La meretrice di Babilonia:
i serpenti di Dogville
 

di Miguel Martinez




Questo è il quinto di una serie di articoli su impero e tortura.

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Riferirci alla persona di Lynndie England vuol dire cedere in parte al ricatto dello spettacolo: la mela marcia, la ragazzina perversa, l'attrice di un personale film hard core. La ventunenne che ha perso il controllo, con relativo contorno di psicanalisti pronti a spiegarci i difetti innati dell'essere umano.

Ma se guardiamo a Lynndie come parte del Processo essa stessa, le cose acquistano un senso.

Sia Lynndie England, sia Jessica Lynch provengono dalla regione dell'Appalachia. Ne parla a lungo Stan Goff in un altro articolo su questo sito.

Chi ha visto quello strano film di Lars Van Trier che è Dogville può capire perfettamente il contesto. Non a caso, il film finisce con una serie di fotografie storiche che si riferiscono proprio all'Appalachia. Il film racconta di un piccolo villaggio, la quintessenza della community americana raccolta attorno alla chiesa, dove un giorno appare una straniera. Accolta all'inizio in una festa di autocompiaciuta bontà, la sua presenza scatena tutto il lato oscuro del paese. La straniera viene ridotta in schiavitù e violentata, mentre il finale tocca il tasto fondamentale, nella psicologia sociale americana, della vendetta.

Non è una coincidenza. Nel Settecento, i latifondisti della Virginia importarono schiavi sia neri che bianchi, gli indentured servants. Questi ultimi si consegnavano in servitù più o meno volontaria a un padrone, per un numero di anni stabiliti con un contratto, e con pene severissime - anche la mutilazione - in caso di fuga. Scaduto il termine, conveniva di più tenere uno schiavo nero che pagare un sottoproletario bianco. Le montagne dell'Appalachia finirono così per popolarsi con i profughi economici bianchi. Creando una regione che è ancora oggi tra le più depresse degli Stati Uniti; e che fornisce quindi gran parte dell'esercito americano.



contratto di indenture

Contratto di Indenture di Glorianna, acquistata all'asta dal signor Ullrich, davanti allo sceriffo di Bedford Village nella Pennsylvania. Fonte http://rumskulls.org

La società statunitense ha sempre trasformato ogni marginalità in comunità violenta: questo è evidente tanto in quelle grandi imprese che sono le gang dei quartieri neri e ispanici [1], quanto a Fort Ashby, la cittadina natale di Lynndee England:

"In un malmesso saloon di Fort Ashby, tutti erano d'accordo nel dire che la England, figlia di un ferroviere, non aveva fatto nulla di male. Colleen Kesner, una regolare frequentatrice, disse ai giornalisti, "un sacco di gente qui pensa che dovrebbero semplicemente far saltare in aria tutto l'Iraq. Per i ragazzi di campagna qui, se appartieni a una diversa nazionalità, se sei di una razza diversa, sei subumano. Ecco come vengono cresciute le ragazze come Lynndie.

Tormentare gli iracheni, per lei, non sarebbe stato diverso dallo sparare ai tacchini. Ogni stagione, qui, si va a caccia di qualcosa. L'unica differenza è che lì si va a caccia di iracheni"[2].


cacciatore

Conosco indirettamente l'Appalachia, grazie a un nonno che all'inizio del secolo la percorse in lungo e in largo, raccogliendo canzoni popolari, alcune delle quali risalivano addirittura a prima dell'emigrazione in America.

Per questo, mi ricordo che l'Appalachia è la patria di una forma affascinante di religiosità, lo snake-handling. Un europeo, ignaro, lo confonde con le complesse forme pagane di religiosità che sono sorte attorno ai serpenti, come le processioni dei serpari di Cocullo in Abruzzo, le storie sui ciarauli della Sicilia, i racconti dei serpenti che bevono il latte delle madri ed entrano in bocca ai neonati…



culto dei serpenti
Predicatore della contea di Jackson, circa 1990

Nulla di tutto ciò: lo snake-handling nasce nel 1909, come dimostrazione radicale di fede biblica, ma anche come spettacolo. È il punto di congiunzione tra la cultura calvinista della redenzione per sola fede e il volontarismo del capitale. Volere è potere, pregare è potere: se credo davvero, se lo voglio davvero, anche i serpenti velenosi mi dovranno obbedire. Il sogno disperato e vendicativo di dominio di chi è emarginato da ogni potere. La ferocia di una rivolta mancata che calpesta sotto i piedi i serpenti e, perché no, anche gli arabi.

I serpenti non appartengono sempre alla stessa religione dei predicatori, per cui la morte per avvelenamente di qualche snake handler di tanto in tanto fa notizia. Per il mondo cinico che manda i montanari a morire o torturare gli altri, è la conferma della natura infantile del loro miracolismo. Per i credenti, invece, è semplicemente la prova che quel particolare praticante mancava di vera fede, e quindi la conferma di tutto il loro l'impianto teologico.

Racconta l'americanista Roberto Giammanco:

"Nelle sessioni dello Spirito, quando l'eccitazione raggiunge il culmine, dopo anche ore di canto degli inni, c'è chi si agita lentamente roteando gli occhi e sollevando le mani al cielo, chi balla con ritmo sempre più incalzante, chi si rattrappisce sulla panca come se stesse soffocando, chi comincia a parlare in lingue, chi si piega fino a toccare il pavimento con la fronte, chi piange in silenzio. A quel punto, il predicatore, di solito - ma può anche essere uno qualsiasi dei presenti - dà un calcio alla scatola con i serpenti e dice:

"Ed ora, Satana, a noi! Vieni fuori da quei serpenti! Anche loro sono creature di Dio e tu te ne servi per farci morire!… Fatti vedere, se hai coraggio! Ti domeremo, ti cacceremo via, ti bruceremo con il fuoco dello Spirito!… Invincibile chi ha in sé la forza dello Spirito e grande sarà la sua gioia quando ti vedremo sconfitto e umiliato!… Non abbiamo paura di te!"[3]





"Shorty Takes Up Serpents"
un disegno di Gary Monroe ispirato allo snake handling

Il percorso è cominciato, americanamente, con il Libro delle Rivelazioni o dell'Apocalisse. Il capitolo 18 di quel testo, che distilla tutti i veleni e i desideri della furente storia dell'uomo, trova il suo apice nell'immaginaria vendetta su Babilonia.

La natura meravigliosa di questo libro sta anche nella sua flessibilità, per cui "Babilonia" può diventare ogni cosa.

Anche, perché no, l'Impero Americano. Ascoltiamo, dunque:

Tutte le nazioni hanno bevuto del vino
della sua sfrenata prostituzione,
i re della terra si sono prostituiti con essa
e i mercanti della terra si sono arricchiti
del suo lusso sfrenato

[…]

Poi udii un'altra voce dal cielo:
"Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati
e non ricevere parte dei suoi flagelli.

[…]

Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra;
perché tutte le nazioni dalle tue malìe furon sedotte. In essa fu trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra".



meretrice di babilonia

La meretrice di Babilonia




NOTE

[1] Consiglio la lettura di Marco D'Eramo, Il maiale e il grattacielo: Chicago, una storia del nostro futuro, Milano, Feltrinelli, 1999, in particolare tutta la Parte terza.

[2] "Dog of war: The girl from a redneck trailer park who embarrassed the world's superpower", 9 maggio 2004, Sunday Times.

[3], Roberto Giammanco, L'immaginario al potere: religione, media e politica nell'America reaganiana. Roma, Antonio Pellicani, 1990 (p. 243)


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