La Storia Infinita



A proposito di "Bugiardo bugiardo" di M. Introvigne.

Alberto Amitrani e Raffaella Di Marzio, dalla sede romana del G.R.I.S.

27 Novembre 1998.



Introduzione 

Per chi non avesse visto questo bellissimo film di Wolfgang Petersen ricordiamo, brevemente, che si svolge nel Regno di Fantàsia, dove esistono solamente personaggi creati dalla fantasia dei bambini. Su questo mondo incombe il Nulla, la forza oscura dell’abitudine, a causa della quale Fantàsia sta scomparendo, ma alla fine un  "piccolo eroe"  riesce a salvare Fantàsia e a sconfiggere il Nulla. 

Ci accingiamo a ripercorrere con queste nostre riflessioni una "storia" che sembra veramente "infinita". 

Abbiamo recentemente ricevuto una segnalazione riguardo all’ultimo articolo a firma di M. Introvigne pubblicato sul Sito Web del CESNUR. Lo abbiamo letto con molto interesse, così come abbiamo potuto visionare la documentazione allegata. Una prima doverosa considerazione da fare è quella che il Sito Web del CESNUR ha veramente svolto un servizio utile a vantaggio dell’ informazione mettendo a disposizione di tutti una buona parte della documentazione riguardante il Caso APA. La possibilità, infatti, di accedere direttamente ai documenti è di fondamentale importanza per farsi una opinione personale riguardo a qualsiasi vicenda controversa, come è quella oggetto del nostro dibattito. 

Da parte nostra era stata proprio l’impossibilità di accedere ad un documento (il Memorandum APA dell’11 Maggio 1987), che sembrava rivestire una enorme importanza all’interno di una prestigiosa Associazione Professionale, che ci aveva spinto a proseguire nella ricerca con più determinazione. Oggi non possiamo che ringraziare chi ha messo "in rete" una documentazione così accurata e pressoché completa. 

Non intendevamo più intervenire su questa vicenda poiché il nostro punto di vista lo abbiamo già espresso in "Il ‘lavaggio del cervello’ nei Nuovi Movimenti Religiosi: precisazioni". 

Siamo stati spinti a farlo perché sollecitati da più parti ad esprimere la nostra opinione riguardo a talune affermazioni contenute nell’articolo "Bugiardo bugiardo: il ‘lavaggio del cervello’, il CESNUR e l’APA". Sulla base delle nostre fonti e dei documenti in nostro possesso, commenteremo, perciò, la parte dell’articolo denominata "L’Apa e il ‘lavaggio del cervello’ : la storia e i documenti", tralasciando volutamente tutto ciò che riguarda la causa intentata dalla Dott. Singer e dal Dott. Ofshe contro l’APA, l’ASA e un certo numero di specialisti, per non divagare su questioni a nostro avviso non pertinenti. 

Anche su questa vicenda, comunque, avremmo molte cose da dire. 

Tutte le citazioni evidenziate all’inizio di ogni paragrafo sono tratte dall’articolo "Bugiardo, bugiardo", di M. Introvigne. 
 
 

L’inizio 
 
 

«All’inizio degli anni 1980 alcuni psicologi e psichiatri erano diventati piuttosto controversi per il loro sistematico coinvolgimento come periti di parte in processi contro nuovi movimenti religiosi, dove presentavano teorie anti-sette sul "lavaggio del cervello", il "controllo mentale" o la "persuasione coercitiva" come se fossero generalmente accettate nella comunità scientifica. Nel frattempo l’American Psychological Association (APA) aveva accettato nel 1983 la proposta di formare una task force chiamata DIMPAC ("Deceptive and Indirect Methods of Persuasion and Control", "Metodi ingannevoli e indiretti di persuasione e di controllo")»
 

Da questa affermazione si potrebbe dedurre che la Task Force denominata DIMPAC sia stata costituita come una sorta di "commissione d’inchiesta" su certi psicologi e psichiatri "controversi". 

Sulla base della documentazione in nostro possesso (Lettera con accluso Memorandum del 12 Luglio 1983 a firma dell’allora Administrative Officer del BSERP, Arnold S. Kahn), questa deduzione non risulterebbe fondata. 

Infatti, nel Memorandum di 6 pagine accluso alla lettera (nel quale si fa la proposta per l’istituzione della Task Force) si specifica qual è l’oggetto di indagine della Task Force e, quindi, qual è l’incarico ad essa affidato dall’APA: 

a) Investigare sulle tecniche di coercizione psicologica 

b) Stabilire se si può e si deve oppure non si può e non si deve imporre restrizioni all’uso di tecniche e principi di coercizione psicologica usati da psicologi e non psicologi in maniera lesiva dei diritti individuali o costituzionali 

c) Definire le condizioni nelle quali l’uso di tali tecniche è più o meno appropriato. "L’incarico della Task Force sarà quello di definire i limiti e i parametri in base ai quali le tecniche di coercizione psicologica possono essere usate prima di invocare il principio di ‘bisogno di proteggere l’individuo’". 

- Più avanti si dice che l’APA è particolarmente interessata a che queste tecniche siano usate per promuovere il benessere dell’individuo. Ciò che interessa all’Associazione sono "In particolare, tecniche di indottrinamento, ‘lavaggio del cervello’ e ‘persuasione coercitiva’ non sono state sottoposte allo stesso esame di altre tecniche psicologiche"... Tali tecniche sono attualmente utilizzate da sette religiose (per es. La Chiesa dell’Unificazione, la Chiesa di Scientology, ecc) così come da organizzazioni non religiose (per es. est, Life Spring, ecc)". 

- Il Memo prosegue illustrando l’importanza di intraprendere questa indagine sia per il crescente coinvolgimento di psicologi nelle controversie legate a sette religiose, per esempio nei Tribunali, dove gli psicologi erano richiesti come testimoni (si citano due casi che coinvolgevano la Chiesa dell’Unificazione e quella di Scientology), e successivamente indica i cosiddetti "seminari di training" come est e Life Spring che facevano un grande uso di tecniche coercitive. Più avanti il Memorandun dice : "E’ chiaro che molte organizzazioni religiose sono coinvolte in tecniche di reclutamento che sono l’equivalente di valutazione psicologica. Sembrerebbe che queste tecniche debbano essere ben definite e, se certe persone sono ad alto rischio, che queste persone debbano essere messe in guardia da questo danno potenziale. La questione fondamentale che va affrontata dalla psicologia è di determinare se certe persone hanno bisogno o no di essere protette dalle tecniche di coercizione psicologica. E’ impossibile discutere questo aspetto dell’abuso delle tecniche di coercizione psicologica senza discutere le implicazioni legali. Una discussione approfondita sulle tecniche coercitive ed il possibile bisogno di indicazioni utili per proteggere il pubblico dovrebbe essere il più grande interesse della psicologia". Nella parte riguardante gli esiti della ricerca della Task Force viene auspicata anche la redazione, da parte di quest’ultima, di una futura pubblicazione sull’argomento. 

Sulla base di questo documento possiamo, quindi, affermare che la Task Force fu istituita non per mettere fine all’attività "antisette" di qualche psicologo, ma per motivi di interesse pubblico, per salvaguardare il benessere psicologico delle persone che potrebbero divenire vittime di abusi a causa dell’uso di tecniche di coercizione psicologica, sia nei NMR che in altre organizzazioni. 
 
 

Un clamoroso "scivolone"? 
 
 

«I lavori del comitato DIMPAC si trascinarono per diversi anni. Nel frattempo, la dottoressa Singer e altri psicologi e psichiatri continuavano ad apparire come periti in casi di tribunale, difendendo le loro teorie della ‘persuasione coercitiva’ e del ‘lavaggio del cervello’. Poco soddisfatta di questo stato di cose che si prolungava, ‘il 5 febbraio 1987, durante il suo incontro invernale, il Consiglio di Amministrazione dell’APA votò in favore della partecipazione dell’APA al caso [Molko] con un intervento volontario’ (American Psychological Association, Memorandum sulle attività dell’APA relative al caso Molko, 11 luglio 1989, p. 1). […] La memoria sosteneva che, applicata ai nuovi movimenti religiosi, la teoria della persuasione coercitiva ‘non è accettata dalla comunità scientifica’ e che la relativa metodologia ‘ è stata ripudiata dalla comunità scientifica’.»
 

Leggendo questa ricostruzione si potrebbe pensare che la presentazione della memoria volontaria (nella quale si negava del tutto la validità delle teorie della persuasione coercitiva) sia stata determinata da una situazione insostenibile, con una Task Force che non si decideva a finire i suoi lavori e psicologi e psichiatri che nei Tribunali testimoniavano assurdità attribuendo a queste ultime una qualche validità scientifica. 

Sulla base della documentazione in nostro possesso questa ricostruzione non risulterebbe fondata: 

a) Innanzitutto nel Memorandum accluso alla lettera del 12 Luglio 1983 si afferma che la Task Force avrebbe iniziato in pieno i suoi lavori nel 1984 e questi ultimi sarebbero andati avanti per due o tre anni, a seconda di quanto tempo essa avrebbe impiegato a redigere il rapporto finale. 

Dunque, poichè la Task Force iniziò i suoi lavori nel 1984, nel febbraio del 1987 si era pienamente nei termini stabiliti e non c’è alcun appiglio per dire che i lavori della commissione si "trascinavano". 

b) In quanto alla memoria approvata da alcuni dirigenti dell’APA, presentata il 10 Febbraio 1987 e subito dopo ritirata, c’è da dire che questa vicenda potrebbe anche apparire molto meno "limpida" se gli avvenimenti fossero ricostruiti in un altro modo. 

Ad esempio si potrebbe dire che, mentre l’APA stava aspettando di rivedere il rapporto della Task Force, che essa stessa aveva istituito e per la quale aveva incaricato M. Singer come responsabile, i suoi direttori furono d’accordo nel sottoscrivere, a nome dell’APA, la "famosa" memoria volontaria (c’è, addirittura, chi sostiene che questo documento sarebbe stato approvato dopo una semplice consultazione telefonica e senza un esame approfondito). Tutto questo, naturalmente, senza consultare la Task Force che era stata designata proprio per studiare quel fenomeno che i direttori dell’APA definivano ora inesistente ! In una situazione del genere l’APA non si distinse, certo, per trasparenza poiché diede l’impressione che la sua "mano destra" non fosse al corrente di quello che stava facendo la sua "mano sinistra". In questa situazione imbarazzante l’APA si affrettò a ritirare la memoria volontaria e, dopo qualche mese, rifiutò il rapporto della Task Force. Vista così la presentazione e il ritiro della memoria si potrebbero interpretare come un tentativo, da parte dell’APA, di sbarazzarsi al più presto di una "patata troppo bollente". 

Nonostante il ritiro dell’APA dalla mischia permangono ancora oggi, però, tentativi di far passare l’episodio della presentazione della memoria volontaria nel caso Molko come una presa di posizione dell’Associazione, e questo tentativo andrebbe a vantaggio, sicuramente dei NMR, ma certamente non dell’obiettività scientifica. 

Tra coloro che protestarono dopo la presentazione della memoria volontaria ci fu anche il Dr. L. J. West che scrisse una lettera (sottoscritta da circa due dozzine di psicologi dell’UCLA) alla Dr. Bonnie Strickland, allora Presidente dell’APA, la quale rispose a questa e ad altre lettere, affermando che la questione della ‘persuasione coercitiva’ doveva essere ancora discussa tra i membri dell’Associazione per raggiungere una conoscenza più approfondita dell’uso e dell’abuso dell’influenza sociale. 

E, infatti, il dibattito e la ricerca non sono mai stati interrotti. 
 
 

Il dietrofront 
 
 

«L’APA successivamente si ritirò dal processo ‘sulla base di ragioni procedurali, non sostanziali’ e ‘non ha mai rinnegato la memoria sostenendo che non era accurata dal punto di vista sostanziale’.»
  

a) A nostro avviso questo non vuol dire che l’APA abbia UFFICIALMENTE approvato quanto la memoria conteneva e cioè che la teoria della persuasione coercitiva applicata ai NMR non è accettata dalla comunità scientifica. Se non l’ha rinnegata non l’ha però neanche approvata ufficialmente facendola diventare una presa di posizione definitiva dell’intera Associazione. L’unico fatto incontrovertibile è che l’ha ritirata e mai più ripresentata. 

C’è solo un modo per dimostrare il contrario : esibire, se esiste, il documento ufficiale dell’APA che dichiara che a quella memoria, così come era nel 1987, è stato concesso l’imprimatur dell’Associazione che ha decretato la fine del dibattito scientifico sulla "persuasione coercitiva". 

E, anche se così fosse, chiunque rimarrebbe libero di avere una opinione diversa in proposito, poiché l’APA, pur essendo una Associazione di prestigio, non rappresenta, comunque, tutti gli psicologi del pianeta, e l’America non è necessariamente e sempre il modello a cui riferirsi. 

b) Visto che stiamo esaminando il dietrofront dell’APA, potremmo forse fare un pò più di luce su questo episodio esaminando il Memo del 12 Luglio 1989, trasmesso da R.D. Fowler, Chief Executive Officer dell’APA, al Dr. W. D’Antonio. In questo documento vengono ribadite le ragioni del ritiro della memoria. Esaminiamone alcuni passaggi interessanti: 

- Ad un certo punto Fowler allude ad una lettera del 17 Maggio 1989 scritta dal Dott. Ofshe al Dott. D’Antonio. Ofshe aveva affermato, a pag. 2 della sua lettera, che la memoria dell’APA era "scivolata attraverso la struttura amministrativa dell'APA senza seguire le vie normali ... e presentata dall'ex-direttore amministrativo dell'APA contro le obiezioni degli stessi avvocati dell'APA". Dopo aver negato questa affermazione di Ofshe, Fowler afferma che il direttore esecutivo dell’APA si dimise dopo l’episodio, ma precisa che "… non si dimise perché la memoria era stata presentata nel caso giudiziario". A questo punto saremmo curiosi di sapere perché il dirigente dell’APA si dimise, forse per "ragioni di salute" o per "improvvisi motivi di famiglia "? 

- Fowler allude anche ad un’altra lettera del Dott. Ofshe, quella del 14 Giugno 1989, nella quale quest’ultimo afferma di essere stato invitato, insieme alla Dott. Singer, ad un simposio promosso dalla Divisione 1 dell’APA. Il Simposio riguardava proprio il tema della persuasione coercitiva e delle sue implicazioni cliniche, etiche, culturali e legali. Qualcuno avrebbe potuto chiedersi : "Come mai l’APA invita ad un suo simposio due studiosi ormai del tutto screditati dalla Associazione dopo il rifiuto del DIMPAC e la presentazione della memoria volontaria?". Forse proprio per "rispondere" a questa ipotetica domanda, Fowler coglie l’occasione per puntualizzare che la partecipazione dei due studiosi al simposio non ha il significato che Ofshe le attribuisce: "Questa affermazione è in qualche modo ingannevole poiché questo non è un simposio sponsorizzato dall’APA. La Dott. Singer e il Dott. Ofshe sono stati invitati dalla Divisione 1 (una della 40 e più Divisioni dell’APA) a partecipare ad un simposio sponsorizzato dalla Divisione 1". Se volessimo tener conto di questa puntualizzazione potremmo allora nello stesso modo chiederci: se una singola Divisione dell’APA non rappresenta tutta l’Associazione, non è altrettanto vero che quattro esperti (quanti erano i revisori del rapporto DIMPAC), di cui solo due dell’APA, non possono rappresentare il punto di vista dell’intera Associazione? 

- Sempre dallo stesso documento apprendiamo che la decisione dell’APA di non rientrare nel caso dopo il rifiuto del rapporto DIMPAC è dovuta a "… restrizioni di bilancio e ad altre faccende urgenti". Queste singolari "motivazioni" potrebbero farci pensare, come dice il Prof. B. Zablocki (*), che esse non fossero altro che "… un modo semplice di cercare di far buon viso a cattivo gioco. Nè gli apologeti né gli avversari dei culti avevano voti a sufficienza nell'APA per far trionfare a maggioranza le misure che ciascuno voleva. Si è arrivati perciò a un compromesso che ha salvato la faccia a entrambi. L'APA si è sostanzialmente lavata le mani di tutta la faccenda e, a mio avviso, ha fatto benissimo a farlo. Le grandi associazioni professionali nazionali come l'ASA o l'APA non hanno certamente il compito di assumere posizioni politiche di alcun tipo finchè esiste un disaccordo fondamentale tra i membri, anche se una parte riesce a ottenere il 51% dei voti e l'altra solo il 49%... Il rifiuto da parte dell'APA di sostenere la richiesta dei ‘cult apologist’ a favore della memoria volontaria costituì un'implicita censura." 
  
  

"Stranezze" primaverili 
 
 

«In effetti, benché la Singer continuasse ad affermare che tutte le bozze erano provvisorie e che aveva bisogno ancora di tempo, alla fine del 1986 lo BSERP dell’APA aveva già trasmesso l’ultima bozza del rapporto DIMPAC sia a due revisori interni sia a due accademici che non erano membri dello BSERP, il professor Jeffrey D. Fisher e il professor Benjamin Beit-Hallahmi (…) Non sarebbe neppure corretto sostenere che lo BSERP, scorrettamente, aveva espresso il suo giudizio sulla base di una bozza non definitiva del rapporto. Esiste, in effetti, corrispondenza degli anni 1986-1987 dove il testo oggetto della valutazione è definito "la bozza finale del rapporto, con l'eccezione dei riferimenti bibliografici" (lettera di Dorothy Thomas, assistente esecutiva presso lo BSERP, del 29 dicembre 1986).»
  

Da questa ricostruzione sembrerebbe che la Dott. Singer abbia continuato ad affermare arbitrariamente che il DIMPAC non era che una bozza e a richiedere assurdamente più tempo per procedere nei lavori della Task Force. 

Sulla base della documentazione in nostro possesso questa ricostruzione non risulterebbe fondata. 

Nel Memorandum del 29 Dicembre 1986 proveniente da Dorothy Thomas ed indirizzato alla Task Force dal titolo "Bozza finale del rapporto della Task Force" si dice che nel meeting che si era tenuto dal 31 Ottobre al 2 Novembre del 1986, la bozza finale del rapporto era stata esaminata dai membri del BSERP : "Per la maggior parte, essi sentivano che era un buon rapporto. Comunque, a causa dell’ ampiezza delle questioni coinvolte, il BSERP aveva deciso di spedire il rapporto all’esterno per una revisione indipendente di un certo numero di persone competenti in questo campo. Ai membri del BSERP è stato anche richiesto di rivedere il rapporto più approfonditamente (la versione della bozza finale era disponibile per i membri al meeting) e preparare commenti per una ulteriore discussione del rapporto al loro meeting del Maggio 1987". […] Il BSERP deciderà sul procedimento per completare il rapporto in primavera". 

Dunque non si trattava di farneticazioni della Dott. Singer, ma di una realtà basata su questo documento che lei e gli altri membri della Task Force avevano ricevuto. Piuttosto ci sarebbe da rilevare la "stranezza" dell’azione compiuta dal BSERP che, prima rimandò la decisione su come terminare il rapporto al Maggio del 1987, e poi, in quello stesso incontro, decise di pronunciarsi definitivamente, rifiutandolo ! D’altra parte, che il rapporto DIMPAC fosse solo una bozza si evince chiaramente esaminando il documento messo online nel sito Web del CESNUR. 

Ci chiediamo : cosa sarà capitato tra il 30 Dicembre 1986 e l’11 maggio 1987. 

Cosa avrà spinto il BSERP a modificare drasticamente il suo orientamento e i suoi programmi riguardo ai lavori della Task Force? 

Possiamo solo elencare alcuni fatti, senza pretendere di rispondere a queste domande: 

1) Nel Memo del 29 Dicembre 1986 si informa del "cambio della guardia" alla dirigenza del SER ( Office of Social and Ethical Responsibility) : la nuova direttrice avrebbe assunto il suo incarico dal 5 Gennaio del 1987. 
 
2) Appena un mese dopo, il 5 Febbraio 1987, viene presentata la memoria volontaria dai direttori dell’APA, nella quale si affermava che la "persuasione coercitiva" non esiste affatto. 

3) Il 24 Marzo 1987 questa stessa memoria viene ritirata, e non sarebbe mai più stata ripresentata. 

4) L’11 Maggio 1987 il BSERP (che aveva definito "buono" il rapporto della Task Force alla fine di Ottobre) lo rifiuta durante il Meeting che era stato programmato per discuterne la bozza finale e stabilire i criteri per portarlo a termine. 

Qualsiasi ulteriore commento sarebbe, a questo punto, veramente superfluo !! 
 
 

L’escamotage 
 
 

«Quando si leggono gli allegati e si considera il contesto dell’intera controversia, diventa evidente che il ‘problema’ non risolto dal Memorandum del 1987 è la questione, molto più ampia, dei comportamenti contrari all’etica e delle dichiarazioni false nei processi di persuasione, non soltanto nel campo dei nuovi movimenti religiosi o delle ‘sette’. I comportamenti contrari all’etica e le dichiarazioni false, naturalmente, si manifestano a prescindere da qualunque forma di ‘lavaggio del cervello’, ‘persuasione coercitiva’, o ‘controllo mentale’, sia nelle religioni sia nelle psicoterapie (...) E’ su questo tipo di problemi più ampi - non sul ‘lavaggio del cervello’ così come asseritamente praticato da nuovi movimenti religiosi - che gli esperti dello BSERP non erano d’accordo fra loro, così che allo BSERP non era possibile pervenire a una conclusione.»
 

Anche leggendo e rileggendo attentamente gli allegati e il resto della documen- tazione non ce la sentiamo di condividere questa interpretazione di questa frase del Memo dell’11 maggio 1987 , che, tra l’altro, era stata dimenticata da tutti e della quale non era mai stata fatta menzione alcuna, come se non esistesse : " Infine, dopo molte considerazioni, il BSERP non ritiene di avere sufficienti informazioni che possano portarlo a prendere una posizione su questa questione". 

Oggi sembra che essa abbia acquisito una eccezionale notorietà e che si tenti perfino di darle interpretazioni alquanto creative e suggestive. 

Ma se, come dice il Memorandum allegato alla lettera del 12 Luglio 1983 che è l’atto di costituzione e definisce l’incarico della Task Force, essa doveva indagare sul possibile abuso dell’uso delle tecniche di coercizione psicologica sia nelle sette religiose che in seminari di training, allora è chiaro che era questa la "issue", la "questione", da esaminare. Quando il BSERP rifiuta il rapporto DIMPAC per le sue deficienze metodologiche, perché manca di rigore scientifico, aggiunge che sulla questione più generale, per la quale la Task Force doveva investigare, non si può pronunciare perché non ha abbastanza informazioni. 

La nostra interpretazione di questa frase, per 10 anni ignorata ed ora oggetto di tanto interesse, ci sembra molto più rispondente ai fatti e ai documenti. 

Pur restando inalterata la validità scientifica dell’oggetto di studio del DIMPAC, cioè le tecniche di ‘persuasione coercitiva’, questo non implica necessariamente che tutto ciò che viene scritto su di esso sia privo di difetti. 

Il rifiuto di un rapporto scientifico su un determinato fenomeno non annulla l’integrità concettuale di quel fenomeno. 

A proposito di questo il Prof. Zablocki (*) afferma : "A mio parere, la commissione DIMPAC si è spinta troppo in là chiedendo all'APA di affermare che il lavaggio del cervello nei culti religiosi fosse un fatto psicologico dimostrato. Fu per questo che venne censurata. Non e' vero che l'APA abbia affermato il contrario, cioè che la non esistenza del lavaggio del cervello fosse un fatto dimostrato. L'APA ha invece sostenuto di non potersi schierare NE' CON UNA PARTE NE' CON L'ALTRA. Voglio dire che nessuna delle due fazioni ha ottenuto ciò che voleva dall’APA. In quanto organismo rappresentativo di TUTTI gli psicologi statunitensi, ha correttamente scelto una posizione agnostica, sostenendo che non era possibile al momento dare un giudizio finale." 
 
 

Tirando le somme 

Noi abbiamo elementi per affermare che l’APA considera ancora oggi, come più di 10 anni fa, la "coercizione psicologica" un fenomeno degno di essere studiato piuttosto che un concetto rifiutato dalla comunità scientifica. 

Se non fosse così come mai ci sono "personaggi di rilievo" come M. Singer , M. Langone ed altri, definiti "antisette" che partecipano alle Conventions dell’APA e sono stimati anche all’interno di altre prestigiose Associazioni professionali? Ad esempio, M. Singer ha pubblicato un articolo su questi temi nel "Merck Manual" che è la Bibbia della Medicina; la stessa studiosa, insieme a J. West, ha pubblicato nel "Comprehensive Textbook of Psychiatry", il libro di testo fondamentale della Psichiatria, R. Ofshe ha pubblicato sul tema della ‘riforma del pensiero’ nell’"Enciclopedia della Sociologia" dopo che l’ASA e l’APA avevano ritirato il loro supporto all’Amicus del 1987. 

Se questi esempi non rispecchiano il rispetto della comunità scientifica per questi studiosi, come potrebbero essere interpretati? 

Nel Maggio del 1997, l’APA Monitor ha presentato un interessante articolo, "What Messages are Behind Today's Cults?", scritto dal dott. Philip Zimbardo dell'Università di Stanford, un ex-presidente dell'APA.  Il dott. Zimbardo, che ha parlato in un programma dell'APA assieme alla Dott. Singer, il Dott. Langone e altri, dice : "Date le giuste condizioni, è possibile reclutare o sedurre me o te a fare ciò che ha fatto qualunque membro di un culto. E' possibile condurre la maggioranza degli individui 'normali, medi, intelligenti' a compiere azioni immorali, illecite, irrazionali, aggressive e autodistruttive che sono contrarie ai loro valori o alla loro personalità, quando le condizioni situazionali debitamente manipolate esercitano il proprio potere sulle disposizioni individuali". 

Questi sono i fatti, e non potrebbe essere altrimenti, poiché l’American Psychological Association, non potrà mai esimersi dall’investigare su un problema come quello delle manipolazioni che si verificano in certi gruppi e NMR. Esse possono essere viste come manifestazioni particolari degli stessi processi di influenza sociale che si verificano nella vita di tutti i giorni. Se si utilizza o no una teoria come quella della "persuasione coercitiva" per descrivere queste forme estreme di influenza sociale che si situano su un continuum di diversa intensità, è un argomento che può e deve essere dibattuto con onestà intellettuale all’interno di un’Associazione Professionale di Psicologi. 

Riguardo alla posizione dell’ APA e dell’ASA sulla questione delle teorie del lavaggio del cervello il Prof. Zablocki (*) afferma che "Molte persone sono state fuorviate sulla vera posizione dell’APA e dell’ASA riguardo al lavaggio del cervello. Come molte altre teorie delle scienze del comportamento, il giudizio è ancora molto remoto. L’APA e l’ASA sanno bene che alcuni studiosi credono che il lavaggio del cervello esiste mentre altri credono che esso non esiste. L’APA e l’ASA sanno bene che nessuno attualmente è nella posizione giusta per prendere una decisione Salomonica per affermare quale dei due gruppi abbia ragione e quale torto. Invece esse spingono gli studiosi a svolgere ulteriori ricerche per fare più luce su questa questione. Io penso che questa è una posizione ragionevole da prendere". 

E questa è anche la nostra posizione, senza alcuna pretesa di aver trovato la verità.

La verità scientifica, in assoluto, non esiste. Se si continuerà a cercare con onestà intellettuale e rigore scientifico forse si troverà il modo di fare qualcosa di utile per evitare che i deboli siano danneggiati all’interno di certi Movimenti pseudoreligiosi e, nello stesso tempo, salvaguardare la libertà di coscienza di ogni essere umano e il suo diritto di esercitare e diffondere la sua fede religiosa. 

Fare la "Guerra dei Memo", invece, non avvicina nessuno alla verità, anzi crea un clima "surriscaldato" che non incoraggia gli studiosi a guardare al presente e al futuro con la fiducia e la mente aperta di chi condivide il motto che appariva sui documenti dell’APA: 

"Per il progresso della psicologia come scienza, come professione e come mezzo per promuovere il benessere dell’uomo". 
 
 

Note 

(*) Si tratta di dichiarazioni sottoscritte dal Dott. Zablocki, di cui siamo in possesso e che pubblichiamo con l’autorizzazione dell’interessato.




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