Er Mago, er Capo e i regazzini





Di Franco Morelli

Orion, n. 6, Anno V, giugno 1996, p. 6 ss.




Introduzione

"AHO, MA TE TI INCULI I REGAZZINI!" disse il Capo al Mago. Il Capo era - ed è - quello che nel gergo giornalistico-poliziesco si chiama un "noto esponente dell'eversione neofascista", cioè un Don Chisciotte con una preoccupante tendenza a far ripetere ai figli gli errori dei padri, ma un uomo generoso, leale e profondamente pulito. 

Del Mago non abbiamo più notizie da qualche anno, comunque si trattava dello ieratico creatore di una serie di rituali neo-romani o neo-pagani che diffondeva segretamente negli ambienti giovanili a cavallo tra l'allora MSI e la cosiddetta "destra extraparlamentare"

Il Mago ci restò male. Ci aveva messo degli anni a costruire i propri riti, un elevatissimo miscuglio degli insegnamenti di Aleister Crowley, di Julius Evola e delle rade tracce del paganesimo romano.

Se il Capo, ammirato, gli avesse detto "Ho saputo che tu risvegli la Kundalini ribellandoti alle costrizioni della Natura", lo avrebbe fatto felice, anche se tutto sommato la sostanza del discorso non sarebbe cambiata.

Questo episodio, in tutta la sua grottesca romanità (inteso come meravigliosa fusione tra alti ideali e grevità terrestri), credo che ci dica di più sulla questione delle cosiddette "sette" o "nuovi movimenti religiosi" o quello che volete di molti volumi di teoria.

Come sempre, ci sarebbe molto altro da dire: il campo è enorme, e nel caso del Mago manca - per quel che ne sappiamo - l'aspetto commerciale e di politica istituzionale che caratterizza molti altri gruppi.

Ma rimane il dilemma fondamentale. Il Mago riattualizzava gli antichi insegnamenti del Tantra-yoga ario-europeo, oppure si inculava i ragazzini? E se pure lo faceva, che male c'è?

Sono questioni di grande importanza, che non possiamo liquidare con superficialità.



Genealogie, accumulazioni e rimozioni 

In tutt'altro campo, Edward Said, parlando della questione palestinese, dice che il sionismo è sempre stato analizzato - almeno negli Stati Uniti - dal punto di vista della genealogia. Mentre è anche una accumulazione e una rimozione. In altre parole, gli studiosi si interrogano sulle basi bibliche del sionismo, si chiedono quanto il pensiero di Herzl sia stato influenzato dalla cultura ebraica e quanto dalla cultura laica del suo tempo, e così via. Domande giuste e interessanti, che indubbiamente si dibattono con grande conoscenza delle fonti. Ma il sionismo è anche una accumulazione: cioè concretamente significa che i sionisti hanno "accumulato" centinaia e centinaia di villaggi palestinesi. E hanno giustificato il tutto, "rimuovendo" i palestinesi, sia fisicamente sia ideologicamente, facendo cioè finta che non siano mai esistiti, gettando discredito su di loro, accusandoli di essere "terroristi" e persino "antisemiti".

Ora, qualsiasi analisi della questione delle cosiddette "sette" non può prescindere da questi tre elementi.

Cioè è giusto mettersi lì ad analizzare le differenze teoriche tra il gruppo del Mago ed altri gruppi, cercare di capire a chi si è ispirato e così via. Scoprire se le sue teorie sull'efficacia iniziatica della "sofferenza" hanno effettivamente le loro radici in quello che scrive Plinio il Vecchio o se risalgono a Madame Blavatski. Questa è la genealogia. Ma ad un certo punto, il Mago non si è fermato a confrontare bibliografie. Ha voluto fare qualcosa. E quando si fa qualcosa, lo si fa sulle persone. Si accumulano, cioè fondischiena di persone reali.

Infine, però c'è inevitabilmente anche una rimozione. Che sia per salvarsi dalla galera, o perché a nessuno piace fare una figuraccia nemmeno di fronte a se stessi, il Mago o non parlerà mai di quello che fa; o dirà che si tratta di un "segreto iniziatico"; oppure gli troverà un nome in latino.

Nulla fa pensare che il Mago abbia dovuto narcotizzare i "regazzini" sui quali praticava; né è dovuto poi fuggire in Bolivia subito dopo. E quindi possiamo dire che i suoi, come definirli, "pazienti", erano "consenzienti". 

Chi scrive è convinto che la legge non dovrebbe punire due omosessuali che si piacciono a vicenda e fanno cose strane a letto.

Però la cosa non è così semplice. Perché i "regazzini" in questione non erano omosessuali secondo alcuna definizione. 

Immaginiamoli al momento in cui hanno conosciuto il Mago. Dubitiamo che fremessero all'idea di farsi penetrare da lui. Certo, egli avrebbe potuto dire loro in due parole che praticava la "Via della Mano Sinistra" (a loro che amavano alzare la Mano Destra nei loro cori da tifosi) specificando il tipo di prestazione che voleva da loro. Se avessero detto subito di sì, si sarebbe trattato di un caso indiscutibile di consenso.

Noi crediamo che non lo abbia fatto. Tutto fa pensare che li abbia portati al momento fatale della coniunctio similium attraverso un lungo e lento processo di persuasione. 



Persuasione e potere

Ora, ogni potere dell'uomo sull'uomo è un potere di persuasione. Perché un uomo, anche se è Mike Tyson, non può stendere più di un paio di altri uomini alla volta. Una serie di dubbi esperimenti della CIA, poi, hanno dimostrato da tempo che non esiste nessun miscuglio di droghe, ipnosi o simili in grado veramente di "dominare" le persone. E' solo nei film di orrore che esistono tecniche "diaboliche" di controllo.

Rimane però il fatto che gli uomini dominano sugli uomini, e in modi spaventosi. E lo fanno oggi, come sempre, e in tutti i campi, attraverso la persuasione, cioè utilizzando una serie di leve psicologiche. Che non hanno nulla di misterioso. Sono piccoli accorgimenti di cui non si rende conto spesso nemmeno chi li usa. Già nella scuola (che non è certamente un mezzo di persuasione molto efficace) il professore controlla venti studenti perché lui sta in cattedra e gli altri stanno schierati di fronte a lui. 

Fuori dai contesti istituzionali, occorre in genere una particolare dote per "persuadere": essere simpatici. Come sa qualunque venditore, è proprio dalla persona simpatica che non ti aspetti la fregatura. E per questo è molto facile cascarci - "impossibile che quello voglia controllarmi, è tanto in gamba/gentile/saggio". Oppure "ieratico".

Il vero controllo sugli altri lo si ha quando il dominio viene interiorizzato. Lo schiavo non è quello che si sente un principe e fa malvolentieri qualcosa quando è minacciato con la frusta. Il vero schiavo è colui che si sente schiavo, anche se lavora come "libero cittadino" dietro una scrivania.

Il perfetto schiavo è lo schiavo "consenziente". Per intenderci, quello che anche quando il Mago gli apre il sedere non scappa, non gli dà un cazzottone e non chiama i carabinieri dopo.

Per trasformare un vivace "cammerata" alla romana in un pais alla greca, occorre un lungo lavoro di persuasione. Già il saggio Céline insegnava che con "molta pazienza e molta vasellina" si può fare anche a una formica ciò che il Mago faceva ai "regazzini". 

L'ideologia non è estranea a questo processo.

Con questo non voglio dire nulla sulla "religiosità romana", né sul diritto di credere che "Marte" sia un archetipo/dio reale. E' una questione insieme sottile e chiarissima. Si può credere a Marte perché si crede a Marte. E si può non crederci affatto e usarlo per creare un clima di continue, affascinanti insinuazioni sul simbolismo "penetrante" della sua lancia. Oppure si può credere a Marte e allo stesso tempo usarlo per controllare i "regazzini". 

Per un giornalista la risposta è facile. Il giornalista è un giudice che viene a conoscere un caso la sera, mentre il suo giornale esegue la sentenza di condanna o assoluzione all'alba del giorno dopo. Se dal giornalista arriva per primo il Mago, c'è una simpatica e giocosa rinascita del paganesimo, che fa molto colore. Se invece arriva prima da lui la madre di uno dei "pazienti" del Mago, il Mago sarà semplicemente uno stupratore che abbindola la gente con confusi e ridicoli discorsi.

E' difficile capire cosa avviene in realtà dentro la testa di un Mago, perché egli ha un sacco di scuse per non raccontare a nessuno delle proprie ambiguità o dei propri dubbi. Probabilmente - ma è solo un'ipotesi - si tratta di un complesso intreccio tra vera fede, desiderio di terga altrui, giustificazione anche di fronte a se stesso (meglio sentirsi sacerdos che frocio). 

Inoltre, i suoi discorsi non sono in genere né confusi né ridicoli. Non vogliamo dargli del pazzo, ma già Chesterton notava che un pazzo è un uomo che ha perso tutto tranne la ragione. E in qualsiasi sistema ideologico (da quello di Freud a quello di Madame Blavatski) c'è quasi sempre una rigorosa logica (che fortunatamente manca in tanti autentici testi sacri). Siamo certi che nell'ideologia del Mago, che conosciamo solo superficialmente, ci siano dei ragionamenti validissimi che partono dal ruolo del Pontifex Maximus nell'Antica Roma per arrivare al culmine rituale. Mentre altri "restauratori" della romanità probabilmente seguono altri passi logici per arrivare a conclusioni assai meno lesive per l'integrità fisica dei credenti. 



La Quinta Libertà

Forse non si tratta nemmeno di omosessualità. Cioè di un'intensa attrazione per il proprio sesso. 

Non ci vuole uno psicanalista per capire che la penetrazione di un altro uomo sia il più radicale simbolo di dominio sull'altro: lo capisce anche il tifoso che urla "Ve famo un culo così!"

Siamo certi che il Mago, messo alle strette, non la metterebbe così. Troverebbe delle parole degne di un rappresentante dell'ONU per parlare della libertà. Libertà come liberazione spirituale, innanzitutto. Libertà come liberazione dalle comuni costrizioni morali. Libertà dei propri "pazienti", che non erano certamente incatenati mentre egli praticava la magia sexualis su di loro. Libertà di coscienza, di opinione e di religione. E' sempre notevole con quale abilità persone che all'interno di un'organizzazione parlano di disciplina, di gerarchia, di Imperi, sappiano all'esterno parlare di Libertà. 

E siamo certi che il Mago troverebbe subito degli alleati, tanto sul versante "pannelliano" quanto su quello di un certo fondamentalismo cattolico che da un po' di tempo va cercando alleati nella lotta per tenere chiusi i propri armadi in cui non mancano certo altri scheletri ("Chi oggi tocca i satanisti domani potrebbe toccare l'Opus Dei" è in sintesi il loro pensiero). Immaginiamo che il Mago, visto il proprio ambiente di provenienza, avrebbe almeno il buon gusto di non scomodare Adolf Hitler e proclamarsi vittima di un nuovo Olocausto; ma siamo certi che tirerebbe in ballo l'Inquisizione. E i suoi improbabili alleati dell'estrema destra cattolica non troverebbero nulla da ridire.

Ma se vogliamo essere sinceri, la libertà di cui parla (o parlerebbe) il Mago è quella che Noam Chomsky chiama la "Quinta Libertà". Per chi non ricorda la storia, Roosevelt proclamò che lo scopo degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale era quello di diffondere le "Quattro Libertà" - "Libertà di parola, Libertà di credo, Libertà dall'indigenza, Libertà dalla paura". Mentre il vero scopo degli Stati Uniti, ci dice Chomsky, era di garantire la "Quinta Libertà", "la libertà di rubare e di sfruttare". 

Chomsky parla in termini di grande politica, ma si tratta della stessa "libertà" a cui si appellano tutte le imprese del nostro "libero mercato"; compresa la piccola impresa del Mago.



Vie alternative e stupro

E' giusto e lecito cercare "vie alternative". Nel mondo del Pensiero Unico, è quasi un dovere. E' anche giusto studiare le varie ideologie e pratiche rituali che nascono attorno a questa ricerca. 

Allo stesso tempo, è ingenuo - a dir poco - prescindere dalle concrete applicazioni delle nuove ideologie. C'è un abisso di differenza tra un gruppo che fa una passeggiata a un rudere romano e si mette a meditare in cerchio, e un gruppo che - per dirla tutta - si incula i propri adepti.

Ci sarà certamente una logica nella cosa, ma è altrettanto certo che chi costruisce questa logica, passo per passo, lo fa perché in fondo vuole arrivare lì, anche se non lo ammette nemmeno a se stesso.

E quindi ogni analisi di una cosiddetta setta deve guardare sempre i due aspetti della questione: la ideologia e i rapporti concreti di potere.

Perché se il gruppo "è" una certa dottrina, una certa pubblicazione, il gruppo "è" anche il trauma di chi è stato "iniziato".

Perché l'iniziato è in realtà vittima di uno stupro. Lo è dal momento in cui non è un omosessuale. Non faceva sogni erotici di culturisti prima di incontrare il Mago. Se gli avessero fatto quello che gli ha fatto il Mago prima che avvenisse il processo di persuasione, avrebbe cercato il proprio "iniziatore" per tutta Roma con un cric in mano. 

Perché essere stuprati non sembra che sia un'esperienza piacevole. Non lo è nemmeno per chi è omosessuale per vocazione. Persino le prostitute odiano lo stupro.

La differenza sta nel fatto che il "regazzino" si trova in una gabbia mentale. Ha dentro la testa tutta una serie di ragionamenti per cui si deve convincere che l'esperienza sia stata positiva e non negativa. Anche se si sveglia di notte urlando, o prova ribrezzo ogni volta che ci pensa, egli si compensa credendo che sia diventato un "iniziato", qualcuno diverso dalla "comune massa", perché gli è stato detto in modo convincente che è così. Cosa infinitamente migliore che ammettere che se l'è fatto mettere in quel posto.




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