Il Papa, il giubbotto antiproiettile e la Grande Paura
 




Miguel Martínez   

3 aprile 2004   





Ultimo giorno di marzo, anno 2004. Sulla metropolitana, a Roma, do un'occhiata al giornalino gratuito Metro. Il titolo enorme, che ricostruisco a memoria, dice più o meno:
"La CIA consiglia al Papa di mettersi un giubbotto antiproiettile per la messa di Pasqua."
Nel testo dell'articolo si spiega che "il Papa rappresenta tutto ciò che il fondamentalismo islamico odia: il cristianesimo, la pace e l'unità mondiale". Per questo motivo i musulmani vogliono ammazzare il Papa, a Pasqua e a Roma.

Si parla molto male dei dittatori, e certamente spesso a ragione. Ma mi chiedo se la propaganda di Stalin, o di Mao, o persino di Papa Doc Duvalier dell'Haiti sia mai scesa così in basso.

Prima di tutto, se la CIA ha un minimo di serietà, non va a raccontare i propri consigli segreti al giornalista di Metro, svelando così i propri piani e mettendo in imbarazzo lo stesso Vaticano. Quindi la notizia è evidentemente e clamorosamente falsa.

A questo punto, sorge la domanda: la notizia è stata inventata ad arte da qualche strano think tank per manipolare i lettori? Oppure è opera di qualche giornalista che conosce esattamente i meccanismi dei suoi polli/lettori, proprio perché sono stati educati da anni a credere allo "scontro di civiltà"?





Karol Wojtyla in un momento ecumenico

La bufala, di cui siamo certi nessuno chiederà mai scusa, è comunque affascinante, perché lavora su pulsioni elementari. Nemmeno il più anticlericale di noi vuole vedere Karol Wojtyla morire ammazzato. Se siamo lettori di Metro, probabilmente abitiamo a Roma, e quindi l'idea che "gli islamici" vogliono colpire la nostra città ci fa sentire importanti, ma anche dovutamente spaventati. Infine, la Pasqua, con tutte le sue associazioni…

Allo stesso tempo, parlare del bersaglio Papa permette di non chiedersi perché nel mondo mediorientale ci sia tanta gente arrabbiata. Se si dicesse che i "terroristi islamici" vogliono colpire la sede della NATO, una ditta petrolifera, una fabbrica che produce armi, un'ambasciata israeliana, qualcuno comincerebbe a porsi domande proprio sulle funzioni di quei bersagli. E chiedersi qualcosa a proposito di Iraq o Palestina, ad esempio.

No. Gli "islamici" ce l'hanno con il Papa. Il Papa, si sa, si era opposto strenuamente all'invasione dell'Iraq, eppure lo odiano; quindi noi, intesi come la fantasia di un Occidente liberalcapitalcristianista, in eterno conflitto con il Grande Complotto Islamonazicomunista, non abbiamo colpe; e non ci sono nemmeno concessioni che possiamo fare, come ad esempio smetterla di invadere altri paesi. Loro odiano il cristianesimo, la pace e l'unità del mondo. Con gente così, l'unica cosa che possa funzionare è lo sterminio, la derattizzazione, l'ausrottung.

Chi è che deve eseguire lo sterminio? Non certamente noi, piccoli mortali, ma i nostri sterminatori di professione. Ecco che ci affidiamo ciecamente a chi esercita di mestiere la violenza, cioè a quell'insieme che chiamiamo "Stato".

Quello di Metro è solo un piccolo esempio della metodicità con cui si costruisce da noi l'odio e la paranoia. Una delle mille gocce che quotidianamente falsano la realtà che viviamo.

Ma ecco, il giorno dopo, che arriva la notizia liberatoria: hanno preso i terroristi. È il primo aprile, ma la notizia è vera, o almeno lo sono gli arresti, avvenuti all'alba a Perugia e Foligno.

Si tratta di tre persone di cui mi onoro di essere amico: Moreno Pasquinelli, Maria Grazia Ardizzone, Alessia Monteverdi del Campo Antimperialista. È una storia che merita un'approfondita inchiesta, che spero di poter fare presto. Qualcosa delle incredibili vicende di questo gruppo le ho già raccontate su questo sito.

In sostanza i tre sono accusati di un reato tremendo - "partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo anche internazionale e di eversione dell'ordine democratico" - in base a un fatto quasi ridicolo. Il governo turco, notoriamente democratico, li accuserebbe, infatti, di aver fornito a un giovane turco, membro di un'organizzazione legalmente operante in tutta Europa e con regolare permesso di soggiorno, "domicilio, possibilità di utilizzo di apparecchi cellulari e Sim card difficilmente individuabili perché non intestati a lui, denaro, concreto aiuto per il procacciamento di un'attività lavorativa" (Il Manifesto, 2.04.04).

Passano altre ventiquattr'ore e le sirene suonano in tutta Italia.

Questa volta a essere prese all'alba sono 161 persone, che hanno in comune due caratteristiche: sono di religione islamica e hanno già dimostrato la propria innocenza di fronte alla legge. La Repubblica del 3 aprile ci spiega infatti che per diventare "obiettivi" (il nome che l'operazione attribuisce alle sue vittime), bastano le seguenti tre qualifiche:

"Lo straniero è stato denunciato per appartenenza ad aree dell'integralismo islamico e la denuncia non ha avuto un seguito giudiziario.

Lo straniero è già stato oggetto di attività di prevenzione antiterrorismo (perquisizioni, intercettazioni telefoniche preventive, pedinamenti) che ha dato esito negativo.

Lo straniero è stato indagato dalla magistratura penale per reati di terrorismo in un procedimento che non ha avuto esito".

Quelli colti senza permesso di soggiorno vengono rinchiusi nei famigerati "Centri di permanenza temporanea", probabilmente l'ossimoro più ipocrita mai inventato, ovviamente dopo il "partito rivoluzionario istituzionale" che per decenni ha governato il mio Messico. Invece chi era in possesso di un regolare permesso, cioè la maggior parte,
""ha dovuto dare conto di eventuali 'irregolarità amministrative' (su tutte, 'cambi di domicilio non tempestivamente comunicato alle autorità di polizia') e, di qui in avanti, dovrà 'essere reperibile' attraverso lo strumento della ''obbligo di firma'.. (Carlo Bonini, "Basta una macchia nel passato per la lista nera del Viminale", La Repubblica, 3 aprile 2004).
Alzi la mano chi ha sempre "comunicato tempestivamente" ogni minimo cambio di domicilio…

Questo vuol dire che ricominceranno le vessazioni nei confronti delle persone che furono incastrate nella più sommaria delle maniere in passato, e che magistrati onesti hanno prosciolto: quello della maniera in cui si crea il "terrorismo islamico" è un argomento che abbiamo già trattato su questo sito parlando dei lavori di Carlo Corbucci e delle ricerche di Carlo Bonino e Giuseppe D'Avanzo di Repubblica.

Ovviamente, la grande maggioranza delle persone se ne frega di quello che succede agli immigrati, o al Campo Antimperialista. L'importante è che lo Stato ci salvi tutti dalla Grande Paura. E in questo, non vedo davvero un abisso di differenza tra il leghista e il diessino medio. Se il centrosinistra si alzerà in Camera per protestare per la violazione senza precedenti dei diritti umani, potrei anche votarli. Altrimenti, che se ne vadano a giocare a rubabandiera con gli altri ignavi, come ci narra Dante.

Solzhenicyn racconta di come gli oppositori politici venivano arrestati in metropolitana, ai tempi di Stalin. Tra il silenzio e l'indifferenza degli altri viaggiatori: chi perché temeva anche per se stesso, chi perché si rallegrava che il pericolo sovversivo fosse stato neutralizzato.

E questo è il clima che iniziamo a vivere oggi anche in Italia. Per questo ritengo che sia importante segnalare subito chi si dedica al linciaggio e alla caccia alle streghe, chi tace per paura, e chi ha il coraggio di rispondere e denunciare, per quel poco che serve.

Tra i primi, metto Magdi Allam, il "Pinocchio d'Egitto" che ha dedicato gli ultimi mesi come vicedirettore del Corriere della Sera a una campagna incredibile di criminalizzazione degli immigrati, dei musulmani e di chiunque osasse criticare lo stato di cose.

Tra i secondi, Alessandro Mantovani del Manifesto, che in un articolo da Perugia evita ogni commento sugli arresti dei militanti del Campo Antimperialista.

Nella terza categoria, Carlo Bonino della Repubblica che ha scritto, nel momento per lui meno opportuno, un articolo leale e corretto sull'arresto dei musulmani.

 


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