La promessa di Harvey
omosessuali per la pace e omosessuali per la guerra
 



Tre piccole storie per capire i nostri tempi, tutte centrate sul tema dell'omosessualità.   

Miguel Martínez, agosto 2002 




Prima storia

Traduciamo direttamente un articolo apparso sul sito http://quitpalestine.org: "quit" è l'imperativo "lasciate", ma anche la sigla di "Queers Undermining Israeli Tyranny", "omosessuali che minano le fondamenta dell'oppressione israeliana". "Queer" è un termine in origine spregiativo, che gli omosessuali oggi rivendicano scherzosamente per sé, come fanno oggi in italiano con il termine "frocio". I "Queer" hanno ideato una forma davvero geniale di protesta contro l'esproprio dei palestinesi. Agendo non contro qualche ente dello Stato d'Israele, ma contro un locale di Berkeley, in California, appartenente alla catena Starbucks, per motivi che diventeranno chiari leggendo il testo.

Il termine "bonifica" traduce l'inglese "reclamation", che implica sia il fatto di rendere abitabili zone precedentemente deserte, sia l'atto di riprenderci qualcosa che ci spetta: viene ovviamente molto usato dal sionismo.

Coloni Queer occupano il caffè Starbucks di Berkeley

Il 17 agosto [2002], circa 25 coloni queer hanno occupato un locale nel centro di Berkeley, sostenendo che Berkeley sarebbe "una città senza popolo per un popolo senza città". Il gruppo, organizzato da Queers Undermining Israeli Tyranny (QUIT!), ha innalzato uno striscione proclamando il locale da loro bonificato "Queerkeley - una profezia che si è realizzata." Hanno anche innalzato case ("abitazioni civili palestinesi" trasformate e provenienti da un'altra azione di strada di teatro), mobili da giardino e cartelli con le parole "In Palestina funziona, perché non qui?" ed "È nostro perché diciamo che è nostro." Hanno eretto degli alberelli di plastica per "far fiorire il cemento armato" e hanno distribuito ai clienti il seguente testo che spiegava le fondamenta religiose del loro diritto alla terra:

"Terra della frutta e delle noci

"E il Signore vide che il popolo queer veniva oppresso in questa terra. E il Signore disse al profeta Harvey, "Tu condurrai il tuo popolo attraverso le larghe acque verso una nuova terra". Harvey ebbe timore, e gridò al Signore, "Come potremo attraversare le larghe acque? Esse sono fredde e piene di ogni sorta di sostanza tossica e di liquame non trattato e di altri inquinanti." E il Signore rispose, "Non temete, Harvey, perché si costruirà un grande ponte e il popolo lo attraverserà per entrare in questa terra. E a questa terra sarà dato il nome di Berkeley. Io ho detto, Ecco, ho promesso la terra di Berkeley alle lesbiche e ai gay, e ai bisessuali e ai transgender e agli intersessuati e a tutti i popoli dal genere variante. E questa terra sarà benedetta con frutti e noci, fino a cinquanta generazioni." - Il Libro delle Bonifiche e della Proprietà Immobiliare, 4.0

Il gruppo ha scelto la Starbucks come sede della sua prima colonia a Berkeley perché il fondatore e amministratore delegato della Starbucks, Howard Shultz, è uno dei più ferventi sostenitori di Israele e perché la sua società è diventata l'oggetto di una campagna internazionale per il boicottaggio di aziende legate a Israele.

"Siccome il signor Shultz chiaramente approva il fatto che un gruppo di gente si impossessi della terra che appartiene ad altri affermando di avere il diritto di farlo, crediamo che non avrà nulla da obiettare se noi prendiamo un po' della sua terra," spiega un volantino del QUIT.

I lavoratori nel caffè sono rimasti stranamente tranquilli quando la Forza di Difesa dei Queer è entrata nel locale, annunciando con un megafono che la terra era stata espropriata dal Fondo Nazionale Queer e che gli eterosessuali sarebbero stati sottoposti a un coprifuoco con inizio tra cinque minuti. Diversi clienti sono stati cacciati dal locale con pistole ad acqua (molto apprezzate da un colono di tre anni).

La maggior parte degli avventori è uscita rapidamente, ma un gruppo ha continuato imperterrito a giocare a scacchi. QUIT si impegna a costruire altri insediamenti nei prossimi mesi.


Seconda storia

Tra lo spam inviato da geniali truffatori nigeriani e inviti a visitare siti porno, trovo ogni giorno messaggi enigmatici inviati da varie persone che hanno letto qualcosa su questo sito.

"come mai dio in maiuscolo" chiede con un messaggio monolinea un ateo, che probabilmente considera troppo religioso anche il punto interrogativo.

Leggermente minaccioso il sottufficiale dell'esercito italiano che ha avuto la fortuna non indifferente di avere una visione di Dio, e che esordisce dicendo "Fareste bene a dire chi siete..."

Quasi poetica la signora che tra l'altro dice:

"uso quella che si può definire "l'IRA DI DIO ALLO STATO PURO" per ciò che hanno commesso tutti i giornalisti italici ed oltre, che hanno avuto "LA MIA RIVELAZIONE", GENIO SENZA LAUREE UMANE, CHE DA LEZIONI DI SCRITTURE A TUTTI I GAGLIOFFI DELLE LAUREE TERRESTRI...invii dati sin dal 1992... ed ignoramento totale da parte di tutti questi dannati al MIO DIVINO CONFRONTO... Ma cosa risolvono col SILENZIO? QUI SONO! E VI PEGGIORERO' LA FINE 100 e 100 mila volte di più.. compreso Montanelli dei partitici bordelli, per dimostrarvi la potenza di Dio e la vostra inutile ostilità contro la nascita del Mistero della Fedeltà."

Mi piacciono particolarmente le richieste di informazioni riguardanti gli argomenti più disparati:

"vorrei approfondire il caso dell'uomo di Mouillans e sapere se ci sono analogia fra la conformazione fisica di quest'uomo e il faraone egiziano Akenaton e la sua stirpe."

Una signora invece mi scrive dagli Stati Uniti per chiedermi se so per caso qualcosa di suo nonno, un Testimone di Geova vissuto in Germania.

"ciao ho sentito della tua esperienza della messa nera !!!!ma tu credi a quelle cose!!risp" è tutto il contenuto di un altro messaggio.

Non avendo mai avuto a che fare con messe nere, con il faraone Akhenaton o con i Testimoni di Geova della Baviera, trovo di un'encomiabile chiarezza questo invito:

"Ma togli il tuo sito dal Internet che fai ridere!"

Nessuno però è mai arrivato ai livelli di un personaggio che chiamerò Marco, comparso dal nulla un giorno con una serie di messaggi, di cui vi presento una breve antologia (in realtà, "Marco" si è firmato onestamente con nome e cognome, se desidera che io li pubblichi, non ha che da chiedermelo). Ecco intanto come esordisce:

"Date: Mon, 26 Aug 2002 21:35:18 +0200

Io sono finocchio e, questa sera, ho cercato alcuni siti che parlassero dell'islam.
Ma non perché mi freghi particolarmente della loro religione, delle loro leggende, delle loro usanze e così via: le mie mi bastano e avanzano, grazie tante.

No, l'ho fatto solo per scrivere a chi li gestisce. Io non credo in alcun dio, ma rispetto ogni religione. Ogni religione tranne quella islamica, che promuove bellamente la persecuzione dei finocchi come me, che promuove odio e disprezzeo nei mie confronti, insomma.

Per questo ho apprezzato moltissimo Fortuyn e, sempre per questo, vorrei dire a quei trogloditi di islamici di stare bene attenti, ché noi finocchi finalmente qualcosa contiamo, in occidente - soprattutto a livello economico -, quindi, invece di venire qui a fare gli arroganti con tutti e specialmente con noi froci, stiano bene attenti, che di acerrimi nemici ne hanno già troppi."

Il buon Marco dovrebbe fare il conferenziere: ha spiegato perfettamente come funziona il razzismo. Intere mitologie - per non parlare di carriere - sono state costruite da persone che sostengono che i malvagi odierebbero sempre le stesse categorie di persone: in genere gli ebrei, a volte gli omosessuali oppure i neri.

In realtà, nessun gruppo di esseri umani è esente dalla voglia di concentrare il proprio odio su un bersaglio di altri esseri umani demonizzati collettivamente. Essendo molto confusa la mira dell'odiatore, di rado la sua violenza si abbatte su una vera e propria "razza". Per questo motivo molti hanno sollevato obiezioni contro l'uso del termine "razzismo". A parte le parole, l'importante è rendersi conto che il sentimento che tanti tedeschi provavano verso chi aveva la sventura di nascere in una famiglia ebraica è praticamente lo stesso che Marco prova verso chi è nato in una famiglia di musulmani. Ovviamente gli omosessuali non costituiscono una "razza", eppure l'odio che hanno provato generazioni di italiani eterosessuali verso di loro, almeno fino a tempi recenti, è più o meno della stessa natura. Quindi è solo per mancanza di un termine migliore che uso qui la parola "razzismo" per definire il fenomeno dell'odio collettivo, qualunque sia il suo bersaglio.

Il razzismo c'è sempre, ma i razzisti e le loro vittime si danno il cambio. Una volta che fanno i soldi e vengono accettati dalla classe media, i perseguitati di ieri hanno diritto a scagliare le prime e anche le seconde pietre contro i perseguitati di oggi.

Marco spiega perfettamente come avviene il passaggio da carne da macello in carnefice: "noi finocchi finalmente qualcosa contiamo, in occidente - soprattutto a livello economico."

Il benessere che permette di prendere a calci gli altri deve però essere accompagnato da un pretesto che giustifichi l'odio. Marco cita come motivo le condanne a morte contro omosessuali in Arabia Saudita. Egli avrebbe tutte le ragioni di chiedere ai 60 immigrati sauditi censiti nel 2000 di condannare questo fatto. Come avrebbe ragione a chiederlo anche a Walid ibn Talal, il socio di Berlusconi.

Invece, lui si vendica sulla massaia marocchina che fa la domestica a Padova. La miseria del razzismo - che consiste nel passare il proprio tempo a rendere ancora più difficile la vita di chi già sta parecchio peggio di te - si redime solo attraverso la giustificazione paranoica:

"Io non ce l'ho con nessuno in particolare: ce l'ho solo con chi è omofobo, lo odio a morte, se permetti (scusa tanto, sai?). E visto che, "casualmente", oggi come oggi in Italia il grosso degli omofobi è tra gli extracomunitari, odio a morte loro."

Marco confonde continuamente le carte. Poco dopo aver dichiarato di desiderare la morte degli "extracomunitari", se la prende con gli "integralisti islamici":

"BE' SI', in effetti , lager per gli integralisti islamici... visto che me la tiri fuori a forza, ci avevo pensato spesso e, soprattutto, volentieri!!!"

Le due categorie dovrebbero quindi coincidere.

Non per fare i pignoli, ma sarebbe buona prassi, prima di cominciare un genocidio, cercare di capire almeno esattamente chi dobbiamo sterminare.

Prendiamo i conti del Ministero degli Interni di fine 2000.

Il documento ministeriale censisce gli stranieri in regola in Italia: ovviamente non i clandestini, ma è inutile tentare di calcolarli. Anche perché prima o poi o se ne andranno o si regolarizzeranno.

Per fare qualche conto, facciamo finta che chiunque sia nato in un paese islamico sia un musulmano davvero, che è un po' come dire che chiunque sia nato in Italia sia un devotissimo credente cattolico, votato a servire il Papa in ogni contrada del mondo.

A quei tempi, l'Italia ospitava 1.236.355 cittadini "extracomunitari". Ora, se facciamo la somma di quelli provenienti da tutti i paesi di lingua araba, arriviamo ad appena il 21% degli immigrati (compresi egiziani e siriani che in realtà sono spesso cristiani). Questi sono quelli che l'italiano medio associa ai "musulmani": in genere non si rende conto che seguono la stessa religione anche i senegalesi o i cittadini del Bangladesh. Comunque, aggiungendo le persone che provengono da paesi musulmani non arabi, arriviamo a un totale di 29% di "musulmani".

Un buon 15% degli extracomunitari in Italia sono invece albanesi e kosovari; e l'Albania circa un secolo fa aveva una maggioranza di persone vagamente musulmane. Sarebbe davvero barare aggiungere queste persone al conto dei "musulmani"; comunque bariamo - rimane sempre un 56% di non musulmani tra gli extracomunitari. Queste sono le cifre di due anni fa: da allora, la percentuale dei non musulmani è aumentata grazie alla crescente immigrazione da paesi come la Romania e il Perù.

Sicuramente non sono musulmani i pochi zulu sudafricani che vivono in Italia, a cui Marco fa cenno:

"Non sono più disposto a tollerare che uno zulù qualsiasi venga ospite a casa mia, cioè in EUROPA e, oltretutto, si permetta di fare il tamarro spaccone qui. Mandiamolo via a calci nel culo, cazzo!"

Marco probabilmente non sarebbe capace di rispondere a una domanda che pure è fondamentale: chi sono gli "integralisti islamici" con cui se la prende. Infatti, il termine potrebbe significare sia la sparuta minoranza di persone che sognano una politica islamica in grado di tirare fuori dalla miseria i loro paesi di provenienza; sia semplicemente i musulmani religiosi. Gente che in genere si alza la mattina presto per andare in fabbrica e mandare i soldi alla propria famiglia. E che ci tiene alle regole, purché si permetta loro di pregare almeno il venerdì. Invece, per Marco, questa gente è colpevole proprio di quello stile di vita sregolato di cui si accusa da sempre il proletariato. Da notare come aggiunge l'ingiuria alla beffa, trasformando il problema del sovraffollamento in un'ulteriore accusa:

"La gente se ne strafotte dei tuoi riferimenti storici e religiosi (giustamente) e che rispetta gli extracomunitari che non rompono le palle COME NON LE ROMPONO GLI ITALIANI - gente che si, sarà ricca, ma soprattutto ben educata, in genere -; quelli che vengono qui, fanno gli arroganti, occupano le piazze insozzandole nonostante decine di bidoni della spazzatura, organizzano feste con trecento persone in appartamenti pensati per tre (fregandosene - loro verbo più importante - fra le tante altre cose dei regolamente condominiali europei), si scannano nei parchi, minacciano eccetera, be', quelli, la gente, li vorrebbe vedere rispediti al loro paese in maniera coatta come li vedrei io."

Insomma, come prendersela con gli italiani sia perché sono un popolo di beghine e bigotti, sia perché sono libertini bestemmiatori che abortiscono, si drogano, e fanno le orge quando vanno in vacanza in Tailandia.

Prima, Marco si garantisce l'alibi morale, dicendo che rispetta "quelli che non rompono le palle": basta poi sistematicamente includere tutti - saltando continuamente da un ragionamento all'altro - nella categoria di quelli che invece le rompono.

Chi non odia assieme a lui è di sinistra:

"E voi, brutti de sinistra... ha ragione la Fallaci (mitica, storica, indispensabile!): non osate confessare di odiare gli ebrei più di quanto li odiassero i nazisti, vedi quei mostriciattoli del Casarini, dell'Agnoletto eccetera eccetera. Non vi dico cosa meritereste perché è talmente brutta che non mi va neanche di scriverla.
Vi auguro una pronta estinzione."

Gestire un sito come questo mi espone a una raffica di definizioni, anche delle più improbabili. Poche settimane prima mi era arrivato un secco ordine di tutt'altro tipo, da una sconosciuta lettrice:

"Sono anche io per la Tradizione Cattolica, ma ritengo sbagliatissime le vostre posizioni.
Tradizione vuol dire conservare, ma in un mondo che cambia. La linea lefebvriana non può più essere portata avanti.
Ritornate a credere in Cristo, nella Santa Chiesa Cattolica e nel nostro Papa Giovanni Paolo II. Vi saluto con stima e speranza."

C'è chi mi considera di sinistra e chi lefebvriano. Come disse qualcuno, "se mi danno sia del fascista che del comunista, c'è il caso che abbia ragione io".

Se la signora cattolica mi vuole convertire, Marco più sbrigativamente mi vuole estinguere. Oppure - non è sempre coerente - mi vuole buttare fuori dall'Italia:

"Ciao snob noioso che si nutre di proclami pseudopolitici faidatè. Mi pare che il Messico ti stia aspettando a braccia aperte, me l'ha detto stanotte in sogno!
Non abbiamo bisogno di noiose, squallide cicale de sinistra pure messicane, oltre a quelle nostrane, per fortuna sempre meno cagate."

Io non provengo affatto dalla sinistra. Ma mi sorprende vedere quanta gente adoperi questa parola come un feroce insulto. Certo, trent'anni fa quando i militanti di Lotta Continua prendevano a colpi di chiave inglese i ragazzi di destra, o quando in URSS ti vietavano di possedere un fax ma oggi - la crema di Lotta Continua è schierata con Bush; i governi di centrosinistra censurano la RAI perché non offenda il Vaticano; D'Alema - quello della guerra del Kosovo - dice che toccare l'America è come toccare lui. I burocrati comunisti dell'Est sono diventati tutti imprenditori e liberisti.

Certamente, esiste gente che si lega ancora al dito le storie del Novecento, a destra come a sinistra, in un "passato che non passa". Ricordare e capire la storia è un'ottima cosa; ma chiunque scelga di ancorarsi al passato si preclude seriamente la possibilità di capire il presente.

Oggi, si può legittimamente essere contro la sinistra perché chiede che si stanzino dei fondi per una fiera a Modena, mentre noi si vorrebbe che la stessa fiera si svolgesse a Bergamo. Questo è il tipo di questione concreta che veramente divide "destra" e "sinistra" oggi.

Eppure c'è gente che sembra rotolarsi per terra con la bava alla bocca non appena la vacua faccia di Rutelli compare in televisione, quasi fosse un apocalittico profeta della rivoluzione.

Marco almeno dà una spiegazione davvero originale del suo odio per la sinistra. Pochi mesi fa, infatti, vi fu una campagna - non particolarmente "di sinistra" - per difendere una contadina nigeriana accusata di adulterio da un tribunale sharitico:

"E chi è quella vacca di Safyia, probabilmente omofoba - diciamocelo - per avere solo lei l'appoggio della sinistra occidentale? Ergo, sinistra occidentale = omofoba, oltre che antisemita.

Guardate, o "de sinistra", che piano piano, anche e soprattutto graziue allo strisciantye razzismo che dimostrate con iniziative come quella appena citata, pedete pure i nostri voticini, almeno 5 milioni!"

Scopro così di aver perso cinque milioni di voti, senza essermi mai candidato nemmeno per fare il segretario alle riunioni del condominio.

Il razzismo è un gioco di prestigio che richiede la costruzione di gruppi a prima vista rigidi: noi e loro. Il trucco sta nel fatto che noi e loro in realtà non vengono mai definiti, cosa che permette di mettere nel campo dei loro qualunque persona o fatto antipatico e di appropriarsi invece di qualunque persona o fatto simpatico. Maestra in questo gioco è stata Oriana Fallaci, che riesce a mettere tra la roba nostra il cognacchino, la minigonna, Gesù e l'arte di Fidia, mentre tra la roba loro infila gli attentatori suicidi, il latte di cammella, il mitra di Georges Habbash (che è cristiano, ma fa lo stesso) e il fatto che Arafat quando parla sputacchia.

Infatti, gli omosessuali, cinque milioni o no che siano, agli occhi di Marco costituiscono un blocco tanto granitico quanto quello dei loro nemici zulù-extracomunitari. Che dire del nostro amico Fadil, extracomunitario, "zingaro", musulmano e gay, apprezzatissimo al campo nomadi del Poderaccio come truccatore e acconciatore di donne e baby sitter?

Ma l'identità dei "noi", cinque milioni di baionette omosessuali pronte per la Crociata, scivola in mille altre: per Marco, come abbiamo visto, tutta l'Europa è casa sua; lui rappresenta anche tutti gli italiani - "- gente che si, sarà ricca, ma soprattutto ben educata, in genere -": elettori di sinistra, camorristi, omofobi e musulmani convertiti compresi? Mutante come un Barbapapà, Marco sa diventare anche il più informe di tutti gli enti: "la gente". Dopo aver ricoperto di insulti gratuiti sia me che comunità intere di persone, egli inizia a vantarsi della propria buona educazione e persino della propria umiltà:

"La gente, la sacrosanta gente, dotata di umiltà e buon senso comune, nel cui novero io mi pregio di situarmi. La gente che, in meno di un anno, ha fatto ristampare - nella sola Italia - almeno una ventina di volte LA Rabbia e L'orgoglio (dagli una letta, è molto istruttivo!) e che ha snobbato quel cazzo di premio non-ricordo-quale islamico (editore Adelphi, autore non ricordo) che piace solo all'infima minoranza di snob come te."

Non poteva farsi attendere - manco a dirlo - proprio l'autrice di quel confusionario psicodramma. Protagonisti i "ventiquattro milioni di arabo-musulmani" negli Stati Uniti (almeno tre volte il numero di tutti i musulmani di qualunque provenienza residenti nel paese) e le "quarantamila vittime" delle Torri Gemelle, almeno nella versione per il Corriere della Sera (la tragicità dell'evento non autorizza a moltiplicare le vittime per numeri a caso, né a correggere furbescamente il tiro nel libro, senza scusarsi). La matematica, evidentemente, è un optional per certe colonne portanti del giornalismo italiano.

Marco propone una soluzione alternativa ai "calci in culo" per gli zulù:

"Ecco perché adoro Venezia: là mi sento a casa, fra la mia buona, comprensiva, sensibile, evoluta, garbata, sorridente gente. Che ne avranno fatto dei loro sottosviluppati, i veneziani? Cibo per cani? Non è una cattiva idea..."

Ed ha anche un buon proposito per se stesso:

"Medito di convertirmi all'ebraismo; gli ebrei sono l'esatto contrario degli islamici.
Sono colti, intelligenti, sensibili, raffinati, deliziosamente understatement, per tacere di quanto sono belli gli isareliani."

Non sappiamo nulla della bellezza di Marco, ma se la conversione potesse renderlo "colto, intelligente, sensibile e raffinato", lui avrebbe in effetti tutto da guadagnare.

Non dobbiamo prendercela con Marco. Innanzitutto, Marco è un estremista, e proprio tra gli estremisti si trovano le poche persone decenti che rimangono in questo mondo. Lo stimo per il fatto di aver deciso di presentarsi in questa maniera provocatoria.

Le parole, ricordiamoci, non sono atti; spesso un rumoroso sfogo verbale può prevenire azioni violente. Per questo sono pronto a difendere il suo diritto di parola, come quello di chiunque altro. È comodo essere contro la censura delle proprie idee; se si crede davvero alla libertà di parola si deve essere abbastanza coerenti da voler difendere la libertà di parola anche di Marco.

Sono sicuro che se Marco dovesse personalmente gestire la macchina per trasformare gli immigrati in cibo per cani avrebbe un forte sussulto di coscienza. Lo ha già dimostrato, perché ha avuto il coraggio di firmare con nome e cognome. Mentre sono i vigliacchi, quelli che si vantano di essere moderati, a non avere una coscienza, o ad adeguarsi alla coscienza della loro epoca. Una coscienza spesso ben più criminale e folle della loro.

La gente non si deve mai giudicare dagli sfoghi verbali, ma solo dalle scelte concrete nei momenti davvero decisivi. Mi viene in mente Ernst von Salomon, il terribile romanziere del nazionalismo tedesco, partecipe di mille episodi di violenza, coinvolto nell'omicidio di Rathenau, che d'istinto decise di trascorrere il giorno dell'insediamento di Hitler assieme a sua moglie, di origine ebraica, e ai suoi amici comunisti. In epoche più farsesche che tragiche - ma ognuno è responsabile dei tempi in cui vive - ricordo una dirigente leghista, razzista a parole come tutti i leghisti, che mi ha telefonato per suggerirmi un modo per legalizzare una nostra amica zingara e musulmana: in questo mondo atroce, come notava molti decenni fa Josef Roth, un documento senza un uomo vale molto di più di un uomo - o di una donna - senza un documento.

Dalle nostre comunicazioni successive, so anche che Marco ha una dote condivisa da una parte purtroppo minima dell'umanità: quella di ammettere quando ha torto. In questo, mi ricorda Giorgio, un piacentino emigrato a fare il minatore nel Galles e poi tornato a casa, che inveiva contro i terroni, finché una sera non abbiamo fatto una lunga discussione davanti a una buona bottiglia di vino, a raccontare storie del meridione. Quella sera, forse, ha scoperto di essere terrone anche lui.

L'omofobia è un male reale, ancora oggi. La condanna dell'omosessualità è equamente condivisa dai tre monoteismi, per cui un mondo assolutamente cristiano, islamico o giudaico sarebbe in teoria ugualmente intollerante. Se non è così, non è certamente per qualche motivo ideologico, ma semplicemente perché cristiani ed ebrei hanno fatto i soldi, e i musulmani no.

Nella concretezza dei fatti, però, nessuna delle culture nate dai tre monoteismi ha tollerato l'omosessualità quanto l'islam: è almeno a partire dai versi di Abu Nuwas (760-815 dell'era cristiana), che praticamente tutta la poesia d'amore mesopotamica e iranica parla esplicitamente di omosessualità. Lasciatevelo dire da un eterosessuale che ha faticato a tradurre Saadi e Hafez dal persiano, con il suo ambiguo pronome "u", "lui/lei/esso", riferito all'oggetto dell'amore. Esiste perfino una curiosa poesia dell'ayatollah Khomeini che si potrebbe interpretare allo stesso modo.

Una faccenda molto diversa è l'aggressività istintiva verso gli omosessuali, che costituisce l'omofobia concreta. È un argomento sul quale posso dire poco, perché non ne sono stato vittima. So benissimo di non poter capire cosa significhi l'umiliazione a cui è sottoposto chi si scopre omosessuale. Per cui i miei commenti avranno necessariamente un tono distaccato, quasi accademico.

Penso che questo tipo di "razzismo" (nel senso ampio spiegato prima) sia più marcato nei paesi a forte struttura familiare, con base contadina. Forse conta anche un altro elemento: saranno più omofobe le società in cui i rapporti di potere richiedono doti considerate tradizionalmente virili. In pratica, astuzia, individualismo e cattiveria per sopravvivere, come avviene di norma nella zone aride e montuose, dove le comunicazioni sono limitate e si vive di pastorizia, contrabbando e campicelli isolati.

Ieri erano i meridionali italiani, oggi sono i poveri del sud del mondo a essere i più omofobi. Il disprezzo per gli omosessuali è una caratteristica quindi legata - per usare un bieco termine marxista - alla condizione di classe, assai più che alla religione.

Credo che con Marco, come con tutte le persone che hanno opinioni forti ma oneste, mi potrei capire meglio che con tante persone che sostengono un razzismo mieloso e buonista.

Allo stesso tempo, il mio rispetto per Marco non può prescindere da una considerazione. Marco è un estremista, cioè una persona che porta all'estremo certe idee espresse da grandi masse di persone più "moderate", cioè meno oneste e coraggiose di lui. Masse di persone che stanno trasformando l'Italia in una terra di barbarie, parte del grande deserto capitalcalvinista dell'Occidente. Il deserto degli uomini eletti da Dio per distruggere e dominare.


Terza storia

Avevamo segnalato su questo sito la "dichiarazione d'amicizia verso un grande Paese liberale" con cui le associazioni omosessuali di destra Fuori! e GayLib avevano proclamato la loro "adesione entusiasta" alla manifestazione a sostegno della Guerra Duratura lanciata un anno fa dagli Stati Uniti.

A questo proposito, ecco una curiosa cartina, pubblicata dal sito http://www.sodomylaws.org/, che mostra gli Stati degli USA in cui è vietata la sodomia o comunque gli "abominevoli rapporti sessuali contro natura". In rosso quelli in cui tali leggi colpiscono solo gli omosessuali; in nero quelli in cui valgono anche per gli eterosessuali. Con grande amore per il dettaglio, la legge 76-5-403 dello Stato dello Utah precisa: "una persona commette sodomia quando si impegna in un atto sessuale con una persona di 14 anni o oltre, se tale atto coinvolge i genitali di una persona e la bocca o l'ano dell'altra persona, a prescindere dal sesso di entrambi i partecipanti".

Le pene variano da una multa di 500 dollari nel Texas a quindici anni di carcere nel Michigan.




stati in cui č vietata l'omosessualitā



Ovviamente non vogliamo sostenere che gli omosessuali (o gli eterosessuali con idee originali) siano a rischio a Dallas come probabilmente lo sono nella più povera campagna nigeriana. Fino a pochi decenni fa, leggi come quelle che abbiamo citato erano in vigore in tutti gli Stati Uniti; il bianco sulla cartina mostra infatti dove le decisioni della Corte Suprema sono riuscite a farle abrogare. Inoltre, queste leggi nella pratica vengono usate soprattutto come strumento di ricatto nei casi di divorzio e negli affidamenti, sebbene di tanto in tanto vi sia qualche poliziotto zelante che cerca di applicarle anche in altre situazioni.

Ma visto che si parla di "libertà duratura", Enduring Freedom, non è forse un caso che tra gli Stati in cui la legge fa rispettare i limiti biblici al sesso vi siano il Texas e la Florida: il primo già feudo dell'attuale presidente degli Stati Uniti, il secondo oggi governato da suo fratello.





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