Dalla Rivoluzione alla Disobbedienza

Note critiche sul nuovo anarchismo post-moderno della classe media globale

IX parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Praxis è stato diviso in dodici parti.

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32. Il testo teorico più significativo del pensiero di Negri è a mio avviso un libro intitolato 33 Lezioni su Lenin, e pubblicato da una casa editrice universitaria. A suo tempo feci l'idiozia di prestarlo, e naturalmente non mi fu più restituito, perché già allora i militanti, senza aver ancora letto Deleuze, praticavano già il rifiuto materialistico della morale borghese. Ma ricordo bene il suo contenuto. Lenin era ridotto a genio aleatorio del partito dell'insurrezione, un Machiavelli che parlava russo. Naturalmente, il partito dell'insurrezione avrebbe preso il potere del non-potere, cioè il potere per realizzare da subito un comunismo anarchico dell'appropriazione lasciando alle macchine la produzione. Come il latte fresco, simili utopie sono a scadenza ravvicinata ed a falsificabilità velocissima. Ciò spiega perché Potere Operaio si sciolse già nel 1973, mentre Lotta Continua, più lenta di comprendonio, si sciolse solo nel 1976. Questo non è un caso. Negri aveva fornito a Potere Operaio una teoria folle, ma pur sempre una teoria comunicabile in modo razionale ed universalistico. Sofri aveva invece sempre volutamente mantenuto Lotta Continua in uno stato di emotività esistenziale del tutto prerazionale, per poterla manipolare meglio ed imporre le svolte più demenziali (cfr. L. Bobbio, Storia di Lotta Continua, Feltrinelli, Milano 1988, ma già edito nel 1979). Solo all'interno di una illusione esistenziale autoreferenziale si poteva pensare che dal 1974 al 1976 il PCI fosse "ostaggio delle masse", che lo avrebbero costretto a fare il comunismo dei bisogni popolari. Chi allora pensava queste follie (da Gad Lerner a Luigi Manconi, da Enrico Deaglio a Giovanni De Luna, eccetera) si è poi velocemente riciclato negli apparati ideologici mediatici ed universitari senza fare alcuna riflessione critica ed autocritica. Quando poi scoppiò il caso Calabresi - Marino - Sofri - Pietrostefani - Bompressi (su cui non voglio qui esprimere la mia personale opinione, che pure è fermissima e nutrita di testimonianze di diversa provenienza) tutti questi intellettuali riciclati si misero a gridare che da una parte c'era un grande intellettuale difensore dei diritti umani, e dall'altra un lumpenproletario rancoroso e ricattabile, e che perciò era impossibile che il primo avesse torto ed il secondo ragione.

Furono così ristabiliti i noti parametri di classe. Gli Intellettuali Umanisti sono di serie A. Gli Operai Rancorosi sono di serie B. Di fronte a tutto questo magari Negri non sarà il più grande marxista vivente, ma ci fa pur sempre la sua figura. E questo lo dico, lo si noti bene, in un'ottica del tutto favorevole alla Più Piena Amnistia. Il fatto che la classe politica intercambiabile poloulivo ed ulivopolo non sia capace di fare una cosa tanto elementare come chiudere il contenzioso degli Anni di Piombo ce la racconta lunga sul clima di ricatti incrociati dei poloulivisti e degli ulivopolisti. Solo i girotondari ulivisti ed i commercianti polisti possono differenziare in proposito Polobuono e Polocattivo. Così Oreste Scalzone continua ad aggirarsi per le vie di Parigi con l'abitudine meridionale di arrivare agli appuntamenti con due ore di ritardo senza poter tornare al suo paese.

Cosa dire di tutto questo? È triste dover dare ragione a Francesco Cossiga. Eppure ce l'ha. Ma in questo paese non solo non si è fatto il comunismo del godimento immediato, ma neppure si è fatta una normale amnistia liberale.

33. Nel 1979 Toni Negri fu arrestato sulla base del cosiddetto "teorema Calogero" (a sua volta elaborato in forma sistematica dallo storico Ventura) come Capo Supremo del Terrorismo Italiano. I magistrati dovrebbero occuparsi solo di fattispecie di reato, e quello è appunto il loro mestiere. Quando invece i magistrati vogliono riscrivere la storia, dal caso Negri fino al caso Craxi ed infine al caso Berlusconi, siamo di fronte ad un'orgia di ignoranza ad un tempo pittoresca ed impressionante.

Chi avesse avuto anche solo una minima infarinatura sulle formazioni ideologiche marxiste, si sarebbe accorto subito che la Brigate Rosse di Curcio e Potere Operaio di Negri erano diverse come diversi sono i profili di uno svedese di Stoccolma ed un mongolo di Ulan Bator. Certo, in entrambi i casi c'erano riferimenti ideologici al comunismo ed al partito dell'insurrezione. Ma l'ideologia di Curcio, espressa nel noto L'ape e il comunista pubblicato da "Corrispondenza Internazionale", rappresentava una specifica fusione di operaismo di fabbrica e di ideologia marxista-leninista, così com'era filtrata dal maoismo teorico europeo di Gianfranco La Grassa e degli allievi italiani di Charles Bettelheim. Il pensiero di Negri era assolutamente estraneo a questa formazione ideologica. C'erano, è vero, elementi vagamente comuni nel pensare che il capitalismo possa essere diretto da un unico capitale mondiale unificato (il SIM, stato imperialista delle multinazionali nelle Brigate Rosse, l'Impero in Negri), e che il capitale sia una sorta di unico comando dispotico capitalistico, anziché essere quello che è, e cioè una rete plurale di capitali in conflitto reciproco. Ma si tratta di somiglianze superficiali, dovute come sempre al fatto che l'operaismo fu il solo paradigma teorico alternativo al togliattismo prodotto in alcuni decenni di storia del marxismo italiano.

34. In carcere Negri fu selvaggiamente massacrato di botte durante una rivolta di detenuti. Credo che questo debba essere ricordato. L'uomo ha pagato per le sue idee. Poi fu scarcerato provvisoriamente, e Pannella lo fece eleggere deputato radicale per garantirgli l'immunità parlamentare. Ma il mefistofelico sionista dallo sguardo perennemente allucinato lo voleva in galera, e quando i deputati gli revocarono l'immunità parlamentare prese come un affronto personale il fatto che Negri, anziché accettare di tornare in galera a farsi massacrare ancora una volta di botte da secondini fuori controllo, scappasse a Parigi.

L'aver fregato il sionista allucinato Pannella resta a mio avviso il maggiore capolavoro umano di Negri. A Parigi Negri fu accolto con grande generosità dalla comunità intellettuale francese. Pur non condividendo assolutamente le sue posizioni il grande intellettuale francese Jean-Marie Vincent accettò di gestire con lui la rivista Futur Antérieur. Ma Negri non poteva seguire la via razionalistica classica di Vincent. Egli trovò invece a Parigi il quadro teorico che più gli era affine per dare una antropologia generale al suo modello sociologico. A questo quadro teorico egli era già arrivato negli anni Settanta. Ma ora si trovava nel cuore geografico di questa ideologia francese. Lo sfondo teorico di Impero era già completamente presente.

35. Possiamo allora passare alla seconda componente del modello di questa ideologia del nuovo anarchismo della classe media globale, il cui modello sono appunto i nuovi ingegneri informatici di Silicon valley che Negri stesso ed il suo sagrestano bolognese Bifo hanno esplicitamente indicato come nuovo soggetto rivoluzionario portatore di bisogni e di desideri comunisti. In proposito, consiglio a chi vuole veramente approfondire filosoficamente la tematica del desiderio una lettura che ne parli espressamente (cfr. C. Dumoulié, Il desiderio, Einaudi, Torino 2002). Ma la novità non sta tanto nel chiarimento della nozione di "desiderio", che pure è preliminare ad ogni indagine seria su questa scuola di pensiero, quanto nel fatto che forse per la prima volta nella storia del pensiero occidentale moderno il desiderio è messo a fondamento della politica. La politica non è più una politica della democrazia diretta, secondo il modello degli antichi greci e dei vecchi anarchici alla Bookchin, e neppure una politica della rappresentanza, come nella tradizione liberale ed in quella del comunismo togliattiano italiano, ma è una politica del desiderio.



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