Petrolio per le ali di Dio
Prima parte

 

di Flavia Busatta



Per agevolare la lettura, questo articolo di Flavia Busatta, tratto da Hako Magazine, è stato diviso in sei parti.

Alla parte successiva

Si veda anche l'articolo di Flavia Busatta, Sciamani di plastica: Indiani d'America e New Age e l'articolo di Sandra Busatta, Santini ecologisti: l'invenzione del "discorso" di Capo Seattle




L'espansione delle multinazionali del petrolio e l'opera di evangelizzazione delle missioni fondamentaliste: "Dio ha creato il mondo, ma J. D. Rockefeller lo ha riorganizzato".

"Chi aprirà le terre del Tibet, o reclamerà l'ultimo acro dell'Amazzonia, le colline dell'India centrale, le giungle del Borneo, o le stec ppe della Siberia, il mercante o il missionario?"
(William Cameron Townsend, 1942)
Nel 1930 quando i missionari fondamentalisti si riunirono nella loro fortezza, la Moody Memorial Church di Chicago, il loro principale avversario politico all'interno delle congregazioni protestanti era il modernismo della famiglia Rockefeller.

I Rockefeller, John D. sr. e soprattutto il figlio John D. jr. erano interessati a fornire un'immagine positiva e benevolente della loro corporation, la Standard Oil, delle sue sussidiarie e della famiglia, oltre che ad incrementare i propri enormi profitti. Sulla loro strada verso l'eternità nel dicembre del 1929 incontrarono John Mott, un missionario millenarista che sperava di affrettare il Secondo Avvento di Cristo evangelizzando il mondo intero entro "la presente generazione". Per realizzare la sua visione Mott pensò astutamente di chiedere fondi ai potenti di Wall Street in base all'opinione che "chiedere denaro a un uomo per ampliare al mondo intero il Regno di Dio, non era chiedergli un favore, ma un modo di dargli la superba opportunità di investire la sua personalità con un dividendo eterno" (Colby/Dennett 1995:33).

Il denaro "era così pieno di personalità" - egli scriveva - "accumulata attraverso giornate di lavoro umano" che sopravviveva ai suoi padroni e pertanto poteva essere usato dopo la loro morte per estendere la vita dei proprietari sulla terra (ibid. 1995:33). Questo concetto di transustanziazione del denaro in vita eterna combaciava perfettamente con la motivazione logica della Rockefeller Foundation e, ovviamente, con il modello organizzativo delle Standard Oil. Il modello missionario di Mott e la sua ossessione per la Cina si incrociarono felicemente con la visione globalizzante del principale consigliere di John D. sr., il reverendo battista Frederick Gates che fu affascinato dal pensiero delle "fortune di famiglia" che conquistavano i mercati mondiali.

Con la Standard Oil in pole position l'avanzata delle corporation americane avrebbe rappresentato la Volontà di Dio; per Gates la crescente globalizzazione del mercato e la diffusione delle missioni protestanti anglofone che l'accompagnava erano evidenza "di un solo, grande, preordinato Disegno".

Egli osservava come le differenti missioni non fossero che "un'unica armata di invasione" le cui "abili strategie e tattiche erano controllate e dirette da una sola Mente", Dio. (ibid. 1995:33).

Il credo di John Mott trovò la sua casa presso la Riverside Church di New York che, attraverso il suo modernismo, simboleggiava la prospettiva globale della famiglia Rockefeller. Negli anni Venti gli investimenti esteri degli Stati Uniti erano aumentati del 700% e le Standard Oil alzavano la bandiera dell'assalto ai mercati stranieri: la Standard Oil of New Jersey (poi Exxon) aveva come campo di espansione l'intero Sud America, la Standard Oil of California (Chevron) possedeva vasti territori in Venezuela e in Messico, la Standard Oil of New York (poi Mobil Oil) era penetrata nei Balcani, nel Medio Oriente, nel Sud Africa, in India, in Indocina, nelle Filippine e nell'Indonesia olandese. Con tutti questi successi i Rockefeller e le loro attività filantropiche esentasse prosperavano: la sola Rockefeller Foundation possedeva grossi stock di azioni in tredici compagnie petrolifere e in nove oleodotti, in 35 linee ferroviarie e in altre 35 corporation i cui interessi spaziavano dall'acciaio alle banche, dal gas all'agrobusiness.

L'alleanza tra imprese minerarie, dell'acciaio, dello zucchero e chimiche faceva parte della strategia ideata da Albert H. Wiggings, presidente della Chase National Bank, la banca di famiglia dei Rockefeller, per rendersi indipendente dal titano di Wall Street, quel J. P. Morgan che era sempre stato anche personalmente odioso al vecchio John D. sr., e i cui legami col capitale britannico, in particolare con la Shell, erano da sempre un ostacolo ai progetti della Standard Oil. Fu in questa guerra finanziaria che cominciò a farsi le ossa il nipote più eclettico del vecchio John D. sr., Nelson Aldrich Rockefeller, che cominciò a prendere particolarmente a cuore il vecchio business di famiglia, il petrolio e in particolare quello venezuelano, su cui si appuntavano anche gli appetiti della Gulf Oil dei Mellon, della Shell e della sussidiaria della Standard Oil of Indiana (AMOCO), quella Creole Petroleum Company che era una creatura personale di Nelson.

Le attività filantropiche e le sovvenzioni ai missionari andavano di pari passo e crescevano con la concupiscenza di nuovi mercati. La maggior preoccupazione riguardava il diffondersi delle malattie nei territori indigeni, malattie sia politiche (il comunismo) che virali (la febbre gialla e i parassiti intestinali) che facevano crollare le potenzialità produttive della forza lavoro indigena.

Nel 1920, il Guatemala, troppo vicino al Messico post-rivoluzionario che poteva essere "contagioso", fece da cavia sperimentando un cordone sanitario ottenuto tramite la legge marziale lungo la linea ferroviaria e le città vicine alle piantagioni di banane e caffè della United Fruit e una campagna contro la malaria e il "verme solitario" lanciata dal Rockefeller's International Health Board. I progetti della Rockefeller Foundation per la sanitarizzazione dei paesi sottosviluppati accompagnavano gli imperativi morali con la più profana necessità economica della produttività del lavoro e si sposavano con l'invito del rev. Mott alle multinazionali di serrare i ranghi in una loro Intesa Cristiana internazionale che potesse competere con la sfida dell'internazionalismo proletario.

"Contro quel male le chiese devono combattere come esse combattono contro ogni malvagità che viene dal demonio"
affermò il Segretario di Stato Robert Lansing e la crisi del 1929 col riacutizzarsi della lotta di classe negli stessi Stati Uniti affrettò le decisioni.



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