Un studio in barba alla deontologia

 Lo studio di Introvigne è un'affabulazione fortemente aneddotica su nove siti web che egli accusa di "terrorismo anti-sette". Nonostante cinque di questi siti non siano affatto "anti-sette", otto su nove hanno un elemento in comune: per un motivo o per l'altro hanno pubblicato materiale critico nei confronti del Dott. Introvigne e del CESNUR, e almeno tre sono attualmente minacciati dai legali di Introvigne. Tutto ciò solleva alcuni interrogativi: 
  • È eticamente ammissibile, per uno studioso, presentare uno studio dedicato interamente a "dimostrare" che qualsiasi forma di disaccordo con lui sia "terrorismo estremo"?
  • Può uno studioso studiare persone che sta allo stesso tempo minacciando attraverso i suoi legali, e la cui libertà di parola sta cercando di sopprimere?
  • È corretto che questo studio venga finanziato con denaro pubblico, compreso quello di chi potrebbe non essere d'accordo con la particolare visione del mondo dello studioso in questione?
  • Massimo Introvigne rifiuta di parlare con noi, considerato che non ha mai risposto ai nostri messaggi di posta elettronica, e anche la sua legale non risponde alle lettere a lei indirizzate. È possibile fare ricerca su persone verso le quali si prova una ostilità così incontrollabile?

"Terrorismo"  è una parola che gli studiosi seri hanno liquidato almeno due decenni fa, anche in riferimento a casi di violenza fisica contro passanti innocenti. Dopo tutto non è sempre possibile decidere se il terrorista è il kamikaze con la bomba alla cintura, o il pilota di aerei con la bomba sotto il sedile... 

Ma se la parola "terrorista" ha perso ogni significato reale, come altri esempi di parole caricate conserva una funzione molto pratica: una volta che la comunità ha deciso di etichettare come terrorista una certa persona, ogni discussione con quella persona deve immediatamente cessare. Un terrorista deve essere rinchiuso o eliminato; mancare di farlo diventa complicità per omissione. 

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