Fallaci odia e disinforma
 



Di Padre Carmine Curci




Questo articolo fa parte di un'antologia di articoli critici su Oriana Fallaci.






ASCA  14/03/2003
Fallaci odia e disinforma

Il nuovo direttore risponde a un'ennesima sortita della scrittrice sul Corriere della sera.

L'articolo al quale Curci replica attraverso l'agenzia Asca è leggibile qui.



Fallaci odia troppo e disinforma, anche sul papa e sull'Islam. Ne è convinto padre Carmine Curci, missionario comboniano, neo direttore di Nigrizia, che dopo aver letto di buon mattino l'ennesimo intervento della Fallaci sulla guerra all'Iraq, resta un po' interdetto.

Padre Curci è appena rientrato dall'Africa dove è stato 10 anni tra Malawi, Kenya e poi, in qualità di direttore del bimestrale New People ha scarpinato per le tragedie di guerra di mezzo continente nero. E sulla Fallaci è lapidario. "Lei parla come una persona che abita ai piani alti di un grattacielo, vede e giudica le cose con la sua cultura di persona benestante del Nord. Non la sfiora nemmeno che altri punti di vista possano avere la stessa dignità culturale dei suoi. Il Sud è un'appendice, un incidente della storia da utilizzare per i propri interessi, al massimo per aiutare perché restino subalterni in eterno ai giochi economici occidentali.

Noi missionari anziché al sesto piano abitiamo al piano terra, quello della gente comune. E ora addirittura stiamo emigrando nelle strade, dove cammina gente senza speranze e senza futuro degno di essere vissuto da esseri umani. E le assicuro che a leggere il mondo dal punto di vista di questa gente, si vedono cose in modo del tutto diverse dalle lenti di Bush che tanto piacciono alla Fallaci".

A padre Curci poi non va giù "il modo semplicistico" con cui l'Oriana scrive del papa e dell'Islam. "Sull'azione di Papa Wojtyla, la Fallaci è molto riduttiva. L'azione del pontefice va letta nel grande contesto della pace mondiale che è diventato l'obiettivo strategico della Chiesa. ribadito a 40 anni dalla Pacem in terris. Non per mancanza di coraggio, ma perché considerando gli abitanti del mondo la grande famiglia umana, il Papa non vede spazi per conflitti di sorta che non si possano appianare senza dover ricorrere, come un rito o come una maledizione, di volta in volta alla violenza di lupare, fucili, missili e bombe di ogni sorta.

Ricevere Tareq Aziz non significa per il papa chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie e alle sofferenze della gente. E neppure significa condividere in pieno il punto di vista dell'interlocutore. Ha ricevuto Blair, Aznar, Berlusconi, per ripetere a tutti il primato della pace che deve ispirare l'azione politica e diplomatica. Se si parte demonizzando l'interlocutore di turno bisogna sparare più volte al giorno a vicini e lontani. Il mondo sarebbe un inferno di violenza molto maggiore dell'attuale situazione di sofferenza per milioni di persone. Il papa si è fatto voce di milioni di persone di ogni cultura e religione che dicono basta alle armi e alla violenza, basta alla spartizione disuguale delle risorse garantita con la forza".

Ma poi, il direttore di Nigrizia allarga la sua riflessione. "Fallaci, per dare legittimità alle sue tesi aggressive, torna in continuazione al ricordo delle sue esperienze di guerra, denuncia gli orrori delle guerre. Anche noi missionari siamo per questa denuncia. Ma noi non ci siamo dimenticati di questi orrori neppure quando viviamo in ambienti e contesti fortunati mentre altrove, i poveri della terra, muoiono ancora come le mosche. Diciamo no alla guerra perché chi la soffre davvero è la povera gente.

Gli inviati di guerra occidentali rischiano volontariamente la vita per informare. Ma non si può confondere la loro esperienza della guerra con l'esperienza dei poveri nel cui territorio si combatte. L'inviato di guerra può uscire quando vuole. I poveri no. La fame e i disagi per gli inviati sono un'esperienza, per la gente povera una condizione schiavizzante. Mi pare che sia il punto di vista della Fallaci che è fallace. Lei parte da Bush e dal suo punto di vista. Noi missionari partiamo dalla dignità dei popoli compreso quello iracheno. E questo punto di vista è molto umano perché ci fa vedere anche il popolo americano con simpatia.

Sbaglia la Fallaci a credere che l'odio con cui lei vede islam e avversari di turno, sia lo stesso metro di misura con cui il movimento per la pace vede il popolo americano. Troppo comodo identificare l'America con Bush. Per fortuna del mondo l'America è più grande, pluralista e articolata della visione interessata del suo attuale presidente. Ma alla polemica ricorrente di questa scrittrice fa comodo presentare le critiche a Bush come odio per l'America. Se cosė non fosse tutta la sua polemica si sgonfierebbe da sola".

"La Fallaci - aggiunge padre Curci - è abile come Bush nell'arte della propaganda. Sa usare i fumogeni. Bush tira in ballo Dio per le sue guerre. Usa Dio come un prodotto di consumo, è un Dio privato, quasi un idolo prezioso, alla stregua di tutti gli altri beni di cui si dispone a piacimento. Difendendo il papa dagli attacchi della Fallaci, non escludo la possibilità di critica, ma perché cosė penso di difendere i valori della pace. Fallaci si permette di banalizzare ecumenismo e terzomondismo senza pensare che contro la guerra si difende la prospettiva del Sud del mondo.

Penso che sia tempo che il Nord si adatti non a malincuore ma con disponibilità a riconoscere uguale dignità al Sud del mondo, alle sue culture e alla sua storia. Č un passo difficile dal momento che per persone come la Fallaci si fatica a capire una pluralità all'interno dello stesso Occidente e sprizza veleni contro l'Europa.

Riconoscere il punto di vista del Sud non significa beatificarlo. Anche il Sud ha le sue debolezze e le sue responsabilità, ma ciò non deve giustificare l'attuale sistema. E non può significare che se ne debba scrivere con odio e risentimento. Ho qui, sul tavolo, accanto all'articolo della Fallaci, alcune lettere di missionari. Uno dal nord Uganda scrive di non tacere di fronte ai massacri che accadono contro la gente sottoposta a molti anni di guerra. Un altro dal Centrafrica, dove sono in corso scontri dimenticati, chiede di parlare, di denunciare la spirale di morte che avvolge come una nube tossica tanti paesi".





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