Invito ad una discussione radicale sul marxismo

II parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve è stato diviso in sette parti.

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2. La sacralizzazione religiosa del pensiero di Marx contro il carattere di opera aperta della sua teoria

Karl Marx non fu l'edificatore di una dottrina chiusa e compiuta, ma lo scopritore di un nuovo continente scientifico (l'espressione è di Louis Althusser, e la condivido nell'essenziale). Di questo nuovo continente scientifico (la scienza dei modi di produzione sociali unita con una filosofia della liberazione e della compiuta realizzazione umana) Marx non scoprì che le coste e alcuni fiumi, e non ha proprio senso dire che ne portò a termine la scoperta stessa. Forse che Newton portò a termine la scoperta della fisica, e Lavoisier quella della chimica ? Nessuno dice queste sciocchezze sulle scienze naturali, ma questa sciocchezza sulla scienza di Marx è per esempio sostenuta dalla setta bordighista. Gran parte dei marxisti, tuttavia, praticano implicitamente quello che la setta bordighista sostiene esplicitamente, e cioè la perfezione e la compiutezza di tutto ciò che a suo tempo Marx ha scritto e sostenuto. Si giunge fino all'assurdo di mescolare citazioni di Marx del 1844, del 1858 e del 1875, negandogli persino il diritto di aver avuto una progressione dialettica della sua elaborazione di ricerca.

Questo dogmatismo è talmente assurdo da dover essere spiegato. Ma la spiegazione è a mio avviso relativamente semplice. L'infallibilità teologica di Marx e la sua insuperabile perfezione sono una costruzione religiosa delle burocrazie politiche autodenominatesi "marxiste", prima socialiste e poi comuniste, che in questo modo sacralizzano sé stesse proiettando la propria pretesa di infallibilità sull'infallibilità originaria sacralizzata del Padre Fondatore. In questo modo ai marxologi ed agli studiosi di teoria era data soltanto una sovranità limitata, e la sovranità limitata consisteva nel discutere all'interno del ferreo presupposto dell'infallibilità e della compiutezza di Marx.

Chi voleva sottolineare dei "difetti" dentro Marx aveva allora soltanto tre diverse possibilità. In primo luogo, poteva dire che Marx si era a suo tempo espresso in modo chiaro ed inequivocabile, ma che era stato poi interpretato male, o per ignoranza del cattivo interprete o per malafede politica del malvagio "revisionista". In secondo luogo (e questa fu la linea teorica scelta da Louis Althusser), poteva contrapporre il Marx giovane al Marx maturo, fissando da qualche parte intorno al 1845 una sorta di "rottura epistemologica", e contrapponendo così il giovane idealista volonteroso ma confuso al maturo scienziato materialista. In terzo luogo ( e questa fu la linea scelta dal cosiddetto "marxismo occidentale" dagli anni Venti del Novecento in poi), poteva contrapporre il buon pensiero di Marx al cattivo pensiero di Engels, in cui il primo avrebbe espresso una filosofia della prassi umana e sociale, ed il secondo avrebbe incorporato invece questa stupenda filosofia della prassi in una metafisica positivistica del determinismo, della necessità meccanica e della teleologia predestinata della storia.

Noi dobbiamo rifiutare tutte e tre queste pratiche teologiche. Marx non è un padre fondatore perfetto, ma il grande ingegnere di un cantiere aperto ed in costruzione. Del resto, a questa conclusione è anche arrivata la recente ricerca filologica marxista più intelligente (cfr. Mega. Marx ritrovato, a cura di Alessandro Mazzone, Laboratorio per la Critica Sociale, Roma 2002).

Lo stesso piano del Capitale di Marx prevedeva libri che non furono mai scritti, come ad esempio quello delle classi sociali nel capitalismo. La dicotomia classistica del modo di produzione capitalistico (Borghesia/Proletariato) è infatti solo un quadro di massima assolutamente astratto, e di fatto sempre inesistente nelle singole e concrete formazioni sociali, in cui le classi sono sempre più di due. E non dimentichiamo mai che sono sempre e soltanto le formazioni storico-sociali, e non i modi di produzione generali, i punti di partenza concreti per l'azione politica, sia riformistica che rivoluzionaria (e su questo Lenin continua ad aver ragione a quasi un secolo di distanza).

In conclusione, se comprendiamo il carattere di opera aperta del pensiero di Marx, non ci faremo mai ricattare dalla presunta "ortodossia" delle sette, e ristabiliremo il metodo socratico del dialogo razionale ed argomentato contro il sistema ecclesiastico delle citazioni.

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