Il Pentagono si prepara al cataclisma globale
 








Non sono un catastrofista quando si tratta di questioni ecologiche. Sembra però che lo sia diventato il Pentagono. Andrew Marshall, un ottantenne molto vicino a Rumsfeld che da trent’anni detta dietro le quinte le linee guida della strategia USA, ha convocato un consulente della CIA, già responsabile di progettazione per l’immensa multinazionale petrolifera Royal Dutch/Shell Group, e un ente privato dal significativo nome Global Business Group. Dietro istruzioni di Marshall, i due hanno redatto un rapporto sul cambiamento climatico globale che per catastrofismo supera le angosce degli ecologisti più estremi e meno informati.

Il rapporto è stato tenuto segreto, ma è stato fatto trapelare al giornale inglese The Obsever.



Andrew Marshall

Per The Observer – come si può vedere dall’articolo allegato qui in fondo – si tratta di un salutare messaggio ecologista mandato a Bush, troppo legato alle lobby petrolifere.

Vero che nel campo della micropolitica, Bush – che ha sempre negato l’importanza del cambiamento climatico – fa una figura assai magra; ma mi sembra che la questione sia molto più ampia.

Un ex-dirigente della Shell non è certamente un avversario delle lobby petrolifere, e un uomo come Marshall che ha gestito la politica militare dell’impero mentre venivano e andavano i presidenti Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush I, Clinton e Bush II non è semplicemente qualcuno che si preoccupa delle sorti del mondo.

Per quello che sappiamo, il rapporto non sembra preoccuparsi degli accordi di Kyoto, ma di come far sopravvivere gli Stati Uniti in un pianeta che affonda. Come mantenere il controllo di risorse in costante diminuzione. Se le cose stanno così, si tratta semplicemente dell'estensione del manifesto del Project for a New American Century anche alle questioni ambientali. Anche qui siamo di fronte alla sindrome del Total Information Awareness, della Zero Tolerance e del Full Spectrum Dominance: tre terrificanti slogan che indicano il desiderio di creare una forma di totalitarismo che Stalin non avrebbe mai potuto sognare, per oggettiva carenza di mezzi.

Certamente, il cambiamento climatico è un problema più serio di quello del “terrorismo islamico” – il giornalista di The Observer dice questa incredibile banalità come se si trattasse di una scoperta straordinaria. Ma le nostradamiche previsioni del rapporto del Pentagono non credo che costituiscano una concessione all’ecologismo.

Che le ipotesi che il rapporto propone siano vere o false, viene da pensare che siamo alla vigilia di una nuova paranoia, nella lunga successione di fobie americane. Come il terrore della bomba atomica, dei “rossi”, dei musulmani… l’ennesimo pretesto per una politica di aggressioni “preventive”.

Prima che finiscano il petrolio e l’acqua, me li prendo io, insomma.

Miguel Martínez


Seguono due testi. Il primo è un riassunto dei principali punti del rapporto, tratto dal sito Progressive Review. Il secondo è la prima parte dell’articolo di The Observer del 22 febbraio.

Da Progressive Review (aggiornamento del 21-22 febbraio 2004)
  • Le prossime guerre saranno combattute per questioni di sopravvivenza e non per religione, ideologia o dignità nazionale.

  • Entro il 2007, ci saranno tempeste enormi che abbatteranno le difese costiere, rendendo inabitabile gran parte dell’Olanda. Le città come L’Aia saranno abbandonate. In California le barriere delle isole del delta del fiume Sacramento saranno distrutte, sconvolgendo il sistema di acquedotti che porta l’acqua dal nord verso sud.

  • Tra il 2010 e il 2020 l’Europe sarà colpita in maniera pesante dal cambiamento climatico, con un calo medio annuo della temperatura pari a oltre 3 gradi centigradi. In Inghilterra, il clima si raffredderà e inizierà a somigliare a quello della Siberia.

  • Milioni moriranno per guerra e per fame fino a ridurre la popolazione della Terra a una quantità sostenibile.

  • Le sommosse e i conflitti interni spaccheranno l’India, il Sudafrica e l’Indonesia.

  • L’accesso all’acqua diventerà un motivo primario di conflitto. Il Nilo, il Danubio e il Rio delle Amazzoni vengono tutti citati come ad alto rischio.

  • Nei prossimi vent’anni diventerà evidente un “calo significativo” nella capacità del pianeta di sostenere la sua attuale popolazione.

  • Le zone ricche come gli USA e l’Europa diventeranno “fortezze virtuali”, per impedire l’ingresso a milioni di migranti scacciati da terre sommerse dalle acque o non più in grado di coltivare. Le ondate di profughi sulle barche creeranno problemi significativi.

  • La proliferazione delle armi nucleari è inevitabile. Il Giappone, la Corea del Sud e la Germania svilupperanno armi nucleari, mentre l’Iran, l’Egitto, Israele, Corea del Nord, Cina, India e Pakistan sono pronti ad usarle.

  • Entro il 2010 gli USA e l’Europa avranno un terzo in più di giornate con temperature massime sopra il 30 gradi. Il clima si trasforma in un “problema economico” perché i temporali, la siccità e il caldo sconvolgeranno la vita dei contadini.

  • Oltre 400 milioni di persone che abitano nelle zone subtropicali sono a serio rischio.

  • L’Europa dovrà affrontare enormi conflitti interni mentre cerca di affrontare i grandi numeri di migranti che arrivano sulle sue sponde. Gli immigrati dalla Scandinavia cercheranno climi più caldi a sud. L’Europa meridionale sarà assediata dai profughi provenienti dal paesi duramente colpiti dell’Africa.

  • Enormi siccità colpiranno le zone agricole principali del mondo, tra cui il Midwest americano, con forti venti che disperderanno il suolo fertile.


Mark Townsend e Paul Harris in New York
Domenica, 22 febbraio 2004
The Observer
Now the Pentagon tells Bush: climate change will destroy us

(Ora il Pentagono avverte Bush: il cambiamento climatico ci distruggerà)


Un rapporto segreto mette in guardia: sommosse e guerre nucleari

L’Inghilterra sarà ‘siberiana’ tra meno di 20 anni

Si tratta di una minaccia mondiale più grave del terrorismo

Nei prossimi vent’anni, il cambiamento climatico nel mondo potrebbe portare a una catastrofe globale che costerà milioni di vite in guerre e disastri naturali.

Un rapporto segreto, soppresso dai responsabili della difesa degli Stati Uniti, ma in possesso di The Observer, avverte che le principali città europee saranno sommerse sotto i mari che si alzano, mentre l’Inghilterra finisce in un clima ‘siberiano’ prima del 2020. Conflitti nucleari, gigantesche siccità, carestia e sommosse si diffonderanno in tutto il mondo.

Il documento prevede che un brusco cambiamento di clima potrebbe portare il pianeta sull’orlo dell’anarchia, mentre i paesi sviluppano un deterrente nucleare per difendersi e per assicurarsi l’accesso alle forniture sempre più scarse di cibo, acqua ed energia. La minaccia alla stabilità globale supera di gran lunga quella posta dal terrorismo, dicono i pochi esperti che ne conoscono i contenuti.

“Il caos e il conflitto diventeranno caratteristiche endemiche della vita”, conclude l’analisi del Pentagono. “Di nuovo, sarà la guerra a definire la vita umana”.

Questi risultati saranno umilianti per l’amministrazione Bush, che ha negato ripetutamente la stessa esistenza del cambiamento climatico. Gli esperti sostengono che saranno anche una lettura scomoda per un presidente che ha fatto della difesa nazionale una priorità.

Il rapporto è stato commissionato dall’influente consulente del Pentagono, Andrew Marshall, che ha avuto un notevole potere nel pensiero militare statunitense durante gli ultimi tre decenni. È stato lui a introdurre una vasta revisione che mira a trasformare l’esercito americano, sotto il segretario alla difesa Donald Rumsfeld.

Il cambiamento climatico “dovrebbe trasformarsi da dibattito scientifico a preoccupazione di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti”, dicono gli autori, Peter Schwartz, consulente della CIA ed ex-direttore di progettazione presso la Royal Dutch/Shell Group, e Doug Randall della Global Business Network con sede in California.

Uno scenario di cambiamento climatico imminente e catastrofico è “plausibile e porrebbe una sfida alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti in una maniera che andrebbe valutata immediatamente”, concludono. Già nel prossimo anno, inondazioni diffuse dovuti all’innalzamento del livello del mare sconvolgeranno la vita di milioni di persone.

La settimana scorsa, l’amministrazione Bush è stata pesantemente attaccata da un ampio gruppo di noti scienziati che l’hanno accusata di scegliere gli studi scientifici secondo i suoi interessi politici, sopprimendo qulli non graditi. Jeremy Symons, che in passato ha rivelato dall’interno molti dei misfatti dell’Environmental Protection Agency (EPA), dice che la soppressione del rapporto per quattro mesi è un ulteriore esempio della maniera in cui la Casa Bianca cerca di nascondere la minaccia posta dal cambiamento climatico.

Gli esperti climatologi , però, ritengono che i loro verdetti potrebbero essere l’occasione per far accettare il cambiamento climatico a Bush come un fenomeno reale. Si augurano anche che convincerà gli Stati Uniti a firmare i trattati globali per ridurre il tasso di cambiamento climatico.

Un gruppo di eminenti scienziati inglesi si è recato recentemente alla Casa Bianca per esprimere la loro preoccupazione riguardo al riscaldamento globale come parte di uno sforzo crescente per spingere gli Stati Uniti a prendere sul serio la questione. Alcune fonti hanno rivelato a The Observer che i responsabili americani sembravano molto irritati quando si faceva notare che la posizione pubblica degli Stati Uniti sembrava sempre più lontana dalla realtà.

Una fonte ha addirittura sostenuto che la Casa Bianca avrebbe scritto per protestare contro alcuni commenti attribuiti al professore Sir David King, il principale consulente scientifico di Tony Blair, il quale avrebbe definito “insostenibile” la posizione del presidente in materia.

Uno degli scienziati presenti all’incontro alla Casa Bianca fu il professore John Schellnhuber, già principale consulente ambientale del governo tedesco e capo del principale gruppo di climatologi inglesi al Tyndall Centre for Climate Change Research. Dice che le preoccupazioni del Pentagono dovrebbero costituire l’elemento che persuade Bush ad accettare il cambiamento climatico.

Sir John Houghton, già direttore dell’Ufficio Meteorologico, e la prima personalità di rilievo a paragonare la minaccia del cambiamento climatico a quella del terrorismo, dice: “Se il Pentagono manda in giro un messaggio di quel tipo, si tratta di un documento davvero importante.”

Bob Watson, capo scienziato della Banca Mondiale ed ex-presidente del Pannello intergovernamentale sul cambiamento climatico, ha aggiunto che non era più possibile trascurare i terribili ammonimenti del Pentagono.

“Bush può ignorare il Pentagono? Sarà difficile fare finta di niente con questo documento. È estremamente imbarazzante. In fondo, per Bush, la priorità è la difesa nazionale. Il Pentagono non è un gruppo di eccentrici liberal; piuttosto, è conservatore. Se il cambiamento climatico costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale e all’economia, allora deve agire. Ci sono due gruppi cui l’amministrazione Bush tende a prestare ascolto – la lobby petrolifera e il Pentagono,' aggiunge Watson.

“Ecco un presidente che dice che il riscaldamento globale è una fandonia, e sull’altra riva del fiume Potomac ecco il Pentagono che si prepara alle guerre climatiche. C’è da preoccuparsi quando Bush ignora il proprio governo su questa questione”, dice Rob Gueterbock di Greenpeace.

Secondo Randall e Schwartz, la popolazione del pianeta ha già superato i limiti sostenibili. Entro il 2020, mancanze “catastrofiche” di acqua e di forniture energetiche diventeranno sempre più difficili da superare e il pianeta sarà in guerra. Essi avvertono che 8.200 anni fa, i cambiamenti climatici portarono a raccolti disastrosi, carestia, malattia e migrazioni di massa delle popolazioni, un fenomeno che potrebbe ripetersi.




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