L'eredità intellettuale di Louis Althusser (1918-1990)

e le contraddizioni teoriche e politiche dell'althusserismo

II parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve, apparso per la prima volta sulla rivista Praxis è stato diviso in cinque parti.

Alla prima parte
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7. In primo luogo, la polemica di Althusser contro l'umanesimo marxista non avrebbe trovato un apparato argomentativo sufficientemente sviluppato, se non avesse "incontrato" e non avesse utilizzato una autonoma corrente detta anti-umanistica che nelle figure di Lacan, Foucault e Lévi-Strauss stava per conto suo (e con sovrana e totale indifferenza verso il problema della riforma filosofica del marxismo) effettuando una triplice riforma strutturale della psicoanalisi, della storiografia e della antropologia. A mio avviso, questi tre grandi intellettuali percepivano, ciascuno a modo loro, che si stava passando da uno stadio di capitalismo borghese, e perciò in qualche modo "umanistico", ad uno stadio di capitalismo post-borghese, e perciò strutturalistico, cioè impersonale. Verso le stesse conclusioni stava arrivando per conto proprio anche la scuola detta situazionistica di Guy Debord. Althusser non fece altro che usare genialmente le conclusioni di questa corrente contro l'ideologia umanistica di Schaff e di Garaudy.

8. In secondo luogo, bisogna chiarire cha la questione della cosiddetta "rottura epistemologica" del giovane Marx nel 1845, per cui Marx sarebbe passato da un precedente pensiero idealistico, hegeliano-feuerbachiano, ad un pensiero autonomo e maturo anti-umanistico, resta per molti aspetti un mito althusseriano del tutto privo di consistenza filologica. Nei Grundrisse del 1858 Marx propone un'antropologia della "libera individualità", che è certamente umanistica, perché gli unici individui non-umani sono quelli che sogna Negri in Impero, ontologicamente eguali agli animali ed agli organismi cibernetici. Come si è già ripetutamente detto, Marx rifiuta di dichiarare di avere una filosofia esplicita, e dunque implicitamente non può che avere una filosofia umanistico-storicistica, perché nella modernità chi vuole rinunciare alla religione, cioè a Dio, ed alla via filosofica di Spinoza e di Hegel, cioè alla struttura logico-ontologica della verità, non può che avere come fondamento la Prassi dell'Uomo nella Storia. E cioè appunto umanesimo e storicismo.

9. In terzo luogo, l'aspetto più importante della critica di Althusser all'umanesimo (teorico-epistemologico) fu però la sua "ricaduta a cascata" sui due aspetti successivi dell'economicismo e dello storicismo. Di per sé, la critica al solo umanesimo scopre solo l'acqua calda, perché bastano cinque minuti per capire che nella teoria dei modi di produzione Marx non mette al centro un fantomatico Uomo in Generale, angosciato e/o prometeico a seconda dei suoi stati d'animo e soprattutto della sua cartella clinica, ma i rapporti sociali di produzione fra le classi. Ma la critica all'umanesimo fa solo da antipasto al vero piatto forte teorico, che è la critica all'economicismo ed allo storicismo. Critica all'economicismo, perché è agevole mostrare che Marx non mette al centro lo sviluppo neutrale dello sviluppo delle forze produttive, cioè della produttività dell'uomo e delle macchine (questo è invece Adam Smith o se vogliamo il marxismo di tipo smithiano), ma la lotta di classe nei rapporti sociali di produzione. Critica allo storicismo, perché l'oggetto teorico chiamato modo di produzione è titolare di una sua temporalità specifica, e non è inserito, in forma ad un tempo stadiale e teleologica, in una sorta di continuum temporale omogeneo chiamato "storia" di cui non sarebbe altro che l'anello di una catena dotata di un'Origine e di una Fine. Questa critica di Althusser allo storicismo, in un ben altro contesto storico, sarebbe poi stata utilizzata da Lyotard per criticare le cosiddette "grandi narrazioni" e per fondare genialmente la filosofia post-moderna.

10. In quarto luogo, la triplice critica di Althusser all'umanesimo, all'economicismo ed allo storicismo sarebbe servita per edificare la struttura teorica fondamentale di quello che definirei "maoismo occidentale". Maoismo occidentale per distinguerlo da quello cinese vero e proprio, ed il cui svolgimento accompagna gli ultimi venti anni della vita di Mao (1956-1976). Sul piano teorico, sistematizzato da Chang Chun Chiao (il più dotato della cosiddetta "banda dei quattro"), anche il maoismo cinese si basava sulla critica all'umanesimo (cioè a Confucio) ed all'economicismo (cioè alla cosiddetta teoria "reazionaria" delle forze produttive). Non ci poteva essere ovviamente la critica allo storicismo, perché nessuna burocrazia al potere, sia pure di "estrema sinistra", può rinunciare alla rassicurante e religiosa certezza di un lieto fine della grande narrazione storica.

Il maoismo occidentale può essere ulteriormente diviso in maoismo militante, ideologia identitaria di organizzazione delle piccole formazioni politiche marxiste-leniniste, ed in maoismo universitario, cioè in marxismo althusseriano sofisticato. In Francia, i suoi esponenti più importanti furono Charles Bettelheim e Bernard Chavance. In Italia, il suo esponente di gran lunga più importante è stato Gianfranco La Grassa. Nei paesi anglosassoni, sulla scorta delle ottime traduzioni di Grahame Lock, esso si fuse con la critica decostruzionistica di Derrida, diventando così un'altra cosa. In Grecia, unico paese occidentale in cui per ragioni storiche aveva sempre dominato un marxismo di tipo sovietico, l'althusserismo diventò addirittura l'ideologia dominante fra gli studiosi marxisti, e di fatto spesso una via politica non verso il maoismo occidentale ma verso l'eurocomunismo (e cito qui solo Nikos Poulantzas, Anghelos Elefantis, Jannis Milios). In America Latina, attraverso il lavoro di mediazione di Marta Harnecker, l'althusserismo diventò la forma di marxismo dominante nei gruppi intellettuali marxisti degli anni Settanta (poi in buona parte sterminati da generali fascisti locali, Kissinger e preti compiacenti e silenziosi). E si potrebbe continuare a lungo. Solo nei paesi dell'Est ed in URSS l'althusserismo non attecchì, perché lì dopo il 1968 i gruppi intellettuali erano passati all'anticomunismo radicale ed alla smania di distruggere l'intero baraccone, mentre i pochi marxisti rimasti (ad esempio Evald Ilienkov) erano maggiormente tentati da Hegel e dalla tradizione filosofica.



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