Bucalo!

Quinta e ultima parte
 



Alla prima parte



Bucalo! ci presenta anche una voce leggermente diversa, nel dialogo Fra un militare ferito alla testa ed un suo concittadino fiorentino.

Geremia torno a Firenze, ferito alla testa (e una battuta sul fatto di essere "restato senza palle… di fucile" fa pensare che non sia l'unica ferita). Si vanta di aver ucciso molti nemici, ripete la menzogna giornalistica secondo cui ci sarebbero "piantagioni" e oasi con le palme "fitte fitte". Ma all'amico sa dare un solo suggerimento, per fare soldi alla svelta - portare in Libia "quarche tonnellata di polvere insetticida… Ma bada la sia di quella forte se no, e son dolori".

I luoghi comuni più contraddittori possono convivere perfettamente. Può essere utile, ad esempio, istigare lo spirito maschio di stupro con le vignette che mostrano le belle morettine a seno scoperto. Ma può essere altrettanto utile far scendere tutto il popolo nemico al di sotto del livello umano, donne comprese.

Tolto l'elemento erotico, si tratta in fondo della stessa differenza complice che corre tra Giuseppe Pisanu che cerca di inventarsi un gruppo di musulmani "buoni" da usare contro quelli indomiti; e Oriana Fallaci, che invita invece a combattere tutti i musulmani senza eccezione.

Nel dialogo di Bucalo, l'amico chiede a Geremia

"- O delle donne n'hai iste?
- Quarcuna, ma poco bene, tutt'infagottate come le sono…
- Che son bellocce ?
- Quelle che ho visto io, le fanno da' di stomaco ! Sudice che a mettelle un po' in Arno e c'è da fa' dienta' l'acqua nera come i' ccarbone !
- Da' retta che ci sarebbe da far ova ?
- Senti io 'un tè lo so dire perché di' ccoraggio per fare alla guerra l'aveo ma per abbordar quelle bagasce che ho visto, e 'un l'aveo davvero!"

Nel dubbio, l'illustrazione di una "araba con bambino" chiarisce il concetto:

C'è un lungo filo che congiunge Sciara Sciat a *Fallujah, e passa attraverso gli infiniti orrori del secolo che si trova in mezzo.

Questa strada non ha nulla di drammatico o di tenebroso.

È semplicemente lastricata di luoghi comuni, come quelli disseminati in questo allegro opuscolo, che i fiorentini potevano comprare - ce lo dice il timbro sull'ultima di copertina - presso Ermanno Perugi, il soddisfatto proprietario dell'edicola di Piazza del Duomo.

"Ma quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?"

Primo Levi, La tregua, p. 89 dell'edizione Einaudi del 1989



Fine
Alla prima parte






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