Scontri di civiltà e un enologo musulmano
 



"Se io sono un Imperatore, devo poter colpire a mio arbitrio i sudditi ribelli, e questi sudditi ribelli non devono a loro volta potermi colpire in risposta. In caso contrario, che Imperatore sarei?"  

Costanzo Preve, Il Bombardamento etico, p. 92, editrice CRT, Pistoia, 2000.  

Un italiano contribuisce alla difesa della civiltà cacciando un musulmano da un supermercato. Ma l'Italia è grande e imprevedibile: anche un picaresco ex-mormone, noto come "Nostro Maestro il Saggio" Abdul-Hadi Massimo Palazzi, può diventare improvvisamente insieme crociato e "leader dei musulmani italiani", almeno per la RAI.  

di Miguel Martínez,    19 settembre 2001 (con aggiornamenti in fondo alla pagina).




Ieri l'ineffabile Massimo D'Alema, in televisione, ha ricordato agli ascoltatori che non dobbiamo pensare alla Guerra che lui e i suoi amici stanno per fare come a una crociata contro l'islam perché "non sarebbe prudente fare la guerra contro un miliardo di persone"..  

Nel suo radicale cinismo, la frase ci spiega, innanzitutto, a cosa serve oggi la sinistra; ma poi svela un importante mistero del potere.  

Ci sono due immense forze all'opera nell'attuale processo di globalizzazione - per usare i peggiori luoghi comuni, possiamo chiamarle, Scontro di civiltà e Political correctness.  

"Scontro di civiltà"  

Lo "scontro di civiltà" narra l'epopea dell'ineluttabile guerra tra Noi e Loro. Siccome siamo tutti, per definizione, dei "noi", ci identifichiamo abbastanza facilmente nel racconto, che parla di un ibrido mostro occidentale: greco - cristiano - telenovelista - liberalcapitalista - ariano - laico - giudaico - democratico - marxista - videovirtuale - razionalista - tecnoecologista, alle prese con un mostro altrettanto ibrido, ma costituito da persone che non si vestono come noi, non ascoltano la nostra musica e usano anche caratteri buffi quando scrivono. Per cui è facile scontrarsi con Loro..  

manifestante leghista contro la moschea di Lodi

Lodi: manifestazione leghista contro la Moschea

La sostanza del discorso non è molto diverso da tutti i simili racconti di "noi" contro di "loro", dal Deuteronomio ai fumetti dei supereroi (compresi quelli di certi rancorosi islamisti), anche se viene legittimato dal nome di Samuel Huntington, tuttologo statunitense. Le opere di Samuel Huntington sono state sinteticamente riassunte in un limpido italiano, anche se senza note e apparato critico, da un anonimo sul newsgroup it.cultura.religioni:  

    Mussulmani di merda. La guerra santa ? Gliela do io ! Gli sfondo il culo con un aereo grande il doppio di quelli che sono atterrati sulle Twin ammazzando tanti poveri innocenti. E poi vengono in Italia e vogliono le moschee ? Le bombardo tutte ! A natale non si puo' festeggiare nelle classi perche' ci sono bimbi mussulmani ? Ma vaff ... Quando noi andiamo nei loro paesi di merda, pieni di poverta' a causa degli embargo che si sono cercati, dobbiamo attenerci alle loro usanze ! Ma dove siamo ! E i bimbi che vivono li' ?  

    […] .  

    Tutti quei bimbi che vivono in Iraq ? Ci odiano. Gli hanno inculcato nella mente che la loro poverta' e' a causa nostra. Ma nessuno gli ha mai detto cosa c'e' veramente fuori da quei postacci. Leggevo le FAQ proprio ieri sera. In Afghanistan e in altri paesi, che ora non ricordo, e' addirittura proibita la diffusione satellitare ... ecco a cosa porta l'ignoranza ! Scusatemi lo sfogo ma ho una rabbia dentro ... sono andato a fare la spesa e ho incontrato un mussulmano che stava entrando ... l'ho guardato talmente male che ha abbassato gli occhi e se ne e' andato ... Ho sbagliato lo so ... ma e' la sua religione che odio ... non lui ... anzi si ... in questo momento lo odio perche' lui rappresenta quello che oggi ha ucciso migliaia di persone.  

    ISLAM DI MERDA !!!
    MUSSULMANI DEL CAZZO !!!.
     
     


Chiedo scusa della lunga citazione (non delle parole, che ovviamente non sono mie). Essa meriterebbe un gran numero di commenti, perché esprime in maniera molto lucida e con uno stile agile i pensieri più profondi di questo momento.  

La citazione conferma anche che per essere occidentali, non è affatto necessario avere duemila anni di cultura alle spalle. Basta il luogo di nascita. Costanzo Preve (nel libro Il Bombardamento Etico, CRT, Pistoia, 2000 - un testo indispensabile per capire i nostri tempi) ci ricorda che noi non viviamo nel mondo postmoderno ma nel mondo postoccidentale, perché mentre abbiamo giustamente chiesto tutti perdono per Auschwitz, non abbiamo affatto rinnegato Hiroshima. Cioè la nozione che il più forte abbia il diritto di nominarsi Dio, fulminando dal cielo tutti coloro che osano ribellarsi al suo potere, vecchi, bambini e gattini compresi.  

Il contrario quindi di tutte le cose meravigliose che l'Occidente realmente ha, o aveva - dai diritti umani alla disponibilità a ragionare e ricredersi, dal rispetto per le persone al senso di giustizia e di misura. Socrate, l'umorismo di Aristofane o di Giuliano Imperatore, gli scritti sulla cavalleria di Ramon Llull, Voltaire, l'umanità dei grandi romanzi, l'onestà di Darwin, l'interesse per il prossimo dei grandi cristiani, la capacità di vedere attraverso le illusioni di Marx… è criminale sfruttare tutto ciò per promuovere la cultura fallica dei missili. O almeno è da cretini cascarci quando succede.  

Comunque, quando l'interprete italiano del pensiero di Huntington sostiene che la televisione satellitare e l'ignoranza sarebbero in qualche modo inconciliabili, vale la pena di ricordargli che in tutti i villaggi afghani non si parla di altro che della strage di New York, tant'è che un milione di afghani - che sembrano conoscere la Realpolitik molto meglio di noi - hanno già capito e si sono messi in marcia per uscire dal paese; mentre i padroni della televisione - cioè le stesse persone che in questi giorni ci stanno propinando retorica senza informazioni - hanno deciso di non avvertire di ciò che è successo i concorrenti in una trasmissione simile a quella del nostro Grande Fratello, in corso negli Stati Uniti, per non interferire con lo spettacolo. Anche se una dei concorrenti, a quanto pare, ha perso un cugino nel massacro. The show goes on... 

"Political Correctness"  

La seconda, grande corrente dei nostri tempi è il Political Correctness. Cioè la teoria espressa in maniera brillante da D'Alema, secondo cui non è prudente insultare le persone che lavorano per te; oppure per dirla con Benetton, se anche i senegalesi possono comprarsi i nostri vestiti, perché non sorridergli quando entrano nel negozio?  

Le due correnti comunque vivono in costante tensione: tutti conosciamo i piccoli industriali del Nord che si lamentano del governo che fa entrare tutti questi stranieri e poi si lamentano che dovranno chiudere la fabbrica se il governo non fa entrare subito più extracomunitari.  

Il modello americano  

L'altro giorno è stata riaperta la Borsa di New York. I borsisti, i borseggiatori, i borsaioli - insomma, la crema dei cannibali del pianeta, tutti impettiti in giacca e cravatta. Il coro dei pompieri canta "GOD BLESS AMERICA" in toni strazianti; poi il capoborsa dice, "schiacciate il pulsante verde". A schiacciarlo sono in due. Due pompieri, uno bianco e uno di origine cinese. Questo è il vero political correctness, in cui tutti possono partecipare allo spettacolo, tutti possono sentirsi amati da Dio, ma a qualcuno tocca guadagnare un milione di dollari e a qualcun altro tocca morire spegnendo gli incendi.  

Non è un caso che i due modelli dello Scontro delle Civiltà e della Political Correctness provengano entrambi dagli Stati Uniti, perché riflettono esattamente la doppia natura di quello straordinario fenomeno - non paese - che sono gli USA. Infatti, il termine "paese" sarebbe corretto solo se parlassimo di una nazione con confini, mentre la natura americana è di avere sempre una frontier, non un border. Cioè la frontiera degli Stati Uniti è necessariamente un avamposto in terra nemica, e avanza continuamente (alla faccia, ovviamente, di qualunque legalità internazionale). Due secoli fa, la frontiera era sul fiume Ohio, poi è dilagata oltre il Mississippi, ha strappato via mezzo Messico, ha toccato il mare, ha cacciato la regina dell'Hawaii. E poi è semplicemente straripata, senza preoccuparsi più nemmeno di estendere i propri "confini", quelli che appaiono come colori sulla mappa: già agli inizi dell'Ottocento, ha decretato che tutta l'America Latina, fino all'Antartico, fosse terra sua; ha cacciato i giapponesi dal Pacifico, ha cercato di impossessarsi dalla Cina. Ha occupato mezza Europa. E oggi la frontiera degli Stati Uniti coincide con i confini di due o tre bizzarre isole, sopravvissute non si sa come alla conquista planetaria - Cuba, Myanmar e poco altro.  

Quindi la cultura della conquista, dello scontro incessante tra Noi e Loro, è intrinseca al modello statunitense.  

Come d'altra parte lo è la cultura dell'integrazione: cioè della concessione estesa gradualmente a un numero crescente di gruppi etnico-religiosi di concorrere ai premi economici che il capitalismo mette a disposizione, tramite il famoso modello della success story.  

Ecco spiegato perché il sistema ha bisogno sia dell'indiano irrimediabilmente cattivo - che giustifica la missione civilizzatrice della frontiera - sia dello scout indigeno buono, che aiuta a catturare (o meglio ancora uccidere) proprio il cattivo.  

Un indiano buono  

L'indiano buono esiste anche in Italia. Si chiama Massimo Palazzi, ma preferisce farsi chiamare Maulana as-Shaykh ("Nostro Maestro il Saggio") Abdul Hadi Palazzi. È con questo titolo che il TG3 del 15 settembre ha presentato quello che il giornalista ha definito "il leader dei musulmani italiani". Lo shaykh, con un simpatico accento romano, ha denunciato "terroristi" e "complici dei terroristi" in tutto il mondo islamico.  


Massimo "Abdul Hadi" Palazzi

Nel febbraio del 2001, il presidente d'Israele, Moshe Katsav, ha ricevuto il Palazzi, definito "segretario dell'Associazione dei musulmani italiani e anche condirettore dell'Islam-Israel Fellowship of the Root and Branch Association," un'associazione che - come chiarisce il nome - sostiene che gli ebrei sono la radice, gli altri tutt'al più rami. Palazzi era il principale relatore a un convegno organizzato in piena Intifada per sostenere l'esclusiva proprietà ebraica su Gerusalemme.  

Non era la prima volta. Già nel luglio del 1996 il ministero di giustizia d'Israele aveva organizzato un convegno sul tema 'Gerusalemme: Città di legge e giustizia.' Tra i relatori, informa il Jerusalem Post, "il Prof. Abdul Hadi Palazzi, direttore dell'Istituto Islamico di Roma," che sostenne che l'islam non ha alcuna obiezione alla sovranità ebraica sui luoghi santi della città di Gerusalemme, e affermò che la maggioranza dei "chierici" musulmani in Italia era d'accordo con lui. La notizia ha subito fatto il giro del circuito dei fanatici protestanti americani, per cui il trionfo militare dello Stato d'Israele è il segno che permetterà a Gesù di sbaragliare i nemici di Dio (e dell'America) ad Armageddon. Su Twentieth Century Watch (sett.-ott. 1996), il Palazzi (diventato un "chierico islamico altamente rispettato") si è trasformato infatti in un improbabile segno apocalittico vivente.  

Se poi apriamo il sito dei coloni religiosi di Hebron - fanatici armati, quasi tutti provenienti dagli Stati Uniti, che hanno spesso e volentieri fatto strage dei loro vicini palestinesi - scopriamo che il nostro indiano buono frequenta alcuni dei peggiori cacciatori d'indiani del West: infatti si fa fotografare fieramente a fianco dei terroristi di destra.  


Palazzi a Hebron con Baruch Marzel, militante del movimento razzista Kach, fuorilegge persino in Israele, che sostiene la necessità di espellere tutti i nativi palestinesi

Palazzi ne ha fatta davvero di strada da quando la rivista Comunità Islamica, in pratica gestita da lui, metteva regolarmente in prima pagina lo stesso appello:  

"Nessun musulmano potrà mai accettare che anche solo una zolla di TERRA SANTA formi oggetto di mercanteggiamento e sia venduta a prezo vile e che sia riconosciuta la legittimitità della presenza sionista in Palestina." 

In realtà, Massimo Palazzi ha sempre fatto strada. Molti a Roma lo ricordano a quindici anni nel ruolo di 'anziano' dei mormoni. Si racconta di come sarebbe passato a frequentare ambienti dell'estrema destra evoliana, per poi entrare nel culto dei Bambini di Dio e nel gruppo di Rajneesh, prima di diventare musulmano. In ambito islamico, Palazzi è stato criticato anche per la sua adesione alla Massoneria, ma qui bisogna spezzare una lancia in sua difesa - anche secondo i suoi più accesi critici, non avrebbe mai superato il grado di "Maestro Perfetto" essendo addetto semplicemente alla riscossione delle quote in una piccola loggia romana.  

Rimane ancora però da soddisfare una curiosità: di che cosa sarebbe docente il "Prof. Palazzi"?  

Da un articolo carico di elogi pubblicato sul Jerusalem Post apprendiamo che Palazzi "insegna all'Istituto di studi antropologici di Roma, ed è stato docente di storia delle religioni all'università di Velletri". Certo, Internet non è infallibile, ma da una ricerca su Google per il primo, compare solo una scuola di danza, mentre a Velletri si trova unicamente il corso di Enologia dell'Università della Tuscia, una specializzazione quantomeno curiosa per un musulmano.  

In un certo senso, possiamo dire che Palazzi rappresenta solo se stesso e la propria faccia tosta. In un altro, più profondo, possiamo dire che Palazzi rappresenta i valori fondanti del Terzo Millennio.  

Alcuni mesi dopo la pubblicazione di questa pagina, la dott.ssa Francesca Russo ha aperto un intero sito dedicato al "caso Palazzi", molto ben documentato e che contiene anche molto materiale che non conoscevo. Si consiglia vivamente una visita: http://www.ifrance.com/amipalazzi.

Su questo sito troviamo tra l'altro una notizia interessante:


Notizie sorprendenti - qualcuno non la racconta giusta

Il 25 febbraio 2004, abbiamo ricevuto un comunicato dal Presidente dell'Associazione Musulmani Italiani, il sig. Danilo Speranza, in cui afferma che la direzione del gruppo è stata totalmente rinnovata la scorsa estate e:

"Dichiara inoltre di non aver alcun tipo di rapporto con il sig. Massimo Palazzi (Abdul Hadi Palazzi) né con le linee direttive precedentemente impostate dal medesimo ."

Però, lo stesso giorno, un mio amico che riceve la mailing list di Palazzi mi ha indicato che Palazzi è attualmente impegnato in una tournée negli Stati Uniti e sta inviando orgogliosamente tutti gli articoli che parlano di lui. Ad esempio, egli cita il Diamondback del 25 febbraio, che lo chiama "segretario generale dell'Associazione Musulmani Italiani". Inoltre, sulla homepage di quello che è chiaramente il sito personale di Palazzi, leggiamo in inglese "Benvenuti alla Homepage dell'Associazione Musulmani Italiani".


Incuriosito, ho scritto all'Associazione Musulmani Italiani. Il Presidente, Danilo Omar Speranza, ha cortesemente risposto:

" From: "AMI - Associazione Musulmani Italiani"
To:
Subject: Fw: informazioni richieste
Date: Mon, 1 Mar 2004 11:46:01 +0100
X-Mailer: Microsoft Outlook Express 6.00.2800.1158

Gentile sig. Martinez

in riferimento alla sua email datata 27 febbraio 2004 comunichiamo quanto segue:

1) confermiamo l'invio del comunicato al sito da lei indicato al punto 1 (www.ifrance.com)
2) il sig. Massimo Palazzi non può legittimamente continuare a presentarsi come segretario dell'AMI
3) il sito personale del sig. Palazzi non può continuare legittimamente a presentarsi come Homepage dell' Associazione Musulmani Italiani

le inviamo in allegato la documentazione a conferma

cordiali saluti

Danilo Speranza Omar"

In allegato, il signor Speranza ha mandato una copia della partita IVA e una della nomina del nuovo presidente. Potete scaricare i due documenti qui in formato PDF.

Un mese e qualcosa dopo, mi girano un post che Palazzi stesso ha messo in rete. Si tratta di un articolo di Melissa Radler, apparso sul Jerusalem Post in data 18 aprile 2004, dove Palazzi viene definito "the secretary-general of the Italian Muslim Association". Senza alcun commento da parte di Palazzi stesso.

Ho scritto di nuovo allora a Danilo Speranza, che mi ha risposto così

"Egr. Sig. Martinez,

L’AMI è uscita da una situazione di cui non ero a conoscenza poiché, dovendo approfondire i miei studi sull’Onorevole Corano, non avevo modo di partecipare alle sue attività. Riesco solo ora (dopo l’analisi di varie Email, telefonate, attacchi, minacce, etc.) a capire di essere entrato alla direzione di un “campo minato”.

Cosa Palazzi millantasse non lo posso di certo sapere, ma dal 04/08/2003 non può più assolutamente parlare a nome dell’AMI.

Dopo le dimissioni in massa del precedente Presidente e Direttivo, infatti, lo stesso Palazzi ha inviato una lettera di dimissioni via fax, in data 9 febbraio 2004. In ogni caso, non figurava nel Consiglio Direttivo ma era solo Segretario Generale.

L’Assemblea dei Soci, che secondo la legge governa ogni associazione, ha azzerato dal 4 ottobre 2003 ogni socio ed incarico ma, nel nostro caso, la legge non è stata osservata e noi non possiamo fare altro che continuare ad inviare comunicazioni (come facciamo) della non appartenenza di Palazzi all’AMI ovunque ci capiti di riscontrare tale falsità.

Se Palazzi continua a parlare a nome dell’AMI è contrario ad ogni tipo di legge, di etica e di morale, di certo è impossibile che un simile comportamento lo abbia un vero musulmano, bensì solo un politico con intenti che non riguardano la Religione.

Pertanto credo di averle fornito, anche se non dovute, spiegazioni a comportamenti che oltretutto non mi riguardano, perché solo i nostri avvocati sapranno come agire per far rispettare la Legge."

Saalam Aleikum

AMI - Associazione Musulmani Italiani

Italy : Via dei Sabelli 18, 00185 Roma
Tel. 39 6 4959918
Fax 39 6 49380107
E-mail info@amimuslims.org"

Danilo Speranza ha cortesemente allegato anche la lettera di dimissioni di Palazzi dall'AMI, autorizzandomi a pubblicarla su questo sito.

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sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
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