Magdi Allam: un perfetto esempio d’integrazione…
 




di Mr Hyde

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Due immigrate marocchine litigano; una va in ospedale e riesce a ottenere un referto di cinque giorni, che non si nega a nessuno, ma ritira la querela quando i numerosi testimoni dimostrano che nessuno l'aveva picchiata. Conclusione di Magdi Allam: ""Ormai anche nel nostro paese, così come succede in Bangladesh o in Giordania, delle donne musulmane vengono sfigurate per il semplice fatto di non indossare il velo o di essere comunque condannate per offesa o tradimento dei valori dell’islam."

Dalle stelle alle stalle - dal Manifesto
Magdi Allam presenta al mondo Feras Jabareen, imam di Colle Val d'Elsa, come esempio di "musulmano moderato" ("un Islam tollerante, pacifico, aperto e compatibile con le leggi e i valori dell'Italia"). Quando Feras Jabareen critica la proposta di Magdi Allam di vietare la costruzione di nuove moschee, Magdi Allam si lancia in rabbiose accuse contro di lui.

Per vedere quali possono essere le consequenze della psicosi provocata anche dagli articoli di Magdi Allam, si consiglia un'occhiata alla recensione del libro di Carlo Corbucci sul "Terrorismo islamico in Italia".



All’inizio, lo ammetto, aveva fregato anche me. La prima volta che vidi Magdi Allam in tv pensai che la musica era cambiata e che in Italia - quando ancora la Lega se la prendeva coi “terroni” - si dava finalmente spazio a chi, arabo egli stesso, avrebbe di sicuro sgombrato un po’ di equivoci sugli arabi e l’Islam.

Piaceva a tutti o quasi: agli amanti dell’esotismo spinto, ai filo-terzomondisti incalliti e anche ai benpensanti, perché quell’arabo egiziano - per giunta educatissimo all’italiana - era davvero una figata nei salottini virtuali delle ciarle impegnate. Per un Igor Man messo in soffitta (che poi si chiama Manzella), il giornalismo italiano sfoderava un arabo di razza; naturalmente destinato a tirare l’acqua al mulino degli arabi, pensavamo noialtri ingenui.

In effetti all’inizio si dava un bel daffare per difendere l’immagine degli arabi, certo non di quelli “estremisti” (cioè quelli contrari agli Usa e a Israele…), ma pur sempre di arabi si trattava. E così, se il rappresentante palestinese di turno (tipico esponente di una sequela di personaggi straordinariamente evanescenti) faceva naufragio in diretta sotto le raffiche di bora filo-sioniste, Magdi gettava in acqua la scialuppa, ovvero qualche solida argomentazione, e il poveraccio si salvava. Termini astrusi fino a poco tempo prima come “sciiti”, “sunniti”, “shari’a” o “ramadan”, grazie al novello Aladino d’importazione d’un colpo uscivano dal mondo delle fiabe divenendo familiari anche al di fuori della sparuta pattuglia degli studiosi d’arabistica.

Per farla breve, Magdi Allam in breve volgere di tempo diviene una cosa fondamentale per chi crede che l’informazione sia libera: diventa “autorevole”. E quando uno è “autorevole”, investito del crisma dell’“autorevolezza”, può affermare qualsiasi cosa senza tema di smentita. Detto più esplicitamente, può sparare bischerate a randello e non ci sarà alcun modo di smentirle per chicchessia, se non entro la ristretta cerchia dei lettori di chi – ahilui – non è “autorevole”. Ma ancora Magdi Allam non sparava bischerate e il mondo arabo non era finito al centro dell’attenzione.

Per quello ci voleva l’11 settembre 2001, che è stata una prima svolta per Magdi Allam. All’epoca scriveva su “Repubblica”, dove teneva una rubrica fissa, “La vita degli altri”. Comunque, in quel marasma che mira a travolgere tutto quel che sa d’arabo e musulmano il Nostro mantiene ancora una sua dignità. Ma qualche segnale preoccupante comincia a darlo quando prende a delineare nel corso delle sempre più frequenti apparizioni televisive un concetto di ‘musulmano rispettabile’ che dopo progressivi ritocchi va a coincidere con quello gradito da Usa e Israele: il musulmano ‘civilizzato’, il musulmano dei diritti umani (occidentali), il musulmano filo-americano, il musulmano che non c’è.




Sarà perché somatizza la falsa coscienza cui dà sfogo nelle sue uscite, ma Magdi appare sempre più contratto, con la mimica facciale ridotta al minimo. Non ride mai, e la cosa è già di per sé preoccupante. Stress da superlavoro? Lo invitano dappertutto e sforna libri a raffica, presentati come studi sopraffini, in realtà di una superficialità stupefacente, come può testimoniare un qualsiasi buon conoscitore del mondo arabo. Prendiamo l’inchiesta sull’Islam italiano, dal titolone ad effetto “Bin Laden in Italia”: il minimo che un musulmano può fare è sperare di non essere citato nel libro. E invece Magdi cucina tutti i responsabili di organizzazioni islamiche in Italia nello stesso pentolone, senza distinguere tra gente seria e rappresentativa ed emeriti ciarlatani che rappresentano altro che se stessi. Il libro su Saddam, in piena campagna mediatica bombarola, è poi una pietra miliare, ed è lì che Magdi si guadagna sul campo i galloni d’ospite fisso a “Porta a Porta”, per poi essere spedito in Kuwait presso il centro di pianificazione dell’aggressione all’Iraq, dal quale ogni sera - dal 20 marzo al 9 aprile - spaccia per “notizie esclusive” cose che chiunque, dotato di connessione ad internet, aveva già letto sul sito di Al-Jazeera. Il libro su Saddam è ad ogni modo un capolavoro nel suo genere, quello della letteratura lombrosiana, capolavoro sul quale altri hanno già scritto commenti definitivi.

L’ardua missione di amplificare dal Golfo quel che uno comodamente da casa sua già conosceva fa tuttavia schizzare le quotazioni del “Pinocchio d’Egitto” a livelli da calciomercato, ed è infatti in questa logica che il “Corriere” riscatta il ‘cartellino’ dell’esperto simulatore d’area egiziano e gli offre un contratto da Rinaldo, compresa la poltrona di vicedirettore a Roma. A questo punto Magdi Allam si sbraca, la diga crolla ed è un Vajont d’insinuazioni perfide e maccartismo antislamico.

Esordisce sul “Corriere” con un’“inchiesta” (gliele definiscono così sul “Corriere”…) su “Le nuove catacombe di Allah”, nella quale ci illumina su un fenomeno altamente rappresentativo della realtà delle società arabo-islamiche, quello degli “apostati” che lasciano l’Islam per approdare al Cristianesimo. Si potrebbe dire che anche questo fa parte della realtà delle società islamiche e che perciò può essere oggetto d’indagine, e glielo si conceda, ma il bello è che Magdi Allam - che sintomaticamente sta sbiancando come già accaduto a Powell e Michael Jackson - ormai scrive solo su questioni straordinariamente marginali, tutte scelte ad hoc per presentare male gli arabi e l’Islam e delle quali fa regolarmente un “caso”. Nemmeno il “Corriere” fosse diventato “Libero”, che su simili strombazzate ci marcia.

L’esposizione mediatica del Juhà (il burlone per antonomasia della letteratura popolare araba) del terzo millennio sale dunque a livelli siderali, ed è inversamente proporzionale allo spessore delle sue “inchieste”. Una, assolutamente esilarante, additava ai lettori del “Corriere” – che c’è da credere come minimo spazientiti per la caduta di livello del pur glorioso quotidiano – un fantomatico complotto islamonazicomunista, il tormentone attualmente più in voga tra i Crociati dell’Italietta americanizzata: il solito copia e incolla da qualche mail scaricata da una lista di discussione pubblica, la giustapposizione di cose senza alcun rapporto tra loro, una spruzzata di zolfo, Hitler, Bin Laden e il gioco è fatto… ecco l’“inchiesta” del “Corriere”. Chi ha telefonato per chiedere lumi sulle affermazioni imprecise e calunniose contenute in quell’inchiesta mi ha detto che i telefonisti addetti al centralino hanno ammesso che più d’uno al “Corriere” è già stufo di questa primadonna lì paracadutata via Kuwait City. La stessa situazione verificatasi a “Repubblica”, dove il Nostro se ne stava asserragliato nel suo studiolo, in cui non faceva mai accedere nessuno. Chissà, forse non durerà molto al “Corriere” e si brucerà da solo per smania di protagonismo e l’inconsistenza delle sue “inchieste”, a meno che i suoi protettori non risiedano oltreoceano, e allora starà al suo posto finché vorranno loro.

E’ inoltre da ricordare che le “inchieste” di Magdi Allam vengono regolarmente amplificate in tv, perché Bruno Vespa – così solerte nel dare voce all’eccentrico e provocatore Adel Smith – ha ormai una copia in cera di Magdi Allam nel suo studio. Si parla d’Iraq? Magdi Allam è in poltrona. Palestina? Entra Magdi Allam. Moschee, presepi, crocifissi o veli (a proposito, sappiamo per certo che in un’“autorevole” redazione stanno montando un “caso velo”)… : “sentiamo l’esperto Magdi Allam!”.

Adesso voi pensate che il “Corriere” e “Porta a Porta” possano bastare. Troppa grazia Sant’Antonio… Magdi Allam te lo sciroppi anche a “Uno mattina”. Una presenza ossessiva, che quasi mette il dubbio che neppure vada a dormire. Per un giornalista embedded è il colmo! Niente di nuovo sul… fronte occidentale, e gli embedded vengono di nuovo arruolati perché la Resistenza irachena sta facendo a polpette gli invasori yankee, e gli “esperti” devono metterci una pezza per confondere le idee agli ignari telespettatori (non per niente in questi giorni hanno ritirato fuori Margelletti, la versione pomeridiana dell’“esperto” di geopolitica Nativi, da prima serata).

Un esempio è “Uno mattina” del 28 ottobre. E’ presente anche la Gruber, che commentando le ultime operazioni della Resistenza irachena parte in tromba: “La guerra del terrorismo si sta allargando”… l’Iraq è “un luogo in cui i più grandi terroristi si danno appuntamento”… “ci sono anche i terroristi di Al-Qaida che operano in Iraq”. Il povero conduttore, che per contratto deve inscenare questa pantomima, chiede conferma all’“autorevole” Magdi Allam, il quale rincara la dose: “Il terrorismo [in Iraq] è una realtà, non è un’ipotesi”… “primeggia l’esercito dei combattenti islamici di Al-Qaida”. La fonte? I servizi britannici! Certo, dopo le balle di Blair – altro Pinocchio illustre – e il ‘suicidio’ di Kelly, gli unici servizi britannici decenti sono quelli igienici, anche senza bidet! Insomma, in Iraq – sebbene anche il capo delle truppe d’invasione Usa nel Nord sostenga di non averne visti – a resistere non sono iracheni, ma “combattenti islamici di Al-Qaida”. In una parola, “terroristi”.

“C’è una cabina di regia, l’ipotesi più verosimile è che ci sia Bin Laden, Al-Qaida, che manovra questi attentati”. Inutile attendersi che l’“autorevole” Pinocchio d’Egitto fornisca una prova a sostegno delle sue apodittiche affermazioni, che devono essere appunto indimostrabili, come tutto il fardello di menzogne propagandato dal Pentagono per invadere l’Iraq. E come se non bastasse Magdi Allam, la Gruber appone il sigillo al teatrino mattutino: “Siamo riusciti nell’intento di far arrivare Al-Qaida in Iraq”. Certo, ci siete riusciti tu e il tuo sodale Magdi Allam!

In questi giorni si fa un gran parlare d’immigrazione… ecco, Magdi Allam è un perfetto esempio d’integrazione… integrato, sì, con gli americani!



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