta di un pensiero che vuole organizzare il mondo in base ad un'inesistente pretesa di verità, laddove la verità non esiste, e se esiste è soltanto niccianamente una funzione energetica della volontà di potenza. A questo punto, ci si potrebbe niccianamente chiedere perché deve sempre prevalere la funzione energetica della volontà di potenza dei ricchi e dei capitalisti. Ma su questo torneremo fra poco.

7. Agli inizi degli anni Novanta il tedesco Ernst Nolte ed il suo seguace italiano Francesco Coppellotti diffusero con grande clamore mediatico la tesi per cui la violenza concentrazionaria e sterministica di Hitler non era stata una violenza primaria ed originaria, ma era stata una violenza secondaria di risposta, perché aveva cominciato il comunista Lenin sterminando i borghesi come classe e concentrando i suoi nemici in campi appositi. Lasciamo stare qui il non irrilevante particolare per cui nessuno sterminò quanto i colonialisti europei ed americani nell'Ottocento e per cui i campi di concentramento furono una brillante invenzione degli inglesi in Sudafrica nella loro guerra contro i boeri. La tesi implicita di Nolte è che esistono due tipi di sterminio, il primo legale e corrispondente al diritto internazionale (o jus publicum europeum), cioè il diritto di mandare milioni di uomini al macello nel 1914 per ragioni apertamente e dichiaratamente imperialistiche, ed il secondo improprio ed illegale, che è quello di fare una sacrosanta rivoluzione di risposta nel 1917. Oggi siamo tornati a questo tipo di scenario noltiano-coppellottiano, per cui Bush ha il diritto di imporre il suo ordine imperiale mondiale, ma gli altri non hanno il diritto di opporsi senza essere chiamati "terroristi". Ma una simile tesi è talmente scandalosamente asimmetrica da sembrare vacillante persino a coloro che hanno sostituito da tempo Tacito con Indro Montanelli, ed oggi tende ad essere messa sotto silenzio, anche perché (contro le esplicite intenzioni di Nolte) sembra "innocentizzare" eccessivamente Hitler, proprio quando la grancassa mediatica ormai hitlerizza tutti i nemici dell'impero (Hitler-Saddam, Hitler-Milosevic, eccetera).

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