L'assassino è il maggiordomo:
la riforma Berlinguer
quinta parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve è stato diviso in nove parti.

All'introduzione

Alla parte successiva




5. Un fenomeno storico sconcertante: il suicidio sindacalistico e mimetico della piccola borghesia intellettuale italiana dopo il Sessantotto.

Questo quinto paragrafo è il più filosofico di questo breve saggio, e richiede al lettore un'attenzione particolare. Si tratta della strana storia di un declassamento consenziente, di un orgasmo luddistico protratto oltre ogni vergogna. Eppure, se si riesce a comprenderne la logica di sviluppo, ciò che avviene oggi non apparirà più strano ed incomprensibile, ma comincerà a diventare un oggetto conoscitivo dai profili visibili. In caso contrario, la riforma Berlinguer continuerà a sembrare uno strano enigma storico.

Per cominciare con il piede giusto, bisogna rilevare una peculiare eccezionalità storica italiana dopo il 1945. In estremissima sintesi, per quasi mezzo secolo si stabilizzò una situazione particolare, che vedeva il potere economico e politico in mano alla destra (o più esattamente al centro-destra), ed il potere culturale saldamente ispirato dalla sinistra, compresa soprattutto la sinistra comunista italiana, cioè il togliattismo, versione italiana monopolistica dello stalinismo, la principale variante del comunismo storico novecentesco (abbiamo detto storico, non onirico).

Questa situazione anomala venne interpretata ideologicamente con la categoria di egemonia, tratta dai quaderni di ricerca di Antonio Gramsci in carcere, perché questa categoria ideologica sembrava fatta apposta per consentire speranze di vittoria in chi era impotente economicamente e politicamente, ma sembrava appunto egemone culturalmente.

A questa autoillusione egemonica si univa una visione storicistica del tempo storico, per cui il presente storico era interpretato come un processo a tre stadi: capitalismo arretrato o reazionario / capitalismo modernizzato o progressista / socialismo e poi comunismo (onirico). In questo modo la lotta egemonica per la modernizzazione capitalistica era letta in chiave di avvicinamento temporale al socialismo e al comunismo.

La doppia teoria ideologica dell'egemonia e della modernizzazione (capitalistica) configurava l'identità del togliattismo-berlinguerismo, la variante italiana del baraccone comunista storico novecentesco. È bene capire subito che il modello di società di questo baraccone era contemporaneamente ispirato alla gerarchia ed al livellamento.

Era ispirato alla gerarchia, perché la società era concepita come una piramide dominata da un Moderno Principe costituito da politici di professione, tecnocrati, professori universitari, intellettuali organici, artisti progressisti ed altri rappresentanti del popolo.

Era ispirato al livellamento, perché sotto questa crosta di élite politico-culturali dominanti si concepiva solo una immensa massa livellata, egualizzata, sindacalizzata, organizzata e proletarizzata. Questo livellamento gerarchico era particolarmente ostile ai ceti medi, per definizione difficilmente organizzabili, laddove ai veri ricchi ed agli industriali era riconosciuta una ricardiana funzione produttiva.

Ricapitoliamo dunque i due elementi fondamentali della situazione storica, che sono la separazione di potere economico e di potere culturale e soprattutto il modello di livellamento gerarchico del togliattismo-berlinguerismo, versione italiana egemone dello stalinismo.

Ricapitolati questi due elementi, applichiamoli ora al mondo della scuola. E ne avremo allora un modello economicistico di vero e proprio odio verso il liceo gentiliano, correttamente individuato come un mostruoso riproduttore di piccola borghesia e di ceto medio non organizzabile e soprattutto non moderno, nel senso della modernizzazione capitalistica, ed un modello sindacalistico di voluta proletarizzazione degli insegnanti (dai professori di liceo alle maestre d'asilo), con consapevole eccezione per il corpo insegnante universitario, che nella merdosa concezione del livellamento gerarchico fa parte della élite dominante culturalmente egemone.

Ci siamo un po' soffermati su questo quadro fangoso, perché in caso contrario molte cose apparirebbero incomprensibili. Ad esempio è interessante studiare l'accoglimento della famosa Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani.

Si tratta (per chi lo ha letto, e chi scrive lo ha letto molte volte con grande attenzione) di un vero e proprio testo mistico, di un esercizio spirituale pienamente religioso, che propone un modello di comunità scolastica estremamente autoritario, a coinvolgimento 24 ore su 24, in cui la ribellione pauperistica contro il modello della cultura come privilegio di classe è spinta fino alla maledizione profetica.

Ebbene, questo testo mistico-autoritario, opposto di 180° allo spirito del Sessantotto, venne letto in modo sessantottino come un lungo grido di odio luddistico contro gli insegnanti piccolo-borghesi (di merda) e soprattutto contro i Pierini primi della classe (di merda). Questi fraintendimenti pittoreschi non sono mai casuali, perché rivelano sempre lo spirito del tempo.

I portatori del modello sociale della modernizzazione e del livellamento gerarchico ebbero buon gioco a egemonizzare l'enorme ectoplasma sociale degli insegnanti italiani, intellettuali-massa per eccellenza, offrendo loro i due modelli economicistici della proletarizzazione e della sindacalizzazione come risposte aggiornate, progressiste e moderne al problema della loro oggettiva crisi di identità e di ruolo sociale. Tutto questo innescò un tragicomico suicidio mimetico della categoria degli insegnanti, proprio mentre i fautori del livellamento gerarchico innalzavano la upper class formata da manager politici, borghesia di stato, docenza universitaria, magistratura ed altri apparati ideologici primari.

Ecco, è questa in breve la radiografia della situazione. A partire dagli anni Settanta il liceo europeo cominciò a perdere di legittimazione culturale ed a morire, proprio quando cominciavano ad arrivarci i figli delle classi popolari. Ma non diamo la colpa al popolo. Non sono certamente i figli degli operai che hanno involgarito il liceo europeo. Non diciamolo neppure per scherzo. No, il pesce cominciò a puzzare dalla testa, non dalla coda.

Senza diagnosticare la causa principale della malattia nel modello economicistico di livellamento gerarchico, premessa storica e culturale dell'attuale riforma Berlinguer, non si capisce nulla, ma proprio nulla, ma assolutamente nulla di quanto sta accadendo.

alla parte successiva


Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori




e-mail


Visitate anche il blog di Kelebek

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca