Bucalo!

Seconda parte
 



Alla prima parte
Alla parte successiva



Si tratta di concetti che la martellante campagna giornalistica aveva trasformato in luoghi comuni per tutti gli italiani alfabetizzati.

Primo, il nemico non è il popolo libico, che anzi attende la liberazione; il male è incarnato da una piccola minoranza, assolutamente malvagia, di oppressori, in maniera non dissimile dai "talebani" o dai "baathisti" di oggi.

Secondo, poiché l'utile e il dilettevole viaggiano bene insieme, la campagna di stampa aveva instillato nelle teste delle persone la menzogna della presunta "fertilità" della Libia, spesso documentata unicamente con riferimenti, a volte falsati anch'essi, agli autori classici. Gualtiero Castellini, sull'Idea Nazionale, scriveva:

"E' la Cirenaica un piccolo Eden. Risalendo agli antichi mi è caro ricordare che Erodoto avvertiva come ben tre stagioni feconde allietassero annualmente quella terra".

Un discorso che dimostra che i giornali si rivolgevano a persone abituate a leggere i classici e non a guardare il Grande Fratello; ma anche che non c'è cultura in grado di reggere di fronte all'assalto del luogo comune.

Terzo, la nostra superiorità ci obbliga a rapinare il prossimo: "la nostra Italia che è sempre, e lo sarà, all'avanguardia del progresso non poteva rimanere indifferente" alla sorte della Libia. La stessa superiorità ci esonera da ogni malefatta: "all'ombra del tricolore non vi sono state né vi saranno commesse ingiustizie né iniquità".

razzismo fascismo bambola

Bambola di feltro degli anni '30

Quarto, all'impresa imperiale ci si possono opporre solo "dei malcontenti… per falsi sentimentalismi o per volgari interessi". Viene subito in mente la giornalista Claudia Passa che sostiene che Saddam Hussein, dal carcere, finanzierebbe i no global italiani che protestano contro i Centri di permanenza temporanea.

Ma è soprattutto il concetto di "falsi sentimentalismi" che sentiamo ogni giorno oggi, nelle acide frasi del tipo: "non se ne può più di tutto questo buonismo imperante, e di questi pacifisti che dicono 'poverino' ogni volta che vedono un musulmano".

Il quinto luogo comune, che consegue dal quarto, è di sconvolgente attualità. Bucalo! sostiene infatti che anche quei "malcontenti" hanno "dovuto ricredersi ed unirsi, più o meno sinceramente, alla unanime disapprovazione per i nostri nemici" a causa degli "atti briganteschi e degni di belve" commessi dai nemici. Se sostituiamo a "brigantesco" il termine "terrorista", avremo un quadro preciso della maniera in cui si è arenato il movimento per la pace. Scrive Oriana Fallaci (e per una volta ha ragione):

"sia pur senza ammettere che non avevo torto l'ex segretario della Quercia ora concede interviste nelle quali dichiara che questi-terroristi-vogliono-distruggere-i-nostri-valori, che questo-stragismo-è-di-tipo-fascista-ed-esprime-odio-per-la-nostra-civiltà."

Bucalo! non ricorre, invece, al luogo comune religioso. Si deride certamente chi crede ad Allah, in quanto seguace di una superstizione da selvaggi; ma non si proclama quel cristianesimo senza Dio che va di moda oggi. La cosa dovrebbe far riflettere chi agita il crocifisso come "simbolo delle nostre tradizioni": un secolo fa, o quasi, i succubi dei media, proprio in quanto persone colte, si riconoscevano nel mito della romanità, nella goliardia maschilista, nel melodramma, ma non nel crocifisso. Anche se va ricordato che la guerra della Libia fu l'occasione per un avvicinamento tra cattolici e nazionalisti anticlericali, creando una sorta di movimento teocon dell'epoca.




continua






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