La meretrice di Babilonia:
gli extraterrestri
 

di Miguel Martinez




Questo è il secondo di una serie di articoli su impero e tortura.

All'articolo precedente

All'articolo successivo



Noi - la libera comunità di coloro che da cento prospettive diverse non sono disposti a mandare giù l'Impero - sapevamo di Abu Ghraib prima di conoscerne il nome. Per questo ci chiamano terroristi e islamonazicomunisti.

Gli altri, invece, si stanno arrampicando furiosamente sugli specchi. La bontà straordinaria dei soldati americani è accertata dalla più indiscutibile delle prove - centinaia di film americani.

Nel reale, furono i russi a entrare per primi a Buchenwald, nel virtuale del film La vita è bella di Roberto Benigni vediamo arrivare la bandiera statunitense; e nel virtuale-reale, vediamo l'Oscar arrivare proprio a Benigni.

Che un americano difenda il proprio paese, è a modo suo normale. Trovo più difficile capire certi italiani: qualcuno arriva a vedere nel banalissimo popolo che abita tra il Maine e la California una forma di extraterrestri. Scrive infatti Paolo Guzzanti:

"Crediamo che l'America sia il pianeta sul quale antiche astronavi di diseredati affamati hanno dato vita a un'altra umanità, che torna quando è necessario in questo nostro vecchio mondo di genocidi, tirannie e camere a gas, foibe e stupri di massa, per mettere ordine nei principi fondamentali".[1]




Poco importa che gli Stati Uniti siano nati come una coalizione tra gli abili imprenditori della New England e i latifondisti e schiavisti della Virginia. Certo, con il lavoro dei "diseredati affamati".

Poco importa che gli Stati Uniti abbiano chiuso le porte all'immigrazione proprio quando le cose cominciavano a mettersi male per gli ebrei in Europa.

Mentre non si capisce proprio cosa abbiano fatto per prevenire o impedire le foibe. Foibe, oriente, slavi… eppure mi viene in mente qualcos'altro. Precisamente un signore di Gorizia, che ci ha accennato agli stupri, forse non di massa, ma assai diffusi, compiuti in assoluta impunità dai soldati americani nella zona neutrale tra l'Italia e la Jugoslavia addirittura fino al 1957.

Il gusto democratico della guerra

Nelle menti dei collaborazionisti di periferia come Paolo Guzzanti, Massimo Teodori, Antonio Socci o Andrea Morigi, l'America è una democrazia e le democrazie non fanno le guerre. Secondo, le democrazie non torturano. Terzo, gli USA sono particolarmente da ammirare, perché in una democrazia, quando ci sono le torture, si viene a sapere.

Anzi, siccome le democrazie non fanno le guerre, mentre lo fanno le dittature, le democrazie devono fare la guerra alle dittature, anche quando queste ultime non fanno la guerra a nessuno. Questo ragionamento davvero particolare lo hanno fatto in varie occasioni Giuliano Ferrara, Paolo Mieli e Christian Rocca.

Questo sillogismo dei neoconservatori è possibile perché la gente non conosce la storia.

Dei grandi imperi che hanno conquistato il mondo, la Spagna e la Russia erano poco democratici; l'Olanda, l'Inghilterra e gli Stati Uniti lo erano molto di più. Gli stessi Stati Uniti hanno fatto oltre duecento guerre in altrettanti anni, e sono state tutte guerre non difensive, per non dire di aggressione. [2]

Tra i paesi che hanno voluto la strage della prima guerra mondiale, l'Inghilterra, la Germania, l'Impero austroungarico, l'Italia, la Francia, gli Stati Uniti e persino il Giappone erano in qualche misura democrazie. Solo la Russia non lo era.

Guardiamo invece una cartina dell'America Latina cent'anni fa, e confrontiamola con una di oggi: bisogna prestare attenzione per cogliere le piccole modifiche di frontiere che caratterizzano gli esiti delle guerre. Infatti, di guerre ce ne sono state pochissime. Eppure tutti i paesi dell'America Latina hanno conosciuto ogni tipo di dittatura.

Insomma, una dittatura è certamente più repressiva verso i propri cittadini di una democrazia. Ma non è affatto detto che sia più guerrafondaia.

"Non torturiamo i cittadini"

Democrazia" è un termine carico di moralismo.

Usiamo una definizione più tecnica. Gli Stati Uniti sono un regime concorrenziale e consensuale. In linea di principio, tutti i "cittadini" (vedremo dopo il perché delle virgolette) possono competere tra di loro per risorse economiche o per incarichi politici. È un po' come la lotteria, dove il banco incassa sempre, ma la gente è felicissima di partecipare. La remota possibilità di farcela annulla la potenziale opposizione di chi si sente escluso e crea le condizioni quindi per un generale consenso.

Una lotteria ben organizzata deve sempre avere un aspetto imparziale, legale. Il "cittadino" deve sentirsi ragionevolmente sicuro che il croupier non lo porterà via in una macchina con i finestrini oscurati per torturarlo a morte e gettare il suo corpo in un fiume.

Per questo motivo, i "cittadini" non vengono, in genere, torturati e ritengono, quindi, di poter contare sulla "certezza del diritto" e di vivere in una "società libera".

Ho scritto "cittadini" tra virgolette, perché con questo termine intendo, in linea di massima, la persona dotata di passaporto statunitense. Ma non necessariamente tutte le persone dotate di passaporto USA. L'importante è che una maggioranza degli abitanti degli Stati Uniti si senta al sicuro: ecco perché la "libertà" è sempre stata una preoccupazione importante, in una società che trovava perfettamente normale la schiavitù, l'esclusione dei neri dalla cittadinanza reale fino a pochi decenni fa, e comunque l'esclusione de facto - oggi più che mai - di una vasta parte della comunità, verso cui i "cittadini" ancora prima che lo Stato esercitano la zero tolerance. E la zero tolerance implica necessariamente la creazione di lager in cui i non cittadini vengono rinchiusi a vita, nella logica dei three strikes out - tre reati qualunque e ti prendi l'ergastolo.

Per i "cittadini", la "libertà" viene violata se succede qualcosa ai "cittadini". Non viene invece violata dal fatto che i "non cittadini" siano rinchiusi nel più grande sistema carcerario del mondo o che vengano addirittura messi a morte. Mentre la normalità della tortura dentro il sistema carcerario viene semplicemente ignorata.

Quindi, il fatto che gli Stati Uniti siano consensuali e concorrenziali al proprio interno non li obbliga affatto a esserlo nei confronti del resto del mondo. Non solo. Un regime consensuale e concorrenziale non nasce e non muore con l'individuo che ufficialmente lo dirige. Viene riprodotto all'infinito da milioni di persone - tecnici, esperti, militari, mercenari, diplomatici e così via - tutti tesi a produrre il più possibile negli interessi dell'Impero per paura di perdere il posto. E tutti sostituibili, in un sistema che può correggere i propri errori, ma per dominare meglio.


All'articolo successivo





NOTE

[1] Paolo Guzzanti, "La lezione americana", Il Giornale, 10.05.04

[2] Max Boot, un attivissimo neoconservatore, si vanta di 180 "attacchi preventivi" (sic) compiuti dagli Stati Uniti solo tra il 1798 e il 1934. Citato in Mauro Bulgarelli e Umberto Zona, L'impero invisibile, Rimini, edizioni NdA, 2003, p. 134.


Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori




e-mail


Visitate anche il blog di Kelebek

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca