La Nuova Intifada
 



Giancarlo Paciello. La Nuova Intifada. ISBN 88-87296-40-5 - 13 (£ 25.172)   

Giancarlo Paciello, autore di questa storia dell'attuale intifada palestinese, è ingegnere elettronico, ed è stato tra i fondatori della rivista Corrispondenza Internazionale nel 1975, occupandosi in particolare dell'Irlanda e della Palestina. Ha curato la pubblicazione di Blocco H, un testo di Roger Faligot sulle lotte in carcere dei prigionieri politici irlandesi, e di Sabra e Chatila di Amnon Kapeliouk sulla strage nei campi profughi palestinesi durante l'invasione israeliana del Libano del 1982. Presso la editrice CRT ha già pubblicato Quale processo di pace? Cinquant'anni di espulsioni e di appropriazioni di terre ai palestinesi. Fa parte della redazione di Koiné e del comitato editoriale della CRT.   


La CRT, che pubblica il libro di Giancarlo Paciello, non ha la distribuzione della Rizzoli. Comunque se il vostro libraio dovesse rivolgervi uno sguardo perplesso quando chiedete il libro, ecco tutte le coordinate per farglielo ordinare:   

Editrice C.R.T. via S. Pietro, 36 - 51100 Pistoia tel. 0573 - 976124 fax 0573 - 366725  e-mail info@editricecrt.it    

Potete ordinare il libro contrassegno andando direttamente sul sito della casa editrice http://www.editricecrt.it/ (non vi preoccupate se non lo hanno ancora messo in catalogo, il libro c'è).   

11 gennaio 2002   




Gli argomenti trattati nel libro:   

  • Il processo di pace   

  • Spazio, demografia e realtà sociale palestinese   

  • La colonizzazione israeliana dopo la guerra del 1967   

  • Camp David   

  • La nuova Intifada   

  • e infine diverse mappe...   





Dalla quarta di copertina
   

Ogni giorno alla televisione, sui giornali, questa parola: "coloni". Parola in fondo del tutto inoffensiva, che evoca il coraggio dei pionieri, le loro difficili condizioni di vita e di lavoro, il loro senso di sacrificio, certamente poco adatte per individuare questi uomini aggressivi, che circolano in bande armate, occupando colline che non dissodano e non coltivano.   

Colonizzazione, questo è il senso primario, rigoroso, antico dell'insediamento sulla terra di Palestina dei primi coloni venuti dall'Europa. Popolano delle terre, le coltivano e le valorizzano. Così l'America fu colonizzata dai Bianchi, la Spagna dai Romani, l'Africa dagli Europei. Avendo questi ultimi conservato, al di fuori delle colonie, i loro Stati detti "metropolitani", è perciò piuttosto all'America dei pionieri che il primo Israele avanti lettera, quello delle prime aliya, rassomiglia di più, anche nell'atteggiamento verso gli autoctoni.    

Con la spartizione, la colonizzazione assume un aspetto di conquista, le popolazioni sopravvissute alla dispersione ricevono lo statuto dei "nativi" di tutte le colonie conosciute: impero delle Indie, Africa occidentale o orientale francese Dalla colonizzazione si è passati al colonialismo. Uno stadio superato con la guerra dei Sei Giorni.   

Sulla parte della Palestina dove si trovano "colonie" preesistenti alla spartizione del 1947 viene ormai esercitata brutalmente una "occupazione" militare. Situazione ben nota e definita storicamente: stato d'emergenza, coprifuoco, violenze contro gli arabi, distruzione di villaggi e di piantagioni In compenso, l'insediamento di "coloni" nelle zone occupate, è una novità storica di cui esistono pochi esempi. Questo ritorno alla colonizzazione delle origini colpisce; ma come, si costruiscono villaggi o fattorie su di una terra dove il vostro esercito staziona per motivi di sicurezza?   

La parola "territori occupati" è impropria; occupazione sta per annessione. Eppure la presenza israeliana in Cisgiordania e a Gaza non contribuisce in alcun modo allo sviluppo della terra conquistata. Per trentaquattro anni, Israele non ha costruito strade e infrastrutture che per i coloni; invece di costruire scuole ha chiuso università e non ha aperto ospedali per gli "indigeni". La "colonizzazione" si contenta di confiscare a suo vantaggio le risorse locali, soprattutto di acqua, e di sfruttare la popolazione.    

I coloni abitano in Cisgiordania e lavorano in Israele, gli operai e i lavoratori palestinesi nel loro complesso servono come mano d'opera a basso costo per gli Israeliani in Israele e nei "territori". Israele, paese moderno, ha sviluppato anch'esso questa terza forma di "rapporto coloniale" che l'Europa ha messo in piedi dopo la decolonizzazione: lo sfruttamento dei lavoratori immigrati, arabi, curdi o turchi. Ma qui, e paradossalmente proprio sulla loro terra, gli Arabi residenti in Israele costituiscono una categoria di immigrati, destinata a subire tutti i soprusi. Quando lavorano in Israele, gli abitanti dei "territori" e di Gaza costituiscono un'ulteriore categoria, poiché emigrano ogni giorno e rientrano a casa loro ogni sera Colonizzazione e colonialismo; occupazione e apartheid.   

Ed ora? Sharon non ha dubbi. Fa la guerra al terrorismo!   

A ognuno la sua casa...
   

Modello di villetta in vendita
nella colonia israeliana di Yakir



Gaza, gennaio 2001, un bambino palestinese si aggira tra i resti della sua casa
spianata durante la notte dai bulldozer israeliani.




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