Letteratura di guerra

A proposito di Oriana Fallaci e del suo ultimo libro "La forza della ragione"

III parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve è stato diviso in diverse parti.

Alla prima parte

Alla parte precedente

Alla parte successiva




3. Iniziamo dalla Paranoia. In estrema sintesi, la schizofrenia è la patologia più comune fra i potenti, cioè fra i managers capitalistici strategici ed i politici al loro servizio, mentre la paranoia è la patologia più comune tra gli impotenti, cioè fra i saggisti e gli intellettuali che si limitano a torturare la carta, non potendo esercitare direttamente il loro potere sui corpi.

La schizofrenia, come è noto, è lo sdoppiamento della personalità, a gradi molto diversi di coscienza e di consapevolezza. Il politico post-moderno (diversamente stavano le cose per i politici "moderni", tipo Crispi, Mussolini, Togliatti, De Gasperi, eccetera che in parte credevano ancora a quello che dicevano, perché non si era ancora arrivati allo svuotamento integrale della decisione politica rispetto agli automatismi economici) è il portatore organico di questa schizofrenia. Massimo D'Alema va alla marcia di pace di Assisi circondato da una massa salmodiante di plebei identitari che lo supplicano di dire "qualcosa di sinistra", mentre nello stesso momento fa bombardare la Jugoslavia con uranio impoverito cancerogeno. Francesco Rutelli invoca l'ONU, come se quest'ultima potesse legittimare la guerra di aggressione americana in Irak, ignaro del fatto che neppure la Società delle Nazioni nel 1939 avrebbe potuto far diventare giusta e legittima la guerra di aggressione di Hitler contro la Polonia.

Potrei moltiplicare i casi di schizofrenia, ma il lettore intelligente lo farà da sé. Il politico manipolatore vive di schizofrenia, cioè di sdoppiamento fra due identità apparentemente opposte e in realtà complementari (su questo Fausto Bertinotti è assolutamente impagabile, diviso fra rivoluzione anticapitalistica totale e sostegno al governo dei "fantocci americani" Amato e Rutelli). Si tratta di una malattia professionale che viene giustamente riconosciuta nelle pensioni stratosferiche che intascano questi ineffabili personaggi, una malattia professionale come quella polmonare dei minatori, che non intascano però le barcate di soldi dei Bertinotti, Cossutta, D'Alema, eccetera. Effettivamente, non è comodo vivere in compagnia della schizofrenia, anche se è mille volte meglio della silicosi, dei tumori o delle cardiopatie.

La paranoia, o complesso di persecuzione, è invece la malattia professionale tipica degli intellettuali profetici e dei saggisti impotenti. Naturalmente anch'io ne sono affetto, sia pure (credo) in misura moderata. I miei libri non vengono recensiti, sono continuamente fatto oggetto di calunnia da parte di cialtroni che non leggono neppure quanto scrivo, pago con la solitudine il fatto di essere ostile alle bande della sinistra "ufficiale" di Sua Maestà, e ci mancherebbe altro che non fossi un po' paranoico. Se mi aggirassi furente nella mia cameretta sarei già certamente arrivato alla fase "fallaciana" della paranoia, ma per fortuna esistono dei rimedi empirici, il migliore dei quali è la solidarietà ed il confronto con i (pochi) amici. In ogni caso, non sono così ingenuo da non capire che la paranoia, anzi la Paranoia, è una malattia professionale degli intellettuali che si considerano isolati ed inutilmente gridanti nel deserto, E tuttavia, un caso come la paranoia di Oriana Fallaci è assolutamente eccezionale. Vediamo perché.

Oriana Fallaci si vede ripetutamente come la reincarnazione femminile novecentesca di Mastro Cecco, un eretico fiorentino bruciato vivo nel 1328. Mastro Cecco fu bruciato vivo dalla vecchia Inquisizione, quella dei pretoni cattolici per i quali la Fallaci ha un rapporto schizofrenico di attrazione-repulsione, fino a dichiararsi "un'atea cristiana" (p. 189), mentre Oriana Fallaci è simbolicamente bruciata viva dalla nuova Inquisizione, quella del Politicamente Corretto della nuova Eurabia. Certo, il povero Mastro Cecco è vissuto in un mondo reale, in cui il fuoco bruciava veramente, mentre per sua (e nostra) fortuna Oriana Fallaci vive in un mondo virtuale ed allucinatorio. E tuttavia, mai come in questa demenziale analogia la Paranoia di Oriana Fallaci celebra i suoi trionfi.

Oriana Fallaci vive nel centro dell'impero, ha dietro gigantesche potenze economiche, politiche e commerciali, vende tonnellate di libri, è adulata dai recensori entusiasti (prima fra tutti, la sionista fanatica Fiamma Nirenstein), ed è a tutti gli effetti un bardo del potere militare imperiale. Ebbene, questa paranoica, se mai questo termine ha avuto un senso, si finge un povero eretico bruciato vivo. Mai inversione della realtà fu più palese. E' anche interessante la lettera sprezzante che Oriana Fallaci manda alla brigatista rossa Nadia Desdemona Lioce (pp.184-188). La Lioce esprime una cultura politica che ha tutta la mia condanna e disapprovazione (fra l'anticapitalismo e la decisione solitaria di uccidere a freddo due esperti di diritto del lavoro, eretti a simbolo astratto del nuovo lavoro interinale, precario e flessibile, ci stanno almeno dieci passaggi logici, di cui almeno otto o nove sbagliati.

Così come in nome del Cristianesimo non si possono uccidere musulmani "simbolici", ed in nome dell'Islam non si possono uccidere cristiani "simbolici", nello stesso modo in nome del Proletariato non si possono uccidere giuslavoristi "simbolici". In questo "delirio dell'intelletto astratto" - uso qui una categoria filosofica di Hegel adatta all'argomento - c'è qualcosa di profondamente sbagliato). Ma visto che la sta duramente pagando con l'ergastolo, non c'è ragione di infierire bestialmente sul vinto, e trovo demenziale che le si voglia anche impedire di leggere comunicati e le si metta la mordacchia alla bocca come a Giordano Bruno. Ma Oriana Fallaci si accanisce sul vinto. Nella sua lettera alla Lioce (p. 186) Oriana Fallaci descrive anche con esattezza le torture ai prigionieri delle belve militari anglo-americane, anche se lo fa ovviamente senza saperlo, perché sghignazza sul fatto che mai la Lioce avrebbe sopportato le torture dei nazisti. Non sa, la paranoica, che le torture che descrive non sono oggi fatte da un contadino della Sassonia, ma da una contadina della Virginia, anche se in entrambi i casi per ordini e disposizioni superiori.

Qui, appunto, la Paranoia celebra i suoi trionfi. La star dell'Occidente, che il defunto Antonio Gramsci avrebbe definito un "intellettuale organico" al moderno impero dotato di forze militari e mediatiche soverchianti, si finge un povero eretico medioevale bruciato vivo. Di fronte a questa Paranoia, signori, giù il cappello. Ritengo impossibile arrivare a tanto.



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