L'arrivo dell'Imperatore:
Di fasci, zecche e farfalle
 

di Miguel Martinez




Questo è il secondo di una serie di articoli ispirati alla visita di George W. Bush in Italia, 4 giugno 2004.

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Siamo al 4 giugno del 2004. Un minuscolo episodio, tanto marginale da essere stato ignorato dai media. Ma il mondo si può sempre vedere in una goccia d'acqua.

Per confondervi le idee, a sinistra metto un comunicato di estrema destra (dal sito http://www.noreporter.org), a destra un comunicato di estrema sinistra (su Indymedia). Entrambi raccontano lo stesso episodio. Io dico "estrema destra" ed "estrema sinistra", ma i diretti interessati direbbero (dell'altro) rispettivamente fasci e zecche.

Entrambi sono capolavori letterari, nel loro genere, e meritano di essere gustati lentamente.




croce celtica


[Asserragliati sul Fronte dell' Essere!]

CasaPound comunicato stampa ore 15:30

Mentre vi scriviamo la città di Roma è messa a dura prova dai disordini creati dai contestatori pacifisti.

Personaggi squallidi provenienti da tutta Italia stanno dimostrando contro la visita di G.W.Bush mettendo a ferro e fuoco cassonetti, incappucciando statue e così via...

I figli del sistema neo-liberista rinnegano i propri padri e i loro liberatori.

Fra gli altri un nutrito gruppo di provocatori urlanti ha cercato di far cadere nella provocazione gli inquilini di CASAPOUND architettando il solito piano macchiavellico, quindi, nella lista dei 1500 personaggi lasciati sostare sotto le nostre finestre, parlamentari e aspiranti deputati europei hanno dato sfogo al loro basso sentire.

Ancora una volta il teatrino delle miserie umane ha fallito nel suo intento, visto che gli inquilini del palazzo non hanno risposto.

Mentre vi scriviamo circa 400 agenti (tra Polizia Guardia di Finanza e Carabinieri) circondano l'edificio evitando il passaggio di nuovi cortei provocatòri in via Napoleone III.



falce e martello

Quando il corteo mattiniero di ieri [...] è arrivato a Piazza Vittorio, scorrendo per via Napoleone III si è notato un fitto cordone di carabinieri con la presenza di funzionari ps a proteggere "Casa Pound", ossia una palazzina occupata da neofascisti con la benedizione di Storace e An che parano il culo a questi signori. Dalle finestre spuntavano bandiere con croci celtiche e bandiere della Repubblica di Salò, nonchè affacciati e con telecamerine in mano c'erano alcuni fasci con il volto coperto. [...].

I militanti anti-Bush hanno inveito duramente contro i fasci insultandoli in tutti i modi e invitandoli a scendere o quantomeno a togliersi i fazzoletti dalla faccia per poterli vedere bene in faccia, ma i fasci ovviamente questo coraggio non ce l'hanno mai avuto e anche ieri non è andata diversamente, visto che sono rimasti rintanati nella loro fogna con ben due cordoni di carabinieri a proteggerli.

Tra gli insulti più gettonati "C'hai le guardie sotto casa, c'hai le guardie sotto casa!", "Scendete! Scendete!", " Morte al fascio!". Particolare accanimento contro il fascio con il fazzoletto verde in faccia armato di videocamerina apostrofato con: " Scenni cacasotto! Viè qua che me te magno!" , oppure " Riprendi 'sto cazzo stronzo!" con le mani sui genitali. Un giovane attivista si è calato i calzoni mostrando il culo ai fasci dicendo " Vai riprendi, su!".

[...] Alla fine, visto che i fasci non avevano la minima intenzione di uscire e che erano iper-protetti dai carabinieri si è deciso di lasciar perdere e di tornare più tardi. Immaginando ciò, carabinieri e ps hanno creato un ulteriore blocco sbarrando la strada utilizzando anche dei pullman di polizia in modo che era pressochè impossibile assaltare Casa Pound. In poche parole, l'ennesima figuraccia dei fasci difesi dalle guardie e terrorizzati tanto da non mostrarsi neanche in faccia.




Siamo di fronte a due bambini che si accusano l'un l'altro di aver rubato la marmellata.

Io non ero presente, ma ho la fortuna di aver incontrato alcuni testimoni poco dopo i fatti. Che mi hanno confermato in sostanza la versione di "sinistra" dei fatti. Tendo a crederci, perché questi testimoni non erano affatto di "sinistra" loro stessi.

Insomma, sembra proprio che gli occupanti di Casa Pound abbiano steso bandiere con croci celtiche e tricolori (non saprei se con lo stemma dell'RSI) per fare dispetto ai manifestanti; e che dopo aver agitato il drappo, abbiano goduto della protezione di una folta schiera di poliziotti mentre il toro infuriato si agitava sotto le loro finestre.

Casa Pound fa parte di una costellazione di iniziative attorno alla figura di Gabriele Adinolfi, un imprenditore che non ha alcun problema a dirsi "fascista". Tanto da essere tra i promotori di una Guardia d'Onore alla tomba di Mussolini.



tomba di mussolini a Predappio

Adinolfi ispira i circoli Polaris e, da un paio di anni, ha preso anche la direzione effettiva del mensile Orion, citatissimo nelle liste di proscrizione degli antifa. Liste perfettamente inutili, perché confondono storie di trent'anni fa con vicende odierne, in una specie di eterno presente demonizzante.

Alcuni amici di Adinolfi hanno occupato una casa abbandonata nei pressi della stazione Termini a Roma, trasformandola nella "Casa Pound".

È facile riassumere in modo superficiale le idee di altri: chi volesse saperne di più su come la pensa Adinolfi, in particolare sul tema delle "élite" e delle "avanguardie", può visitare il suo sito.

A me interessa però la continua riemersione di due elementi in quello che scrive. E siccome non mi va di girarci attorno, li chiamerò brutalmente razzismo e fascismo. Non uso queste parole come clave, ma come definizioni.

Casa Pound si chiama così in onore di Ezra Pound, un geniale poeta extracomunitario di difficilissima lettura; comunque l'occupazione viene presentata sia come un'iniziativa contro l'usura capitalista e contro il feroce mercato della casa, sia come un'iniziativa per trovare case per "gli italiani", contrastando la politica che privilegerebbe gli extracomunitari. Una sciocchezza. La semplice realtà è che nessuna legge in Italia favorisce gli stranieri, moltissimi dei quali vivono in situazioni di degrado che sono semplicemente inimmaginabili.



neofascista

Cripto-turista

Adinolfi non scrive in maniera becera o leghista; i suoi discorsi li costruisce sul doppio binario della "salvaguardia dell'identità" e del rigetto dell'uso capitalistico dell'immigrazione. Sul primo punto, spero di ritornare un giorno, per cui mi limito a dire due parole molto superficiali sul secondo.

Il sistema si regge sul lavoro di italiani e di stranieri: non a caso, è stata la destra a legalizzare il massimo numero di immigrati della storia italiana, dietro la fortissima pressione dei piccoli imprenditori.

Allo stesso tempo, il sistema si privatizza e taglia le spese sociali. Quindi, mentre la miseria cresce, si restringe quello che il sistema concede. Ai diritti si tende a sostituire una forma di carità per i casi estremi. E i casi estremi riguardano spesso gli stranieri, perché sono le persone con situazioni di maggior disagio.

A questo punto, dobbiamo scegliere. Lottiamo per ottenere maggiori diritti per tutti, oppure per escludere gli altri dalle briciole di carità che di tanto in tanto calano dall'alto.

Si può disquisire a lungo sul significato di "razze" e di "razzismo". Quello che conta non sono comunque mai le parole, ma ciò che significano. Tutto sommato, mi sembra che possiamo chiamare "razzista" l'idea di indicare gli immigrati bengalesi o cinesi o tunisini come il "nemico" e di augurarsi la loro esclusione dalla parità dei diritti. Non facciamo confusione: non accuso Casa Pound di indire spedizioni punitive, né identifico le posizioni di Adinolfi con quelle di Forza Nuova o di Guillaume Faye. Ma la strada intrapresa è quella.

E il "fascismo"? In questo mondo, tutti danno del fascista a tutti, e quasi tutti negano furiosamente di esserlo.

Ma qui si tratta di qualcos'altro. Ci sono persone che non erano nate ai tempi della guerra, eppure trovano un seguito tra persone ancora più giovani di loro, parlando della Repubblica Sociale, di Pavolini o della Marcia su Roma. Dichiarandosi fieramente fascisti.

Credo che qui agisca un elemento che deve essere ancora studiato seriamente. Nel nostro paese esiste un discreto numero di persone, i cui nonni hanno trasmesso un'esperienza positiva del fascismo. Si tratta di racconti di vario genere. Ne conoscete sicuramente anche voi, a decine:

"Non avrei avuto la terra, se Mussolini non avesse fatto la riforma agraria";
"l'unico acquedotto in Puglia l'ha fatto il Duce, e poi più niente";
"a quei tempi, non c'era tutta questa delinquenza";
"quando eravamo ragazzi, facevamo le riunioni dei Balilla, e lì non c'era distinzione tra i figli dei poveri e i figli dei signori, eravamo tutti uguali
".
Sono storie personali, strutturalmente molto diverse dai ricordi "ufficiali" della società. Ovviamente esiste un gran numero di storie personali da cui si può trarre una morale opposta, ma qui non ci interessa capire che cosa sia stato il fascismo realmente.

Queste storie fasciste sono storie ambigue, in cui puoi trovare di tutto, dalle aspirazioni più laiche di riscatto sociale al perbenismo più borghese: anzi, la cosa interessante è che si trovano spesso tutte e due questi filoni fusi insieme.

La nostra identità è costituita dai nostri ricordi, veri, immaginati o tramandati: diciamo che chi soffre di amnesia non solo non ricorda cosa ha fatto, ma non ricorda chi è.

Una certa parte della popolazione del nostro paese si ritrova quindi in una "identità" fascista di tipo tribale. Un'identità che sopravvive proprio perché la società nel suo complesso è ufficialmente antifascista. Il discorso antifascista, sentito da pochi, ma condiviso formalmente da quasi tutti, offre infatti una serie di servizi indispensabili alla sopravvivenza della comunità fascista: ricorda quotidianamente l'importanza trascendente del fascismo, sottolinea ai fascisti la loro "diversità", li isola in un ghetto (anzi, per usare un termine molto spesso usato a sinistra, nelle loro "fogne") in cui si rafforzano i legami sociali, ed evita loro la tentazione di porsi domande: la critica ideologica al "fascismo" viene sempre confuso con l'astio personale verso "i fascisti".

Nasce così un mondo statico, una sorta di palla che rotola sul mondo senza possibilità alcuna di comunicare con la realtà. Un mondo in cui si leggono da mezzo secolo gli stessi libri, si riciclano gli stessi simboli e si onorano gli stessi eroi. E che riesce a riprodursi generazione dopo generazione, perfettamente inutile ai suoi stessi componenti, e capace quasi solo di produrre suoni gradevoli ma privi di senso, come appunto il "Fronte dell'Essere" che compare all'inizio del comunicato che abbiamo citato.

Non è un bel vivere.

Un'evasione collettiva dal guscio è però impossibile. Infatti, dovrebbe essere guidata in qualche modo da un pioniere. Ma il gruppo riconosce come guide solo le persone che sanno suscitarne lo spirito identitario: per essere capo di un gruppo di fascisti - se non hai posti di lavoro e soldi da offrire, come Fini - ti devi appropriare del loro sistema simbolico. Devi essere il fascista più fascista: non importa cosa significa, l'importante è parlare ancora di più degli altri di Benito Mussolini, o di Ezra Pound, o di Julius Evola.

Per questo motivo, ogni capo neofascista ha necessariamente funzioni umanamente devastanti, a prescindere dalle sue intenzioni.

Diceva Wilhelm Reich:

"La ribellione fascista nasce sempre là dove un'emozione rivoluzionaria viene trasformata in illusione per paura della verità".
Non essendo un esperto in materia, non so se questa frase vale davvero per i movimenti europei degli anni venti e trenta che chiamiamo "fascismo". Vale certamente per il neofascismo. Perché l'emozione rivoluzionaria esiste sicuramente. La Casa Pound mobilita i suoi giovani anche perché parla di lotta al capitalismo. Adinolfi si schiera nettamente contro il dominio statunitense.

Nei fatti, ciò non impedisce alla Casa Pound di avere rapporti abbastanza sereni con il ceto politico di centrodestra a Roma, ma l'emozione anticapitalista, per quello che vale, è assolutamente autentica. Comunque è un argomento già trattato su questo sito, quando si è parlato della Dama delle Risaie.

Non è necessario seguire fino in fondo Reich nei complessi meandri delle sue idee per cogliere la forza del concetto di "paura della verità".

Al dunque, la paura di perdersi nel mondo prevale su ogni altra considerazione.

Quel 4 giugno mi immagino che i giovani della Casa Pound abbiano provato una strana sensazione. Hanno visto decine di migliaia di persone sfilare per un obiettivo con cui loro stessi dicevano di essere d'accordo: la fine dell'occupazione dell'Iraq e il rifiuto della visita di Bush.

Che fare? Sciogliere il guscio, perdersi nel mondo e nella realtà?

In quel momento un'angoscia primordiale si deve essere impossessata di loro. Con la stessa ansia con cui i coloni israeliani innalzano i loro muri, i ragazzi di Casa Pound hanno voluto ergere una barriera invalicabile a chiusura del proprio ghetto.

Quando un gruppo vuole chiudersi a riccio, escogita strategie inconsce ma lucidissime. Di cui la più semplice è quella di stimolare ciò che meglio può suscitare l'odio del mondo circostante.

Non manca mai chi è pronto a cogliere la provocazione. Esiste un discreto numero di giovani, di mentalità più o meno simile ma di sponda opposta, che quando vedono una croce celtica si eccitano. E assumono le pose di questo giovane, con la sua bottiglia di birra in mano, fotografato davanti alla Casa Pound:




A questo punto, il gruppo ghettizzato e autoghettizzante può crogiolarsi nella paranoia, che è il migliore garante dell'integrità tribale. L'odio del mondo dimostra l'esistenza dell'amore della tribù. E se la tribù ci ama, noi sentiamo di esistere.

È comprensibile il rischio della perdita, la paura della verità, l'azzardo della fine del mondo.

Eppure, quello che il bruco chiama fine del mondo, il saggio chiama farfalla.

Casualmente, farfalla in turco si dice Kelebek.




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