Quello che segue è il testo completo dell'opuscolo Bucalo!, pubblicato nel 1911 a Firenze e commentato su questo sito.

BUCALO! STRENNA UMORISTICA TRIPOLINA ILLUSTRATA

"VIVA L'ITALIA"

Da circa ottant' anni un popolo incivile teneva nella schiavitù più obbriobiosa due fertili provincie dell'Africa settentrionale. Questo popolo che ha sempre governato con la violenza, con la rapina, con il più indegno sfruttamento, ostacolava in ogni maniera il glorioso avanzare delle civiltà, infondendo nelle popolazioni soggette tutta la malvagità del suo animo abbietto.

La nostra Italia che è sempre, e lo sarà, all'avanguardia del progresso non poteva rimanere indifferente a che quelle provincie, che per la loro posizione geografica le dovevano appartenere, seguitassero a restare in quello stato di incivile abbrutimento e di infame ser- vaggio. E ricordando come queste, in tempi molto lontani, per merito dei suoi figli fossero state civili e fertili le ha con magnifico gesto strappate dalle rapaci mani dei suoi oppressori.

Questo nobile atto della nostra Italia è stato favorevolmente accolto da tutto il mondo, e se prima vi erano dei malcontenti che per falsi sentimentalismi o per volgari interessi si dimostrano contrari, di fronte agli atti briganteschi, degni di belve, che durante questa guerra i nostri nemici hanno, con voluttà sanguinaria, commessi, questi nostri avversari hanno dovuto ricredersi ed unirsi, più o meno sinceramente, alla unanime disapprovazione per i nostri nemici e agli inni per la nostra azione. All'ombra del tricolore non vi sono state ne vi saranno commesse ingiustizie né iniquità. Le terre della Tripolitania e della Cirenaica che sono state bagnate dal sangue italiano sono per noi sacre; e, con il cuore pieno di. esultanza, abbiamo rivisto il nostro glorioso eroismo rifulgere ancora una volta dimostrando luminosamente che i. figli di Italia non degenerano dai loro padri che con il loro valore seppero imporgi alla meraviglia del mondo.

Mentre i nostri fratelli combattono da eroi, mentre tante madri piangono la perdita dei loro figli caduti sotto il bacio della gloria, è nostro dovere far tacere ogni spirito di parte e gridare col più giusto orgoglio ed il pia santo entusiasmo: " Viva l'Italia!".

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LA STAMPA TURCA

Ecco uno dei tanti articoli apparsi nei giornali turchi. II nostro formidabile esercito, con l'aiuto di Allah, passa di vittoria in vittoria infliggendo perdite straordinarie e gettando lo sgomento fra le file nemiche.

La flotta italiana è stata distrutta e quello che è stato addirittura prodigioso è l'aver affondate delle navi non ancora costruite. Povera Italia ! In fondo, noi che siamo di cuore tenero, ci dispiace di averla cosi orrendamente rovinata ! Nessuno però potrà accusarci di non essere stati generosi ! Avevamo una flotta poderosa e non l'abbiamo voluta adoprare ; abbiamo degli artiglieri prodigiosi e abbiamo ordinato di non mirar giusto per non incrudelire troppo; i feriti nemici piuttosto che vederli soffrire li abbiamo uccisi subito; si potrebbe conquistare Roma e invece per rispetto al Papa non ce ne siamo voluti occupare ! Cosa dovevamo fare di più ? Lo straordinario è che la stampa italiana da ad intendere che sono gli italiani che vincono ! Ci domandiamo se si può essere più sfacciati ! Lasciamoli fare e se non si contentano delle batoste avute, li acconteteremo dandogliene dell'altre.

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IL REGALO DELLE DONNE DI TRIPOLI

- Dunque s' è vinto ?

- Lo credo ! ' Un se ne tocca
Noattri da' sordati 'n papalina...
Li s'arronza su i' ccapo una pacchina,
E li si butta giù i' ppipin di bocca !

- L'Italia, turco mio, la 'un si balocca:
Dacci Tripoli e i' rresto colle bone,
Sennò senza bisogno di' ccannone,
Ti s'agguanta pe i' ccollo e ti s'annocca !...

- Perché scommetto quelle morettine,
Quando veggan e nostri versaglieri,
Le li daranno un monte di cosine...

- E doppo nove mesi, a cose fatte,
Ce li rimandan qua co' i' bbe' regalo
D'un ragazzo co/or di' ccaffellatte!.

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La piccola araba (novella)

IL sole tramontando illuminava coi suoi ultimi raggi un convoglio di arabi che, scortati da un plotone di bersaglieri, s'incamminava, a traverso le infide dune, alla volta di Tripoli.

La colonna degli arabi era composta in gran parte di donne che timorose si celavano nei loro variopinti stracci ed erano, come quasi tutti i loro compagni, curve sotto il peso di enormi fagotti e nascondevano tutto quello che avevano potuto trasportare dalle loro abitazione abbandonate. I vecchi ed i fanciulli chiudevano il triste corteo e a fatica potevano seguire il passo dei nostri soldati che osservavano quei miserabili tanto sottomessi ed umili, ora, quanto ano stati malvagi e traditori por l'addietro.

- Accanto al simpatico caporale Mariuni camminava una pircola araba di circa dieci anni. Dai suoi occhioni grosse lacrime uscivano; e di ciò si accorse Marioni. - Egli non sapeva una parola di arabo e pensava per quale ragione la bambina piangeva ; ebbe un' idea ; e tratto dal tascapane un biscotto glielo porse. - La piccina l'afferrò e cominciò a divorarlo guardando stupita quel soldato.

Il corteo camminava già da due ore e la stanchezza comincio' già a manifestarsi in tutti ; specie nella bambina che accanto al Caporale Marioni faceva visibili sforzi per seguirlo. - II Marioni che non la perdeva d'occhio fu il primo ad accorgerseno e presala per la vita se la mise a cavalcioni sulle spalle continuando a camminare allegro e contento.

La piccina, dopo la prima sorpresa, cominciò ad accarezzare quel soldatino che sotto le ruvide ma sincere carezze si sentiva commuovere. Gli arabi che componevano la colonna dei prigionieri cominciarono a bisbigliare fra loro ed a guardare stupiti quel soldato che portava sulle quadre spalle una bambina della loro razza.

Ma dunque non sono cattivi questi italiani ? Non può esser che vengano in questo nostro paese per depredarci, per violentarci ? Pensavano tutti e seguitavano a camminare ed a guardare il caporale Marioni quasi non volessero credere ai loro occhi.

La colonna arrivò alle trincee e i soldati che la scortavano furono sostituiti da altri con l'incarico di portarli a Tripoli.

La piccola araba accortasi che il suo soldatino l'avrebbe lasciata, fuggì a nasconderai dietro una palma e lasciò allontanare tutti gli altri suoi compagni.

Il caporale Marioni dopo aver dato gli ordini alle sentinelle stava per rientrare nella tenda quando sentì un rumore, voltò il capo, col fucile pronto a sparare, ma restò sorpreso nel vedere la bambina che aveva portato sulle sue spalle, venirgli festosamente incontro.

Chiamò un soldato che parlava 1' arabo perche le domandasse cosa voleva,.

- Restare sempre con lui ; - Fu la risposta che dette all'im- provvisato interprete.

- Non puoi rimanere; i comandanti non vogliono!

- Ed io ci rimango !

- Ti uccideranno !

- No; non può essere! Gli italiani non sono cattivi.

Il Marioni commosso non sapeva cosa decidere e pensò di rimettere la decisione al mattino, ed intanto far riposare la piccina sotto la sua tenda.

Verso le due di notte Marioni doveva accertarsi se le sentinelle erano ai loro posti, e facendo piano per non destare la piccola compagna si allontanò. - A circa cento metri dalla tenda un'ombra gli apparì davanti, ma nel buio della notte gli parve die fosse un soldato di sentinella, e si avvicinò risoluto.

Ad un tratto un colpo di pugnalo gli perforò la schiena e gettando un flebile grido cadde in terra abbandonato.

L'arabo traditore stava spogliando il glorioso caporale, quando si sentì colpire da una baionettata tremenda che lo inchiodò al terreno.

- Che Allah ti maledica! si udì una voce infantile gridare in arabo !

II grido fece accorrere altri soldati che trovarono la piccola araba che disperata baciava e accarezzava il caporale Marioni ferito, mentre poco discosto un rantolo avvertiva die la infame vita di un arabo si spengeva per sempre.

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Un Sogno

Ho fatto questa notte un sogno strano :
Mi pareva di star nella trincea
Con l'occhio attento e col fucile in mano.

La notte che nell'ombra m' avvolgea
Metteva un certo brivido nell' ossa,
E di vedere un turco ognor credea.

A un tratto uscii pian piano dalla fossa
E mi apprestai più avanti per sapere
Se dattero e sinonimo di smossa.

Me ne stavo cosi, quasi a sedere,
Quando vidi agitarsi un baracano,
E un arabo accostarsi alle trincee.

Immantinente presi l'arma in mano
E rapido innestai la baionetta
Sentendomi un coraggio da spartano.

L'arabo se n'avvide, e in tutta fretta

Mi rivoltò la schiena impaurito
E fuggì via siccome una saetta.

Io lo rincorsi, e portai tosto il dito
Al grilletto dell'arma per tirare,
Ma il baracano era digià sparito.

Proprio in quel punto io mi sentii svegliare
Da un pedatone della mia consorte
Che inviperita mi volea strozzare.

- " Sognavo di sfidar quasi la morte
E di tirar contro l'inemico ! " -"
Dissi a Marianna che gridava forte.

- "Ma che tirare, se non costi un fico!...
Forse vent'anni fa n'eri capace,
Ma ormai, Cecchino.." - "Eppure sai.. ti dico.."
- " Tieni le mani a posto, e dormi in pace! "

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LETTERE DAL CAMPO

Un caporale che scrive ad una cameriera sua fidanzata.

Henni, 28 Novembre 19 lì.

Idolo mio,

Ho finito in questo momento di fare alle fucilate ed il mio primo pensiero è quello di scriverti. Anche per questa volta sono sano e salvo, e ho la convinzione che il turco che mi deve uccidere non sia ancora nato.

Tu sei gelosa delle donne di quaggiù ? E si ha proprio la testa alle donne di questi maledetti! Non si ha il tempo di... arricciarsi nemmeno i baffi. Tu mi hai scritto che leggendo sui giornali le atrocità che commettono questi musi neri e gialli ti sei impaurita perché temi che ci mandino a casa con qualche pezzetta di meno. A codesto ci penso io, perché credi che è un affare che m'interessa ; tu vedrai che al tuo Gigi non gli mancherà nulla. - Stai tranquilla e seguita a prepararti il corredo, perché appena torno ho piacere di fare alla svelta. Pensami sempre ed abbiti un bei bacione dal tuo
Gigi.

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Lettera di un cuoco al suo padrone.

Dalle Trincee, 1 Dicembre 1911.

Gentilissimo signor Ugo,

A forza di cucinare come uno sguatteruccio qualunque mi hanno mandato via dal fuoco delle pentole per mandarmi a quello che bruciano meno, fa meno fiamme ma arriva di più. Ora sono contento. Mi pare di essere a caccia invece che alla guerra! Quei nati di cani si appollaiano sugli alberi come uccelli! Vedesse che arrosti! L'è carnaccia è vero, ma è una bella soddisfazione quando si vedono rotolare di sotto dalle piante ! Come li cucinerei volentieri, e con tutte le regole ! Se si potesse fare come quando s'è ucciso le lepri di conservare lo zampetto, Le garantisco che mi ci vorrebbe una cassa per portarli. Smetto di scrivere perché sento odore di selvaggina e mi dispiacerebbe di perdere il passo ! La saluto tanto e mi creda suo devotissimo
Giovanni.

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ECLISSE DI LUNA

Addio, mia bella Tripoli !
Partir mi tocca già.
Non vedrai più la luna
Né il "fez" del tuo Pascià,

Lo sfratto m'hanno dato
A gran velocità.
Or che si leva il sole,
La luna se ne va !

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BARCAROLA

Voga voga, mezzaluna,
Voga voga, e torna a me:
Ma sta' attenta al mar infido
Ch'è infuriato attorno a tè.

Molte bombe non ha valso
A smontare il bandierone !
Voga, e volgi eroicamente
II tuo storico groppone.

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Fra un militare ferito alla testa ed un suo concittadino fiorentino

- O Geremia, che se' ritornato ?
- Pare !
- Ma t'hanno conciato benino !
- Icchè tu vuoi ! Gli è come fare a' pappuccioni ! E s'ha du'sacchi uno pe' dalle e uno per aelle !
- E t'ha empito quello per aelle?
- 'Un mi pare! Senti, quello per dalle e l'ho votato !
- Che n'ha ammazzati dimorti ?
- Te tu lo sai, a' turchi a mandalli all'attro mondo tu li fai un piacere, figurati io che per fare de' piaceri e son nato apposta! E n'ho contentati parecchi, vai !
- O coresta botta a i' cceppicone, come tu 1' ha' aùta ?
- Mentre si facea a dassele ! Aveo finito tutte le munizioni...
- T'eri restaco senza palle...
- Già, senza palle di fucile ; e m' incamminavo pe' fammene dare dell'altre, quando mi sentii come una mazzata sulla testa ! Vai, e dissi, m'hanno arrivato! Figli di cani! Ma siccome aveo auto i'ttempo di riflettere gli è segno che 'un m'avean preso a bono ! Tira' fori la pezzola, mi fasciai e empita la cartuccera di pallottole...
- Tu ritornasti a vede' se tu pigliai quella bona!
- Io un te lo so dire ! E sentio male alla ferita, e aveo la bava alla bocca dalla bile ! tu po' capire quante vorte sparai... 'Un n'aè paura che questa ferita e l'hanno pagata cara.
- Ma che sono coraggiosi ?
- Senti pe' fare e' cani da pagliaio e vanno lasciati stare ! Ma quando vedano che si fa l'attacco alla baionetta, tu vedessi che po- disti !
- Che ne toccano di morte ?
- Come ciuchi !
- Ma quelli che m'eran mancini erano gli arabi ! Quando tu te li tròi a faccia a faccia e' fanno certi musi da mammalucchi che paion santini, appena t'ha' svortaco l'ocdiio gli è un miracolo se 'un te ne fanno quarcuna!
- E son furbi ?
- E si, ma tu la sai che tanto addormentati 'un sian nean- che noi, e ora e s'è imparato a 'anelli d'occhio, e appena li svor- tano, vai e si sisteman subito. - Gli' hanno coraggio di bociare Allah! E si concian benino alla sverta !
- O delle donne n'hai 'iste ?
- Quarcuna, ma poco bene; tutt'infagottate come le sono...
- Che son bellocce ?
- Quelle che ho visto io, le fanno da' di stomaco ! Sudice che a mettelle un po' in Arno e c'è da fa' dienta' l'acqua nera come i' ccarbone !
- Da' retta che ci sarebbe da far ova ?
- Senti io 'un tè lo so dire perché di' ccoraggio per fare alla guerra l'aveo ma per abbordar quelle bagasce che ho visto, e 'un l'aveo davvero!
- Sicchè l'ordine di rispetta' le donne tu l'ha' osservato!
- Garantitone!
- O le mosche?
- Le mosche? Un c'è male, e' credeo che ce ne fosse di più...
- Noe, e diceo quelle in do' vanno a pregare e turchi!
- Le moschee? Tu vo' dire! 'Un ci so entraco; aveo paura d'anda' solo e tornare via accompagnato...
- Che è vero e c'è delle piantagioni?
- Accidenti! Tu vedessi, e ci son certe parmone fitte fitte, nell'oasi!
- Chi sa gli innamorati come 'e ci tubano?
- Positivo! 'E tubano alle Cascine figurati lie! E' possan fare icchè 'ogliano, chi li 'ede!
- Dimmi una cosa, siccome, e m'è venuto i' ppizzicore da andare a Tripoli; i che ti mi consiglieresti di fare?
- All guerra, tu vo' ire?
- Noe, a lavorare!
- L'idea la 'un n'è marvagia! Tutto sta a indovinalla!
- Icchè tu diresti di impiantare?
- E lo so io, icchè impianterei per fare e quattrini alla sverta... ma...
- Noe, me e t'a sbagliaco! 'Un mi piace icchè tu diresti te...
- Ma se t'ha idea di far e sordi e un ci 'o' mica tanti scrupoli...
- 'Un t'arrabbiare! Vorre' dire di passa' meglio la vita...
- Allora fa' una cosa t'ha portar subito laggiù quarche tonnellata di polvere insetticida... tu fa' e' cattrini!...
- E ci penserò, addio...
- Bravo! Ma bada la sia di quella forte se no, e son dolori. Addio.

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IL CANTO DELLA TRIPOLINA

Vieni, Italiano, sposami
Vieni su questo seno
che, come vedi, è pieno,
pieno d'amor per te.

Tutto il tuo amor sussurrami :
ne l'eco mai si estingua
della tua dolce lingua,
lingua si cara a me.

Vedi; per quella lingua
dolcissima d'Italia
io diverrei la... balia
del reggimento inter.

La dolce tua favella
si affascinante ell'è
che tutta, entro di me
la sento penetrar.

Vieni adorato insegnami
insegnami a dir di " sì
che a tutti chi vien qui,
mai voglio dir di no !

Vieni, italiano, spicciati
vieni sopra il mio seno,
miralo com'è pieno,
pieno d'amor per te !

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- Non mi avevi detto che quegli uccellacci erano di Allah ?
- Sì ; lo sono, infatti !
- E allora perché mi ha ferito ?
- Per errore; voleva colpire un italiano... Sai era tanto alto...
- Ma sbaglia spesso, però !
- Non c'è male! Ma in compenso compie miracoli !
- Miracoli ?
- Perbacco ! Ci vuoi poco a capirlo: siccome si era accorto di aver colpito un suo suddito ti ha solamente ferito, ma se era un italiano l'avrebbe uccise - Hai ragione ! Com' è grande e buono il nostro profeta !
- Davvero ! anzi ringrazialo !





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