"Da una parte, io e due zingare
dall'altra, il mondo intero"

VII parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Miguel Martinez è stato diviso in dodici parti.

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I Rom hanno moltissimi nemici, ma anche qualche amico.

Ci sono alcune persone, quasi sempre legate al mondo cattolico oppure alla sinistra, che si battono per i Rom. Nella grande maggioranza, queste persone lo fanno a proprie spese, in tutti i sensi: non solo spendendo soldi propri, ma anche entrando in un ginepraio di problemi. Perché c'è il consigliere leghista che li vorrebbe cacciare, il diessino che vorrebbe trasferire i fondi alla festa dei singalesi; ma anche perché c'è un giovane appena arrivato dal Kosovo senza documenti che ha un figlio malato, uno zio in carcere in Belgio perché aveva la patente falsa, una zia in coma all'ospedale, un cugino sparito che si pensa sia stato ucciso dagli albanesi... ma se cerchi di piazzare questo ragazzo in un cosiddetto "campo nomadi", un Rom di Sarajevo ti minaccia perché in un posto studiato per cinquanta persone, ce ne sono più di trecento, e lui è stufo, e comunque il cugino del kosovaro gli deve mille euro che non gli ha mai restituito.


Le persone che fanno qualcosa per i Rom hanno pregi e difetti. Tra i difetti, non c'entrano quelli che la destra è solita scagliare contro di loro: non sono affatto "complici dei delinquenti" o cose simili. Casomai, fanno sforzi immensi per ridurre la delinquenza, per risolvere i problemi e per fare una serie di cose che non dovrebbero essere il compito di solitari individui di buona volontà, ma dello Stato.

Piuttosto, nello spirito dell'assistenza privata, delle ONG e dei tanti singoli operatori sociali, agisce spesso un non detto un po' arrogante: come i fallaciani, gli assistenzialisti ritengono che la nostra sia la società migliore del mondo. Da questa dubbia proposizione, il fallaciano deduce che dobbiamo difenderla con i denti contro il resto dell'umanità, l'assistenzialista ritiene invece che proprio a causa della nostra superiorità, dobbiamo fare del bene all'intera umanità. Ma in entrambi i casi, l'errore di fondo sta nel considerare ovvia la superiorità di quello che viene chiamato, non molto correttamente, "l'Occidente".

Più aiuti i Rom a cavarsela da soli in questo mondo, più rendi vivibile questo mondo. Cosa che va benissimo, non ha senso stare male al solo scopo di stare male. Eppure c'è qualcosa che non va, anche se non è facile trovarne la soluzione. Molte cose, come il problema dei Rom, o le guerre di cui siamo complici, sono strettamente legate alla struttura di questa società. Ora, se io aiuto singole persone a cavarsela meglio con l'anagrafe o a trovare un lavoro, faccio certamente del bene a queste persone; ma rendo anche tutto più facile per il mondo così com'è.

Oppure, guardiamo la faccenda da un altro punto di vista, perché non voglio infierire sulle persone volenterose, che cercano di far stare meglio chi sta davvero male. Diciamo così: a chi detiene il potere oggi fa certamente piacere che ci siano persone che a proprie spese si affannino a risolvere i problemi che il potere stesso crea. Come sottolinea la sociologa Gabriella Petti (Il male minore. La tutela dei minori come esclusione, Ombre corte, Verona 2004), è in corso una privatizzazione delle questioni sociali, con un misto di giovani idealisti di sinistra e preti che vengono coinvolti per improvvisare soluzioni ai problemi che sono invece di tutti noi.

Questo è un po' il ruolo di tutto il centrosinistra, che non a caso si appoggia in gran parte sull'impegno gratuito, o sottopagato e precario, delle persone volenterose, il famoso "mondo dell'associazionismo". Dico sottopagato, ma non bisogna trascurare i premi psicologici: i volenterosi vengono continuamente osannati da elogi sul loro altruismo, sulla loro bontà e (sottinteso) sulla loro superiorità morale rispetto all'italiano medio. Una convinzione che rappresenta certamente l'aspetto meno gradevole della sinistra italiana.

L'ambiguità di fondo di certo spirito volontario lo troviamo in un caso preciso. Esiste infatti una grossa associazione, costituita quasi esclusivamente da non-Rom, che agisce proprio con questo atteggiamento: l'ERRC, il European Roma Rights Center . Una creatura del multimiliardario americano-ungherese Soros, che dispensa soldi a non finire a gruppi di Rom.

Qualunque cosa si possa pensare di Soros, l'ERRC fa un ottimo e forse insostituibile lavoro di documentazione sulle discriminazioni anti-Rom, e cerca di smussare gli angoli di un mondo feroce. Ma nel 2001, pagò il viaggio di numerosi Rom - tra cui alcuni amici miei - a Durban, in Sudafrica, per il summit sul razzismo.

È facile immaginare lo stato un po' euforico di persone che vivevano tra i topi, in casette fatte di lamiere cadenti e cartoni, a essere ospitate in alberghi di lusso e festeggiate come delegazione ufficiale del popolo Rom, a spese di un miliardario statunitense. Finché a Durban non è arrivata la condanna del sionismo come razzismo. I poveri Rom furono tutti caricati immediatamente in aereo e rimpatriati, senza avere idea perché: ci pensò l'ufficio stampa dell'ERRC ad annunciare la sdegnata e cosciente protesta dei rappresentanti Rom per la condanna a Israele. Inutile dire che l'ufficio stampa era costituita quasi esclusivamente da non Rom.

Gente del genere, sospetto, deve aver inventato il termine Porrajmos per definire la persecuzione dei Rom nei paesi occupati dai nazisti. Termine che vuol dire, all'incirca, "sverginamento". C'è da capirli se i Rom preferiscono un altro termine, Samudaripen, per descrivere quello che è successo in guerra. Ma Google ci dà quasi 10.000 risultati per porrajmos o porajmos, e appena 250 per samudaripen. La proporzione ci dà un'idea di quanti parlino a nome dei Rom, e invece di quanti Rom parlino; ma anche di quanto poco conti nella cultura Rom la "memoria" in senso politico-culturale.

L'orgoglio è una trappola per tutti. Per chi aiuta i Rom, non è difficile scoprirsi indispensabili per grandi numeri di persone insieme devote e disperate. Dall'orgoglio nasce facilmente il disprezzo, in questo caso verso tutte le persone che non amano i Rom.

Io non condivido questo disprezzo per chi "non sopporta i Rom". Parlo dei non-sopportanti normali, non di esseri spregevoli come Bruno Vespa, ovviamente. Perché la questione non è per niente semplice. Cerchiamo di capire perché.

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