L'ipocrisia di "una destra che
sfrutta i valori giudeo-cristiani"



Dimmi come parli… la destra "giudeo-cristiana" fa l'antimondialista

Di Lucio Tancredi



Nota: questo articolo risale al 1997. Da allora sono cambiate molte cose, anche nelle posizioni delle persone citate (come Maurizio Blondet, ad esempio).

 

Introduzione

Due conferenze, o meglio la stessa conferenza con due titoli diversi per pescare in ambienti diversi.

La seconda (in ordine di tempo) si è svolta nello "oratorio di San Giorgino in Sopramuro, dell'Arciconfraternita della Beata Vergine del Suffragio" a Piacenza, il 31 gennaio 1997. Marco Respinti di Alleanza Cattolica ha presentato il libro (in realtà scritto oltre vent'anni fa, ma è recente la pubblicazione italiana a cura della Mondadori) Le radici dell'ordine americano di Russell Kirk. La conferenza recava l'innocuo titolo La tradizione europea nei valori del Nuovo Mondo.

Ai lettori probabilmente interesserà poco ciò che succede negli oratori delle arciconfraternite.

Ma appena sei giorni prima, Respinti, questa volta affiancato dall'intramontabile Maurizio Blondet, aveva tenuto a Torino la stessa conferenza. Solamente che questa volta si svolgeva in una sala circoscrizionale e il titolo era L'America antimondialista: temi e volti dell'ambiente nazionalconservatore statunitense.

Un titolo che sembra copiato da un editoriale di Orion, con quel "nazionalconservatore" che fa pensare ai movimenti rivoluzionari della Germania degli anni '20.

Insomma, al pubblico dell'oratorio di San Giorgino si parla con un linguaggio, a quello "antimondialista" con un altro.

Russell Kirk è un autore americano, morto nel 1994, che si è dedicato a un compito: quello di presentare gli Stati Uniti come la suprema sintesi di ogni cosa buona che c'era stata prima.

Le affermazioni di Kirk sono presentate sotto la forma di una specie di storia mondiale (dell'Occidente ovviamente).

Egli cita con approvazione Clinton Rossiter che dice "La democrazia americana è stata e rimane un'avventura altamente morale".

 

Il retaggio di Israele e anime fetenti

Da dove deriva questa meravigliosa moralità dell'essere americano? Secondo Kirk, "L'ordine morale americano non sarebbe affatto nato se non fosse stato per il retaggio di Israele" (1).

I suoi eroici primi americani sembrano essere stati idealistici lettori della Bibbia: "L'eterna Gerusalemme, la città dello spirito, ha ancora oggi più a che vedere con l'ordine americano di Boston che fu fondata dai puritani, o di New York che fu fondata dagli olandesi, o di Washington che sorse da un compromesso politico tra i jeffersoniani e i hamiltoniani".

Non c'è dubbio che la Bibbia fosse un importante testo nella fondazione degli Stati Uniti. Kirk omette di citarne due brani particolarmente cari ai puritani: il Salmo 2:8 - "Chiedetemi e vi darò i pagani come eredità, e le parti più remote della terra perché le possiate possedere" - e Romani 13:2 - "Chiunque resista al potere resiste agli ordini di Dio; e coloro che resistono riceveranno la dannazione eterna". (2)

Insomma, morale o no, la Bibbia può anche fare comodo. E infatti ogni sterminio di indiani veniva descritto convenzionalmente dicendo che un certo numero di "anime fetenti" erano state "mandate all'inferno".

Il grande cacciatore di streghe, Cotton Mather, la diceva in questo modo: "Gli abitanti della Nuova Inghilterra sono un Popolo di Dio stanziato in quelli che, una volta, erano i territori del Diavolo; e può essere facilmente immaginato che il Diavolo sia stato particolarmente arrabbiato, quando capì che quel Popolo stava compiendo la Promessa fatta molto tempo al nostro Gesù Benedetto, che Egli avrebbe avuto le estreme parti della Terra per Possesso".

Come ci ricorda Norman Finkelstein (3), esiste uno stretto parallelismo tra il mito americano e quello sionista, di una terra "vuota" data da Dio ai suoi migliori amici. E infatti milioni di americani stanno vivendo una specie di seconda adolescenza per procura, ammirando quello che fa il loro fratellino mediorientale ai palestinesi.

[omesso lungo brano su Blondet]


Cosa c'è in cima alla Piramide?

Ma torniamo a Russell Kirk.

Egli costruisce una piramide con alla base, oltre a Mosè, Gesù, Solone, Platone, Cicerone, Seneca, Sant'Agostino, la Magna Charta inglese, la riforma protestante (nel suo ecumenismo, il cattolico Kirk riesce a far sembrare simpatico anche Calvino). Non ha ovviamente torto - la storia è fatta di tutto. In fondo, senza gli alchimisti del Medioevo, non avremmo la Coca Cola. Ma ciò che Kirk evita attentamente di considerare è il prodotto finale, quello che si trova alla sommità della sua gigantesca piramide (forse per questo sui biglietti da un dollaro non ci fanno vedere cosa c'è in cima).

Su un punto ha anche ragione, ed è quello che interessa di più i cattolici di destra nostrani. La rivoluzione americana (sul cui carattere massonico, qualunque cosa significhi, glissano tanto Kirk quanto i suoi promotori attuali) è stata sostanzialmente diversa da quella francese.

A un certo punto, un'oligarchia di "American Gentlement" si è distaccata dall'Europa senza rompere con tutta una serie di consuetudini. All'esaltazione di questi "gentlemen" Kirk dedica diverse pagine, uomini "elevati sopra la massa della società per nascita, costumi, realizzazioni, carattere e condizione sociale".

Kirk preferisce guardare gli aspetti culturali di questi "gentlemen" senza fare troppo domande a proposito di come realizzavano i loro redditi o a chi erano appartenute le terre che essi facevano lavorare a schiavi neri o bianchi (gli "indentured servants"). Ricordiamo che una delle accuse che i "gentlemen" lanciavano contro il re d'Inghilterra nella Dichiarazione di Indipendenza era di aver "eccitato insurrezioni domestiche tra di noi [di schiavi] e di aver cercato di lanciare contro gli abitanti delle nostre frontiere gli spietati Selvaggi Indiani".

 

Stati Uniti, Arabia Saudita e la Famiglia

È vero che gli Stati Uniti sono un paese sorprendentemente arcaico. Per duecento anni, non hanno conosciuto cambiamenti di sistema politico.

Le idee espresse da Benjamin Franklin, una sorta di insipido moralismo imprenditoriale, sono più attuali che mai. E per duecento anni gli Stati Uniti sono riusciti a fare quello che ha fatto l'unico altro stato importante del mondo che perdura immutato più o meno dalla stessa epoca, l'Arabia Saudita: tenere il controllo delle faccende politiche in famiglia.

Un sistema che si tiene in piedi per due secoli merita attenta considerazione, e guardandolo riusciamo a capire la tremenda efficacia del bipartitismo nello svuotare la politica da ogni vitalità,

Soprattutto gli americani sono riusciti a conservare la sensazione di trovarsi alla destra di Dio: riescono ancora oggi a convincersi che ogni cosa che fanno è morale ancora prima che utile.

E questo vale tanto a "sinistra" quanto a "destra" dello schieramento politico statunitense: perché la grande falsificazione dei promotori di Russell Kirk in Italia consiste nel far finta che si tratti di due realtà ben distinte.

Maurizio Blondet sulla sua rivista Il silenzio di Sparta trasforma le ridicole dispute e le riappacificazioni tra il padrone della Fininviest e l'ex-impiegato di Soros (Prodi) in un epocale scontro tra il bene e il male; e allo stesso modo Cristianità, organo del movimenti del Respinti, nel presentare l'opera di Kirk, dice che esso "si rivela strumento privilegiato... per contrastare la nouvelle idéologie nordamericana del 'multiculturalismo'... ennesimo escamotage per dissimulare un attacco diretto, frontale e grave alle radici europee del mondo nordamericano, cullando pericolosissime tentazioni di de-ellenizzazione del pensiero e di spoliazione del retaggio classico" eccetera.

"Le omissioni del mito", che altro non è che il mito che con una discreta cultura classica promuove Kirk, "sono grottesche. Ignora i tre pilastri della nostra nazionalità: il genocidio, la riduzione in schiavitù e l'espansione imperialista... Queste sono le fondamenta degli USA assieme a un sistema economico che ha fatto di questo il primo paese nella storia mondiale a nascere capitalista" (Elizabeth Martinez, Reinventing 'America', in "Z Magazine", dicembre 1996).

Un mito che oggi perde alcune delle sue connotazioni razziali, ma non perde certamente la tematica di fondo - l'impareggiabile superiorità morale del paese che si presta con generoso altruismo a governare il mondo (abitato da tanti aspiranti americani trattenuti da comunisti, nazisti, integralisti musulmani e nemici della proprietà privata).

Sul 'multiculturalismo' ideologico, e sulla sua ultima perversione, si possono fare molte critiche. Ma la multiculturalità degli Stati Uniti è anche un dato reale, che nasce prima dall'autoaffermazione dei cattolici e poi degli ebrei, seguiti a ruota da molte altre etnie. Tralasciando la ovvia presenza dei neri, si tratta di un paese rubato per metà al Messico, e abitato in gran parte da persone di provenienza latino-americana (curioso ma vero - i nostri cattolici di destra preferiscono decisamente la cultura calvinista a quella cattolica e in fondo mediterranea dei "latinos").

[…]

Chi vuole lanciare la destra del bipolarismo in Italia comunque fa benissimo a tenere a mente l'esempio americano.

Perché non è facile rendere il neoliberismo interessante. La sinistra, che alla fin fine è più o meno liberista quanto la destra, almeno ha la gradevole retorica del "sociale", e può far finta di occuparsi di "fatti concreti".

Per rendere la destra attraente, bisogna invece librarsi nel campo dei "valori".

 

"Libertà…"

Innanzitutto parlando di "libertà".

La libertà è sempre la libertà di fare qualcosa. E nel caso del sistema americano, è la libertà di prendere il petrolio dal Kuwait e il legname dalle Filippine. È la libertà di obbligare i contadini indiani a comperare semi dalle multinazionali. È la libertà dell'imprenditore di licenziare come e quando vuole, e di un ospedale di chiederti il conto se stai morendo per strada. È la libertà dei predicatori americani di costruirsi ville con piscine "battesimali" esenti da tasse.

 

"… e la morale giudeo-cristiana"

Il secondo sistema per rendere il neoliberismo attraente è di associarlo alla "morale giudeo-cristiana".

Una morale che giustifica, versetto per versetto, la spoliazione degli uomini e della terra. Che santifica la figura dello "imprenditore" senza caricarlo del dovere di essere anche buono.

E che allo stesso tempo offre alla destra un modo per distinguersi dalla sinistra.

Tutti si ricorderanno il divertentissimo episodio in cui Polo e Ulivo, sotto campagna elettorale, si accusavano a vicenda di essersi copiati i programmi. Perché la logica uninominale permette di ridurre tutto non a due partiti, ma a uno solo ("sogno un giorno in cui un partito liberaldemocratico si batterà contro un partito liberaldemocratico" diceva qualche anno fa il pidiessino Augusto Barbera).

Per far finta che ci sia qualche differenza che vada oltre gli occhiali (Prodi li porta, Berlusconi no), è necessario mobilitare le emozioni.

E qui da anni negli Stati Uniti la destra sfrutta i "valori giudeo-cristiani". Che consistono in larga parte nel mandare gli ultimi ritrovati militari a Israele, ma anche nella "difesa della famiglia".

Per la New Right negli Stati Uniti, la lotta contro l'aborto mobilita molte brave persone in assoluta buona fede (demonizzate poi dalla sinistra), ma permette soprattutto di raccogliere una gran messe di voti per il partito repubblicano. Che quando arriva al potere ovviamente se ne frega di fare qualcosa contro milioni di potenziali elettrici donne.

Giustamente è stato detto che Bush dava più peso alla vita di un feto che a quella di un bambino (se pensiamo all'alto livello di mortalità infantile negli Stati Uniti, ma non si dovrebbero nemmeno dimenticare i milioni di bambini iracheni morti per embargo). Ma in realtà a Bush non gliene importava niente nemmeno dei feti. Che continuavano ad essere allegramente abortiti.

Non è che le cose siano diverse a "sinistra". Dopo un lungo e stucchevole parlare dell'equivalente gergale statunitense di "stato sociale", il programma di Clinton prevede una riduzione di $59 miliardi di dollari nell'assistenza medica, contro un taglio di $72 miliardi proposto dalla "destra" repubblicana di Newt Gingrich (debitamente demonizzato come fanatico nemico dei poveri, a tutto vantaggio del buon Clinton e di sua moglie).

 

La bestemmia ultima

Comunque, l'americanizzazione dell'Italia si muove a gran velocità. A sinistra, attraverso figure come Veltroni. E a destra attraverso un progetto - assai più ampio di quello della vendita del libro di Russell Kirk - di creazione di uno schieramento "giudeo-cristiano" per mascherare la mercificazione attraverso i "valori". Perché fondamentalmente il capitalismo non è altro che la bestemmia ultima, la trasformazione di ogni cosa e di ogni rapporto in denaro. Uomini, donne, aria, animali, amore, rabbia, spiritualità, suolo, lingua, boschi diventano oggetto del flusso del denaro. Il fenomeno più spaventosamente rivoluzionario di tutta la storia. In questo senso il vero conservatore non può che essere radicalmente contrario, dal momento in cui vuole conservare identità o luoghi o relazioni vive e vere.

L'ipocrisia criminale della destra sta proprio nel nascondere tutto questo dietro uno schermo di finti valori da "conservare" come vuoti idoli.

Se la sana ed umana pietà che proviamo verso Anna Frank è la maschera e il ricatto dietro cui si nasconde la napalmizzazione dei bambini del Libano da parte degli israeliani, anche a destra si utilizzano sistemi simili: la "patria", "unitaria" o "federale", diventa il paravento di chi ha trasformato tutte le patrie in immense fogne chimiche sotto e Disneyland sopra.

Non si tratta di essere "antiamericani". L'America è quella che è, e se gli americani non sono certamente migliori di nessun altro al mondo, non sono nemmeno peggiori. Il problema è se anche noi dobbiamo diventare americani.

In tutto questo c'è un'inevitabile ambiguità di sentimenti da parte di molti lettori. Sicuramente "né di destra né di sinistra" e per niente filoamericani […].

Chi sta cercando in Italia di lanciare la "nuova destra" (nel senso statunitense) pesca o cerca di pescare negli ambienti "nostri" proprio con le parole, come dimostra in tutta la sua ipocrisia il titolo della conferenza a Torino - ricordiamolo per intero: "L'America antimondialista: temi e volti dell'ambiente nazionalconservatore statunitense". Come se una sola riga di Russell Kirk fosse dedicata all'opposizione della diffusione planetaria del capitale di rapina […].
 
 

Note:

1) Abbiamo trovato questo brano citato con compiacimento su "Cristianità", organo del movimento di Respinti, marzo 1997. Non siamo riusciti a trovarlo sull'edizione originale del libro di Kirk. Le altre traduzioni sono nostre.

2) Più che all'ambiguo testo originale della Bibbia, i puritani si rifacevano alla traduzione di Re Giacomo, e quindi è da questo testo che abbiamo tradotto i brani in italiano.

3) Il coraggioso autore di Image and Reality of the Israel-Palestine Conflict (Verso, Londra, 1995). Di origine ebraica e di cittadinanza statunitense, ha lavorato come insegnante volontario in una comunità palestinese prima di venire espulso da Israele e messo in non pochi guai in patria.




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