Un presidente per amico
 


Sono in due.   

Il primo è stato vestito in maniera assolutamente informale da una lunga catena di esperti, di quelli che sanno creare l'imperfezione perfetta.   

Lui sta in piedi, tra i ruderi, con un megafono in mano, come se non disponesse già di tutti i megafoni della terra. La folla grida, "qui non ti sentiamo", e lui risponde "io sento voi!" E io, che mi trovo a un quarto di pianeta di distanza, sento lui e sento la folla.    

La mano dell'uomo si appoggia sulle spalle di qualcos'altro.    

All'inizio non si capisce se si tratta di un manichino o di un uomo. Poi si intuisce che dentro la divisa c'è un pompiere. È il pompiere medio, il pompiere più medio che sia mai stato mai creato.    

Due uomini, quindi. Ma chi sono?   

Il pompiere è uno di milioni e milioni di americani, il baricentro profondo di ogni sondaggio. Sa di vivere nel paese migliore del mondo, anche se non saprebbe distinguere su una mappa il Messico dall'Etiopia. Sa che Dio ha creato il mondo seimila anni fa, in sei giorni, con centoquarantaquattr'ore di sana fatica, scimmie e dinosauri tutti pronti per una catena di stragi dal Diluvio agli incendi giocosi di Sodoma e Gomorra. Il pompiere sa che domani potrà essere licenziato come se niente fosse. Sa che se non trova i soldi per pagare la mutua, la sua casetta di legno con gli scoiattoli che si rincorrono nel giardino sarà sequestrata. Sa che se finisce in ospedale e non è assicurato - con contratti scritti molto fitto - sarà cacciato da grossi cani lupo, assai professionali e che non sorridono mai.   

L'uomo che gli tiene una mano sulla spalla non è invece per niente normale, anche se non indossa la cravatta e parla in un megafono. È un miliardario che non sa nemmeno cosa siano le tasse, figuriamoci le mutue. Il suo mondo non è piccolo come quello del pompiere. È grande come i campi di golf che rubano l'acqua del Texas, come i pozzi che rubano il petrolio dell'Oriente. Suo padre gli ha comprato la presidenza degli Stati Uniti per una decina di voti, contestati come è giusto tra avvocati che si fanno intestare un grattacielo alla volta per stringerti la mano.   

Il padre dell'uomo che fa l'amico del pompiere me lo ricordo bene. Dodici, tredici anni fa... un giorno caldo e umido come tutti i giorni a Panama. Un paese strappato a forza da un altro paese, un paese-zanzara, un paese-solco, un paese-bordello per collegare New York alle terre di saccheggio sull'altra sponda del Pacifico. Dodici, tredici anni fa... comparvero degli aerei nel cielo. Nulla di strano, è solo su Manhattan che quegli aerei non possono volare, ovunque nel resto del mondo lo possono fare, fosse solo per togliersi il capriccio di vedere se riescono a passare sotto il filo della funivia (a volte ci riescono, a volte no).   

A Panama distrussero un quartiere grande come una piccola città, così, per i valori del Mondo Libero e soprattutto senza rischi. Non fu difficile. Panama non comanda nemmeno su se stessa, figuriamoci se sa sparare agli sparvieri in cielo. Quattromila cadaveri, senza body bags, senza bandiere, senza presidenti e senza pompieri.   

I morti di Panama si chiamavano tutti Juán e Maria e Jaime, nomi senza tanta fantasia. Anche a New York tanti si chiamano Juán e Maria e Jaime. I Juán e le Maria e i Jaime che non rimangono impalati sul Muro d'America, che non finiscono travolti mentre cercano di attraversare di corsa l'autostrada, che non annegano nel grande pigro fiume, che non muoiono divorati dagli squali e non impazziscono di sete nel deserto, qualcuno di loro arriva anche fin lassù.   

Ma a Manhattan i Juán e le Maria e i Jaime li fanno passare solo se camminano a testa bassa mentre lucidano le macchine di chi ha concesso loro un breve lavoro. "Zero tolerance" dice lo sceriffo, il sindaco di dio.    

"Zero tolerance", per capirci, sono trentotto proiettili in corpo a un ragazzo perche' si era messo le mani in tasca davanti a un poliziotto.    

Quel ragazzo veniva dall'Africa, è vero, ma ciò non ci deve indurre in errore.   

Giuliani non odia affatto gli stranieri. A giorni, doveva stringere la mano a un uomo venuto anche lui da molto lontano, Ariel Sharon.    

Era un altro settembre, un altro luogo. Gli uomini di Sharon vedono tutto, loro, quando si tratta di uccidere, gli estasiati giornalisti hanno inventato un'espressione particolare per rendere l'eccellenza dell'omicidio teleguidato: "millimetrica precisione chirurgica," come nei trapianti ben riusciti, quando si riconosce la mano esperta del primario.    

Ma quel giorno gli uomini di Sharon non videro nulla. I loro occhi non vedevano quelle misere tane dove erano rimaste solo le donne, i bambini e qualche malato, gente che non aveva nessuna New York alle spalle.    


Una vignetti di Naji al-Ali

Forse gli uomini di Sharon non vedevano perché erano stanchi. Avevano appena ucciso quarantamila persone per vendicare uno dei loro. Perché mai dovevano preoccuparsi di chi era rimasto a Sabra e Shatila?   

No, la schiatta dei Giuliani non ha problemi con gli stranieri. In fondo, i primi stranieri sono quelli come lui.   

Forse è rimasto ancora in vita qualche discendente dei primi uomini, gli unici che a Manhattan non fossero forestieri... qualche discendente dei poveri disgraziati che hanno visto i mostri venire fuori dal mare come l'altro giorno sono arrivati altri mostri dal cielo.    

Certo se questo erede esiste, è libero di venire a New York. Basta che possa pagarsi l'aereo e l'albergo (a New York oggi non si dorme più per strada, dicono).   

Con lo sguardo dolce e furbescamente ingenuo, anche il figlio del primo uomo può - poteva - visitare il Centro Mondiale del Commercio (e perché non lo dicono mai così nel più crudo italiano, cosa significa davvero "World Trade Center", cosa erano le "torri gemelle"?), farsi cento piani e cento ascensori, spalancare la bocca davanti alla banca più banca del mondo, prima di tornare tra la polvere e le grandi automobili rigate e ansimanti, a vendere ciondoli e iniziazioni e acchiappaspiriti che non erano della sua gente, perché così vogliono che sia.   

Il miliardario adesso ha tolto la mano dalla spalla del pompiere.   

Meraviglia del sogno americano. Quel pompiere, se si muove molto velocemente, potrà diventare anche lui ricco, gettando sul mercato la sua normalità come le modelle gettano la loro carne.   

Pompiere d'America. Il Pompiere Ignoto, di cui presto sapremo tutto.   

Gli altri pompieri, i tanti pompieri d'America, sentono ancora la mano calda del presidente amico sulle spalle.    

E' bello quando si ha un presidente per amico.    

Miguel Martínez, 13 settembre 2001


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