L’ultima transizione:

La tragicomica storia romanzata dei rapporti di Fausto Bertinotti con il comunismo ed i veri problemi che ci stanno dietro

VII parte

 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve su Fausto Bertinotti e la "non violenza" è stato diviso in sette parti, più un'introduzione.

All'introduzione su Fausto Bertinotti e la non violenza

Alla parte precedente




7. Conclusioni

Due parole in conclusione. Qualche lettore pio e timorato avrà certo pensato che sono stato troppo duro, severo ed ingiusto verso Bertinotti, che non può essere ridotto alla mia formula FB=DC/PP. E’ vero che è un terminator della tradizione comunista italiana (e su questo il mio accordo con lui è massimo), ed è un robot della falsa opposizione sistemica a base mediatica, petizionistica, ritualistica ed “impressionistica” (nel senso che sostituisce al bilancio storico ed al concetto filosofico delle “impressioni” estratte dall’ultima lettura di articoli di Ingrao e della Rossanda), cosa che invece trova la mia più decisa ed implacabile opposizione.

E’ in “buona fede” Fausto Bertinotti? Problema irrilevante. Sono disposto a concedergli la cosiddetta “buona fede”, forse la massima virtù degli sciocchi e degli illusi. Sarei anzi contento che Bertinotti fosse un uomo capace di ironia ed autoironia, anche se in genere la sindrome di insicurezza dei dilettanti e degli autodidatti esclude questa virtù, in genere tipica dei ricchi di famiglia e dei plurilaureati. Ma non sta qui il problema, e allora ripetiamo per l’ennesima volta con maniacale insistenza dove sta.

Il problema sta in ciò, che oggi i programmi di restaurazione neo-stalinista, neo-bordighista, neo-togliattiano, neo-trotzkista, ecc., non sono per nulla “pericolosi”, perché non hanno a mio avviso nessuna possibilità reale di essere in qualche modo egemonici. In questa archeologia ideologica essi possono essere anzi in parte utili, perché si oppongono all’impero americano, accettano la lotta armata popolare, sostengono gli stati nazionali e difendono la categoria di imperialismo. Nel quadro di una ideologia complessivamente ridicola, difendono talvolta cause giuste. Ma il “bertinottismo” no. Il bertinottismo, che pure pone il problema legittimo di una ridefinizione globale del comunismo, è nel suo complesso uno strumento di integrazione subalterna nel sistema, e dunque non è degno di stima. E questo è tutto.


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