"Sì oggi ci sentiamo tutti yankee"
 



Questo splendido articolo di Elisa Calessi, uscito su Libero l'11.11.01, descrive la manifestazione di amore per gli Stati Uniti organizzata da Berlusconi e Ferrara.

Non so se sia stata esattamente l'intenzione dell'autrice, ma è riuscita a fornirci un quadro indovinato dell'autoproclamato "Occidente" e di quanto le sue presunte differenze siano in realtà superficiali. Meravigliosi i cristianisti del Centro Lepanto, colti mentre inveiscono contro il "relativismo di gran parte del mondo cattolico." Inveiscono, cioè, sotto uno striscione che riporta lo slogan del dollaro e affiancati da buddisti, gay, paraconfederati e la deputata per meriti salottieri Daniela Santanché.

Aggiungiamo a quanto racconta la brava Elisa (il complimento è sincero) la lista dei principali slogan e striscioni presenti alla stessa manifestazione, elencati da Il Giornale nella stessa data:

  • GAYS LOVE AMERICA

  • ALL THE WORLD NEEDS IS LOVE

  • LOTTA CONTINUA PER GLI STATI UNITI. SOFRI LIBERO 

  • SE VUOI LA PACE PREPARATI ALLA GUERRA

  • PESCARA AMA GLI USA
Che altro dire?
  



Elisa Calessi  

11 novembre 2001  




Un monaco buddista dall'impronunciabile nome ("Mi chiamo Hsimgwu") cammina a testa bassa tra le bandiere a stelle e strisce mormorando una litania. Si accompagna con uno strumento di legno dalla forma rotonda. In questa piazza c'è di tutto. Maurizio, ma il nome post-conversione è Hsimgwu, viene dal monastero di Lerici, La Spezia. Ci spiega che sta pregando "il Grande Essere della comprensione e della pace". Indifferente persino a Clarissa Burt che pure viene salutata con un "Brava!" da un gruppetto di manifestanti in delirio. Pochi passi più in là, c'è uno striscione con scritto "In God we trust", con un centinaio di persone. Saranno quaccheri o mormoni? Italiani doc, signori. Sono del Centro culturale Lepanto, cattolici tradizionalisti, li definirebbe qualcuno. "Difendiamo i valori della civiltà cristiana contro questa aggressione. Il nemico", precisa il presidente Roberto De Mattei, "non è solo l'Islam ma il relativismo di gran parte del mondo cattolico." Una coppia di mezza età, lui con cappellino a stelle strisce, lei con bandiera in mano, chiacchiera con alcuni "azzurri" della Lombardia. "Vengono dal Massachusetts", spiegano.  

Tra le mille bandiere, ne notiamo una con il simbolo degli Stati confederati del Sud. "E' la bandiera di Rossella O'Hara", spiega il signore che la brandise, "gli Stati del Sud, quelli che lottarono contro Lincoln. Ha presente?" Come no, ma cosa ci fa qui? "Sono del Sud, io. Di Salerno. In più i miei genitori sono della Louisiana, quindi mi è sembrato giusto portarla…" Mentre ci fa il ripasso della guerra civile americana, sudisti contro nordisti, un signore in uniforme mimetica si avvicina e lo interrompe: "il generale Lee difendeva la schiavitù!" Quello replica, "Be', non proprio, cioè storicamente è vero, ma il significato…" Il tipo con la tuta mimetica, veniamo a sapere, è il colonnello Sergio Barbato, classe 1932. Ha fatto parte, racconta, del battaglione Carabinieri di Laives, in provincia di Bolzano. Una vita per l'Arma. "Gli Stati Uniti", ci spiega, "sono il faro della civiltà". E ci recita a memoria l'articolo uno della Costituzione americana, dove si dice che "tutti i popoli sono uguali tra loro e hanno ricevuto dal Creatore tre diritti fondamentali: vita, libertà e ricerca della felicità". Per questo, conclude, lui è qui. "Se avessero distrutto la torre di Pisa, cosa avrebbero fatto questi bei falsi pacifisti?" Lasciamo la domanda in sospeso. Continuiamo il giro.   

Patricia, 38 anni, bella ragazza dalla lunga chioma rossa e gli occhi celesti, è assalita dai cameramen. Sorride beata, sventolando la sua Old Glory al vento. "Sono nata in Francia", dice con una charmant erre moscia, "ma vivo negli States e ho una sorella in Italia". Sembra felice. "Non è meraviglioso?", si chiede.  

Qualche fila più avanti un signore avvolto in un mantello nero con stemma araldico sulla spalla tiene in pugno un cartello dove invoca "il Dio di ebrei, cristiani, musulmani" e altro ancora. Lo fermiamo. Si presenta: "Mi chiamo Vittorio Emanuele Savoia, della famiglia dei Savoia di Bellegra, provincia di Siena. Sono qui in rappresentanza del mio casato." I suoi congiunti - ci informa - sono il fratello Umberto e la sorella Jolanda. Qualche metro più in là compare un vessillo con la Statua della Libertà che porta scritto "Gays love America". Ci sono anche loro: il movimento "omo" radicale. "Non tutti i gay stanno coi no-global", dice il leader. E tra la folla non poteva mancare Daniela Santanché, deputato di An, con un formidabile cappello da cowboy e in tenuta da texana: "Non avevano detto che siamo tutti americani?"  


militanti del centro lepanto



A una manifestazione di alcuni anni fa, il Centro Lepanto espone il suo principale pensiero teologico. Ovviamente la proprietà è un "diritto naturale" per chi ce l'ha, non per tutti.
Il nemico principale all'epoca era la Guardia di Finanza, non i Taleban.


Nota del curatore del sito: Consiglio a tutti di dare un'occhiata anche alla pagina che il pettegolo giornale on-line "Dagospia" dedica all'evento.

Vedrete come ha passato l'USA Day una collezione indimenticabile di braccia rubate all'agricoltura:

i principi Carlo e Guglielmo Giovanelli, i duchi Gaetani e quelli di Serra Capriola, i principini Orsini e Boncompagni Ludovisi, Manfred e Victoria Windish Graetz, Stefano e Alessandra Colonna, la contessa Marta Marzotto, lo stilista Renato Balestra, Carlo e Camilla di Borbone, Fabio Borghese, Gabriella Carlucci, Maria Laura Rodotà, Vincino, Andrea Marcenaro, Marianna Bartoccelli, Carlo Panella, Sergio Scalpelli, Ludovico Festa, Letizia Paolozzi, Michele Anselmi, Tiziana Maiolo, Ubaldo Casotto, Pialuisa Bianco, Grazia Volo, Cinzia Caporale, Marina Valensise, Guia Soncini, Pierluigi Diaco, Francesca Mambro, Denis Verdini, Cicchitto, Sanza e Testoni, Magnaschi, Giuseppe Ciarrapico, Francesco Forte, Carlo Ripa di Meana, Oscar Giannino, Lino Jannuzzi, Ernesto Galli della Loggia, Lucia Annunziata, Franco Debedenetti, Jas Gawronsky, Luigi Compagna, Filippo Facci, Massimo Boffa, Luigi Amicone, Selma Dall´Olio, Alain Elkann, Ernesto Galli Della Loggia, Vittorio Sgarbi, Carlo Rossella, Pasquale Squitieri, il figlio di Cossiga, Giuseppe, Marcella Ferrara, Nicola Trantino, Gabriele Albertini, Clarissa Burt, Iole Santelli, Alfredo Biondi e Massimo Teodori. 



gianfranco fini daniela santanché ignazio la russa



Braccia rubate all'agricoltura


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