La storia di Lucio Colletti

un modello di estremo interesse teorico

III parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Praxis è stato diviso in tre parti.

Alla prima parte




7. Nel prossimo punto 8 ricorderò il nucleo centrale del rifiuto di Colletti del marxismo come scienza, la distinzione fra opposizioni reali come conflitti scientificamente determinabili e contraddizioni dialettiche come sviluppi di un impianto neoplatonico ed hegeliano, strutturalmente mistico, messianico e religioso. Ma per cogliere bene questo punto, bisogna fare un piccolo passo indietro, e ricordare la cosiddetta ipotesi Colletti-Napoleoni (che è in realtà farina pressoché integrale del sacco di Colletti), fatta all'inizio degli anni Settanta, e che resta uno dei punti alti della storia del marxismo italiano del Novecento. E' interessante che sia Lucio Colletti sia Claudio Napoleoni (purtroppo mancato nel 1988) siano entrambi nati nel 1924, ed abbiano per un breve periodo condiviso la stessa concezione, da cui poi trassero conclusioni opposte. In breve, si tratta dell'equazione fra la teoria (economica) del valore e la teoria (filosofica) dell'alienazione in Marx, o più esattamente del fatto che lo scambio delle merci in base al tempo di lavoro sociale incorporato in esse (con connesso plusvalore dovuto alla proprietà capitalistica delle condizioni della produzione) sia solo il riflesso di un mondo rovesciato, alienato, estraniato, a testa in giù. A distanza di trent'anni, io trovo ancora questa teoria molto intelligente, di un marxismo addirittura più che ortodosso. Ma questa equazione fra economia (dello sfruttamento) e filosofia (dell'alienazione) doveva portare Napoleoni ad una concezione a metà fra cattolicesimo messianico della redenzione ed heideggerismo destinale della tecnica, mentre appunto Colletti non poteva sopportarla, perché vedeva il (per lui) insopportabile presupposto filosofico inserirsi con prepotenza a falsificare logicamente ogni sogno di galileismo morale non dialettico e soprattutto no filosofico.

8. La scoperta dell'identità fra teoria del valore e teoria dell'alienazione fu per Colletti solo l'anticamera della liquidazione del marxismo come pseudoscienza basata sul presupposto di una contraddizione dialettica originaria miticamente derivata da un Intero che si rovescia e che si deve poi necessariamente ricomporre (nel comunismo). In proposito, non c'è qui assolutamente lo spazio per discutere adeguatamente della questione, e mi limiterò a tre sole osservazioni. In primo luogo, la scoperta del carattere mitico, e quindi insostenibile, del carattere metafisicamente originario della contraddizione fu in quegli anni patrimonio di molti pensatori, dallo Althusser giustamente critico dei miti delle Origini, del Soggetto e del Fine (critica su base spinoziana, essendo Spinoza un autore cruciale stranamente assente in Della Volpe e Colletti) al Lyotard critico delle grandi narrazioni teleologiche a base ideologica. Non mi soffermo ulteriormente su questo, perché personalmente condivido in modo pressoché integrale le impostazioni di Althusser e di Lyotard, e considero i marxisti che non ne sono ancora venuti a conoscenza o che non le hanno ancora prese in considerazione come degli eremiti ignari che nel frattempo hanno scoperto la luce elettrica. Occorre qui ricordare, a bassa voce ma con forza, che la stupidità e la pigrizia non sono mai né interlocutori né argomenti.

In secondo luogo, bisogna ricordare che l'assimilazione fatta da Colletti del metodo dialettico di Marx e quello neoplatonico, con conseguente distacco antimetafisico inevitabile, non è assolutamente un dato scontato da registrare.

Personalmente, non ne sono neppure convinto. In proposito, senza avere lo spazio per motivarlo, richiamo qui la corretta interpretazione di Enrico Berti, che invece considera pienamente compatibile il metodo marxiano con quello aristotelico (cfr. AAVV, "La contraddizione", Città Nuova, Roma 1977 e Enrico Berti, "Logica aristotelica e dialettica", Cappelli, Bologna 1983). In breve, il metodo di Marx non è una forma di neoplatonismo o di ricomposizione mistica finale di un Intero originario presupposto, anche se l'ideologia di salvezza del movimento operaio prima socialista e poi comunista lo ha così spesso sciaguratamente interpretato. E dunque Colletti non può liquidare e confutare Marx, ma soltanto l'orrenda ideologia teleologica di legittimazione dei suoi seguaci peggiori.

9. E veniamo ora alla terza osservazione, quella decisiva, che ci fa finalmente ritornare al libro di Tambosi. Tambosi fa credere, ed anzi sostiene apertamente, che una confutazione logica di una ideologia teleologica può essere, e legittimamente è, non solo la causa psicologica scatenante, ma anche la ragione strutturale di legittimazione dell'abbandono non solo del marxismo teorico e del comunismo politico, ma anche dell'anticapitalismo come modo di essere storico nel mondo. Tutto questo è assolutamente inaccettabile, anche perché è semplicemente inesatto.. Qui vi sono fenomeni distinti, che è del tutto assurdo mettere insieme. Ad esempio, il divorzio e la secessione dalla comunità culturale del "popolo di sinistra" o dei militanti comunisti di base è un processo storico-psicologico, non certo teorico-filosofico, e come tale deve essere trattato. Analogamente, il "non credere più nel comunismo", litania oggi molto ripetuta da ex-dogmatici persecutori del vecchio marxismo critico, non è un'affermazione dotata di statuto teorico, ma è solo un'irrilevante affermazione esistenziale di qualcuno che un tempo aveva una fede ed una religione, ed ora non ce l'ha più, ed è in preda al nichilismo ed alla morte di Dio. Marx non c'entrava niente prima, e non c'entra niente adesso. In quanto all'indispensabile decostruzione del nucleo metafisico del marxismo (operazione che personalmente conduco da almeno venti anni), so bene che questa decostruzione è odiata da dogmatici e fanatici di vario tipo, ma anche che essa è un presupposto fisiologico della ricostruzione di un punto di vista anticapitalistico aggiornato. Marx fu l'iniziatore della critica filosofico-scientifica al capitalismo, così come Colombo fu lo scopritore dell'America, che però pensava fosse soltanto l'India. Se però oggi chiamiamo l'America dal nome di Vespucci, è anche perché Vespucci affermò che si trattava di un continente nuovo. Ma nessuno penserebbe con questo che bisogna prima rinnegare Colombo.

Tambosi, questo alterego accademico brasiliano di Colletti, fa capire che una confutazione logica può legittimare integralmente l'abbandono di un punto di vista anticapitalistico. Ma l'abbandono dell'anticapitalismo non è una crisi epistemologica, ma è una sorta di riorientamento gestaltico totale dell'insieme dei punti di vista sociali ed antropologici, una sorta di deconversione olistica che mette in moto l'intera struttura psichica, emotiva e caratteriale, un vero e proprio terremoto esistenziale che modifica radicalmente l'intera percezione del senso della propria vita. Colletti ed il suo seguace carioca Tambosi non mi convinceranno mai che basta la confutazione matematica della trasformazione dei valori in prezzi di produzione o il chiarimento della distinzione fra opposizione reale e contraddizione dialettica per spiegare l'adesione esistenziale alla necessità dell'impero americano o alla guerra del Kosovo del 1999. Mi prendano pure per cretino, ma solo fino ad un certo punto.

10. Detto questo, consiglio egualmente il libro di Tambosi, che per gente della mia età è anche un tuffo nella giovinezza. Lucio Colletti continua ad essermi umanamente simpatico, berlusconiano o meno, perché ho un debole per le persone creative, originali ed intelligenti, che mi hanno fatto pensare, anche solo per respingerle. Ma non posso fare a meno di rilevare, in conclusione, che quest'uomo da almeno vent'anni è completamente sterile, e si limita a tuonare in favore della scienza e contro l'irrazionalismo, come se ci fossero qui i talebani e gli inquisitori a minacciare il rogo per Veronesi e la Levi Montalcini. Ma oggi la tecnoscienza si difende benissimo da sola, senza bisogno dell'aiuto di Colletti. Lo invito, pertanto, a non insistere nella tradizione italiana, per cui corriamo sempre in soccorso dello stanco vincitore. Oggi Bill Gates e Soros, ed anche Berlusconi, possono fare a meno di lui. Ma sono sicuro che lo sa già benissimo, e che quindi è inutile fargli ancora delle prediche.



Alla prima parte





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